lunedì 30 marzo 2009

...da Liberazione - lunedì 22 Settembre 2008...


Il berlusconismo non è fascismo è dittatura del semiocapitale.
E cosa induce l'ottimo Cacciari a garantire che l'Italia non sarà trascinata a combattere per il solito vincitore, che poi, strada facendo diventa lo sconfitto? Perché insistere a chiederci se si tratta o no di fascismo? Quello prodotto da trent'anni di bombardamento televisivo è probabilmente peggio del fascismo storico, perché non si fonda sulla repressione del dissenso, non si fonda sull'obbligo del silenzio, ma tutto al contrario, si fonda sulla proliferazione della chiacchiera, sull'irrilevanza dell'opinione e del discorso, sulla banalizzazione e la ridicolizzazione del pensiero, del dissenso e della critica. Il totalitarismo di oggi non è fondato sulla censura del dissenso ma su un immenso sovraccarico informativo, su un vero e proprio assedio all'attenzione. Non si può in alcun modo assimilare l'attuale composizione sociale del paese con la composizione sociale, prevalentemente contadina e strapaesana dell'Italia degli anni Venti. Nei primi decenni del secolo ventesimo, il modernismo futurista dei fascisti introduceva un elemento di innovazione e di progresso sociale, mentre oggi il regime forzitaliota non porta dentro di sé alcun germe di progresso, e la sua politica economica si fonda sulla dilapidazione del patrimonio accumulato nel passato. In questo Asor Rosa ha visto giusto. Il fascismo è un fenomeno di modernizzazione totalitaria, il berlusconismo è un fenomeno di devastazione della civiltà sociale della modernità. Mentre il fascismo avviò un processo di modernizzazione produttiva del paese, il regime forzitaliota ha dissipato le risorse accumulate dal paese negli anni dello sviluppo industriale, come aveva fatto Carlos Menem in Argentina nel decennio che ha preceduto il crollo di quell'economia e di quella società. Ma questo carattere dissipativo è perfettamente coerente con la tendenza principale che si manifesta nel pianeta nell'epoca neoliberista.Il capitalismo moderno era fondato su alcune regole direttamente riconducibili all'etica protestante. Regole su cui si fondava la fiducia, elemento decisivo dell'economia borghese moderna. Ma ora la forma weberiana dello sviluppo si esaurisce per il capitalista post-borghese il quale sa che il credito non dipende dai valori protestanti dell'affidabilità, dell'onestà, della competenza, ma dal ricatto, dalla violenza, dalla protezione familiare e mafiosa. Non si tratta di una temporanea caduta del rigore morale, di un'ondata di corruzione. E non si tratta neppure di un fenomeno di arretratezza. Si tratta di un mutamento della natura profonda del processo di produzione. La determinazione del valore ha perduto la sua base materiale, oggettiva (il tempo di lavoro socialmente necessario, come dice Marx), e ora dipende dal gioco di simulazione linguistica, dei media, della pubblicità, della produzione semiotica, ma anche dalla violenza.Ecco allora che la prospettiva in cui vedemmo l'Italia nella passata epoca moderna ora si ribalta: proprio ciò che aveva fatto dell'Europa meridionale controriformata un luogo arretrato, ora ne fa laboratorio delle forme di potere