giovedì 31 dicembre 2009

martedì 29 dicembre 2009

Appunti per una meditazione sul senso della vita (2)

Riapro questi appunti spinto da una graditissima visita ricevuta ieri, nel pomeriggio.
La persona, molto avanti con l'età, con la quale ho avuto il piacere di intrattenermi a colloquio mi ha fornito un immagine invidiabile di vecchiaia vissuta serenamente, piena di interessi, dalla letteratura alla musica, fino alla curiosità per i più moderni ritrovati in materia informatica: mi diceva essere importante per ognuno di noi trovare in sè le risorse da valorizzare, senza lasciarsi abbrutire dagli inevitabili acciacchi e dagli avvenimenti negativi che la vita spesso ci presenta...una bella lezione da fare propria per restare pienamente inseriti nel tempo in cui si sta vivendo...

domenica 27 dicembre 2009

Appunti per una meditazione sul senso della vita (1)

Perchè questi appunti?, e perchè quell'uno tra parentesi?
La risposta è difficile ed insieme mortalmente semplice...mi permetto di copiare un'espressione cara ad uno scrittore che anima con i suoi testi parte della mia giornata-
La risposta più banale è: beh, siamo alla fine dell'anno, è tempo di bilanci e di buoni propositi per il nuovo anno...ma non soddisfa, e poi- francamente. non mi interessa fare un bilancio che so già in partenza sarà in perdita, fortemente in perdita...diciamo che il tutto nasce anche come spunto da alcuni colloqui con il mio amico Piero, al quale ho vanamente chiesto di mandarmi una traccia su ciò che significa per lui il senso della vita- ok, comincio io, sperando di ricevere almeno qualche commento...
Confesso, in questo momento sono frastornato e potrei addirittura affermare il nonsenso della vita- ma questa è una reazione a caldo, di fronte ai problemi familiari, economici che assillano me come tante altre persone...credo che ognuno di noi abbia a sua disposizione un lasso di tempo in cui operare al meglio delle sue condizioni psicofisiche, e di questo lasso di tempo si debba far tesoro, non sprecandone, se possibile, neppure un attimo- d'altronde ci è stata data una certa quantità di denari da far fruttare e di cui ci sarà chiesto conto, prima o poi...

venerdì 25 dicembre 2009

...da Libero news...tutti psicolabili?...

Papa: per l'Italia una societa' piu' giusta e solidale

CITTA' DEL VATICANO - Concordia, giustizia e solidarietà: è quanto ha chiesto all'Italia, nei suoi saluti natalizi, papa Benedetto XVI che ha anche spronato le società occidentali a "superare la mentalità egoista e tecnicistica, a promuovere il bene comune, a rispettare le persone più deboli a cominciare da quelle non ancora nate", come pure a garantire l'accoglienza degli immigrati e dei poveri. Ratzinger si è presentato alle 12:00 in punto alla loggia della Basilica vaticana, confermando di aver pienamente superato l'incidente di ieri sera, quando una ragazza ha scavalcato le transenne e lo ha spintonato a terra, prima della messa natalizia.

Il papa, che si era subito rialzato e aveva celebrato il rito senza problemi, oggi ha pronunciato il tradizionale discorso del 25 dicembre, ripreso in mondovisione, ha salutato in 65 lingue diverse ed ha impartito la benedizione "Urbi et Orbi". In piazza San Pietro decine di migliaia di persone ne hanno seguito le parole e i gesti con grande attenzione, tra applausi, inni e canti natalizi. E' la crisi morale, più ancora di quella economica, a ferire l'umanità, ha spiegato Benedetto XVI nel suo discorso. In questa prospettiva, la Chiesa offre la sua speranza, "chiama all'accoglienza" degli immigrati e alla solidarietà "con coloro che sono colpiti dalle calamità naturali e dalla povertà, anche nelle società opulenti".

Come è tradizione nel giorno natalizio, Benedetto XVI ha citato i tanti punti di sofferenza e guerra del pianeta, ha invocato pace per la Terra Santa, ancora segnata da una "logica di violenza e di vendetta", per l'Iraq, per il grande Medio Oriente e i paesi dell'Asia e dell'Africa feriti da drammi e povertà. Nel saluto all'Italia, Benedetto XVI ha auspicato che "la nascita di Cristo rechi in ciascuno nuova speranza e susciti generoso impegno per la concorde costruzione di una società più giusta e solidale". "Contemplando la povera e umile grotta di Betlemme, le famiglie e le comunità imparino uno stile di vita semplice, trasparente e accogliente, ricco di gesti di amore e di perdono", ha aggiunto.

giovedì 24 dicembre 2009

...primo anniversario...

...e così è già passato un anno dal mio primo post: pensavo che nel giro di pochi mesi si sarebbe estinta questa mia voglia di scrivere un diario virtuale, fatto di pensieri, immagini, notizie curiose, tragiche, buone (poche),testi di canzoni, poesie: una miscellanea insomma che punteggiasse, a modo mio, l'inesorabile trascorrere del tempo- invece il blog è cresciuto, giorno dopo giorno, e poco importa se risulta pressochè privo di commenti e di lettori: io scrivo innanzitutto per me stesso...ah, dimenticavo...Buon Natale...WEB!

da "GENTE" del 24/11/09...non c'è solo il problema del clima...

martedì 22 dicembre 2009

...da Libero news...ed una brutta.

Berlusconi, andro' avanti per il bene del Paese

VERONA - "Andrò avanti per il bene del Paese": questo il messaggio lanciato da Silvio Berlusconi, stamane, ai partecipanti alla manifestazione di solidarietà indetta in Piazza Brà a Verona, a una settimana dall'aggressione subita dal premier a Milano. "Manifestazioni di solidarietà nei miei confronti - ha detto Berlusconi, che ha chiamato al cellulare il sottosegretario Aldo Brancher - mi danno una ulteriore spinta ad andare avanti e a sostenere il nostro impegno per il bene del Paese"

"Sono commosso - ha detto ancora Berlusconi - e ringrazio Verona che ha per prima voluto organizzare questa manifestazione di solidarietà". "L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio", ha ribadito il presidente del Consiglio; è lo stesso slogan dello striscione che campeggia sulla scalinata del Municipio. "Questo é il messaggio - ha aggiunto il premier - che stiamo portando in giro per tutta l'Italia". "Sotto l'albero di Natale - ha detto ancora, rivolgendosi ai sostenitori - regalate una tessera del Pdl". In piazza Brà, secondo una prima stima, un migliaio di persone, tra le quali oltre a Brancher il sottosegretario Alberto Giorgetti, e vari sindaci e assessori comunali. La manifestazione si è chiusa con le note di 'meno male che Silvio c'é ".

"Credo che a tutti sia chiaro che se di un presidente del Consiglio si dice che è corruttore di minorenni, un corruttore di testimoni, uno che uccide la libertà di stampa, che è un mafioso o addirittura uno stragista, un tiranno, è chiarò che in qualche mente labile, e purtroppo ce ne sono in giro parecchie, possa sorgere il convincimento che essere tirannicidi e diventarlo vuol dire essere degli eroi nazionali e fare il bene della propria patria e dei propri concittadini e quindi acquisire un merito e una gloria importante". Così Silvio Berlusconi, in un passaggio dell'intervento telefonico, è tornato sull'aggressione subita a Milano da parte di Massimo Tartaglia. Il presidente del Consiglio ha poi sottolineato che da quanto avvenuto si deve trarre l'insegnamento di "rispettare" gli avversari politici senza considerarli "nemici".

