Il #buongiorno di Giulio Cavalli
Sentite qua: «È possibile che la priorità di chi ci governa oggi sia affrontare tutti i giorni il tema di come reagire alla minaccia della guerra?».
E poi: «Se guardate l’Unione europea, oggi abbiamo molti più poveri e disuguaglianze rispetto ai rischi potenziali che derivano da una minaccia reale – non percepita o teorica – della guerra. Forse l’Europa si sta concentrando su priorità che non sono quelle che consentono di costruire un futuro a medio-lungo termine. La parte di difesa è indispensabile, ma se diventa l’unico argomento di discussione, si perde il contatto con la realtà, con le persone che vivono i nostri Paesi».
A pronunciare queste parole ieri, durante l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Luiss di Roma, non è stato un brigante pacifista e nemmeno un classificato “putiniano”. È lo stralcio di un discorso a braccio, pubblicato dal quotidiano Il Domani, di Carlo Messina, consigliere delegato e amministratore delegato del gruppo Intesa Sanpaolo. Un gruppo bancario tutt’altro che santo quando si parla di interessi trasversali sugli armamenti e quindi anche sulle guerre.
Che la guerra sia l’ultimo rifugio degli incapaci non lascia dubbi. Ma in questi mesi stiamo assistendo anche alla guerra come bromuro di qualsiasi altra istanza, comprese le più fondamentali per la dignità – se non addirittura la sopravvivenza – dei cittadini europei.
Che Trump sogni lo sbriciolamento dell’Europa non lascia molti dubbi. Farlo diventare l’unico punto dell’agenda politica è il miglior regalo che gli si possa fare.

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