
"Sono orgogliosa che l'Italia sta difendendo il ruolo dei genitori nell'educazione dei figli. Rivendico con orgoglio la norma sul consenso informato sull'educazione sessuale delle scuole. Educare i figli su materie così delicate è compito dei genitori, lo Stato non può sostituirsi alla famiglia. I figli non sono dello Stato o dell'ideologia, ma delle mamme e dei papà".
Lo ha appena detto la Premier Meloni al comizio di chiusura di Atreju.
Sarebbe bene allora ricordare alla Premier che secondo l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, l'87% dei maltrattamenti sui minori avvengono all'interno della famiglia.
Questo dato non è una statistica fine a sé stessa ma è una tragedia sociale che impone allo Stato un dovere inderogabile di intervento.
Un Paese realmente civile, non può permettersi il lusso di delegare l'educazione sentimentale e l'informazione sulla sessualità, pilastri della salute psicofisica e della prevenzione , esclusivamente a contesti domestici che, per una fetta consistente di popolazione sono i luoghi stessi dell'abuso e della violenza.
Non si tratta di imporre un'"ideologia" o di "sottrarre" i figli alla famiglia, ma di garantire a ogni giovane cittadino un diritto fondamentale.
Il sacrosanto diritto ad una corretta informazione, erogata da professionisti competenti, in un ambiente protetto e universale come la scuola.
L'uso del tema dell'educazione per mobilitare la propria fanbase adducendo pretestuose "teorie gender" pur di non affrontare le concrete necessità dei giovani e l'urgente bisogno di prevenzione, è un'operazione politica che si qualifica da sé.
Esistono padri, oggi, in Italia, che mettono incinte le figlie, famiglie dentro le quali le dipendenze dei genitori sfogano sui bambini frustrazione e abbandono.
Non possiamo lasciare che sia la fortuna a stabilire quale bambino è meritevole di un'educazione sentimentale.
Un paese giusto è quello che offre a tutti i bambini eguali opportunità a costo di lottare, spesso, contro le loro stesse origini.
Lucia Coluccia.
La finta opposizione. Litigare per finta, darsi di gomito per davvero.
Il teatrino della politica. Famose du’ spaghi. Il bar di guerre stellari. Le risate grevi, il giornalismo compiacente, il trasformismo compiaciuto.
Il peggio del palazzo, il peggio della tivù, il peggio delle classi dirigenti.
In una foto sola, il potere in tutto il suo tragicomico squallore. Per dirla in breve: la politica italiana.
Vomitate in libertà: è cosa buona e giusta.
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Andrea Scanzi
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