Il premier, secondo quanto si ascolta nell'audio di Matteo Crimi, un giovane sostenitore del Pdl che ha registrato l'intero intervento del presidente del Consiglio, ha proseguito il suo ragionamento: quanto avvenuto, ha detto il Cavaliere, "deve avvisarci del fatto di come sia davvero pericoloso guardare agli altri con sentimenti che non siano di rispetto e di solidarietà ". "Quindi - ha aggiunto Berlusconi - da quest'ultima esperienza dobbiamo essere ancora più convinti di quanto abbiamo praticato fino ad oggi e cioé che sia giusto il nostro modo di considerare gli avversari come persone che la pensano in modo diverso da noi, ma che hanno il diritto di dire tutto ciò che pensano, che noi dobbiamo difenderli per far sì che lo possano dire e che non sono nemici o persone da combattere in ogni modo, ma sono persone da rispettare". "Lo facciamo noi con gli altri - ha detto Berlusconi - e ci piacerebbe che lo facessero gli altri nei nostri confronti".

D'ALEMA, SI' A DIALOGO

"Non siamo disponibili a fare 'leggine' in favore di Berlusconi, ma siamo pronti a lanciare la sfida del dialogo e delle riforme, questa è la politica di cui ha bisogno il Paese". E' un passaggio dell'intervista di Massimo D'Alema, esponente del Pd, ai microfoni del Tg2. ''Il Paese ha bisogno di riforme: riforme sociali e penso al tema degli ammortizzatori sociali e della protezione per chi non ha lavoro; ha bisogno di riforme delle istituzioni, riduzione del numero di parlamentari, un Parlamento piu' forte e piu' agile; ha bisogno di riforme in tanti campi, la maggioranza non e' in grado di farle e l'opposizione ha il dovere di mettersi in gioco''.

Massimo D'Alema respinge al mittente le accuse di voglia di 'inciucio' mosse da alcuni esponenti del Pd, sostenendo che la polemica nata per le sue affermazioni sulla necessita' di un dialogo sulle riforme nasce da una ''mistificazione'' in parte ''deliberata'' della sue parole. ''Innanzitutto non e' vero: non ho mai esaltato l'inciucio, una brutta parola che non mi piace'', ha detto l'esponente democratico ai microfoni del Tg2. ''E' stata usata dal giornalista che mi intervistava - ha proseguito D'Alema - e io ho detto polemicamente che cio' che viene chiamato inciucio a volte, invece, e' un compromesso che puo' essere utile per il Paese. Quindi - ha concluso - buona parte di questa polemica nasce da una mistificazione, devo ritenere in parte deliberata, di cio' che ho detto''.

Poi, rispondendo ad una domanda su quanto detto da Pier Ferdinando Casini che ha parlato di utilita' del compromesso in politica, D'Alema ha risposto: ''C'e' una sorta di militarizzazione della vita politica che io ritengo sbagliata''. ''Succede - ha proseguito l'ex ministro degli Esteri - che chi da una parte o dall'altra, e penso a quello che accade a Fini da una certa stampa di destra, cerca di ragionare e trovare le vie per fare qualcosa di utile per il Paese finisce invece per essere additato come un traditore. Questo appartiene a un certo imbarbarimento della vita politica''.

...da Libero news...una buona notizia...

Ritrovata la scritta simbolo di Auschwitz


VARSAVIA - Sono delinquenti comuni, non neonazisti, i ladri che venerdì hanno rubato la scritta "Arbeit macht frei" dal cancello dell'ex lager di Auschwitz. La polizia polacca, che la notte scorsa ha arrestato cinque pregiudicati e ha recuperato l'insegna, punta a scoprire se hanno agito di loro iniziativa o se qualcuno ha commissionato il furto. Già domani la scritta in ferro battuto dovrebbe essere riconsegnata al museo dell'ex campo di sterminio.

"Possiamo dichiarare che nessuno dei cinque autori del furto é membro di gruppi neonazisti - ha dichiarato in una conferenza stampa Andrzej Rokita, capo del distretto di polizia di Cracovia -. Il loro intento era senza dubbio solo di compiere un furto. Saremo in grado in seguito di stabilire se il reato sia stato commissionato oppure se i ladri hanno agito di loro iniziativa". I cinque arrestati hanno dai 20 ai 39 anni e sono tutti pregiudicati per furti, rapine e aggressioni. Uno di loro è un ex funzionario di polizia. Rischiano una condanna a dieci anni per furto di patrimonio culturale. Due dei ladri sono stati bloccati a bordo di un'auto a Gdynia, nel nord, gli altri tre nelle loro case nei pressi di Wloclawek, al centro.

I cinque avrebbero confessato subito e avrebbero indicato il luogo dove avevano nascosto l'insegna, in un bosco vicino alla casa di uno di loro, nei pressi di Torun, al nord, in località Czernikw. La scritta in ferro battuto, lunga cinque metri, era stata tagliata in tre parti, una per parola, per essere trasportata e nascosta meglio. Gli investigatori vogliono scoprire ora se i ladri professionisti avevano un mandante che ha commissionato il furto (un ricco neonazista o un collezionista dai gusti macabri), oppure se hanno agito di loro iniziativa, sicuri di rivendere il pezzo o di ottenere un riscatto. Il raid era avvenuto nella notte fra il 17 e il 18 dicembre, in mezzo alla neve, sotto il naso dei servizi di vigilanza. La scritta era stata subito sostituita con una riproduzione conservata nei depositi del museo. Il furto aveva suscitato sdegno in tutto il mondo, in particolare in Israele e fra le comunità ebraiche europee. Era stato visto come un crimine contro la memoria e un sacrilegio nei confronti delle vittime del lager, un milione di ebrei e 100 mila fra polacchi, zingari e prigionieri di guerra sovietici. Sia la polizia che il museo di Auschwitz avevano offerto ricompense in denaro a chi avrebbe fornito informazioni sui ladri e sono arrivate un centinaio di telefonate. Il ritrovamento della scritta è stato accolto oggi con sollievo.

"Ci sentiamo sollevati e siamo grati al governo e alla polizia della Polonia per aver condotto le indagini con intensità", ha detto Noach Flug, tra i pochi scampati di Auschwitz e presidente del consiglio di coordinamento delle associazioni dei superstiti della Shoah. Soddisfazione è stata espressa dal Museo dell'Olocausto di Gerusalemme, lo Yad Vashem, mentre il Centro Simon Wisenthal per la caccia ai criminali nazisti ha chiesto una punizione severa degli arrestati.

lunedì 21 dicembre 2009

...ed ecco che viene l'inverno...

...aria gelida, residue lingue di ghiaccio sull'asfalto e fiocchi di neve che iniziano a cadere...arriva l'inverno e l'anno snocciola i suoi ultimi giorni, prima di morire...per la prima volta ho paura dell'anno che verrà, di quanto potrà portare di brutto, di triste, di tragico: ad inizio Gennaio, ormai è sicuro,ci toccherà combattere contro un nemico che credevamo sconfitto, ma i cui resti sono ancora lì, a sfidarci, a tenerci in ansia, a insinuarci il veleno della paura sotto pelle...conviene stringere i denti, cacciare via la stanchezza e la mestizia dal nostro volto e presentargli la nostra maschera più dura e determinata: ci conforta il calore degli amici, capace di sciogliere quel po' di gelo che si è fatto strada in noi...

