giovedì 31 luglio 2025

mercoledì 30 luglio 2025

martedì 29 luglio 2025

lunedì 28 luglio 2025

... B ...

domenica 27 luglio 2025

sabato 26 luglio 2025

... primo incontro positivo! ...

... temevo questo incontro, incontro che preludeva all'arrivo di Marco il 2 agosto prossimo, presenza che si prolungherà fino al 26- 27 dello stesso mese ... invece è andato tutto bene, culminando con un nostro giro in giardino, alla scoperta di un ambiente nuovo per lui!

venerdì 25 luglio 2025

... fuga da Trump!! ...

Notizia di ieri. 

Jake Angeli Chansley, il signore che vestito da sciamano (petto nudo, bandiera USA dipinta in volto e pelle dì bisonte in testa) aveva guidato l’assalto a Capitol Hill il 6 gennaio del 2021 ha deciso di abbandonare ogni sostegno al presidente Trump (in difesa del quale era stato condannato a tre anni e mezzo di carcere). In coerenza con stile e spirito riversato nell’assalto militare al Congresso ha scelto di motivare la scelta con una riflessione che non ha eluso l’argomentazione critica (per quanto spigolosa) in uso tra i principali esponenti del movimento MAGA (Make America Great Again). Dunque, l’analisi maturata nel tempo lo ha condotto a una dichiarazione che nella sua voluta sintesi aveva e ha l’intento di illustrare complessità e scavo di un pensiero oggi distante dalle strategie della Casa Bianca. 
Di seguito la dichiarazione: “Fanculo Donald. Sei un impostore”. 
Bon, da che mondo è mondo, quando anche gli intellettuali abbandonano la nave si approssima l’ora del naufragio. 

 Gianni Cuperlo.



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Jake Angeli: lo sciamano di QAnon rinnega Trump dopo il caso Epstein 
di F. Q. 

Era il simbolo di Capitol Hill ora dice "Fanculo Donald. Sei un impostore". 
Da cosa deriva la rabbia del mondo Maga Era il simbolo delle rivolte di Capitol Hill – e quindi del trumpismo. Lo sciamano di QAnon Jake Angeli Chansley, 37 anni, era l’immagine più eloquente di quel 6 gennaio 2021, tra pelle di bisonte, corna e bandiera americana dipinta sul volto. Alle spalle una storia personale complessa, davanti a lui i tre anni di carcere a cui sarebbe stato condannato per quel gelido pomeriggio a Washington. Ma ora basta: anche per Angeli il tempo di Trump è finito. A far cambiare posizione allo sciamano il caso Epstein. “Fanculo Donald. Sei un impostore“, ha postato su X lo scorso 23 luglio. Le notizie sulla presenza del nome del Tycoon nella lista Epstein stanno allontanando sempre di più il popolo MAGA dal leader. Perché all’inizio dello scandalo era stato proprio Trump a sostenere che Obama stesse nascondendo informazioni per proteggere alcuni democratici, alimentando la narrativa di un complotto ai danni delle vittime dirette e di tutti i cittadini che meritavano verità. Ma non solo il caso Epstein: per i sostenitori di Trump c’era dell’altro, un’altra vicenda che veniva raccontata tra i blog e le chat per sottolineare quali cose tremende accadessero tra l’élite di Washington. Fu soprannominato pizzagate e risale alla prima elezione di Trump. Una storia terribile, priva di riscontri ma verissima per tutti i QAnon, che parlava di violenze e sevizie ai danni di bambini da parte di uomini e donne di potere, tra i quali Hillary Clinton e lo stesso Obama. Un complotto che solo lui, Donald Trump, avrebbe potuto sventare. Ora però tutto è crollato, e i dubbi sulla sua posizione mandano in crisi i sostenitori, Angeli per primo. Il suo post su X è durato appena qualche ora, cancellato dopo esser diventato forse troppo virale, ma il segno che lascia è forte. C’è un mondo che in Trump credeva e adesso inizia a dubitare.

... la copertina non basta!! ...

