lunedì 30 novembre 2015

... fine mese di m. ...

... considerazioni inattuali ...

... prendo a prestito il titolo dell'opera in immagine per evidenziare la mia frustrazione per dei progetti di permanenza al mare, miseramente falliti contro un gradino di marciapiede in quel di Alassio ...

giovedì 26 novembre 2015

lunedì 23 novembre 2015

domenica 22 novembre 2015

... Voltaire ...

Un caso, certo, ma un caso amaro, macabro ha voluto che le vittime di Parigi fossero massacrate dai fanatici integralisti dell’Is proprio nei pressi del Boulevard intitolato a Voltaire, al maestro della tolleranza, al filosofo simbolo di quella filosofia basata sui lumi della ragione, che è il più bel regalo che la Francia ha fatto all’Europa e al mondo. Regalo che ora rischia di finire in cantina ad ammuffire tra polvere e ragnatele, scartato perché inutile. Loro con le loro tute nere che li rendono indistinguibili e i loro kalashnikov che li rendono terrificanti, non ragionano: sono in missione per conto di Dio, devono purificare il mondo sterminando gli infedeli, il loro martirio sarà premiato in paradiso.L’unico infedele buono è l’infedele morto (vi ricorda niente?), quindi non c’è da fare distinzioni. Invocano Allah misericordioso, ma giustamente loro misericordiosi non sono. Non è la parte che tocca a loro, quella della misericordia. Fanatici, integralisti, spietati, barbari, alla loro volontà di sterminio e annientamento noi, a quanto pare, non possiamo rispondere che con una volontà di guerra uguale e contraria come intenzioni distruttive. E noi? Noi stiamo ragionando? Non mi sembra razionale la retorica ipocrita che ci inonda, le candele, i fiori e le bandiere non mi bastano, confesso che le esortazioni dei nostri leader a mantenere la calma, a far loro vedere che siamo capaci di continuare a vivere secondo i nostri valori, mi sembrano poco più che dei bla-bla-bla. Non perché non esprimono un dolore e una preoccupazione autentici, ma perché nascondono e confondono due o tre dati di fatto, dai quali il fanatismo integralista prende le mosse, ma che non sono opera dei barbari dell’Is. Sono fatti compiuti da noi. Abbiamo massicciamente rimosso le vicende del colonialismo dalla nostra memoria e dalle nostre storie di europei, senza aver mai fatto fino in fondo i conti dei costi e dei benefici economici e culturali che esso ha portato e a chi; poi abbiamo fatto arrivare in massa gli ex-colonizzati per colmare i vuoti che la nostra stentata capacità riproduttiva ha creato nel nostro mercato del lavoro, ma non li abbiamo mai integrati veramente: si chiama pudicamente ‘problema delle periferie’ (consiglio la visione del film La haine – L’odio (Kassovitz 1995) per capire meglio come pensano i ragazzi della banlieu parigina). Poi siamo andati a casa loro a portargli la democrazia con la violenza, giustificandoci con bugie (vi ricordate le armi chimiche di Saddam?) talmente grossolane che non le direbbe un bambino di otto anni. Non è mia intenzione coltivare né l’arte del mea culpa né l’arte della giustificazione pseudobuonista degli altri. Gli uomini che hanno compiuto il massacro di Parigi sono degli assassini. Voglio solo proporre due temi su cui riflettere. Si misura ormai in decenni, se non in secoli, l’arco temporale durante il quale in Medio Oriente si sono prodotti assassinî di massa, stragi, massacri, esodi, fughe e tutto quello che di feroce l’umana fantasia ha saputo inventare. E con tutti i nostri bei valori di cui siamo così fieri, noi abbiamo abbondantemente contribuito a tutto ciò. Se ora volessimo davvero agire secondo i nostri valori – il più importante dei quali non è la tolleranza, né la misericordia, ma l’uso della ragione – dovremmo inventarci una politica mondiale di produzione e distribuzione delle energie, in primo luogo del petrolio e del gas, che favorisse la cooperazione e la mediazione e tenesse sotto controllo i motivi di conflitto. La medesima cosa bisognerebbe fare per la produzione e il commercio delle armi, magari con una politica premiale per le grandi imprese produttrici di morte che riconvertissero la loro produzione in qualcosa non letale e possibilmente più utile. Infine bisognerebbe avere sistemi educativi che bilanciassero la innata (?) propensione umana al fanatismo con la dimostrazione empirica che nessun essere umano possiede o ha mai posseduto o mai possederà la verità assoluta e che coloro che sostengono di possederla perché gliel’ha rivelata Dio, hanno trovato una mediocre e traballante giustificazione. Tanto traballante che per farla accettare da secoli viene imposta con le armi, con i roghi, con gli ostracismi, con le condanne e le esclusioni. Sono consapevole che le mie sono proposte razionali, sì, ma dati i tempi, piuttosto utopiche. Ma se non possiamo parlare di politiche energetiche eque, di controllo del mercato delle armi e di critica delle religioni, sarebbe meglio che stessimo zitti. Non lo dico io; l’avrebbe detto Voltaire, lo ha detto Wittgenstein; e non erano due scemi. ilfattoquotidiano.it, 20 novembre 2015 Amalia SignorelliIsisOccidentescorrimentoterrorismo     

... messaggio a l'isis (minuscolo) ...