domenica 20 dicembre 2009

...da Libero news...vertice su clima concluso

Clima, chiuso il vertice. Il testo delude

dell'inviata Elisabetta Guidobaldi

Il clima aspettava la svolta e invece è delusione. E la salute del pianeta sembra essere rimandata a data da destinarsi anche se per la prima volta c'é l' impegno americano e i leader del mondo si sono stretti intorno alla questione del riscaldamento globale. E' una fine con più ombre che luci questa della 15esima Conferenza delle Parti della Convenzione Onu sui cambiamenti climatici (Cop15) a Copenaghen. Un nome difficile per dire summit Onu sul clima. Il risultato di un lavoro mastodontico e di una partecipazione mai vista a queste Conferenze è un accordo minimo, in 12 punti, non vincolante né a livello politico né legale. Niente target di riduzione delle emissioni ma un punto qualificante c'é e sono le risorse per i paesi in via di sviluppo. Il presidente Usa, Barack Obama torna alla Casa Bianca con un magro successo, la Cina invece esulta. L'Europa mastica amaro ma dice sì al testo. Ong e ambientalisti sono arrabbiati. Sotto accusa finisce l'Onu: dal Parlamento europeo si chiede di "riformare il metodo di lavoro dell'Onu con urgenza". Ma i soldi, questa l'unica nota positiva, restano come impegno concreto e anche immediato. Le risorse 'fast' prevedono un fondo da 30 miliardi di dollari per il triennio 2010-2012 mentre entro il 2020 il fondo è da 100 miliardi di dollari l'anno. L'importante, dicono gli osservatori, è che questi fondi non si 'distraggano' dalla lotta alla povertà. Sul tappeto restano tante questioni aperte e nel 2010 si dovrà arrivare a un accordo vincolante.

Ecco la maratona del clima al vertice Onu a Copenaghen:

- MINI-ACCORDO: Dopo quasi 14 ore di fila la sessione Plenaria della Conferenza "prende nota" dell' 'Accordo di Copenaghen''. Si tratta di un documento che non viene votato con il consenso e quindi riguarda solo alcuni paesi, primi su tutti gli Usa che stringono un patto con Cina, India, Sudafrica e Brasile. Si aggrega a malincuore l'Europa ma per il presidente francese, Nicolas Sarkozy si tratta "del migliore accordo possibile oggi". "Se non ci fosse stato un accordo, due Paesi importanti come Cina e India sarebbero stati liberati da ogni tipo di contratto, così come gli Stati Uniti, che non figurano nel protocollo di Kyoto", ha spiegato il presidente. Dal canto suo il presidente americano, Barack Obama, aveva detto: "Accordo significativo ma non basta", rimanendo fermo sugli impegni Usa -17% di Co2 al 2020 rispetto ai livelli del 2005;

- PIANO IN 12 PUNTI: Dodici i punti dell' 'Accordo di Copenaghen'. Si fissa a 2 gradi l'aumento della temperatura media ma si elimina ogni riferimento al taglio del 50% al 2050 per tutti i paesi (qui la vittoria della Cina). Inoltre entro il 31 gennaio 2010 i paesi ricchi dovranno quantificare i tagli. Resta il capitolo fondi nella formulazione acquisita dall'inizio. E, come ultimo punto, si stabilisce la revisione e l'assestamento entro il 2015, incluso il nuovo obiettivo a 1,5 gradi per limitare il riscaldamento;

- ONU E PRESIDENZA DANESE: "Faremo di tutto perché l'accordo diventi legalmente vincolante entro il 2010", ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon sottolineando che l'accordo è una "tappa essenziale". Per il capo negoziatore Onu e segretario esecutivo della Convenzione Onu (Unfccc), Yvo de Boer, "é stata una conferenza andata come sulle montagne russe" per raggiungere un accordo che di fatto é "solo una lettera di intenti, e questo significa che abbiamo ancora molto lavoro da fare". Per quanto riguarda la presidenza danese è stata molto criticata per le procedure adottate;

- RABBIA AMBIENTALISTI E ONG: Il giorno dell'Accordo è rabbia da parte delle maggiori associazioni ambientaliste. Legambiente parla di "occasione storica persa"; il Wwf di un testo "mezzo crudo dai contenuti poco chiari"; per Greenpeace si è passati "dall'accordo storico al fallimento storico";

- NUMERI DEL VERTICE: 13 giorni di fuoco, dal 7 al 19 dicembre con 21 ore e 28 minuti di ritardo rispetto all'orario inizialmente previsto (le 18 di venerdì); 193 i Paesi partecipanti, circa 120 capi di Stato e premier e 45.000 le richieste di accredito;

- CAOS E MANIFESTAZIONI: Il vertice Onu sul clima a Copenaghen verrà ricordato come il vertice che ha creato il caos ai cancelli con dieci ore di code, delle manifestazioni, una maxi-mobilitazione il sabato 12 dicembre, e dello schieramento da 'guerra' della polizia.

OBAMA DIFENDE L'ACCORDO

Il presidente Barack Obama ha detto oggi a Washington che l'accordo raggiunto a Copenaghen costituisce una "importante svolta" nella battaglia per combattere gli effetti del riscaldamento del pianeta. "Per la prima volta nella storia tutte le più importanti economie del pianeta si sono riunite per accettare la loro responsabilità nell'agire per affrontare la minaccia del mutamento del clima", ha detto Obama nella sua dichiarazione alla Casa Bianca. Il presidente Usa, che ha parlato in una capitale sepolta da una tempesta di neve, ha riconosciuto comunque che i negoziati in Danimarca sono stati duri. "Dopo negoziati estremamente difficili e complessi - ha detto il presidente Usa - questa svolta importante getterà le basi per le iniziative internazionali degli anni a venire".

ESPERTO IPCC, QUOTE TAGLI CO2 ENTRO 31 GENNAIO

La struttura dell'accordo di cui ha preso atto la Cop contiene due tabelle, più una terza, da riempire con le cifre relative alla quota di riduzione di emissioni di gas serra che i Paesi dovranno comunicare entro il 31 gennaio 2010. A dirlo all'ANSA l'esperto dell'Ipcc (Intergovernmental panel on climate change, cioè il panel di scienziati Onu che studiano i cambiamenti climatici), Riccardo Valentini, a proposito dell'accordo raggiunto al vertice delle Nazioni Unite sul clima a Copenaghen. La prima tabella, spiega Valentini, riguarda ''i Paesi industrializzati, in cui per esempio ricadono gli Stati Uniti, la seconda è per i Paesi non industrializzati, in cui rientra la Cina''. Mentre, ''la terza tabella fa riferimento agli sforzi finanziari che i Paesi dovranno compiere''.

venerdì 18 dicembre 2009

...da Libero news...senza commento

Furto ad Auschwitz, rubata la scritta 'Arbeit macht frei'

VARSAVIA - Il cartello recante l'iscrizione in tedesco "Arbeit macht frei" ("Il lavoro rende liberi") posto all'ingresso dell'ex campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau, in Polonia, è stato rubato da ignoti. La polizia ha offerto un premio di 5.000 zloty (1.250 euro) a chi ritroverà la scritta. La scritta è stata già sostituita con una copia eseguita in occasione dei lavori di restauro. La scritta, che campeggiava quattro metri sopra il cancello di accesso al campo, fu realizzata su ordine dei nazisti nel 1940 da un detenuto polacco del campo, il fabbro Jan Liwacz (numero 1010 di immatricolazione del Lager). Per esprimere la sua contestazione e protesta contro la scritta, Liwacz, nel realizzarla, capovolse la lettera 'b' nella parola "Arbeit".

"L'iscrizione è stata rubata alle prime ore del mattino", ha detto Jaroslaw Mensfeld, portavoce del museo che amministra l'ex campo di sterminio. "E' una profanazione del luogo dove sono state uccise oltre un milione di persone", ha aggiunto, precisando che si tratta del primo episodio del genere. "Chiunque lo abbia fatto sapeva bene cosa stava rubando".