"Ieri, la rivista “Time” ha messo Giorgia Meloni in copertina. E la destra ha perso la testa. “È come De Gasperi!”, ha gridato Raffaele Speranzon, vicepresidente vicario dei senatori di FdI. “Meloni entra nella storia!”, ha starnazzato Federico Mollicone. “E ora chi lo dice ai nostri disfattisti?”, ha esultato Daniela Santanché. E poi post su post, comunicati stampa. Di tutto. Peccato che nessuno di loro, dal primo all’ultimo, si sia preso la briga di leggere l’articolo. E cosa dice l’articolo? Questo: “L’agenda politica interna della premier italiana è al passo con la schiera globale di leader autoritari in ascesa: consolidare il potere esecutivo, reprimere i media, esercitare il controllo sul sistema giudiziario, prendere di mira gli immigrati senza documenti e limitare alcune forme di protesta“. E ancora: “In patria, Meloni ha cercato di ampliare i poteri del Primo Ministro e ha approvato una legge sulla sicurezza che limita alcuni tipi di protesta e ne aumenta le pene per altri. Sta tentando di ‘riformare’ la magistratura attraverso una complessa serie di misure che amplierebbero il controllo del Primo Ministro sui procedimenti giudiziari”. E poi: “Ci sono molti membri del suo partito che covano ancora nostalgia del fascismo. Il secondo in linea di successione alla presidenza dopo Meloni, Ignazio La Russa, un tempo teneva un busto di Mussolini nel suo appartamento”. E infine: “Dopo l’intervista, Meloni si chiede come appaia agli occhi di chi è al di fuori. ‘È sinceramente preoccupato per qualcosa?’ chiede. Questa è la mia domanda. In Europa, dove i fantasmi dell’autoritarismo e delle sue decine di milioni di vittime infestano ogni angolo del continente, è difficile non esserlo“. Il Time la studia come si studiano le epidemie. Ma loro, contenti, postano la copertina". Grazie sempre agli amici di Abolizione del suffragio universale che a differenza della destra si sono presi la briga di fare una cosa semplice e che dovrebbe essere propedeutica al parlare: leggere. A destra invece si fermano alla copertina!!! 

Mario Imbimbo.
E niente, mi tocca fare il guastafeste dell’entusiasmo che sprizza da Fratelli d’Italia, ma la copertina del Time a Giorgia Meloni non è proprio il trofeo da sventolare ai tifosi. Se fossi un suo elettore, mi girerebbero un po’. Tipo: “Giorgia, davvero? Ti sei fatta promuovere dal preside delle élite globali?” La copertina del Time è il termometro del sistema: ti dice chi è il cocco di tecnocrati, finanza internazionale e vincoli esterni. E attenzione, non sono tutte uguali: alcune copertine ti incensano, altre ti fanno nero. Indovinate quali fanno paura.Ricordate Berlusconi nel 2011? Mezzo disobbediente agli ordini di Bruxelles, rallentava il piano di Draghi e Trichet per smantellare lo Stato sociale. Bocciato. Monti 2012? Il secchione perfetto, quello che ha disintegrato l’articolo 18 e fatto piangere Elsa Fornero per le pensioni. Promosso con lode. Draghi 2013? Standing ovation: il suo “programmino” per l’Italia era una condanna scritta e firmata. Bacio accademico. Salvini 2018? Il ribelle che osava questionare la tratta degli schiavi e l’UE. Sette in condotta, rimandato. E poi c’è Giorgia. Guardatela: sembra la Hermione Granger della situazione, pronta a snocciolare la lezioncina per compiacere Von Der Leyen (astensione sulla sfiducia? Chapeau!). Altro che pugni sul tavolo, qui si sbattono i tacchi. La promessa di “mettere in riga l’UE” e “finire la pacchia”? Archiviata. Copertina del Time incorniciata, 10 e lode, targhetta d’onore nel club dei bimbi buoni. Brava Giorgia, ora sei la pupilla del sistema. Ma i tuoi elettori, sono contenti di questo? Quelli che non hanno letto l'articolo, maanche quelli che lo hanno letto non capendo (Nordio sei tu?) 
diranno: FOZZA GIOGGIA 

Povera Italia 

 di Antonio F. Spitale, 25 luglio 2025

giovedì 24 luglio 2025

... Abbasso il Mandrogno!! ...

“LA CARTA DI RISERVA” 

 Vanoli non è il futuro. 
È la toppa.
 È la carta nel cassetto di chi ha già pronto il biglietto per andarsene. 
 Sotto contratto, 
silenzioso, 
pronto a rientrare solo se il consenso crolla, 
solo se la protesta prende piede, 
solo se il bluff salta. 
 Il presidente ha già scelto: 
– dismettere tutto, – 
liquidare il più possibile, 
– vendere con un bilancio in ordine e la piazza sedata. 
Ma nel cassetto ha messo Vanoli. 
Non per un progetto tecnico, 
ma per una cosa sola: resistere se il popolo si sveglia. 
 Ecco perché dobbiamo svegliarci adesso. 
Abbiamo imparato a conoscerlo 
e l ultimo periodo insieme, 
gli renderemo i 20 anni di merda che ci ha fatto fare! 

⸻ 

Hashtag strategici: 

#VanoliCartaNelCassetto 
#CairoHaGiaProntoIlPianoB 
#NonCiFreghiAncora 
#NonConIlToro 
#NoiNonDormiamo 
#SiamoNoiIlPianoA

... Epstein Vs Trump ...