L'ISIS MINACCIA "PRENDEREMO ROMA ". LE RISPOSTE DEI ROMANI : 1. NUN PIJATE ER RACCORDO CHE RESTATE IMBOTTIJATI.. 2. SE TE PORTI VIA MJ MOJE A CROCE CEL'HAI TU A VITA.. 3. PERÒ VENITE COI BARCONI SENNO NUN VE FANNO ENTRA'... 4. PIJATEVE MI SOCERA, VE PREGO... 5. RICORDATEVE CHE IN ZTL SE ENTRA SOLO DOPO E 19.. 6. NUN FATE VIA NAZIONALE CHE È PIENA DE BUCHE... 7. ....E NOI METTEMO ROSY BINDI A GUARDIA DE LA CITTÀ.... 8. TEMPO MEZZ'ORA DIVENTENO ROMANI E PENSANO " VABBE MA MO SE DOVEMO METTE A TAJA CAPOCCE? MA A CHI JE VA..O FAMO DOMANI.. 9. ROMA NUN SE TOCCA..PIJATEVE A LAZZIO! 10. A ROMA C'È SOLO 'N CALIFFO..ER MITICO FRANCO !!!..... 11. NUN VE SCORDATE LOTITO... 12. OCCHIO NE LA METRO CHE VE SE 'NCULANO LA BORSA CO LE BOMBE... 13. MA CHI VE CREDETE DA ESSE??!! A BANDA DE LA MAJANA ??!! 14. ...NUN HO CAPITO...MA QUANNO SE PAGA STA ISIS? 15. VE CE VOJO CO LI CAMMELLI SUI SAMPIETRINI ! 16. SE VENITE A ROMPE LI COJONI NUN VE COMPRAMO PIÙ ER KEBAB

martedì 17 novembre 2015

... un mazzo di chiavi ...

... cosa c'è di più banale di un mazzo di chiavi? ... eppure oggi la consegna al nuovo proprietario delle chiavi dell'appartamento di mia madre ha segnato la fine di un ciclo, lungo ben 60 anni, da quel lontano 1955, in cui un piccolo, ignaro delle vicende successive, sgambettava, salendo quelle scale ancora in costruzione ...

lunedì 16 novembre 2015

sabato 14 novembre 2015

... in lutto ...

... in lutto per una città, per una nazione, per l'Europa, per la nostra libertà, per la democrazia ...

... la mia cara Parigi ...

... la mia cara Parigi, la città che amo sopra ogni altra, ha subito ancora una volta lo sfregio di un'orda di bestie assassine, è stata violentata da un branco di bruti che io mi rifiuto di chiamare uomini ... fino a quando dovremo subire la vergogna di questi attacchi e quando verrà deciso finalmente di ricacciare all'inferno questi zombie ...

venerdì 13 novembre 2015

... ultima visita ...

... oggi, ultima mia visita ad un appartamento vuoto, quello di mia madre ... ed al momento di uscire, qualcosa che mi trattiene in quelle stanze, sequenze di immagini di una vita passata, mentre il futuro è lì, visibile, oltre quello squarcio ...

mercoledì 11 novembre 2015

... é tornata l'estate? ...

... oggi è il giorno dedicato a San Martino, l'estate di San Martino appunto, ma quest'anno permane su di noi un caldo strano, fuori stagione e che si prolunga ormai da vari giorni ...

domenica 8 novembre 2015

... sinistra italiana ...

... è nata una nuova sinistra ... mah?! ...

sabato 7 novembre 2015

... ohhhhh! ...

... il mio nuovo telefono ...

mercoledì 4 novembre 2015

lunedì 2 novembre 2015

... Pier Paolo Pasolini ...

Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum". Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli. Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari. Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il '68 non è poi così difficile. Tale verità - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all'editoriale del "Corriere della Sera", del 1° novembre 1974. Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi. Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi. A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale. Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi. Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui è fatto - dalla possibilità di avere prove ed indizi. Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi. Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi. Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia. All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici. Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici" è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere. Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano. È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche. Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario - in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un "Paese separato", un'isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe però in realtà una "alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro. Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo. La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività. Inoltre, concepita così come io l'ho qui delineata, credo oggettivamente, cioè come un Paese nel Paese, l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere. Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch'essi come uomini di potere. Nel caso specifico, che in questo momento così drammaticamente ci riguarda, anch'essi hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l'intellettuale viene meno a questo mandato - puramente morale e ideologico - ecco che è, con somma soddisfazione di tutti, un traditore. Ora, perché neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verità politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com'è del resto normale, data l'oggettiva situazione di fatto. L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento. Lo so bene che non è il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. Non è diplomatico, non è opportuno. Ma queste categorie della politica, non della verità politica: quella che - quando può e come può - l'impotente intellettuale è tenuto a servire. Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana. E io faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista. Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento - deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi. Probabilmente - se il potere americano lo consentirà - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato. ... per ricordare un intellettuale grande come lui, niente di meglio che riprodurre un suo articolo comparso sul Corriere della Sera, piccolo omaggio di un suo "fan" che confessa la sua ignoranza ed insieme la sua voglia di approfondire ...

... 2 novembre ...

... un pensiero per i nostri cari ed una preghiera per le loro anime ... ed una richiesta di aiuto per noi, che continuiamo il nostro cammino quaggiù ...

domenica 1 novembre 2015

... novembre ...

... ed ecco novembre, mese ... in movimento! ...