La polizia ha aperto una inchiesta sull'accaduto, mentre la prefettura ha garantito che verrà data la caccia agli autori del furto. L'ex campo di sterminio è chiuso di notte e controllato dalla vigilanza. Gli inquirenti stanno ora vagliando le registrazioni delle videocamere che monitorano l'ex campo.

Sorto nell'aprile del 1940, dopo l'occupazione della Polonia da parte di Adolf Hitler nel settembre 1939, il campo di concentramento di Auschwitz (nome in tedesco della cittadina che in polacco si chiama Oswiecim) divenne il simbolo dell'Olocausto. Nel campo trovarono la morte oltre un milione di persone, in maggioranza ebrei. Il gerarca nazista Einrich Himmler aveva scelto Auschwitz come luogo anche per una fabbrica della industria chimica IG-Farben, nonché per altre di vario tipo, tra cui aziende agricole, per sfruttare la manodopera dei prigionieri.

Un appello alle autorità polacche affinché facciano ogni sforzo per ritrovare l'iscrizione rubata dall'ingresso del campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau e arrestare i ladri è stato lanciato dall'organizzazione di riferimento dei sopravvissuti della Shoah. Lo riferisce il sito del giornale israeliano Yediot Ahronot.

Il famigerato cartello "é un oggetto che rappresenta un simbolo di valore storico e deve tornare immediatamente al suo posto", ha sottolineato Noach Flug, presidente del Comitato Internazionale Auschwitz del Centro di coordinamento delle Organizzazioni dei superstiti dell'Olocausto, ricordando la funzione di quel simbolo di morte a tutela della memoria dei sei milioni di ebrei vittime del genocidio nazista. Per questo - ha auspicato Flug - il governo e le forze di polizia della Polonia devono "compiere uno sforzo particolarmente intenso al fine di catturare i responsabili e di portarli dinanzi alla giustizia".

Sdegno in Polonia per il furto. Il vice ministro degli esteri Andrzej Kremer ha espresso sdegno del ministero per "l'atto ripugnante". "Spero che la scritta sarà ritrovata il prima possibile", ha aggiunto. E' il primo caso di furto di questo genere in quello che è considerato il luogo simbolo dell'Olocausto.

Nel campo di sterminio di Auschwitz, nella Polonia occupata dalla Germania di Hitler, che si estende su una superficie di circa 200 ettari, furono sterminate nel complesso sistema di camere a gas oltre 1,1 milioni di persone, per lo più ebrei. Il lager fu liberato dai soldati dell'armata rossa il 27 gennaio 1945, e da allora questo giorno è stato dichiarato giornata della memoria mondiale in ricordo della Shoah.

giovedì 17 dicembre 2009

...da Libero news...("el condor" vuelva a la casa)


Berlusconi e' ad Arcore. "Avanti con più forza"

MILANO - Il premier Silvio Berlusconi è rientrato nella sua residenza di Arcore, dopo le dimissioni dall'ospedale San Raffaele, avvenute in mattinata.

Berlusconi prima di tornare a casa a Villa San Martino, si è trattenuto per alcune ore dal dentista di fiducia a Milano. Nello studio del dott. Massimo Mazza in via Guerrazzi a Milano il premier si è sottoposto a un intervento di ricostruzione di un incisivo superiore e alla medicazione dell'altro dente danneggiato durante l'aggressione. L' intervento è durato circa quattro ore.

L'arrivo del presidente Berlusconi nella sua villa di Arcore è stato salutato da un applauso da parte di un gruppo di cittadini che lo aspettavano vicino all'ingresso di Villa San Martino. I giornalisti sono invece stati tenuti a un centinaio di metri di distanza dalla residenza del premier. Lo riferisce il sindaco di Arcore, Marco Rocchini, il primo a salutare il premier. "Mi ha abbracciato - ha detto il primo cittadino ai cronisti - e mi ha ringraziato, dicendomi di essere a disposizione. E' un uomo formidabile e mi sono commosso". "L'ho trovato abbastanza provato - ha proseguito Rocchini - certo i segni ci sono, ma è un uomo molto forte". Il premier, dopo aver salutato i cittadini e le forze dell'ordine che piantonano l'ingresso della sua residenza, è entrato nella villa.


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PREMIER DIMESSO DAL SAN RAFFAELE - Il premier ha lasciato l'ospedale San Raffaele, dove era ricoverato da domenica sera in seguito all'aggressione subita in piazza Duomo a Milano. Il premier è stato dimesso dopo "una notte tranquilla e senza dolori", come ha detto il suo medico personale e primario del San Raffaele, Alberto Zangrillo. Prima di allontanarsi dal nosocomio, Berlusconi ha salutato con la mano dal finestrino dell'auto i cronisti e gli operatori televisivi in attesa fuori dall'ospedale. Porta una vistosa medicazione sul volto che gli copre naso, labbro superiore e parte sinistra del volto.

Il premier è uscito in auto accompagnato dalla scorta passando dall'uscita secondaria dell'ospedale San Raffaele di Milano di via Olgettina 60. Berlusconi non si è fermato a parlare con i cronisti, ma si é limitato a salutarli dall'auto diretta ad Arcore.

"AVANTI CON FORZA" - "Mi rimarranno due cose come ricordo di questi giorni: l'odio di pochi e l'amore di tanti, tantissimi, italiani. Agli uni e agli altri faccio la stessa promessa: andremo avanti con più forza e più determinazione di prima sulla strada della libertà. Lo dobbiamo al nostro popolo, lo dobbiamo alla nostra democrazia, nella quale non prevarranno né la violenza delle pietre, né quella peggiore delle parole. In questi giorni ho sentito vicini anche alcuni leader politici dell'opposizione". Lo afferma il premier Silvio Berlusconi. "Se da quello che é successo deriverà una maggiore consapevolezza della necessità di un linguaggio più pacato e più onesto nella politica italiana, allora questo dolore non sarà stato inutile. Alcuni esponenti dell'opposizione sembrano averlo capito: se sapranno davvero prendere le distanze in modo onesto dai pochi fomentatori di violenza, allora potrà finalmente aprirsi una nuova stagione di dialogo". "In ogni caso - aggiunge - noi andremo avanti sulla strada delle riforme che gli italiani ci chiedono".

lunedì 14 dicembre 2009

...da L'Unità del 14/12/2009...(sic semper tyrannis?)