𝐄𝐩𝐬𝐭𝐞𝐢𝐧 𝐛𝐚𝐭𝐭𝐞 𝐓𝐫𝐮𝐦𝐩: 𝐢𝐥 𝐛𝐨𝐨𝐦𝐞𝐫𝐚𝐧𝐠 𝐞̀ 𝐭𝐨𝐫𝐧𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐞𝐭𝐫𝐨 


Il #buongiorno di Giulio Cavalli 

 Trump voleva smascherare il complotto. Ora rischia di finirci dentro. Non nel senso della persecuzione giudiziaria che lui grida da anni, ma nel senso più grottesco: il complottismo su Epstein, la “lista dei pedofili” che secondo QAnon guiderebbe il mondo, rischia di esplodergli in mano. E di travolgerlo. Perché in quella lista- che ufficialmente non esiste, ma che la sua base pretende - ci sarebbe anche il suo nome. Così dicono i file del Dipartimento di Giustizia, così ha ammesso la sua stessa procuratrice Pam Bondi, che a maggio lo ha avvertito: il tuo nome salta fuori troppe volte. Trump, che aveva promesso di desecretare tutto per far vedere le colpe dei democratici, ha tirato il freno. Ha spento la macchina del fango. Ha cominciato a lanciare diversivi a raffica: un video AI con Obama in manette, dossier su JFK e Martin Luther King, minacce ai Commanders della NFL e a Powell della Fed. Tutto pur di non parlare di Epstein. Ma i suoi lo vogliono sapere. I teorici del complotto che l’hanno eletto non gli credono più. Pensavano di combattere l’élite dei pedofili, e ora scoprono che il loro eroe ci andava a cena. Il risultato? Un paradosso perfetto. Trump inseguito da quel complotto che ha alimentato per anni. Con l’alt-right che lo scruta, sospetta, si prepara al tradimento. Il boomerang è partito. E fa un rumore che non si può censurare con una diretta su Truth. Nemmeno la convocazione di Ghislaine Maxwell da parte della Camera potrà salvarlo: più lui nega, più i sospetti crescono. E se l’America è ancora un reality, questa è la puntata in cui il protagonista viene eliminato dal televoto del suo stesso pubblico.

mercoledì 23 luglio 2025

... Auguri Presidente!! ...

Sergio Mattarella compie 84 anni, gli auguri della politica Dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, al presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana, gli omaggio per il Capo dello Stato Sergio Mattarella compie oggi 84 anni. Per l'occasione dalla politica arrivano gli auguri per il presidente della Repubblica più duraturo della storia d'Italia, da oltre dieci anni al Quirinale. Sia il Presidente della Camera dei deputati sia il presidente del Senato hanno inviato i propri auguri. La premier Giorgia Meloni ha telefonato a Mattarella per rivolgergli i più sentiti auguri di buon compleanno, a nome suo personale e dell'intero governo, ha reso noto Palazzo Chigi. Meloni, si legge ancora nel comunicato, "ha sottolineato i sentimenti di profonda stima e gratitudine che le Istituzioni e i cittadini italiani nutrono nei confronti del Capo dello Stato". "Al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella giungano, a nome mio e della Camera dei deputati, i più sentiti auguri di buon compleanno, - sono le parole di Lorenzo Fontana - accompagnati da un sincero ringraziamento per il costante e alto servizio reso al Paese. Il suo impegno, che ha attraversato e sta attraversando momenti di grande complessità, è punto di riferimento e guida nell'affrontare le difficili sfide che questi tempi impongono e nella costante ricerca del dialogo e della pace". Ignazio La Russa invece scrive sui social: "A nome mio e del Senato della Repubblica, rivolgo al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, gli auguri sinceri di buon compleanno. Autorevolezza, equilibrio e rigore lo hanno sempre contraddistinto in questi anni divenendo punto di riferimento saldo per le istituzioni e i cittadini. In questo giorno speciale, giunga a lui la mia gratitudine per il suo importante operato". "Auguri di buon compleanno al Capo dello Stato Sergio Mattarella. Il suo equilibrio è particolarmente prezioso in una fase politica delicata come quella che stiamo vivendo, anche sul piano internazionale. il Presidente continuerà ad accompagnare l’Italia con autorevolezza davanti alle grandi sfide dei prossimi mesi, con un pensiero alle grandi opere in cantiere ed alle Olimpiadi Milano-Cortina, che daranno lustro all’Italia agli occhi del Mondo". Così Matteo Salvini. Auguri anche da parte dei ministri Antonio Tajani ed Elisabetta Casellati. La ministra per le Riforme istituzionali e la Semplificazione normativa scrive sui social: "Con il suo esempio di equilibrio, rigore e umanità, continua a essere un punto di riferimento per l’intera Nazione. Grazie per la dedizione con cui onora il ruolo di garante della nostra Costituzione e dell’unità del Paese". Mentre il ministro degli Esteri, su X, dice: "Buon compleanno al Presidente Mattarella. Gli ho fatto gli auguri di persona al Quirinale in occasione dell’incontro con il Presidente algerino Tebboune". "Meno male che Sergio c'è, - dice Matteo Renzi, ospite di SkyTg24 - oggi facciamo gli auguri a Mattarella, se questa destra si prende il presidente della Repubblica, e non voglio pensare a Lollobrigida presidente della Repubblica, hai tolto l'ultimo difensore delle istituzioni, anche per questo il centrosinistra deve lavorare assieme". In una nota Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, dichiara: "A nome della Giunta della Regione Lazio e mio personale, rivolgo i più sentiti auguri di buon compleanno al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Esprimo profondi sentimenti di gratitudine e riconoscenza per la dedizione, il rigore e l’alto senso delle istituzioni con cui assolve il ruolo di rappresentante dell’unità nazionale, custode e garante della Costituzione. La sua guida è un grande esempio di autorevolezza, equilibrio e servizio responsabile al Paese". Auguri anche da Rosario Valastro, Presidente della Croce Rossa Italiana: "La sua abnegazione, la sensibilità nei confronti delle persone fragili, la grande dedizione e il suo equilibrio sono motivo d'ispirazione per tutti noi, nel nostro quotidiano impegno a favore dei più vulnerabili. Auguri Presidente". Una nota dal presidente del Cnel, Renato Brunetta: "Con profonda gratitudine desidero inviare al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella i migliori auguri di buon compleanno. In una fase storica di grandi transizioni economiche e sociali, caratterizzata contemporaneamente da terribili conflitti in Medio Oriente e alle porte dell'Europa, la Sua guida sicura contribuisce a mantenere salde e unite le istituzioni del nostro Paese. Grazie per il Suo costante impegno al servizio dell'Italia che, siamo certi, continuerà a guidare ogni giorno, dando un grande esempio di forza e integrità morale. Auguri Presidente!".

