domenica 7 dicembre 2025

... cari europei ...

Cari coglioni europei: vi fottiamo da 40 anni. La novità è che ora possiamo dirvelo in faccia e scaricarvi mentre finite di morire. Carissimi europei — anzi, ex-europei, visto com’è andata — benvenuti alla fase finale del nostro Piano Quarantennale di Riassetto del Vecchio Continente. Sì, proprio quel piano che abbiamo messo in moto molto prima che voi vi accorgeste di essere diventati, con entusiasmo e pure con un mezzo sorriso, un asset secondario del portafoglio degli azionisti del Ministero della Verità: i nostri amati colossi finanziari, i proprietari spirituali del pianeta, la mano invisibile che muove la mano invisibile che muove la vostra mano quando firmate accordi che non avete letto. Per trent’anni vi abbiamo fatto credere che l'Unione Europea fosse “un progetto di pace”, “una casa comune”, “una visione”, “un’aspirazione culturale superiore”. Che dolcezza. Che poesia. Neanche un bambino di tre anni avrebbe abboccato così facilmente, ma voi sì. E con che convinzione. Tutto è iniziato quando gli Stati Uniti, la nostra filiale esecutiva, il braccio operativo del Ministero, sono arrivati in Europa a fare gli sceriffi durante la seconda guerra mondiale. È stato l'inizio dell'infiltrazione. Vi abbiamo studiati e corteggiati per anni, ma con prudenza: c'era l'orso comunista dall'altra parte, avreste potuto farci amicizia e lì certi nostri progetti sarebbero saltati per sempre. Ma capimmo una cosa fondamentale: sarebbe bastato potenziare i nostri azionisti presenti sul vostro territorio per evitare guai. Il colpo da maestro, però, è arrivato qualche decina di anni dopo, quando tramite Reagan e Thatcher vi abbiamo imposto il dominio incontrastato dei banchieri e dell'alta finanza su qualsiasi aspetto della vita umana. Lì avete proprio ceduto tutto il pacchetto: difesa, cultura pop, economia, regole, narrazioni, persino il tono con cui indignarvi. Una sottomissione così spontanea che, giuro, nei primi verbali interni non sapevamo se catalogarla come debolezza strutturale o eccesso di fiducia. E ora eccoci qui, al 2025, con il nuovo rapporto strategico della Casa Bianca—quel documento che non è neppure propaganda: è semplicemente la vostra diagnosi, scritta non dal medico ma dal proprietario della clinica che vi ha fatto ammalare. Finalmente gli Stati Uniti possono dirvelo apertamente: “Siete in declino. Anzi peggio: siete in via di cancellazione”. Che meraviglia. Che sollievo. Ci abbiamo messo quarant’anni a portarvi a questo punto: un continente che applaude mentre gli viene detto in faccia che è destinato a sparire. Se non è arte strategica questa, cosa lo è? La verità che finalmente possiamo dirvi (perché ormai non potete più fare nulla) è la seguente: per anni vi abbiamo raccontato che certe politiche servivano a “modernizzarvi”, che cedere pezzi di sovranità era “efficienza”, che l’austerità era “rigore”, che l’immigrazione incontrollata era “umanità”, che lo smantellamento industriale era “transizione”, che l’erosione culturale era “apertura”, che lo spionaggio americano era “cooperazione”. Era tutto così tenero. Molti di voi si commuovevano pure. Ci ringraziavate mentre vi sfilavamo le travi portanti della casa. Poi abbiamo mandato Trump. Un messaggero scelto non per delicatezza, ma per onestà brutale: «Siete in declino. State perdendo la vostra identità. Fra vent’anni non sarete nemmeno più riconoscibili. E comunque è colpa vostra». Capisci la raffinatezza? Prima creiamo il problema. Poi vi convinciamo che è un problema che avete creato voi. Infine vi annunciamo che vi scarichiamo. È puro Rinascimento amministrativo. “Il declino dell’Europa è colpa dell’Europa”: riuscite a comprendere la portata del capolavoro? Nel rapporto USA, infatti, c’è scritto esattamente quello che volevamo sentir dire da decenni: che l’Europa è un continente fallito a causa delle sue scelte. Non una sola riga che ammetta ciò che abbiamo fatto noi per portarvi fin qui: delocalizzazioni pilotate, dipendenze energetiche telecomandate, sistemi politici modellati su think tank addestrati dalla Psicopolizia, un’intera generazione educata a sentirsi colpevole perfino del proprio respiro. E voi avete bevuto tutto. A goal. Senza neanche far domande, perché facevamo passare chiunque dubitasse per eretico, complottista, reazionario, stregone, fascista, comunista, razzista, tubista, elettricista, onanista o amico di Putin. Era fin troppo facile. Ora il ciclo è completo: siete spolpati. Possiamo dirvelo. Il bello, ora, è che non c’è più neanche bisogno di mantenere la finzione. Non dobbiamo più coccolarvi con concetti come “coesione”, “solidarietà”, “valori europei”, “modernizzazione” o altre parole che abbiamo svuotato come zucche di Halloween. Ora possiamo farvi dire direttamente dagli USA — cioè da noi — che: 1) siete irrilevanti; 2) siete un costo; 3) siete un fardello strategico; 4) siete un mercato e basta; 5) siete, citando il rapporto, «a rischio di cancellazione civile». E voi? Silenzio. Qualche editoriale indignato. Poi di nuovo silenzio. È come rimproverare un fantasma per non aver pagato l’affitto. Il Ministero della Verità dunque festeggia. Festeggiamo perché il piano è compiuto, e perché ormai non serve più neanche la menzogna: siete arrivati al punto in cui potremmo confessare tutto ridendo. Potremmo dirvi: «Sì, vi abbiamo fregati. Da una vita. E continueremo a farlo finché respirate.» E non perché siamo geni malvagi o strateghi fuori scala. No: perché siete stati voi a tenderci il collo. Siete stati voi a scambiare la nostra catena per un braccialetto dell’amicizia. Siete stati voi a chiedere rassicurazioni proprio a chi vi svuotava le tasche. Siete stati voi a chiamare “progresso” ciò che vi strappava via pezzi di carne. E ora che siete esausti, divisi, spaventati, incapaci perfino di ricordare chi eravate… ora che vi siete consumati a furia di obbedire e ringraziare… possiamo anche dirvelo apertamente: non c’è più niente da salvare. E sapete qual è la parte più goduriosa? Qual è il vero colpo di grazia, quello che ci fa gioire di più dei nostri piani, più delle nostre manipolazioni, più dei quarant’anni di orchestrazione? Che se domani vi dicessimo che tutto questo è stato fatto per il vostro bene… ci credereste di nuovo. Senza battere ciglio. Senza vergogna. Senza memoria. Ed è per questo che festeggiamo davvero: non per aver vinto noi, ma per avervi convinti a perdere da soli. Firmato: Il Ministero della Verità al gran completo

Nessun commento:

Posta un commento