Tirar miniature del Duomo sulla faccia di Berlusconi
è da criminali o da malati. Oltretutto la
serata berlusconiana si stava chiudendo fiaccamente
e non doveva essere certo quello il
modo per ravvivarla dopo la solita, risaputa
teoria di autogratificazioni e di minacce. Mancato
il «predellino-bis» (quando due anni fa
Berlusconi dalla sua Mercedes annunciò la
nascita del Pdl, esautorando l’alleato Fini, un
colpo da maestro per una politica da circo),
proprio non ci stava il lancio della statuina a
inquinare una scena nazionale, che definire
turbata sarebbe un eufemismo. In piazza San
Babila s’era assistito all’imposizione di un partito,
qui al battesimo di un martire con la sua
maschera di sangue e non c’è dubbio che
l’immagine vista e rivista decine di volte di
Berlusconi, che eroicamente tenta di risalire sul
predellino (un’altra volta il predellino nel destino
degli italiani) per rassicurare i suoi, giocherà
ad accendere passioni contrapposte, a inasprire
divisioni, ad avvelenare gli animi, a censurare
critiche e denunce come altrettante offese
al corpo del regnante. «Prima c’erano stati i
fischi: Berlusconi aveva risposto vantando la
sua cultura liberale (ed ovviamente non si sta a
discutere quanto valga nella cultura liberale
anche il rispetto delle istituzioni e dell’autonomia
delle istituzioni) e lanciando il suo «vergogna,
vergogna, vergogna», con piglio feroce e
mascella irrigidita. Ma i fischi sono fischi: ci si
può ancora azzardare a dire che rientrano
nella dialettica democratica. Con il Duomo in
faccia siamo oltre: alla follia, all’imbecillità, alla
dannazione o all’autodannazione.
Berlusconi è incappato in un miracolo: ridando
fiato alla propria propaganda, mentre sta
navigando in un mare tempestoso tra venti
non proprio amici, allontanando sullo sfondo
escort, corruzioni, processi, mafie, eccetera
eccetera. A corto d’argomenti e d’invenzioni
per la tv, come s’era capito ieri sul retro di
piazza del Duomo, prima della «bomba»: Berlusconi
era riuscito a dire di sé d’esser bello e “un
bravo fieu”, un bravo figliolo, di non essere un
“mostro”, che la sua maggioranza è “coesa”
(con l’aggiunta di Storace e Santanchè) e che il
suo governo funziona “benissimo”, che di
Casini non gli importa nulla, se viene, bene,
altrimenti amen, che Bossi è il miglior alleato,
non una risposta a Fini, non un ripensamento
sugli ammonimenti del presidente Napolitano
e invece un altro attacco ai giudici, quelli che
ribaltano le leggi votate dal parlamento chiamando
in causa la Costituzione e la Corte
Costituzionale, composta ormai solo da magistrati
di sinistra (concludendo con l’ennesima
candidatura alla presidenza della Lombardia di
Formigoni, un altro satrapo, anche se solo
regionale). Di nuovo a Milano, nella sua Milano
governata dalla Moratti (pronta iscritta al Pdl),
comandata da Ligresti e dai padroni del mattone,
Berlusconi ha confermato d’essere un
uomo che gira attorno a se stesso, alla propria
autoesaltazione, ai soliti “intralci” giudiziari. Mai
una strategia per il paese, mai un orizzonte per
gli italiani. Solo un gran rispetto per la Lega,
senza la quale, come ha capito bene, non si
vince, soprattutto al Nord. Purtroppo quel
Duomo in faccia, che gli ha tolto le forze per
qualche secondo, gli ridarà vigore e titoli per
l’ennesima campagna elettorale, in un paese
che grazie a lui e ai suoi simili è sempre in
campagna elettorale.

domenica 13 dicembre 2009

...da Libero news...

Domenica di pausa a Copenaghen

COPENAGHEN

- Al suo arrivo a Copenaghen dove è in corso la conferenza sul clima il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon si è detto "prudentemente ottimista". "Sono sempre ottimista, ma prudente. Sono prudentemente ottimista", ha detto Ban appena sceso dall'aereo che lo ha portato a Copenaghen.

"Si deve attendere la fine dei lavori per vedere se la 15/ma Conferenza Onu sul clima intende realmente inviare un messaggio" sul cambiamento climatico, ha aggiunto il segretario generale delle Nazioni Unite. Ban ha definito un "buon inizio" il lavoro portato avanti nella prima settimana di vertice che ha consentito di mettere sul tavolo un primo progetto di accordo. Il fatto che " i ministri e i capi di Stato si riuniscono a Copenaghen è un buon segnale che un messaggio importante sarà inviato a tutti quanti", ha aggiunto Ban.

Al Bella Center intanto e' una domenica di pausa nei lavori. La sede del 15/o vertice Onu sul clima oggi è chiusa. La conferenza si ferma. Ma si continua ugualmente a lavorare con incontri informali e riunioni bilaterali. Martedì già ci potrebbe essere un nuovo testo della presidenza danese che dovrebbe dare più chiarezza e definire meglio i contorni del testo base sul quale i ministri da martedì dovranno confrontarsi ufficialmente. Ore quindi di rapporti serrati in attesa, a metà della prossima settimana, dell'arrivo dei capi di stato e premier. Per l'Italia, ad accelerare i tempi, è stato il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che, al suo arrivo al vertice, ieri, ha detto che "nella partita ci siamo dentro e lotteremo perché il testo sia più equo possibile". Intanto oggi, tra le manifestazioni attese, i 350 rintocchi di campane in contemporanea alle 15.00 ora locale per ricordare al mondo dove fermare il tasso di anidride carbonica.

La polizia, dispiegata nel centro della città sin dalle prime ore del mattino, è intervenuta stamane a Copenaghen bloccando circa duecento giovani, che si stavano dirigendo verso il porto con l'obiettivo di interromperne parzialmente le attività. I giovani, alcuni di quali con il volto coperto, hanno urlato slogan contro il capitalismo, sollecitando provvedimenti contro i cambiamenti climatici Gli agenti, che hanno fatto uso di manganelli e spray irritanti, secondo le prime notizie, hanno fermato alcune decine di manifestanti, intercettati lungo la strada verso il porto. La mobilitazione odierna aveva l'obiettivo di fermare, con le attività del porto, anche l'emissione di biossido di carbonio. Per questo i giovani avevano tentato di bloccare gli accessi stradali al porto e di disturbare il traffico via mare con delle barche.

IERI LA GRANDE MANIFESTAZIONE, QUASI MILLE ARRESTI

Il popolo del clima in piazza a Copenaghen. Una manifestazione imponente da 30 mila persone, ha detto la polizia. No, siamo in 100 mila, hanno detto i manifestanti. Tre ore di marcia per chiedere ai capi di stato (attesi nella capitale danese alla fine della prossima settimana) 'giustizia climatica'. E anche scontri tra polizia e Black Bloc con quasi mille arresti. Gli agenti mobilitati erano oltre 7 mila. Dovevano garantire il regolare svolgimento di quello che è stato un corteo pittoresco e allegro. Che però è stato turbato da episodi definiti isolati dalle stesse forze dell'ordine, portati avanti dai famigerati black bloc che non hanno perso l'occasione di provocare incidenti. Secondo quanto ha reso noto la polizia in serata, sono state 968 le persone fermate dagli agenti, quasi la metà dei quali proprio 'black bloc'. Quasi tutti sono stati rilasciati nella notte. Solo 13 manifestanti si trovano ancora in stato di fermo, detenute nel centro speciale di Retortvej, istituito in occasione della conferenza. Tre di loro, due danesi e un francese, compariranno oggi davanti ad un magistrato per rispondere dell'accusa di violenza a pubblico ufficiale nei confronti di alcuni agenti di polizia.

Molti, stando alla polizia, sono stranieri. Resta incerta la sorte di un centinaio di dimostranti che, secondo gli organizzatori della manifestazione in serata erano ancora trattenuti in strada "con le manette ai polsi nonostante il freddo intenso". Per questo, gli organizzatori di Climate Justice for Action (Cja), in un comunicato accusano la polizia danese di "violazione dei diritti umani" e di avere effettuato arresti in modo "indiscriminato". Nei tafferugli, un agente è stato colpito da una pietra in volto e un dimostrante si è ferito nel tentativo di far esplodere un petardo. Tante le vetrine infrante. Sassi scagliati contro le finestre e oggetti contro la polizia sono comparsi in mezzo a palloncini colorati, salvagenti che accerchiano palloni del pianeta terra, panda giganti e orsi polari che soffrono il caldo con in testa una fiamma, carrozzine, bambini e famiglie. Una selva di cartelloni con gli slogan più diversi sono stati agitati dai dimostranti: 'Non siamo un Pianeta di serie B', e ancora 'la natura non e' un compromessò. Per tutti una sola richiesta: 'giustizia climatica' e no alle parole inutili. 'Bla..bla..bla, agire ora' scrivono i no global sui cartelli portati a spalla per un percorso lungo sei chilometri.