... Berlusconi docet? ...

𝐃𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐚 𝐁𝐞𝐫𝐥𝐮𝐬𝐜𝐨𝐧𝐢 

Il #buongiorno di Giulio Cavalli 


 Separare i pubblici ministeri dai giudici per “disarticolare le correnti”. Così il governo ha impacchettato la sua riforma della giustizia: con la carta della modernità e il fiocco della retorica anticasta. Il risultato, però, non è un sistema più equo, ma una magistratura più esposta al potere politico. Lo dice con chiarezza Gherardo Colombo: “Danneggia i cittadini, non i magistrati”. Perché un pm che perde la cultura del giudice diventa una parte, e basta. Lotta per vincere, non per accertare la verità. Dietro il voto in Senato – con brindisi, buffet e dediche a Berlusconi – c’è l’inizio di un’altra stagione: quella della sottomissione silenziosa del potere giudiziario. Con un Csm svuotato e selezionato a sorteggio, con una “Alta Corte” che giudicherà i magistrati in un clima avvelenato, con una separazione che isola chi dovrebbe cercare anche le prove a favore. Il garantismo evocato dai banchi della maggioranza è il travestimento di chi ha un conto in sospeso con la magistratura. Opposizioni, magistrati e giuristi lo denunciano: è una torsione autoritaria. E ora si punta al referendum. La destra sogna di vendicare anni di inchieste. Ma chi ha ancora a cuore la giustizia come diritto, e non come favore, dovrà rispondere. L’ultima parola sarà degli italiani. E potrebbe fare molto più male di un avviso di garanzia. Perché il referendum non sarà solo su una riforma, ma su un’idea di Paese: quello in cui il potere si processa o quello in cui il potere si protegge.
Ieri il Senato in seconda lettura ha approvato la riforma costituzionale della separazione delle carriere per i magistrati, uno dei punti più importanti del piano di "Rinascita Democratica" della #P2 di #LicioGelli, non a caso uno dei cardini della politica di #SilvioBerlusconi, che della loggia massonica, sciolta perché riconosciuta come organizzazione criminale ed eversiva, aveva la tessera 1816. La separazione delle carriere non ha niente a che vedere con una giustizia più giusta e l'efficienza dei processi penali, che continueranno a durare tanto: si punta semplicemente ad asservire il pubblico ministero all'Esecutivo, dirottando le indagini da quelle sui potenti a quelle sui poveri cristi. Il sogno dei piduisti, dei mafiosi e dei corrotti di questo Paese. Anche perché i magistrati che già fedelmente eseguono gli ordini del potere politico, non faranno altro che continuare a farlo, stavolta alla luce del sole. Qualora dovesse passare anche in seconda lettura, impediremo questo abominio così come nel 2016 impedimmo la riforma costituzionale renziana. #OraESempreResistenza

martedì 22 luglio 2025

... "l'affaire" Milano ...

