Fa tristezza soprattutto per le persone che cantavano.
Se solo sapessero, o ricordassero, cosa ha voluto dire essere comunisti in Italia. Se ricordassero che le grandi riforme sociali del Paese, il welfare, lo Statuto dei Lavoratori, la sanità, la previdenza e molto altro, sono state rese possibili dal fatto che chi all'epoca governava doveva dare risposte sociali, popolari, perché la sola presenza di un PCI forte e coeso era così spaventosa per loro che negare al Paese l'uguaglianza lo avrebbe rafforzato. I comunisti erano consci di questo ruolo, di essere la miccia sui temi sensibili della società, e per questo si affannavano a presentare proposte di legge sui grandi temi sociali, sapendo che la Dc sarebbe stata costretta ad assorbirli in grandi riforme su cui avrebbe poi messo il cappello. Non importava: ciò che importava era il risultato. Era il popolo.
Non sanno, o non ricordano, le centinaia di migliaia di persone, contadini e operai analfabeti, a cui i comunisti diedero una istruzione nelle case del popolo. Ai poveri - e in Italia all'epoca ne avevamo anche più di adesso - a cui le mutue dei comunisti offrirono aiuto.
Non sanno, o non ricordano, i comunisti come Impastato, La Torre, Valariotti, Sansone, Beneventano e tanti altri uccisi dalle mafie perché dalla parte degli oppressi.
Non ricordate questo grande uomo qui, Enrico Berlinguer, che avete moralmente sempre sofferto perché cristallino, puro, trasparente. C'è morto parlando di uguaglianza. Non come i vostri idoli, il fucilatore Almirante, che cercate di accostargli per farlo brillare di luce riflessa. Per chi ha tradito l'Italia asservendosi al tedesco, per chi ha coperto terroristi e lottato per una società diseguale, non basterebbe la luce della stella Sirio per brillare.
Voi saltate, allora.
Saltate al ritmo di chi usa il vostro voto per spalleggiare e sostenere i ricchi. Saltate per dire che non siete comunisti, ma siete per chi due settimane fa ha provato a far passare un ddl che avrebbe consentito alle finanziarie e alle big company di pignorarvi il conto corrente per 100 euro di bollette non pagate.
Io rimango fermo.
E con me, sono sicuro, tanti altri.
Leonardo Cecchi.
Ammetto di aver provato forte imbarazzo ieri sera.
Forte imbarazzo nel vedere una Presidente del Consiglio e altri esponenti del governo e delle istituzioni comportarsi come attivisti diciottenni (ma neanche forse...) della gioventù meloniana.
Ora, non è che mi scandalizzi il balletto o la propaganda, ci mancherebbe: a quelle ormai non facciamo più caso purtroppo.
Ma che una Presidente del Consiglio ignori la storia del suo Paese sì, mi imbarazza tantissimo.
Perché "chi non salta comunista è" non va a colpire gli avversari politici, non creerà smacco a Elly Schlein o Fratoianni o Bonelli, no.
Non le servirà a vincere le elezioni in Campania, forse giusto qualche voto in più. E anche su quello sono scettica.
No, quel balletto insulta la storia di una Repubblica che lei rappresenta, che grazie anche ai comunisti che lei disprezza le ha permesso di avere diritto di voto come donna, di poter fare attività politica, di candidarsi ed essere eletta attraverso libere elezioni.
Tutte libertà che non sono piovute dal cielo: sono state conquistate con sangue e dolore, fatica e sudore, anche grazie a quei 'comunisti' di cui oggi lei si fa beffe.
Ed è proprio questa la lezione più bella di questo triste siparietto: lei può permettersi di "sfottere" i suoi avversari politici senza incorrere in alcuna sanzione o limitazione della sua libertà, come accadeva ai tempi del Duce (che molti fra le sue fila ricordano con nostalgia) perché la libertà tutelata dalla Costituzione antifascista (su cui lei ha giurato) glielo permette. Saluti antifascisti,
Presidente.
Salti meno, lavori di più. Grazie.
Avvocata Cathy La Torre.


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