postmoderno. Proprio ciò che aveva messo l'Italia alla retroguardia dello sviluppo capitalistico moderno, diviene il motivo della sua capacità di anticipazione. Proprio perché predomina la cultura del familismo immorale, della violenza mafiosa e del raggiro mediatico, negli anni Novanta di Berlusconi l'Italia diviene il laboratorio culturale e politico del capitalismo criminale iperliberista. La scarsa penetrazione dell'autorità statale nelle pieghe della società e dell'economia è sempre stata considerata un fattore di arretratezza e di debolezza, ma il neo-liberismo ha creato una situazione in cui gli interessi privati, gli interessi di famiglia e di clan prevalgono sugli interessi pubblici. In nome di un'ideologia della libera impresa e del libero mercato si è in effetti aperta la strada a una sorta di privatizzazione dello stato. La macchina statale non è stata ridimensionata, ma si è messa al servizio di interessi di famiglia. Questo processo non si è svolto solamente in Italia, ma qui le condizioni culturali erano particolarmente ben predisposte. La deregulation economica ha liberato immense energie produttive, e al tempo stesso ha indebolito o distrutto le difese che la società moderna aveva costruito per proteggersi dall'aggressività predatoria del capitale. Come al capitalismo proprietario si addiceva il decoro gotico e severo, così al capitalismo finanziarizzato si confanno sembianze barocche. A partire dagli anni ottanta, lo spirito barocco della Controriforma, che aveva impacciato le società meridionali fino a tutto il novecento, non è più un elemento di arretratezza. Il borghese moderno era legato alla sua impresa perché le macchine, i luoghi, i lavoratori dell'industria erano la sua proprietà. Il capitalismo virtuale separa la proprietà dall'impresa, l'impresa si finanziarizza e si immaterializza. La corporation globale può spostare il suo investimento in pochi istanti senza render conto ai sindacati, alla comunità, allo stato. Il capitale non ha più alcuna responsabilità verso la società, e ormai, come abbiamo visto nel caso Enron, neppure nei confronti dei suoi azionisti. L'etica protestante non è più redditizia. E' molto più efficace l'etica della compromissione mafiosa, del ricatto e dello scambio illegale. Nel processo di globalizzazione l'Italia non è sfavorita dall'illegalismo e dall'immoralità della sua nuova classe dirigente, come la sinistra moralista paventa. Al contrario, l'Italia diviene il paese nel quale la dittatura tardo-liberista meglio può svilupparsi. Qui il regime incorpora comportamenti del fascismo (la brutalità poliziesca, che abbiamo visto a Genova nel 2001, l'irresponsabilità che portò l'Italia di Mussolini alla guerra catastrofica del 1940-45, il servilismo che ha sempre caratterizzato la vita intellettuale italiana). Incorpora caratteristiche proprie della mafia (il disprezzo per il bene pubblico, la tolleranza per l'illegalità economica). Ma non per questo è una riedizione del regime fascista né come un sistema di mafia. Neoliberismo aggressivo e media-populismo sono i suoi ingredienti decisivi, ed esso funziona obiettivamente come laboratorio delle forme culturali e politiche che accompagnano la formazione del semiocapitale.