Ti arrivano lì con la bava alla bocca: “Ma di Milano non parli, eh? Eh?”, convinti pure di dire qualcosa di intelligente, di coglierti in fallo. Quasi non gli sembra vero di poter parlare di uno scandalo che non riguardi la destra, di un governatore condannato, di un consigliere arrestato, di interi comuni infiltrati. Allora va bene, ok, parliamo di Milano. Solo che dovete dirmi di preciso di cosa dovrei parlare? Perché a Milano in questo momento c’è un’inchiesta in corso della magistratura che tocca nella stragrande maggioranza dei casi imprenditori, immobiliaristi, costruttori PRIVATI e, per ora, solo marginalmente la politica, la giunta e il sindaco. Delle sei richieste di arresto al momento tre riguardano rispettivamente un imprenditore, un manager e un immobiliarista. Due toccano ex membri della Commissione Paesaggio. Rispetto a cui il sindaco ha un rapporto esclusivamente formale e politicamente praticamente nullo. Sala, per intenderci, non ha neanche il numero dell'ex Presidente Marinoni, tanto per dare un'idea dell'influenza che possa aver avuto sulla scelta e sulle scelte della commissione. Non una chat, un messaggio, una chiamata. Nulla. L'unico componente della giunta per cui sono stati chiesti i domiciliari è l’assessore alla Rigenerazione Urbana Tancredi. Che, però, si è già dimesso da ogni incarico pubblico e di giunta. Vorremmo poter dire lo stesso per casi molto più gravi e incarichi molto più importanti su cui a destra sono rimasti per anni imbullonati alla poltrona. E lo sono ancora. Ma questa è un’altra storia. “Sì, e allora il sindaco? È indagato! Vergogna! Dimissioni!” Devo essermi perso qualche passaggio. Da quando di preciso a destra un avviso di garanzia è diventato motivo di vergogna, dileggio, gogna pubblica, addirittura dimissioni con disonore. Chieste con pagliacciate indegne da gente che sta facendo da anni la guerra alla magistratura. Che, evidentemente, vale solo quando tocca - anzi, sfiora - gli avversari. In tutto ciò non c’è una sola frase, dichiarazione pubblica e men che meno privata che inchiodi il sindaco Sala o riveli non dico un reato ma anche solo il sospetto che abbia agito al di fuori del solo, unico ed esclusivo interesse del pubblico e delle istituzioni. Una. Trovatemene una sola. Di Beppe Sala sindaco e uomo ho una stima enorme e una fiducia che deriva dalla conoscenza diretta personale. Ma non avrei nessun problema a cambiare idea se i fatti dimostrassero il contrario. I fatti. Quindi va bene tutto così e nulla è successo? Nient’affatto. La situazione è degna della massima attenzione e serietà, guai a minimizzare il tema. E, se un sistema Milano esiste, se il sindaco ha sbagliato, toccherà ai giudici e solo ai giudici dimostrarlo in tribunale. Non certo ai post da demagogia spicciola delle Sardone varie. Anzi, è stato lo stesso sindaco negli ultimi mesi ad avviare un processo di rinnovamento e trasparenza certamente necessario, a cominciare dalla Commissione Paesaggio, ben prima che scoppiasse il bubbone. Se poi qualcuno pensa che davvero si possa amministrare una città del livello, la complessità e la ricchezza di Milano senza parlare con architetti (vedi Boeri), imprenditori e manager privati, allora non è semplicemente in malafede. È proprio fuori dalla realtà. E ha fatto non bene, ma benissimo il sindaco Sala ad andare avanti per la sua strada nel rispetto del volere degli elettori. Va meglio così? Ora siete contenti? Vada avanti sindaco. Sul resto, un velo pietoso non basta. 

 Lorenzo Tosa.

... Matteotti è VIVO!! ...

Mentre Giorgia Meloni non spende una parola una sulla lapide di Matteotti distrutta, il Presidente del Senato Ignazio Benito Maria La Russa si lancia in una contorta “condanna” che è indegna della carica che ricopre. “Un gesto inaccettabile e vile che colpisce chi pagò con la vita la difesa dei suoi convincimenti ideali e politici” ha scritto su X. Secondo La Russa, Matteotti è stato ucciso per i suoi convincimenti personali, come se le sue idee fossero alla pari con chi lo ha rapito, massacrato e ucciso barbaramente. Come se fosse una specie di faida di fronte a cui Matteotti ha avuto la peggio. Gentile Presidente del Senato che abbiamo la sfortuna di avere come seconda carica dello Stato, no, Matteotti non lottava per difendere i suoi convincimenti. Matteotti combatteva per difendere tutte le idee, nessuna esclusa, da qualcosa e qualcuno che non è né un’idea né un pensiero: è un crimine. Concepito dal più grande criminale italiano. Di cui lei conserva gelosamente i busti in casa. Di più. Matteotti ha pagato con la vita per aver difeso anche la sua libertà di esprimere oggi una simile, atroce, castroneria. Questa è la differenza. Matteotti era VITA, nonostante sia stato ucciso. Il fascismo è MORTE, sebbene qualcuno continui a tenerlo in vita. E queste parole indegne delle istituzioni che ricopre ci ricordano drammaticamente perché. 

