Gli ultimi avvenimenti della “Operazione Speciale” promossa dalla Federazione Russa contro l’Ucraina mi hanno convinto definitivamente che mai e poi mai i russi porranno fine alla guerra, a meno che l’accordo di pace preveda condizioni favorevolissime alla Russia o la conquista del paese aggredito non si realizzi completamente.
Lo desumo non solo dall’analisi delle parole e dai comportamenti di Vladimir Putin, da cui si ricava il suo fine personale recondito ma nei fatti chiaro (sembra un ossimoro ma non lo è), ma dalla storia del gigante euro-asiatico.
Muovo dalla seconda affermazione per poi concludere con la prima.
Il “mito imperiale” e l’idea della “Grande Russia”, che sono impregnate profondamente nella società russa, hanno origine in una articolata e pluricentenaria elaborazione ideologica alimentata dal cristianesimo ortodosso e dall’autocrazia che sin dal tempo zarista la guidano ininterrottamente.
L’espansione territoriale della Federazione Russa, portata avanti o manu mitari o attraverso operazioni politico - economiche in grado di riportare nella piena influenza russa i paesi che facevano parte dell’URSS sino al 1991 (vedi il caso della Bielorussia), costituisce un obiettivo non solo geografico, militare, economico e politico, ma ideologico e persino messianico.
Andando alla seconda, qual è il miglior modo di passare alla storia ed essere considerato il “padre della patria” se non riconsegnando ai russi l’interezza del territorio e dunque del ruolo planetario avuto sino al 1991?
Vladimir Putin l’ha capito benissimo e vuole essere lui, nei prossimi secoli, il “padre della patria” della “Grande Madre Russia”.
Ecco perchè, purtroppo, Vladimir Putin e la Federazione Russa non si fermeranno sino a che le lancette della storia non saranno riportate indietro.
Antonino Salsone.

Nessun commento:
Posta un commento