
Il nuovo “piano di pace” su Ucraina è in realtà un progetto di sistemazione del conflitto scritto a Washington e Mosca, in cui Kiev e l’Europa restano fuori, nel misero ruolo di comparse.
Nonostante ciò, non ci resta che sperare che abbia successo, ponendo fine ad una guerra che dura ormai da oltre tre anni, ha fatto centinaia di migliaia di morti militari e civili, lasciato altrettanti mutilati e feriti, ridotto un paese in macerie.
Per ora il Cremlino continua la guerra e vince con avanzate sul terreno e bombardamenti su città e infrastrutture.
Dall’altro, gli Stati uniti, pur avendo ridotto il loro coinvolgimento diretto, continuano a fornire armi sofisticate, pagate dai paesi della UE, che consentono agli ucraini di colpire in territorio russo.
La bozza di intesa è stata mandata a Kiev, costringendo Zelensky a prenderla in esame.
Essa ricalca quasi integralmente le richieste avanzate da Mosca fin dal 2014: cessione dell’intero Donbass, compresi i territori ancora difesi dall’Ucraina; drastica riduzione delle forze armate ucraine; restituzione dei sistemi d’arma a lungo raggio; e in cambio, generiche promesse di sicurezza statunitensi.
Per la leadership e soprattutto per i militari ucraini significherebbe riconoscere la sconfitta, con il rischio di esplosioni di conflitti politici interni, vendette e l’emergere di nuove figure pronte a capitalizzare il rancore.
L’Unione europea, pur essendo il principale sostegno economico e militare di Kiev e direttamente esposta alle conseguenze del conflitto, viene tenuta ai margini: non è coinvolta nella stesura del piano, non viene consultata sui punti che riguardano la propria sicurezza, mentre continua a ripetere vuote formule di principio su sanzioni alla Russia e aiuti all’Ucraina.
Di fatto, la sicurezza del continente viene ridefinita da Stati uniti e Russia, mentre l’Europa rischia di ridursi a semplice fornitore di fondi, armi e contratti di ricostruzione in uno scenario di “pace” che assomiglia più a una resa totale
Anziché raccontare in giro e soprattutto al suo popolo falsità di una vicina sconfitta della Russia, avrebbe fatto meglio Zelensky a seguire il consiglio di Papa Francesco: “È più forte chi vede la situazione -aveva detto il Pontefice-, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare”.
E, a proposito del negoziato, aveva aggiunto: “Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio di non portare il Paese al suicidio”.
E altrettanto avrebbe fatto meglio l’Europa ad essere più neutrale e ad impegnarsi ad avanzare proposte di pace per prima, mantenendo il dialogo con le forze in conflitto e spingendo alla trattativa riproponendo gli accordi di Minsk del 2015, che erano stati sottoscritti anche da Putin.
Invece, vi si è resi succubi di uno spirito guerrafondaio, si è voluto rafforzare la NATO, fare gli interessi degli USA, e raccontare ai popoli europei di una vittoria sulla Russia che con tutta evidenza non vi sarebbe mai stata; creare un nemico alle porte di casa per giustificare uno stato di emergenza e una folle corsa al riarmo.
Un fallimento totale che il popoli europei, in particolare i ceti più bassi e popolari, hanno pagato e continuano a pagare in termini di recessione economica, di impoverimento e di riduzione dello stato sociale.
Se si mette insieme gli aiuti diretti a Kiev (~200 miliardi), le misure per energia, rifugiati, sostegni interni (almeno qualche centinaio di miliardi in due-tre anni),minore crescita economica, aumento della spesa militare (piani di “riarmo” come il pacchetto europeo da centinaia di miliardi per l’industria della difesa), si arriva tranquillamente a parlare, per il triennio 2022-2024, di “diverse centinaia di miliardi di euro” di costo complessivo per l’Unione Europea, verosimilmente oltre mezzo trilione, se si include anche la crescita persa. E si tratta di una valutazione prudentissima.
Hanno quindi sbagliato, a mio avviso, quegli esponenti politici del PD che si sono messi fin dall’inizio l’elmetto e continuano a non toglierselo e a sostenere l’invio di altre armi a Kiev.
Sul piano presentato da Trump, oltre alle affinità elettive con Putin -due uomini che si ritengono forti e autoritari-, pesano evidentemente interessi geopolitici americani: la volontà di staccare la Russia da un’alleanza troppo stretta con la Cina, che è il vero competitor, e anche il desiderio di umiliare l’Europa e mostrarne la pochezza politica sullo scacchiere internazionale.
Ma proprio questo è il punto di debolezza del piano Trump: è possibile pensare ad una pace vera e ad un nuovo ordine mondiale senza la partecipazione della Cina.
Un’Europa che volesse svolgere il suo ruolo di grande potenza pacifica e civile proprio di qui partirebbe per ricostruire il suo ruolo internazionale.
Quanto al PD, mi auguro, che voglia almeno schierarsi sulle posizioni del Vaticano che non ha “benedetto” né bocciato il piano.
Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, riferendosi alla proposta, ha detto di sperare che si aprano “canali di dialogo che permettano di mettere fine a questa tragedia”.
Enrico Rossi.
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