Lorenzo Tosa.

lunedì 21 luglio 2025

... sulla Giustizia ...

 DUE COSE (APPARENTEMENTE) BANALI SULLA GIUSTIZIA 

Quello che sto scrivendo, a mio avviso, è piuttosto banale. Eppure, nel dibattito pubblico italiano, così banale non è. 

 1. Il #giustizialismo nel rapporto tra #politica e #magistratura C’è una frase celebre di Piercamillo Davigo, #magistrato del pool “Mani Pulite”, che recita: “Non esistono innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti.” Una frase inquietante, che non so se fosse rivolta ai politici o a chiunque. Ma so che è un concetto pericoloso e so anche che ad essere condannato è stato Piecamillo Davigo. Mi sfugge se per la legge del contrappasso oppure perché, sui moralisti, avesse ragione Leo Longanesi. Nel nostro Paese, chiunque venga sfiorato da un’indagine diventa automaticamente colpevole. Basta un avviso di garanzia o una fuga di notizie e il #processo — anziché svolgersi nelle aule di #giustizia — si consuma tra giornali, talk show, social, bar. L’opinione pubblica sentenzia, spesso prima ancora che lo faccia un #giudice. E i #partiti, soprattutto a sinistra, si affrettano a "scaricare" chiunque sia anche solo sospettato. I telefoni smettono di squillare, le segreterie si defilano e l’interessato viene isolato senza appello. In un Paese civile, tutto questo è inaccettabile. Sia chiaro: i magistrati hanno tutto il diritto (e dovere) di indagare. Ma ciò che va fermato è la spettacolarizzazione, la morbosità mediatica, la condanna preventiva. Ancor più ipocrita è il fatto che spesso proprio chi si riempie la bocca con la #Costituzione — definendola “la più bella del mondo” — ne tradisca i principi fondamentali come la presunzione d’innocenza, usando la legge fondamentale dello #stato solo quando fa comodo. Credo con forza che giudizio politico e questioni giudiziarie siano due cose diverse. Si può essere politicamente colpevoli per una decisione ritenuta dannosa ovvero politicamente innocenti anche in presenza di una vicenda penale. Per questo penso che la Legge Severino andrebbe abrogata: è stata la risposta a una stagione giustizialista e moralista, culminata nel #grillismo che è stata una delle peggiori sciagure politiche accadute al nostro Paese. Il grillismo ha generato un pensiero semplificato, demagogico, inadatto a comprendere la complessità della società. E da lì è germogliato l’antieuropeismo e, con esso, il #sovranismo "monetario”, che ha alimentato il #populismo nazionalista che oggi vediamo affermarsi ovunque. 

 2. La legittima difesa e il #garantismo “a senso unico” L’altro tema — apparentemente banale — riguarda la legittima difesa e in questo caso il riflesso condizionato è soprattutto della #destra. Ogni volta che un cittadino spara a un ladro o un agente è coinvolto in uno scontro armato, c’è chi grida allo scandalo appena scatta un’indagine. “Vergogna!”, “Era legittima difesa!”, “Lasciatelo in pace!”. È un garantismo cieco, superficiale, e — se ci pensiamo bene — completamente privo di senso. In un sistema #democratico e civile, nessuno può decidere da solo di essere nel giusto. Se una persona muore o viene ferito a causa del comportamento di un’altra — che sia un agente o un privato cittadino — è giusto che i fatti vengano accertati. Il #processo, in questi casi, serve a distinguere tra legittima difesa e abuso. È una garanzia per tutti: anche per chi ha agito correttamente. Immaginate se bastasse una dichiarazione postuma per giustificare qualunque sparo. Se bastasse dire “mi ha aggredito” o “stava rubando” per ottenere l’impunità. Sarebbe il far west, altro che Stato di #diritto. 

❓ Perché queste cose banali non sono così banali? 
Due concetti, in fondo semplici: 

 non si è colpevoli fino a sentenza definitiva; 

 chi uccide, anche in legittima difesa, va processato per accertare i fatti. Eppure, in Italia, sembrano verità rivoluzionarie. Perché? Perché una parte dell’opinione pubblica viene costantemente manipolata. Da politici senza scrupoli — Salvini, ad esempio — nel caso della legittima difesa. Da una #sinistra spesso succube del giustizialismo e della magistratura e quindi incapace (o in malafede credendo di averne dei vantaggi) di distinguere diritto da opportunismo. E poi c'è il ruolo dell’informazione che ha rinunciato ad approfondire, diventando megafono delle narrazioni dominanti. Due cose banali, dicevo. Ma che nel nostro Paese non lo sono per niente. 
Per concludere, un dato: secondo Pagella Politica, nel 2017 è stato condannato “solo” il 25% degli indagati. 


