"La cultura italiana è cambiata nel vissuto, nell'esistenziale, nel concreto. Il cambiamento consiste nel fatto che la vecchia cultura di classe (con le sue divisioni nette: cultura della classe dominata, o popolare, cultura della classe dominante, o borghese, cultura delle élites), è stata sostituita da una nuova cultura interclassista: che si esprime attraverso il modo di essere degli italiani, attraverso la loro nuova qualità di vita. Le scelte politiche, innestandosi nel vecchio humus culturale, erano una cosa: innestandosi in questo nuovo humus culturale sono un'altra. Un operaio o un contadino marxista degli anni quaranta o cinquanta, nell'ipotesi di una vittoria rivoluzionaria, avrebbe cambiato il mondo in un modo: oggi, nella stessa ipotesi, lo cambierebbe in un altro modo. Non voglio fare profezie: ma non nascondo che sono disperatamente pessimista.
Chi ha manipolato e radicalmente (antropologicamente) mutato le grandi masse contadine e operaie italiane è un nuovo potere che mi è difficile definire: ma di cui sono certo che è il più violento e totalitario che ci sia mai stato: esso cambia la natura della gente, entra nel più profondo delle coscienze."
Pier Paolo #Pasolini
"Ampliamento del «bozzetto» sulla rivoluzione antropologica in Italia" sul settimanale "Mondo", 11 luglio 1974, intervista a cura di Guido Vergani, poi su "Scritti corsari. Gli interventi più discussi di un testimone provocatorio" Milano, Garzanti, 1975, p.74.
Pier Paolo Pasolini nella sua casa romana di Via Eufrate 9 (1973) © Aldo Liverani/Agenzia ➡ https://t.ly/21OQG

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