martedì 9 dicembre 2025

... la "colonia" Europa ...

IL RE È NUDO: IL TRAMONTO DELL’IMPERATORE E IL RISVEGLIO DEL COLONO 


Il re è nudo. E non serve più fingere di non vederlo. Le parole che in questi giorni arrivano dagli Stati Uniti – dal Presidente, dalle agenzie di sicurezza, dai centri strategici che contano davvero – hanno strappato definitivamente il sipario: l’Europa non è mai stata un alleato, è sempre stata una colonia. Una colonia docile, addomesticata, convinta addirittura di essere una “comunità di valori” mentre eseguiva per decenni gli ordini del suo padrone d’oltreoceano. Questa verità, che qualsiasi analista libero ripete da anni, oggi non può più essere nascosta nemmeno dalla stampa mainstream, quella che ha passato decenni a raccontarci la fiaba dell’Occidente unito, della democrazia esportata, dell’Europa “motore della pace”. Tutte formule vuote, buone per chi non vuole guardare in faccia la realtà geopolitica: il progetto europeo è nato e cresciuto come costruzione funzionale agli interessi degli Stati Uniti. Washington voleva impedire nuovi conflitti tra Francia e Germania, controllare il continente e avere un avamposto permanente contro l’URSS. L’Unione Europea è stata questo: una gigantesca zona di influenza, mascherata da progetto idealistico. E dentro questo meccanismo, Francia e Germania hanno fatto da luogotenenti imperiali. Hanno usato la Commissione come un loro ufficio interno: euro, regole fiscali, Green Deal, vincoli industriali, ora perfino la corsa al riarmo europeo. Tutto calibrato per proteggere Berlino e Parigi. E l’Italia? Sempre in fondo alla fila, trascinata da élite globaliste incapaci di difendere gli interessi nazionali e ancora convinte che Bruxelles sia un’idea di civiltà, mentre è semplicemente un apparato burocratico in decomposizione. Ma ora qualcosa si è rotto. Gli Stati Uniti, stretti dalla loro crisi interna e dalla sfida con la Cina, non hanno più né la forza né la volontà di mantenere il protettorato sull’Europa. Vogliono sganciarsi, riorganizzarsi, lasciare ai “vassalli” la gestione delle loro beghe. E per farlo devono chiudere la guerra per procura in Ucraina, una guerra che l’Europa ha alimentato obbedendo ciecamente alla linea di Washington e che oggi, con gli USA in ritiro, lascia Bruxelles e la NATO con il classico cerino acceso. Il padrone se ne va, il colono resta con il caos. Di fronte al proprio declino, l’Unione Europea reagisce come ogni regime alla fine del ciclo: irrigidendosi. Chiunque osi mettere in dubbio l’agenda europea viene etichettato come filorusso, putiniano, sovversivo. I media vengono “educati” con fiumi di finanziamenti pubblici; università e ONG trasformate in casse di risonanza della propaganda europeista. È il comportamento tipico di chi non riesce più a convincere: screditare, censurare, distorcere. La verità, però, è semplice: l’Europa non esiste come soggetto politico perché i suoi Stati hanno interessi inconciliabili. L’Italia non ha nulla a che vedere con le priorità di Berlino o con le fobie dei Paesi baltici. Perfino gli americani – quelli che contano davvero, non i portavoce con il copione – lo dicono apertamente: l’UE è un costrutto artificiale, superato, inutile al nuovo ordine globale. Il futuro, per loro, è una rete di accordi tra Stati sovrani, non un pachiderma burocratico che frena tutti. E allora l’Italia deve svegliarsi. Deve tornare a essere una potenza mediterranea, non un suddito nordico. Deve riallacciare rapporti autonomi con il resto del mondo, seguendo l’esempio di Mattei: dialogare con tutti, non inginocchiarsi davanti a nessuno. Deve tornare a difendere la propria industria, le proprie rotte energetiche, la propria politica estera, invece di causare danni strategici al Paese solo per non contraddire i dogmi europeisti o per accontentare le nevrosi geopolitiche altrui. Oggi il re è nudo. Gli Stati Uniti lo ammettono, l’Europa lo nega, ma la realtà è più forte della propaganda. Siamo stati per decenni una colonia mascherata da alleato. Ora il padrone si sta ritirando. E la domanda non è più se l’Unione Europea sopravviverà: la domanda è se l’Italia avrà il coraggio di uscire dal suo torpore e tornare finalmente a essere ciò che non avrebbe mai dovuto smettere di essere — un Paese libero che difende i suoi interessi, non quelli degli altri. 

Emiliano Occhi.

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