#LeggeSeverino #legittimadifesa #partitodemocratico #fratelliditalia #Lega Partito Democratico Fratelli d'Italia 

 Francesco Meringolo

... FOLLIA GENOCIDA!!! ...

A parlare è un vero cristiano. Non chi si professa donna, madre, cristiana ma si sveglia selettivamente solo se i morti sono cristiani e rischiano di far perdere qualche punto percnetuale nei sondaggi. Chi parla è Augusto Paolo Lojudice, è l’arcivescovo metropolita di Siena ed intervistato dalla Stampa ha detto parole di giustizia e verità sul vero e proprio genoc*dio in atto in P@lestina. “C’è chi si è stracciato le vesti leggendo la parola genoc*dio usata da Francesco in un libro ma a Gaza siamo oltre la follia, è all’opera il male più sfrenato e senza logica. L’uccisione di bambini in fila per un pugno di riso grida giustizia a Dio. Ormai il masso è rotolato e si è azzerata qualunque giustificazione geopolitica. Perché di fronte all’attuale escalation di nefandezze nessuno dice più che sia giusto che Israele si difenda. La strage degli innocenti grida vendetta al cielo. Non ci si può più tirare indietro dal denunciarlo. Nessuna violenza può strumentalizzare il nome di Dio. A Gerusalemme ho sentito frange fondamentaliste farsi scudo delle Scritture per calpestare i diritti umani. In realtà non c’è più modo di tentare una spiegazione. La lettura fondamentalista della Bibbia richiama la distruzione totale del nemico? Una mistificazione perché si parla di abbattere il male, non di sterminare bambini. Quando si stravolge l’Antico Testamento gli si fa dire ciò che si vuole. Non tutti gli ebrei lo fanno. In Israele sono ora al comando settori integralisti che uniscono il fondamentalismo a politiche di estrema destra, alla folle ricerca del potere assoluto. Il diritto della forza umilia la forza del diritto. Per colpa di scelte dissennate commettono le stesse atrocità compiute su di loro. Se non si ferma il tiranno non se ne esce. La vita ha perso qualunque valore rispetto al tornaconto economico dell’industria di morte e alla ricchezza usata come sopraffazione". Anche le virgole. Finalmente la verità gridata per quel che è!!! 

 Mario Imbimbo.
Israele ha approvato all'unanimità il piano di completa pulizia etnica dei palestinesi a Gaza. Israele prevede di conquistare militarmente il 90% del territorio della striscia e rinchiudere l’intera popolazione nel restante 10%, dentro una piccolissima area al confine con l’Egitto. Due milioni e duecentomila persone verranno deportate a forza, a tempo indeterminato, in un’area di 45 chilometri quadrati, stiamo parlando di c.a. cinquantamila persone per chilometro quadrato, una persona ogni 20 mt quadrati, uno spazio 5 metri per 4. È la stessa identica cosa che fecero i nazisti con gli ebrei nel ghetto di Varsavia. La gente palestinese che si ribellerà, verrà convinta dietro una raffica di mitra AK47. Dentro la striscia di Gaza non ci sono più nemmeno gli osservatori dell'ONU cacciati anch'essi con violenza inaudita, nell'area in cui si prevedono di deportare oltre 2 milioni di esseri umani in maggioranza bambini, donne, persone fragili, non c’è nulla di nulla, niente acqua potabile, niente servizi igienici, niente elettricità, niente ospedali, niente scuole, il nulla assoluto. Per questi reclusi, dopo 500 giorni di bombardamenti e massacri, adesso in attesa di essere etnicamente spazzati via, a discrezione dell'esercito israeliano è previsto solo un pacco alimentare, col minimo di calorie appena necessarie per sopravvivere, il pacco verrà consegnato solo dietro riconoscimento facciale. Le razioni prevedono solo cibo secco o conservato, senza nulla di fresco. Gli assassini genocidari concederanno in tutto solo sessanta camion di merci al giorno, contro i seicento che prima del genocidio erano considerati dall'ONU il minimo indispensabile. Il tutto per una popolazione che conta il 30% di bambini con malnutrizione acuta, con diversi casi di malattie, con feriti, con invalidi, persone fragili, percentuale destinata a salire ulteriormente perchè Israele ha comunque deciso di continuare il blocco totale del cibo fino a quando vorrà. I vari ministri del governo Netanyahu parlano apertamente di conquista definitiva di Gaza, vuol dire che da questa “zona umanitaria” i palestinesi potranno uscire solo da morti oppure rinunciando per sempre alla loro terra… ammesso sempre ci sia qualche paese disposto ad accoglierli, con tutto il gigantesco carico di problemi che Israele ha impresso indelebilmente nelle vite di questi milioni di persone. Rivolto agli ipocriti benpensanti, che finora non si sono voluti schierare, a coloro che si indignavano piccati, sostenendo che ciò che succedeva a Gaza non si poteva definire genocidio, a tutti coloro che parlavano di diritto di Israele alla difesa, a coloro che ancora ora solidarizzano con gli arroganti provocatori sionisti, che adesso vengono pure in Italia e anche in altri paesi, a portare la stessa identica arroganza, la stessa mentalità violenta, dispotica, e di sopraffazione, che hanno usato contro il popolo palestinese per 80 anni. Questo era dall'inizio il piano di pulizia etnica e genocidio previsto per il popolo palestinese. 