domenica 29 marzo 2009

...ancora senza commenti...da LIBERO News


NASCE PDL, GUIDERA' TERZA RICOSTRUZIONE ITALIA
di Milena Di Mauro-ROMA -
Acclamato presidente del Pdl, come primo atto Silvio Berlusconi proclama che si battera', con o senza il consenso dell'opposizione, per ammodernare la Costituzione, dando al premier (quindi, oggi, a se' stesso) ''poteri veri'' e non ''finti'', come quelli che attualmente ha. Subito dopo il Cavaliere getta il guanto della sfida al segretario del Pd Dario Franceschini, che gli contesta la candidatura alle Europee: ''Io mi candido, come deve avere il coraggio di fare un vero leader che chiama a raccolta dietro alla sua bandiera la sua gente. Sarebbe bene, se anche a sinistra ne esistesse uno, che facesse altrettanto''. Ecco dunque il Cavaliere sventolare il vessillo bianco del Pdl, investire con il suo spadone del titolo di ''missionari di liberta'' i 6000 delegati, porsi a capo del suo popolo per la battaglia delle battaglie: cambiare l'Italia e la Costituzione. ''Se sulle riforme ci sara' un atteggiamento di confronto, di concorso delle opposizioni - dice Berlusconi - saro' il primo a rallegrarmene e a darne atto ai leader della minoranza. Ma nel frattempo la nostra maggioranza e il Popolo della Liberta' non possono sottrarsi al dovere di fare la loro parte, sciogliere questo nodo, nelle forme costituzionalmente previste, e offrire agli italiani la soluzione per un governo che governi e un Parlamento che controlli''. Del resto, per il premier, l'opposizione ha ben poco da applaudire, oggi, a chi chiede riforme. Fu proprio una ''sinistra irresponsabile'' a dire prima si' e poi ad ''impedire'' le riforme, con il suo 'no' al referendum del maggio 2006 e con ''ridicole accuse di regime e di attentato alla democrazia''. Fini' nel cestino cosi' la riforma costituzionale del centrodestra ed i poteri piu' forti per il premier in essa previsti. Percio', dopo l'esperienza negativa del passato, per Berlusconi ''c'e' molto da dubitare sulla serieta' della nostra controparte''. Tra le riforme da fare subito quella ''non piu' rinviabile'' dei regolamenti parlamentari. Una riforma che ''non mortifichera' il Parlamento, ma gli restituira' la sua piena dignita' e la possibilita' di votare provvedimenti con una urgenza imposta non dai decreti del governo, ma dalle circostanze''. Poi, c'e' il federalismo che ''non e' un tributo a Bossi''. Berlusconi promette che le risorse risparmiate verranno usate per ''ridurre le tasse''. Nel compito di ammodernamento delle istituzioni, comunque ''Parlamento e governo dovranno fare ognuno la propria parte, rispettare ciascuno il proprio ruolo''. Berlusconi ha quindi ben chiaro che ''naturalmente non spetta al governo cambiare i poteri del premier''. L'esecutivo ha altre 'mission'. ''Porteremo l'Italia fuori dalla crisi senza lasciare indietro nessuno, e difenderemo democrazia e liberta''', promette ad esempio il premier, riepilogando lo ''straordinario complesso delle cose fatte dal governo'' ma ben sapendo che ''cambiare l'Italia va oltre questo''. Solo sulle riforme il Cavaliere risponde agli urgenti quesiti posti ieri da Gianfranco Fini, che oggi non e' venuto ad ascoltarlo. Quando Berlusconi dice che ''Fini ha ragione'' non e' per rispondergli su referendum, biotestamento, laicita', stato etico, immigrazione. Su tutto cio' il premier glissa. Ma al ''caro Gianfranco'' riconosce di aver colto nel segno parlando della sua ''lucida follia'', che oggi porta al Pdl. Un partito ''oggi al 44%, che si candida a raggiungere il 51%, e punta ad essere il primo gruppo del Ppe'', una forza ''moderata, liberale, nazionale, riformista, intorno alla quale ruotera' la politica italiana dei prossimi decenni''. Un partito dove, assicura Berlusconi, ''in spirito unitario e senza mai essere correntismo'' avranno pieno titolo dibattito politico, confronto di idee e pluralismo ''vero lievito della democrazia''. E per smentire che il Pdl sia stato concepito solo per celebrare il culto del Capo, Berlusconi garantisce: ''Durera' nel tempo, sopravvivera' ai suoi fondatori''. Perche' oggi si scrive ''una pagina di storia''.

giovedì 26 marzo 2009

...Una bella canzone di Marco Masini...


E’ un Paese l’Italia dove tutto va male
Lo diceva mio nonno che era un meridionale
Lo pensavano in tanti comunisti presunti E no…
E’ un paese l’Italia che governano loro
Lo diceva mio padre che c’aveva un lavoro
E credeva nei preti che chiedevano i voti Anche a Dio!
E’ un paese l’Italia dove un muro divide a metà
La ricchezza più assurda della solita merda
Coppie gay dalle coppie normali
E’ un paese l’Italia… che rimane fra i pali Come Zoff!
E’ un paese l’Italia di ragazze stuprate
Dalle carezze di un branco cresciuto
Dentro gabbie dorate
Perché è un paese l’Italia dove tutto finisce così
Nelle lacrime a rate che paghiamo in eterno
Per le mani bucate dei partiti del giorno
Che hanno dato all’Italia
Per volare nel cielo d’Europa
Una misera scopa!
E’ un paese l’Italia dove l’anima muore da ultrà
Nelle notti estasiate nelle vite svuotate
Dalla fame dei nuovi padroni
E’ un paese l’Italia che c’ha rotto i coglioni!
Ma è un Paese l’Italia che si tuffa nel mare
E’ una vecchia canzone, che vogliamo tornare a cantare
Perché se l’ignoranza non è madre di niente
E ogni cosa rimane com’è…
Nei tuoi sogni innocenti c’è ancora l’odore
Di un’Italia che aspetta
La sua storia d’amore

mercoledì 25 marzo 2009

Senza commenti- da LIBERO News

UOMO SI DA' FUOCO IN PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO A ROMA