La manifestazione è partita intorno alle 13.00 quando i primi gruppi di manifestanti hanno cominciato ad affluire a grosse ondate sulla piazza del Parlamento danese, davanti al Christianborg Castle. Un palco ha ospitato alcuni rappresentanti dei 516 gruppi provenienti da 67 Paesi che hanno organizzato la maxi-mobilitazione. Da lì è partito l'incitamento a credere nei diritti ad avere un accordo sul clima. Dal palco è venuto il calore per muovere i primi passi verso il Bella Center, sotto un cielo limpido per la prima volta in sei giorni, ma con una temperatura pungente che fa male a mani, naso e piedi. Ma si parte. Intorno alle 14:30 il corteo si muove. Davanti alla meta del Bella Center - oggi trasformatosi in un vero e proprio 'bunker' - tanto è grande il cordone di sicurezza che é stato predisposto per proteggere la sede del vertice Onu sul clima, il 15/o.

Lungo la strada poliziotti ovunque. Camionette e ambulanze fanno da cornice. A un tratto da questa marea pacifica è partito un tiro di sassi contro la Banca Nazionale e il ministero degli Esteri, il lancio di una molotov, oggetti scagliati contro la polizia. Compaiono i temuti black bloc, i tattici della protesta incappucciati e vestiti di nero. La polizia è pronta, li isola. Un intero gruppo di circa 200 persone è rimasto dal primo pomeriggio fino a tarda sera sorvegliato a vista da una lunga catena di uomini delle forze dell'ordine, messo alle strette e bloccato tra i palazzi e le camionette che facevano da scudo verso il resto della città. I manifestanti ritenuti più violenti sono stati ammanettati e fatti sedere sull'asfalto in fila, uno accanto all'altro. Nessuno ha dato in escandescenza. Tutto ciò mentre il corteo pacifico proseguiva la sua marcia verso il Bella Center. Il muro di poliziotti ha fermato i manifestanti ad almeno un quarto d'ora a piedi dalla sede del vertice. La polizia ha comunicato successivamente di avere attuato una "manovra a tenaglia" per fermarli. Una veglia con candele guidata dal premio Nobel vescovo Desmond Tutu, ha chiuso la giornata.

sabato 12 dicembre 2009

...si vis pacem, para bellum...

2009-12-11 09:11
Il Nobel per la Pace, Oslo festeggia Obama

(dell'inviato Cristiano Del Riccio)
OSLO - Ha affrontato nel modo più diretto possibile Barack Obama, nella grande sala del Municipio di Oslo colma di sovrani, diplomatici, leader politici e stelle di Hollywood, l'evidente contraddizione del capo di una nazione impegnata in due guerre che riceve il Nobel per la Pace. Esistono 'guerre giuste' che vanno combattute (come quella in Afghanistan) proprio per difendere la causa della pace e della sicurezza del mondo, ha affermato Obama dal podio del City Hall dove era entrato accompagnato dallo squillo di quattro trombettieri schierati sotto i grandi murali che adornano la sala che ospitava mille spettatori.

Nel suo discorso Obama ha analizzato con onesta brutalità il problema delle nuove minacce contro l'umanità - dall'estremismo religioso alla proliferazione nucleare - cercando di definire cosa può essere considerata 'guerra giusta'. Ma anche quando un conflitto è inevitabile, ha sottolineato il presidente Usa nel suo discorso di accettazione del premio, vi sono standard morali che vanno rispettati se non si vogliono compromettere "proprio quegli ideali che si cerca di difendere combattendò, una evidente allusione al suo predecessore George W. Bush. "Proprio per questo ho proibito la tortura, ho ordinato la chiusura di Guantanamo ed ho riaffermato l'impegno dell' America nel rispettare le Convenzioni di Ginevra", ha detto il presidente americano. Obama ha dedicato il Premio Nobel alla madre, morta molti anni fa. "Senza di lei, senza l'esempio del suo cuore generoso, non sarei qui", ha detto alcune ore dopo nel brindisi del gala che ha chiuso la giornata. Un altro momento emotivo si era avuto durante il discorso di accettazione di Obama quando la first lady Michelle, in uno splendente vestito giallo, e la sorellastra Maya Soetoro-Ng, che apparivano emozionatissime, ad un certo punto si sono asciugate gli occhi. Anche Valerie Jarrett, la sua imperturbabile consigliera, è stata vista ad un certo punto asciugarsi gli occhi.

Nel suo discorso Obama ha affrontato direttamente un altro motivo di polemica, quello di un riconoscimento prematuro: "accetto questo premio con profonda gratitudine e grande umiltà: sono solo all'inizio, non alla fine, del mio impegno sulla scena mondiale. Paragonato ad altri giganti della storia che hanno ricevuto questo premio - da Martin Luther King a Nelson Mandela - i miei successi sono limitati, ha ammesso il presidente Usa - E vi sono sicuramente altre persone che meritavano più di me questo premio". All'esterno del municipio vi sono sparuti gruppi di dimostranti. Un ambientalista esibisce lo striscione: 'Obama, l'hai vinto, adesso cerca di meritartelo". Le proteste sono continuate anche in serata, dopo la fiaccolata di migliaia di cittadini norvegesi per la vie di Oslo per rendere omaggio al Obama. Un gruppetto di pacifisti ed ambientalisti ha esortato il presidente Usa a ritirare subito le truppe dall'Afghanistan e a combattere il problema del clima con più determinazione. Obama, che ha dedicato gran parte del suo discorso alla definizione di 'guerra giusta' e 'guerra umanitaria', ha detto che in un mondo "dove le minacce sono sempre più diffuse e le missioni sempre più complesse l'America non può agire da sola" e questo è vero in casi come l'Afghanistan. "La pace richiede responsabilità e sacrifici - ha detto - questo è perché la Nato continua ad essere indispensabile, questo è perché bisogna rafforzare le operazioni di pace delle Nazioni Unite". E rende omaggio alla forze di pace che "da Oslo a Roma, da Ottawa a Sydney" sostengono la causa della sicurezza nel mondo. Il discorso di Obam, durato 36 minuti, ed è stato interrotto più volte dagli applausi. Tra i più entusiasti in sala è apparso il divo di Hollywood Will Smith che era accompagnato dalla moglie Jada Pinkett e dalla figlia. Il presidente Usa ha affermato che i regimi che violano le regole "devono pagare un prezzo concreto". Obama ha citato l'Iran e la Corea del Nord e il genocidio nel Darfur, gli stupri sistematici in Congo e la repressione in Birmania. "L'America non ha mai combattuto una guerra contro una democrazia - ha ricordato - e i nostri amici più stretti sono tutti paesi che proteggono i diritti dei loro cittadini". Il capo della Casa Bianca ha detto che l'America sarà sempre al fianco di chi si batte per valori universali, come la leader della opposizione birmana Aung Sang Suu Kyi come "le centinaia di migliaia di persone che hanno marciato in silenzio nelle strade dell'Iran".

Al contempo Obama ha difeso la sua politica di dialogo con i regimi oppressivi: "nessuno di loro seguirà nuove strade se non avrà la scelta di una porta aperta", ha detto il presidente Usa. "Il dialogo di Papa Giovanni Paolo II con la Polonia ha creato spazio non solo per la Chiesa cattolica ma anche per leader sindacali come Lech Walesa", ha ricordato. Ma una pace giusta e durevole oltre a rispettare i diritti civili ed umani delle persone deve anche offrire speranze di sicurezza economica. Una minaccia è rappresentata dal clima: il mondo deve unirsi se vuole evitare conseguenze catastrofiche. Obama ha chiuso il suo discorso condannando l'estremismo religioso di ogni tipo - "che porta ad uccidere nel nome di Dio" - ed esaltando l'opera di leader della non-violenza come Gandhi e Martin Luther King: una strada, la loro, non sempre praticabile. "Ma la loro fede nel progresso umano deve restare la nostra bussola morale - ha detto - perché se perdiamo quella fede, definendola sciocca o naive, allora perderemo ciò che c'é di più bello nell'umanità: il nostro senso di possibilità e di speranza in un mondo migliore". Il presidente Usa ha ricevuto ad Oslo una medaglia d'oro, un diploma ed un assegno da 1,4 milioni di dollari che consegnerà, ha fatto sapere la Casa Bianca, ad organizzazioni benefiche.

