giovedì 11 dicembre 2025

... pelle morta ...

L’Atalanta continua a muoversi per l’Europa come una creatura ostinata e feroce, una di quelle che nessuno invita ma che finisce sempre al centro della scena, lasciando dietro di sé folle urlanti e sogni che sembravano impossibili fino ad un minuto prima. Ed ogni volta che stende un gigante d’Europa, Bergamo trema come una città che ha deciso di prendersi il suo posto nel mondo a forza di denti e polmoni. E poi c’è il Torino. Il Torino che vaga ai margini del calcio come un lampione bruciato in una strada dimenticata, dove non passa più nessuno se non il vento che porta con sé rimpianti e vecchie ambizioni accartocciate. E mentre l’Atalanta festeggia l’ennesima impresa europea ficcando due pallini al Chelsea, quel mitomane fallito di Urbano Cancro se ne sta seduto come un imperatore di cartapesta, circondato da pagine che gli raccontano quanto sia brillante, lucidato da una piccola corte di penne compiacenti e cagnolini da compagnia che gli raccontano quanto è bello, bravo, intelligente ma perseguitato dal fato avverso. Addirittura qualcuno gli chiede di dispensare consigli su come salvare il calcio italiano: come domandare ad un vegano come cuocere al meglio una fiorentina. Che poi la Fiorentina con tutto quello che ha speso è ultima, ti risponderebbe Cairo. Il tutto, è bene ricordarlo, mentre la sua squadra ne prende dieci in tre partite, compresa una manita interna dal Como, la prossima Atalanta che verrà. Vent’anni ininterrotti così. Roba da chiodi, roba da ergastolo ostativo. A Bergamo fanno rumore perché esistono, perché se lo sono guadagnato centimetro per centimetro, senza piangere addosso a nessuno. A Torino, invece, sembra di sentire solo il fruscio della polvere che si accumula, mentre qualcuno continua a raccontarsi favole per non guardare il disastro nello specchio. Il calcio non perdona: ti mette nudo in mezzo alla piazza, ma non è crudele: è onesto Premia chi corre, chi osa, chi programma, chi non chiede scusa per voler andare oltre i propri confini. Al contrario lascia indietro chi preferisce raccontarsi grande invece di provare ad esserlo per davvero. A Bergamo vanno in Europa. A Torino per andare in Europa si aspettano le gite anziani organizzate, tipo 60 ore seduto su di un pullman per raggiungere Fatima in pellegrinaggio e comprare a forza una batteria di pentole nel viaggio di ritorno. A Bergamo festeggiano. A Torino giustificano e bestemmiano. A Bergamo c’è uno stadio nuovo e pieno. A Torino, per riempire uno stadiolo di merda, Cairo è costretto a regalare biglietti o aspettare l’invasione dei tifosi ospiti. A Bergamo applaudono la pelle dura. A Torino resta solo la pelle morta, quella che togli con il guanto per lo scrub e poi butti un po’ schifato nello scarico. A Bergamo c’è il futuro, a Torino solo un passato da ricordare. 
E nient’altro da dire. 

Ernesto Bronzelli.

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