ROMA - Un uomo, V.C. si è dato fuoco in piazza del Campidoglio a Roma. A soccorrere nei primi istanti l'uomo é stato un poliziotto che era in servizio sulla Piazza del Campidoglio. L'agente si è tolto il giubbotto e lo ha gettato sull'uomo per spegnergli le fiamme. Ad aiutare l'uomo anche alcuni dipendenti del Comune di Roma. L'uomo ha ustioni di secondo grado sul 20 per cento del corpo, in particolare volto, collo, braccia e torace. Le sue condizioni non sarebbero gravi. Ai primi soccorritori l'uomo avrebbe detto "sono disperato"."Sono un disoccupato, il mio era un gesto dimostrativo". Questo ha detto l'uomo che stamani si è dato fuoco in piazza del Campidoglio ai medici del reparto grandi ustionati dell'ospedale Sant'Eugenio dove è ricoverato. Secondo quanto affermano fonti mediche l'uomo avrebbe ustioni di secondo e terzo grado alla nuca e alle orecchie. Le condizioni generali sono buone.ERA STATO LICENZIATO SEI MESI FA - Un passato di rapine ma un presente, seppur recente, di lavoro. Vincenzo C., 39 anni, l'uomo che si é dato fuoco stamani in Campidoglio era stato licenziato sei mesi fa da un panificio a Roma dove lavorava. E non era riuscito neanche ad avere il sussidio di disoccupazione perché "la persona per la quale lavorava non aveva correttamente versato tutti i contributi", spiega un amico dell'uomo. Insomma dietro il gesto disperato "c'é anche una storia di indigenza -spiega l'amico di Vincenzo- ha un figlio, ora anche una casa popolare a Ponte di Nona, una di quelle case che cadono a pezzi, si allagano ma sempre meglio di niente. Stamani l'ho visto, gli ho chiesto: dove vai? Lui non mi ha risposto. Poi ha fatto quello che ha fatto". Alla moglie che lo ha visto in ospedale ha solo detto: "non ce la facevo più, come possiamo andare avanti senza soldi, ora forse qualcuno si ricorderà di me".

venerdì 20 marzo 2009

Chiudere il blog?...Macché!!


...e così la Primavera è finalmente arrivata, nevischio ed aria fredda, ma si sa, marzo è un po' pazzo...e la gente lo sta diventando, pazza, complice questo periodo di crisi, questo tunnel di cui non si vede la fine...ecco, forse è proprio questo che spaventa di più, il non poter intravedere neppure un barlume di luce, laggiù, in fondo...viviamo un'epoca disperata, senza valori, senza punti di riferimento, un periodo grigio in cui il solo valore è sua maestà il denaro, la solidarietà è stata dimenticata, ci sono in giro facce dure, di pietra...
Ed io vado avanti con il mio blog, ed ogni mio post è un foglietto infilato in una bottiglia e gettato nel grande mare del web, in cui si perde con migliaia di altri foglietti, alcuni, letti e commentati, mentre il mio rimane perlopiù dimenticato... ma non importa, per un giovane vecchio come me questo è un modo, assieme ad altri, di sentirmi vivo, dopo essere stato utilizzato e poi gettato via come uno straccio inutile, da questo barbaro ordine sociale... però, però, forse non tutto è perduto: sul web sta prendendo corpo una sorta di controinformazione, ci sono movimenti di vario indirizzo che si cercano, stringono alleanze, creano insomma una rete che potrebbe dare buoni frutti in futuro...chi vivrà vedrà... e poi... a da furni 'a nottata!!

sabato 14 marzo 2009

piccolo omaggio


Ti ho visto, ma no non è possibile, una macchia scura sull'asfalto, alla luce dei miei anabbaglianti- auto davanti e dietro- impossibile fermarsi; ti avevo visto, all'andata, piccolo corpo, già straziato, disteso sulla riga continua bianca...un groppo in gola, poi due lacrime che mi scendono sul viso- le luci delle auto che si scompongono in tanti frammenti...queste righe sono per te, piccolo cacciatore, un piccolo omaggio...