...quarant'anni fa, alle 16,37...

Il 12 dicembre del 1969 fino alle 16.37 piazza Fontana a Milano era solo un posto abbastanza anonimo dove passavano i tram. Situata dietro il Duomo con ai lati la Banca Nazionale dell'Agricoltura e l'edificio dell'Arcivescovado e al centro qualche panchina. L'esplosione che trasformò un giorno d'inverno nel nostro primo 11 settembre (in seguito ne abbiamo avuti decine dall'Italicus alla strage di Capaci) sventrò la banca, uccise 17 persone e ne ferì in modo grave un centinaio. Fu un tentativo di colpo di Stato. Nessuno può rispondere con certezza se il tentativo riuscì oppure no. "La situazione che si era creata avrebbe dovuto portare a un colpo di Stato" ha dichiarato in seguito il giudice Gerardo D'Ambrosio che indagò sulla strage. Della stessa opinione fu Aldo Moro che quel giorno disse: "Siamo in guerra" e in seguito aggiunse: "Ci sono tanti modi di fare politica: e tra i tanti c'è anche quello delle bombe". L'allora presidente Saragat voleva proclamare "lo stato di pericolo pubblico" mai adottato nella storia repubblicana. Moro si oppose. Era un possibile "golpe alla greca" dei colonnelli con leggi eccezionali e l'eventuale ricorso a elezioni anticipate. Piazza Fontana è stato un attentato politico, la prova provata è che gli unici condannati sono stati alcuni ufficiali dei servizi segreti italiani. I segreti di Piazza Fontana, condivisi da una parte della classe politica e degli apparati dello Stato, hanno "contaminato" tutta la storia successiva del Paese. L'impunità dei mandanti "ha distrutto la fiducia nello Stato di un'intera generazione di cittadini", secondo le parole di Paolo Emilio Taviani, ministro democristiano dell'epoca.
Le indagini si bloccarono in sostanza nel 1974. Lo Stato impose il segreto politico-militare di fronte all'incriminazione dell'ammiraglio Eugenio Henke, capo del Servizio Informazioni Difesa (SID). Emilio Alessandrini, in seguito assassinato da Prima Linea, che indagava sull'attentato disse al collega D'Ambrosio: "Ci hanno tolto l'inchiesta, ma ci hanno salvato la vita".
Da allora in Italia operano due livelli. Quello dei cittadini normali e uno superiore che decide senza chiedere, che informa senza informare, che non si farà mai processare
"La storia di un Paese in cui è stato assassinato il più importante dirigente industriale, Enrico Mattei, il più importante uomo politico, Aldo Moro, l'uomo delle forze dell'ordine più rappresentativo, il generale Dalla Chiesa, uno dei giornalisti più capaci di penetrare le trame del potere, Mino Pecorelli, uno dei banchieri "cerniera" tra mondo laico e Vaticano, Roberto Calvi, in cui si è tentato di uccidere il papa più eminente del secolo scorso, Giovanni Paolo II - e c'è chi sospetta fortemente dell'uccisione del suo predecessore, Giovanni Paolo I. Come potranno i giovani trovare radici e alimento politico culturale e morale nella nostra memoria se certi suoi nodi irrisolti non vengono sciolti?" Paolo Cucchiarelli.

> Citazioni e riferimenti dal libro: "Il segreto di Piazza Fontana" di Paolo Cucchiarelli, edizioni Ponte alle Grazie

venerdì 11 dicembre 2009

...e la lotta continuerà...


...all'orizzonte, seminascosti nella nebbia di questa fine autunno, si intravedono i resti del nemico sconfitto, forse ancora pronti a dare battaglia: occorre mantenere la guardia alzata e stare pronti a colpire ancora ed ancora fino al suo annientamento totale: la prossima settimana, dopo una marcia di avvicinamento, si potrà constatare l'entità del pericolo; nel frattempo si sta in attesa, e le ore corrono veloci...

mercoledì 9 dicembre 2009

...una carezza per Kelly...

...Alle 8 di questa sera una chiamata da Sandro, mio nipote: ultimi accordi per domani, appuntamento alle 07.00 circa per la visita di Ivan; mi dice che Roby ha trovato lavoro in una pizzeria, sia pure solo per queste feste, e poi, con finta indifferenza, che Kelly, la cagnetta più giovane è morta nella notte, secondo il veterinario per gastroenterite...rimane Kira, la più vecchia e se ne va questa lupacchiotta di tre anni...la morte lascia sempre un segno in noi, profondo, sia che riguardi noi umani che i nostri amici animali, esseri semplici ma insostituibili per l'affetto che ci donano ogni giorno senza nulla chiedere...
Ciao Kelly, corri felice nel tuo paradiso, accanto al piccolo Charlie, Lupa, Johnson e gli altri che ti hanno preceduto e non dimenticatevi delle mie carezze...

lunedì 7 dicembre 2009

...da Libero news...

Russia e India insieme contro mutamenti climatici

COPENAGHEN - Russia e India hanno lanciato un appello comune per "una azione internazionale immediata per il controllo sui mutamenti climatici". In una dichiarazione congiunta adottata a Mosca dal presidente russo Dmitri Medvedev e dal premier indiano Manmohan Singh si sottolinea la volontà dei due Paesi a "continuare il lavoro costruttivo allo scopo di favorire il successo della Conferenza dell'Onu sul clima a Copenhagen, in conformità ai principi e alle tesi della Convenzione dell'Onu sui cambiamenti climatici e al 'Piano d'azione di Balì, ma anche tenendo conto del principio della responsabilità comune ma differenziata e delle rispettive possibilità dei diversi stati".

200 MLD DI DLR L'ANNO PER IL SUCCESSO DELLA CONFERENZA
Ammonta a 200 miliardi di dollari l'anno da destinare, a partire dal 2020, ai Paesi in via di sviluppo, la somma di denaro che i Paesi sviluppati dovrebbero spendere per assicurare il successo del vertice di Copenaghen. A fare la stima sono state le organizzazioni Oxfam International e Ucodep (Unità e Cooperazione per lo Sviluppo dei Popoli) nel giorno di apertura della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima di Copenaghen.

Secondo Oxfam e Ucodep, è necessario un fondo globale di 150 miliardi di dollari l'anno a partire dal 2013, per poi arrivare almeno a 200 miliardi entro il 2020. La quota iniziale che Usa e Ue dovrebbero versare è di 50 miliardi di dollari l'anno ciascuno. "Raggiungere il successo a Copenaghen costa 200 miliardi di dollari: una cifra che aiuterà le popolazioni più povere ad adattarsi ai cambiamenti del clima - ha spiegato Antonio Hill, esperto di Oxfam International - noccioline se confrontate con gli 8.400 miliardi di dollari per salvare le banche".

