sabato 13 dicembre 2025

... manca un Ardoino! ...

OFFERTA DA 1 MILIARDO PER LA JUVE. LA MORTE PER IL TORO 


Quello che vedete nella foto è Paolo Ardoino, 41enne imprenditore italiano e CEO di Tether, il colosso delle stablecoin che domina il mondo delle criptovalute. Con un patrimonio personale stimato in miliardi di dollari, Ardoino è ormai uno degli uomini più ricchi e influenti del settore tech-finanziario globale.Da tifoso juventino di lunga data (ha spesso citato idoli come Alessandro Del Piero come fonte della sua passione), ha guidato Tether in una progressiva scalata azionaria nella Juventus: partita con una quota minoritaria iniziale, è arrivata oggi a circa l'11-12% del club. Il 12 dicembre 2025, Tether ha presentato un'offerta vincolante e non sollecitata per acquisire l'intera quota di Exor (la holding della famiglia Agnelli-Elkann, che detiene il 65,4%), valutando il club intorno a 1,1 miliardi di euro, con l'impegno aggiuntivo di investire direttamente 1 miliardo nel rafforzamento della squadra e nello sviluppo societario. Exor ha risposto con un secco rifiuto: la Juventus "non è in vendita", ribadendo il legame familiare centenario con il club. Tuttavia, non si esclude una futura partnership commerciale o collaborazioni strategiche, dato che Tether ha già un rappresentante nel CdA bianconero, mentre molti pensano che presto gli Elkann molleranno l'osso..La trattativa, per ora bloccata, evidenzia comunque un punto: quando un tifoso appassionato raggiunge un successo economico straordinario, la sua squadra del cuore diventa una priorità. Ardoino ha cresciuto la sua passione seguendo epoche d'oro con campioni come Del Piero, Deschamps, Zidane, Buffon e tanti altri che hanno reso la Juve un simbolo di ambizione e vittorie, anche a qualsiasi costo. Quella fedeltà, nutrita da trofei e momenti indimenticabili, lo ha spinto a investire centinaia di milioni per "riportare la Juve alla gloria che merita", come ha dichiarato lui stesso. E qui arriva il confronto doloroso con il Torino. Immaginate la situazione opposta: un club come il nostro, guidato da oltre 20 anni da Urbano Cairo, che ha portato a un'era di mediocrità cronica, con risultati sportivi deludenti e una gestione orientata più ai bilanci che alle ambizioni. I giovani tifosi granata degli anni '90 hanno vissuto per un breve periodo l'entusiasmo di giocatori come Lentini, Cravero, Casagrande o Policano, ma poi è arrivato un ventennio di delusioni, con gli ultimi 15-20 anni di puro "piattume": un solo derby vinto (e regalato dagli avversari), rare qualificazioni europee svanite rapidamente, e sconfitte umilianti come il 7-0 dal Milan, il 7-0 dall'Atalanta o le 5 pappine dal Como, o la vittoria di Bilbao.A cosa può affezionarsi un nuovo tifoso granata oggi? Alle lacrime di Vives? Ai comunicati al vetriolo di Di Michele? Alle proteste sterili fuori dallo stadio? Alle marce? A un cammino in Coppa Italia che non vede una semifinale da oltre 30 anni? A una politica di mercato che ha sacrificato ogni potenziale bandiera (da Buongiorno a Belotti, passando per tanti altri) sull'altare dei bilanci, che peraltro continuano a essere in rosso?Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il Torino sta perdendo appeal tra le nuove generazioni. Secondo indagini recenti (StageUp-Ipsos 2025), i tifosi granata stimati sono scesi a circa 409.000, con un calo dell'11-12% in un solo anno – un trend in discesa da tempo, aggravato da una media spettatori allo stadio in forte flessione (da oltre 24.000 a circa 21-22.000 a partita nella stagione in corso). I nuovi tifosi nascono quasi esclusivamente dalle famiglie storiche: i figli di chi già tifa Toro. Ma senza vittorie, personaggi, emozioni forti o un progetto ambizioso, questo passaggio generazionale si sta interrompendo. I giovani preferiscono squadre che trasmettono successi, identità vincente o almeno speranze concrete.Per questo, il Toro rischia di non produrre mai più un "Ardoino granata": non solo un miliardario appassionato pronto a investire tutto per rilanciare il club, ma persino un imprenditore visionario con risorse, idee fresche e vera volontà di cambiare le cose. Dopo Cairo, è realistico l'arrivo di gestori freddi e speculativi, più interessati a mantenere lo status quo che a sognare in grande. Che il Toro sia morto viene ripetuto più volte perché ormai è oggettivo, eppure una fiammella di speranza esiste sempre. Ma a coltivarla dovrebbe essere una persona che realmente ama questo club e che non passa un mese a limare i dettagli per comprare Salvatore Lanna dal Chievo o Vanoli dal Venezia per risparmiare duecentomila euro. 
 Per questo siamo finiti. 

Buon toro-cremonese a tutti.

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