Lorenzo Tosa.
martedì 22 luglio 2025
... "l'affaire" Milano ...
Ti arrivano lì con la bava alla bocca: “Ma di Milano non parli, eh? Eh?”, convinti pure di dire qualcosa di intelligente, di coglierti in fallo.
Quasi non gli sembra vero di poter parlare di uno scandalo che non riguardi la destra, di un governatore condannato, di un consigliere arrestato, di interi comuni infiltrati.
Allora va bene, ok, parliamo di Milano.
Solo che dovete dirmi di preciso di cosa dovrei parlare?
Perché a Milano in questo momento c’è un’inchiesta in corso della magistratura che tocca nella stragrande maggioranza dei casi imprenditori, immobiliaristi, costruttori PRIVATI e, per ora, solo marginalmente la politica, la giunta e il sindaco.
Delle sei richieste di arresto al momento tre riguardano rispettivamente un imprenditore, un manager e un immobiliarista.
Due toccano ex membri della Commissione Paesaggio. Rispetto a cui il sindaco ha un rapporto esclusivamente formale e politicamente praticamente nullo. Sala, per intenderci, non ha neanche il numero dell'ex Presidente Marinoni, tanto per dare un'idea dell'influenza che possa aver avuto sulla scelta e sulle scelte della commissione. Non una chat, un messaggio, una chiamata. Nulla.
L'unico componente della giunta per cui sono stati chiesti i domiciliari è l’assessore alla Rigenerazione Urbana Tancredi. Che, però, si è già dimesso da ogni incarico pubblico e di giunta.
Vorremmo poter dire lo stesso per casi molto più gravi e incarichi molto più importanti su cui a destra sono rimasti per anni imbullonati alla poltrona. E lo sono ancora. Ma questa è un’altra storia.
“Sì, e allora il sindaco? È indagato! Vergogna! Dimissioni!”
Devo essermi perso qualche passaggio.
Da quando di preciso a destra un avviso di garanzia è diventato motivo di vergogna, dileggio, gogna pubblica, addirittura dimissioni con disonore. Chieste con pagliacciate indegne da gente che sta facendo da anni la guerra alla magistratura. Che, evidentemente, vale solo quando tocca - anzi, sfiora - gli avversari.
In tutto ciò non c’è una sola frase, dichiarazione pubblica e men che meno privata che inchiodi il sindaco Sala o riveli non dico un reato ma anche solo il sospetto che abbia agito al di fuori del solo, unico ed esclusivo interesse del pubblico e delle istituzioni.
Una. Trovatemene una sola.
Di Beppe Sala sindaco e uomo ho una stima enorme e una fiducia che deriva dalla conoscenza diretta personale.
Ma non avrei nessun problema a cambiare idea se i fatti dimostrassero il contrario.
I fatti.
Quindi va bene tutto così e nulla è successo? Nient’affatto. La situazione è degna della massima attenzione e serietà, guai a minimizzare il tema.
E, se un sistema Milano esiste, se il sindaco ha sbagliato, toccherà ai giudici e solo ai giudici dimostrarlo in tribunale. Non certo ai post da demagogia spicciola delle Sardone varie.
Anzi, è stato lo stesso sindaco negli ultimi mesi ad avviare un processo di rinnovamento e trasparenza certamente necessario, a cominciare dalla Commissione Paesaggio, ben prima che scoppiasse il bubbone.
Se poi qualcuno pensa che davvero si possa amministrare una città del livello, la complessità e la ricchezza di Milano senza parlare con architetti (vedi Boeri), imprenditori e manager privati, allora non è semplicemente in malafede. È proprio fuori dalla realtà.
E ha fatto non bene, ma benissimo il sindaco Sala ad andare avanti per la sua strada nel rispetto del volere degli elettori.
Va meglio così? Ora siete contenti?
Vada avanti sindaco. Sul resto, un velo pietoso non basta.
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