Alcuni grandi Paesi in via di sviluppo, come l'India, vogliono impegnarsi nel ridurre le emissioni, a patto che i paesi industrializzati forniscano il sostegno necessario. Secondo Oxfam e Ucodep, a Copenaghen gli Usa hanno l'opportunità di contribuire al processo annunciando un consistente pacchetto di aiuti finanziari per il clima. Mentre l'Ue può contribuire a cambiare le cose, annunciando la volontà di anticipare la sua quota dei fondi per il clima. "Non basta essere presenti alla conferenza - ha dichiarato Elisa Bacciotti, portavoce di Oxfam International e Ucodep - occorre anche la volontà politica di prendere degli impegni chiari per aiutare i Paesi in via sviluppo a fronteggiare la crisi climatica".

domenica 6 dicembre 2009

...da Libero news...

No B-Day Bersani "Una buona giornata"


ROMA - Il compito del Pd è di "mettere in comunicazione" le "energie nuove" viste ieri al No B day, con tutte le forze che vogliono l'alternativa. Lo ha detto Pierluigi Bersani, segretario del Pd, al Tg3. Bersani ha detto di non essere pentito di non aver fatto partecipare ufficialmente il Pd alla manifestazione: "sono convinto della nostra scelta" "E' stata una buona giornata - ha aggiunto - che ha mostrato una energia nuova. Ora il compito del Pd è mettere in comunicazione queste e tutte le altre forze che vogliono una alternativa. Ci siamo stati - ha concluso Bersani - e il nostro compito è di mettere in comunicazione queste energie".

Della manifestazione ha parlato anche il presidente dell'Italia dei Valori Felice Belisario: "La piazza viola, con le centinaia di migliaia di giovani e di famiglie, ha sfilato in maniera determinata ma pacifica. Da ieri fare opposizione in Parlamento e nel Paese sarà più facile per il centrosinistra e per l'Italia dei Valori perché sappiamo di avere alle nostre spalle un popolo intero che sostiene il nostro operato". "Con la piazza di ieri - ha aggiunto - abbiamo chiesto le dimissioni di Berlusconi per la sua incapacità di risolvere i problemi del paese e per impedire che la sua azione, in costante conflitto di interessi, possa servire solo a risolvere i suoi problemi personali con le solite leggi ad personam a cui ci opporremo sempre".

IERI LA MANIFESTAZIONE, "SIAMO PIU' DI UN MILIONE"

di Giovanni Innamorati

ROMA - I partiti di opposizione scavalcati dalla piazza, dove si vedono tantissimi giovani che invece sono sempre piu' rari nelle sedi dei movimenti politici. Questo l'aspetto piu' vistoso del 'No B Day', la prima manifestazione mai convocata in Italia via web, senza l'appoggio di apparati organizzativi di partiti o sindacati. Una manifestazione con un unico messaggio espresso insieme con rabbia e allegria: ''Berlusconi vada a casa''. Proprio il manifesto lanciato su Facebook a ottobre per convocare la manifestazione mostra tutto l'approccio impolitico dell'iniziativa: ''non ci interessano le conseguenze delle dimissioni di Berlusconi; l'importante e' che si dimetta subito''.

Ed ecco che i partiti di opposizione oggi si sono dovuti accodare. Gli organizzatori hanno parlato di oltre un milione di presenti. la Questura di 90 mila. Quel che e' certo e' che hanno riempito piazza San Giovanni. I manifestanti hanno applaudito tutti quelli che hanno sfilato nel corteo con loro, da Di Pietro a Rosy Bindi, da Paolo Ferrero a Oliviero Diliberto, da Nichi Vendola ad Angelo Bonelli dei Verdi. Le polemiche per la mancata presenza ufficiale del Pd, sollevate da Idv e dagli altri partiti di sinistra, si e' vista quindi solo nel retropalco piu' che nella piazza, che aveva solo voglia di gridare assieme ''Berlusconi dimettiti'' come e' stato ritmato piu' volte. Pier Luigi Bersani, alla fine, ha inviato la 'pasionaria' Rosy Bindi, festeggiatissima dai manifestanti: ''abbiamo perso tre settimane a litigare con Di Pietro - sospira Pippo Civati - e a dividerci tra noi sul nulla''. Di Pietro, sempre attorniato dalle telecamere, ha attaccato il governo a testa bassa (''e' mafioso, fascista e piduista'') ma non e' riuscito a monopolizzare l'iniziativa. Paolo Ferrero analizza cosi' la paura del Pd per questa piazza: ''hanno una concezione vecchia, in cui i partiti hanno il monopolio della politica. Ma ormai non e' piu' cosi', e il primo compito dei partiti e' ascoltare la societa'''.

Cosi' in molti hanno evitato di fare dichiarazioni, sottolineando piuttosto di voler ascoltare la piazza: da Dario Franceschini a Fausto Bertinotti. La prima sfida per il centrosinistra consiste ora nel proporre a questa piazza un'offerta politica adeguata. La seconda sfida e' costituita dalla massiccia presenza di giovani in quella che Ferrero ha definito ''una manifestazione generazionale, convocata con mezzi generazionali''. Sono passati solo otto anni dal 2001 e i Girotondi sono gia' archeologia.

S.BORSELLINO,BERLUSCONI E SCHIFANI SONO VILIPENDIO
"Il vero vilipendio è che persone come Schifani e Berlusconi occupino le istituzioni. Schifani non vuole chiarire i rapporti avuti con la mafia nel suo studio professionale". Lo ha detto Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, in un intervento alla manifestazione del No B Day, interrotto più volte dall'ovazione della folla.

MONICELLI, MANIFESTAZIONE BELLA E GIOVANE
"Questa è una manifestazione bella perché è giovane, non c'é cupezza, non c'é aria di sconfitta", ha detto Mario Monicelli, giaccone bianco, sciarpa viola e coppola, intervenendo sul palco. "Tenete duro, viva voi, viva la vostra forza, viva la classe operaia, viva il lavoro" ha aggiunto. Secondo il regista, "dobbiamo costruire una Repubblica in cui ci sia giustizia, uguaglianza, e diritto al lavoro, che sono cose diverse dalla libertà".

LA DIRETTA SULLA TV DANESE - Il No B day trasmesso in diretta dalla Tv danese, oltre che da Rainews 24, Sky Tg24, Red Tv e You Dem. "Possiamo essere soddisfatti - ha detto Gianfranco Mascia, uno degli organizzatori - del fatto che ci sarà la diretta di una rete televisiva pubblica nazionale: quella Danese. Infatti abbiamo saputo che il canale televisivo pubblico della Danimarca ha deciso di mandare in onda non solo P.zza San Giovanni, ma seguirà tutto il corteo. Una bella dimostrazione di democrazia nei confronti di chi - alla RAI - ha preferito non concedere la diretta TV".

venerdì 4 dicembre 2009

...Leukomed T...

Una stanza d'ospedale, forse sei x cinque, di servizio, ingombra di carrelli carichi di garze, tintura di iodio, bende, e poi strumenti strani, il cui unico segno di vita è un led verde che si ostina a splendere, e poi contenitori di vetro issati su trespoli a raggiera, muniti di ruote, ed Elisa collegata a una flebo, e poi ad un'altra, in attesa di un esame importante...ultimi strascichi, speriamo, di una battaglia durissima, vinta.

giovedì 3 dicembre 2009

At the end of everything

I walked trough the mists of my mind
I fought against the demons of the past
What I discovered after that is a love that doesn't last
Which can be pushed away by a lightly wind

I'll tell the truth, nothing is alright,
but if you trust in me everything will find a way,
we can do it somehow, now, tomorrow or a far day,
we can love us as long as last the night

The only thing we should find is an hope for tomorrow,
I don't care of the next death coming
as the only thing I want now is to heal your inner sorrow

love me as it could be possible as if this love lasted forever,
believe me, star the sky and with your hardest scream,

CRY,
cry and give me your anger, love me now and ever...