Cronache Ribelli
lunedì 7 luglio 2025
... 7 luglio 1960 ...
Nell’aprile del 1960 la formazione del governo Tambroni, un esecutivo monocolore della Democrazia Cristiana (DC) che si reggeva grazie all’appoggio esterno del Movimento Sociale Italiano, provocò tensioni in tutto il paese, che esplosero quando l’MSI decise di organizzare il suo prossimo congresso a Genova. La città ligure, decorata con la Medaglia d’Oro della Resistenza, insorse contro questa possibilità dando vita a manifestazioni e scontri che portarono alla cancellazione dell’evento. Tuttavia, anche in moltissime altre città italiane le proteste scoppiarono spontanee. A Reggio Emilia il 7 luglio 1960 la Camera del Lavoro organizzò uno sciopero generale contro la repressione violenta di altre manifestazioni antifasciste avvenute nei giorni precedenti. Durante la protesta, a cui parteciparono oltre 20.000 persone, un folto gruppo di manifestanti, perlopiù operai delle Officine Reggiane, si riunì in quella che allora era piazza della Libertà vicino alla sede della Camera del Lavoro e davanti al monumento ai caduti per intonare canti di lotta. Contro di loro si diressero alcune centinaia di poliziotti e carabinieri che li attaccarono con idranti, manganelli e lacrimogeni. Gli operai si ritirarono nel vicino isolato San Rocco, difendendosi con quello che riuscivano a trovare; seggiole, panche, tavoli. A questo punto, incapaci di avere la meglio, le forze dell’ordine aprirono il fuoco sui dimostranti, uccidendo cinque persone: il ventiduenne Lauro Farioli, il diciannovenne Ovidio Franchi e tre ex partigiani, Emilio Reverberi, Marino Serri e Afro Tondelli. Decine di altre persone rimasero ferite negli scontri. Ai loro funerali parteciparono oltre 150.000 persone. Negli anni seguenti vi furono diversi procedimenti, che in sede penale si conclusero con un nulla di fatto: tanto i manifestanti quanto le forze dell’ordine vennero scagionati da ogni accusa. Sul piano civile, invece, il Ministero dell’Interno fu condannato a pagare 178 milioni di lire di risarcimento ai parenti delle vittime in quanto responsabile della loro morte. L’eccidio di Reggio Emilia, e i morti antifascisti di altre città italiane, suscitarono indignazione in tutto il Paese. Pochi giorni dopo la crescente ondata di proteste costrinse il governo Tambroni a dimettersi, segnando la fine del tentativo di un’alleanza tra la Democrazia Cristiana e il Movimento Sociale Italiano.
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