mercoledì 16 luglio 2025

... l'Unione, e l'Italia ... VILI!!! ...

𝐋’𝐔𝐧𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞𝐮𝐫𝐨𝐩𝐞𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐯𝐢𝐥𝐢 

Il #buongiorno di Giulio Cavalli 


 La decisione dell’Unione europea di non sospendere l’accordo di associazione con Israele, nonostante le evidenze di violazioni sistematiche dei diritti umani e del diritto internazionale, segna un punto di non ritorno morale. Il 15 luglio 2025, i ministri degli Esteri europei si sono riuniti a Bruxelles con dieci opzioni sul tavolo: dall’embargo sulle armi al blocco del commercio con gli insediamenti illegali. Non ne è passata nemmeno una. È la fotografia plastica di un’Europa che si genuflette davanti ai propri interessi economici, incapace persino di fingersi indignata con coerenza. Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, ha parlato di “tradimento crudele e illegale” e di “uno dei momenti più vergognosi nella storia dell’Unione europea”. Ma i governi hanno preferito premiare il genocidio piuttosto che perdere un partner commerciale. La codardia istituzionalizzata dell’Unione diventa oggi materia da tribunale: i giuristi di JURDI hanno depositato un ricorso alla Corte di giustizia Ue contro Commissione e Consiglio, accusandoli di complicità nello sterminio a Gaza e di violazione del trattato dell’Unione. Siamo oltre la diplomazia del silenzio: si tenta di istituire un principio giuridico che imponga di scegliere da che parte stare quando il diritto internazionale viene calpestato. E l’Italia? Fa parte del coro. Aderisce a una linea di vigliaccheria europea che, mentre proclama la sua fedeltà ai diritti umani, nei fatti diventa complice dell’apartheid israeliano e della distruzione di Gaza. 
I leader dell’Unione, invece di rispondere ai tribunali della storia, potrebbero dover rispondere a quelli veri. E sarebbe persino tardi.
𝐒𝐚𝐯𝐢𝐚𝐧𝐨, 𝐜𝐚𝐫𝐧𝐞 𝐝𝐚 𝐛𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐜𝐢𝐫𝐜𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐨𝐝𝐢𝐨 𝐭𝐫𝐢𝐜𝐨𝐥𝐨𝐫𝐞 

il buongiorno di Giulio Cavalli 

 Ci sono voluti quasi 17 anni perché un tribunale sancisse che l’ex capo del clan dei Casalesi, Francesco Bidognetti, e il suo avvocato hanno pubblicamente minacciato lo scrittore Roberto Saviano e la giornalista Rosaria Capacchione. La lunghezza del processo afferisce alla condizione della giustizia italiana, ma ciò che è accaduto in questi diciassette anni fuori parla chiaramente di noi. Sono diciassette anni che politici, leader di partito e perfino ministri giocano sulla carne avanzata di Roberto Saviano una sporca partita di propaganda. Sono diciassette anni che giornalisti, scrittori, “intellettuali” pasteggiano su Saviano trasformando la sua protezione in un onore da meritarsi, alla stregua dei fascisti con la cittadinanza. Sono diciassette anni che si usano le minacce inflitte a Roberto Saviano come nervo scoperto da trasformare in cappio. Accade ogni volta che non si è d’accordo con una sua opinione, ogni volta che si vuole debilitare un suo atto d’accusa, ogni volta che si esulta per un suo insuccesso. Diciassette anni dopo, come un film girato fuori tempo massimo, si ritorna alle minacce a Roberto Saviano e diventano tangibili le proporzioni dell’erosione che gli è stata inflitta. Lui si è lasciato andare a un pianto liberatorio, ma non c’è liberazione. La delegittimazione ha funzionato benissimo e per quella non c’è possibilità di processo riparatore. Roberto Saviano è stato appiattito sulle minacce che ha subito: onere e onore, in un gioco che piace moltissimo alla mafia. 
Lui come carta velina schiacciato sul fondo. 

 In foto @robertosaviano_official ospite di Tintoria in occasione della presentazione del suo libro L’amore mio non muore (Einaudi) 

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