mercoledì 11 marzo 2009

Parole da meditare

Vivre au jour le jour

Ça ne coûte rien de lire
Ça ne coûte rien d'essayer !!! à voir....mais bien lire jusqu'en bas
Petit texte qui fait réfléchir. Lis, ça prend deux minutes et ça fait du bien ! (Bien lire jusqu'en bas)
Petite histoire vécue : Mon ami ouvrit le tiroir de la commode de son épouse et en sortit un petit

Paquet enveloppé de soie
Ceci, dit-il, n'est pas un simple paquet, c'est de la lingerie.
Il jeta le papier et observa la soie et la dentelle.
J'ai acheté ceci la première fois que nous sommes allés à New York, il y a 8 ou 9 ans, mais elle ne l'a jamais utilisé.
Elle voulait le conserver pour une occasion spéciale. Et bien. je crois que c'est le bon moment justement.
Il s'approcha du lit et rajouta ce paquet à d'autres choses que les pompes funèbres emmèneraient.
Sa femme venait de mourir.
En se tournant vers moi, il me dit : ne gardes rien pour une occasion spéciale. Chaque jour que tu vis est une occasion spéciale !
Je pense toujours à ces paroles, elles ont changé ma vie.
Aujourd'hui, je lis beaucoup plus qu'avant et je nettoie moins. Je m'assieds sur ma terrasse et admire le paysage sans prêter attention aux mauvaises herbes du jardin.
Je passe plus de temps avec ma famille et mes amis, et moins de temps au travail.
J'ai compris que la vie est un ensemble d'expériences à apprécier.
Désormais, je ne conserve rien.
J'utilise mes verres en cristal tous les jours, je mets ma nouvelle veste pour aller au supermarché si l'envie m'en prend
Je ne garde plus mon meilleur parfum pour les jours de fête, je l'utilise dès que j'en ai envie.
Les phrases du type "un jour" et "un de ces jours" sont en train d'être bannies de mon vocabulaire
Si cela en vaut la peine, je veux voir, entendre et faire les choses maintenant.
Je ne suis pas tout à fait sûr(e) de ce qu'aurait fait la femme de mon ami si elle avait su qu'elle ne serait plus là demain (un demain que nous prenons tous à la légère).
Je crois qu'elle aurait appelé sa famille, ses amis intimes. Peut-être aurait-elle appelé quelques vieux amis pour faire la paix ou s'excuser pour une vieille querelle passée
J'aime penser qu'elle serait peut-être allée manger chinois (sa cuisine préférée)
Ce sont toutes ces petites choses non faites qui m'énerveraient beaucoup si je savais que mes heures sont comptées
Je serais énervé-e de ne plus avoir vu certains de mes amis avec lesquels je devais me remettre en contact (un de ces jours)
Énervé-e de ne pas avoir écrit les lettres que j'avais l'intention d'écrire "un de ces jours ".
Énervé-e de ne pas avoir dit assez souvent à mes proches combien je les aime.
Maintenant, je ne retarde rien, ne repousse ou ne conserve rien qui pourrait apporter de la joie et des rires à nos vies.
Je me dis que chaque jour est spécial. Chaque jour, chaque heure, chaque minute est spéciale...

mercoledì 4 marzo 2009

...Aspettando la primavera...


...E così è iniziato anche il mese di marzo- una pioggerella fine e insistente bagna il nastro d'asfalto, mentre una leggera nebbiolina sfuma i contorni del paesaggio- ai lati della strada due pianure delimitate da file di alberi evanescenti- un corvo si posa sull'asfalto per un attimo e poi riparte, indifferente a quelle scatole di metallo puzzolenti che sfrecciano inutili...un breve volo che finisce nel campo, tra le stoppie di un giallo sporco, a becchettare qualcosa.
Piccoli momenti di pace in una mattina di inizio marzo, cercando di non pensare alle incongruenze di questo moderno Medioevo che ci siamo costruiti e che rischia di travolgerci...intanto il corvo ha ripreso il suo volo alto, nel cielo a tratti biancastro, diretto verso un altro luogo, forse un altro tempo...