lunedì 17 novembre 2025

... Super Sinner!! ...

Un fenomeno totale che sconfigge un altro fenomeno totale. Due alieni che giocano un altro sport, e tra loro e gli altri (tutti) c’è proprio un abisso. Ieri sera, a Torino, Sinner ha sconfitto in finale Alcaraz con il punteggio di 7-6 (4) 7-5. Si è così confermato campione alle Atp Finals per il secondo anno consecutivo, in entrambi i casi vincendo tutte le partite e senza concedere neanche un set. Un mostro, un campione, un esempio. Sul cemento indoor Jannik è particolarmente imbattibile, infatti ha portato la sua striscia di vittorie consecutive a 31 match. Chiuderà l’anno in seconda posizione dietro Alcaraz, ma solo per i ritiri a Cincinnati e Shanghai e perché è stato fermo tre mesi per la sospensione derivante dal caso Clostebol. Quest’anno ha perso appena 6 incontri, raggiungendo sempre la finale in ogni torneo (tranne che ad Halle e Shanghai). Ha fatto finale in tutti e 4 gli Slam (vincendone due), ha trionfato alle Atp Finals, ha ottenuto altri tre tornei (tra cui il Masters 1000 di Parigi). Alcaraz, come noto, è la sua nemesi. Un po’ perché è l’unico ad essere alieno come lui e un po’ perché lo spagnolo sa come cortocircuitarlo. Negli ultimi due anni Sinner ha perso appena dodici partite: ben sette sconfitte sono arrivate contro Alcaraz, che prima di ieri aveva vinto sette degli ultimi otto scontri diretti (tutti tranne la finale di Wimbledon). Negli head to head l’iberico resta avanti: dieci a sei. Ma sul cemento indoor neanche lui – più giovane di due anni – è riuscito ancora a colmare il gap. E’ stato un match di intensità elevatissima, interrotto per 12 minuti nel primo set per un malore a uno spettatore e poi ulteriormente allungato dal medical time out chiesto da Alcaraz per un dolore alla coscia. Qualche flash. I due lob surreali di Sinner nel tiebreak del primo set, prima sul 4-3 e poi sul 5-4: roba da esporre seduta stante al Louvre. Come pure il coraggio incosciente e al contempo lucidissimo con cui Jannik aveva annullato poco prima il set point di Alcaraz sul 5-6, sparando uno seconda palla a 187 chilometri orari. Se avesse fatto doppio fallo, lo avrebbero fucilato –con gusto – in tanti. Il primo break subito in tutto il torneo, per colpa (guarda un po’) di due doppi falli, nel primo game del secondo set. La percentuale di prime palle di Sinner che di colpo crolla, come (aiuto!) era crollata in finale a New York. La palla corta perfetta sullo 0-2 secondo set, cucinata apposta da Sinner – con sadismo sublime - dopo che Alcaraz aveva sbagliato grossolanamente (fatto più unico che raro) una palla corta nello scambio precedente. Il contro break sul 2-3. Alcaraz che si incazza per una volée sbagliata di tre metri sul 4-4, e poi al cambio campo si gira verso il suo staff e dice piccato: “Io a rete non ci vado più!”. Le fiammate magistrali di dritto dello spagnolo, uno che da piccolo è stato costruito solo col talento cristallino e l’arroganza agonistica. La lucidità e il coraggio fuori scala di Sinner, che più andava avanti il match e più cercava il supporto del pubblico (che lo accontentava con gli interessi). La vittoria finale, 7-6 7-5, con la partita chiusa gettandosi a terra come quando vinse il primo Slam agli Australian Open 2024. La grandezza sportiva di questo 24enne è inaudita, e se qualcuno continua a criticarlo a caso (spesso conoscendo il tennis persino meno di Bruno Vespa) pazienza: Sinner sta facendo la storia del tennis, e tutto il resto son pippe. Lui e Alcaraz andranno avanti a lungo: ci divertiremo. 

(Uscito oggi sul Fatto Quotidiano) 

 Andrea Scanzi.

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