Luca Cellini

domenica 20 luglio 2025

... il "sistema" Italia!! ...

Cuffaro e Dell’Utri: i burattinai della Sicilia, tra ipocrisia e vergogna sepolta di Antonio F. Spitale (Siciliano) In Sicilia, la terra di Pirandello, l’ipocrisia è un’arte perfezionata. È una regione dove le maschere si indossano con disinvoltura, e i paradossi si fanno regola. Due nomi, Salvatore Cuffaro e Marcello Dell’Utri, emergono come simboli di un sistema che non muore mai, nonostante le condanne per mafia. Ex politici, ex potenti, ma mai davvero “ex” nel loro controllo. Comandano ancora, nell’ombra e alla luce del sole, in una terra dove la vergogna sembra essere morta da tempo. Cuffaro, ex governatore siciliano, condannato a sette anni per favoreggiamento aggravato alla mafia, è tornato in scena come se nulla fosse. La sua “riabilitazione” non è solo giudiziaria, ma politica: accolto a braccia aperte, osannato da chi dovrebbe arrossire al solo pensiero. Dell’Utri, il braccio destro di Berlusconi, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, non è da meno. La sua influenza, come un’ombra lunga, si allunga ancora su Palermo e oltre. Entrambi, come fantasmi mai esorcizzati, continuano a muovere fili, a stringere mani, a raccogliere consensi. E poi c’è il rito, il grande teatro dell’ipocrisia. Ogni 19 luglio, i politici siciliani e italiani si radunano per commemorare Paolo Borsellino, il giudice martire della lotta alla mafia. Versano lacrime di coccodrillo, posano corone di fiori, pronunciano discorsi accorati. Ma poi, lontano dai riflettori, eccoli lì: a stringere le mani di Cuffaro, a brindare con Dell’Utri, a tessere alleanze con chi della mafia è stato complice. È un balletto osceno, un insulto alla memoria di chi ha dato la vita per un’idea di giustizia. La Sicilia è questo: una terra dove la coerenza è un lusso raro, dove la memoria è corta e la convenienza lunga. Qui, la vergogna non trova più spazio, soffocata da un sistema che premia i colpevoli e dimentica le vittime. Cuffaro e Dell’Utri non sono solo nomi: sono lo specchio di un’Italia che non vuole guardarsi in faccia, che preferisce l’omertà al coraggio, il compromesso alla verità. Eppure, sotto questa coltre di ipocrisia, c’è chi ancora resiste, chi non dimentica, chi non si piega. Ma sono voci isolate, schiacciate dal peso di un potere che si rigenera, sempre uguale a sé stesso. Finché la Sicilia – e l’Italia – non troveranno il coraggio di fare i conti con i propri fantasmi, Cuffaro e Dell’Utri continueranno a comandare. E la vergogna, quella vera, resterà sepolta sotto le loro strette di mano e parole vuote da chì dice "Ho iniziato a fare politica per Paolo Borsellino" 

Povera Italia!!! 

 20 luglio 2025

... arrivati!!! ...

... dopo tanto stress da caldo, dopo una tripla seduta in bagno, dopo un faticoso carico e scarico di bagagli, infine la meta da noi agognata!! Ci attende un po' di relax, speriamo!!!

sabato 19 luglio 2025

... si parte!!! ...

... domani mattina rotta verso il nostro "buen retiro" alla ricerca di un po' di relax e con una novita in programma: ad agosto due settimane con Roberta e Marco: tutte da vivere e raccontare!!

... 19 luglio 1747 ...

Oggi è la Festa del Piemonte e dei Piemontesi Il 19 luglio 1747 l'esercito Piemontese sconfisse quello francese nella celebre battaglia dell'Assietta, al grido di "da si nojautri bogioma nen" resistendo fino alla fine. Da all'ora i Piemontesi sono derisi e additati come "Bugia nen", il termine se preso da solo ci mette davvero nel ridicolo, ma la storia è ben diversa... 

 Fonte: TorinoNightLife
il 22 luglio all’indomani della vittoria all’Assietta Carlo Emanuele III così dispose :”Volendo Noi avere per quelle di dette Nostre truppe che si sono ritrovate all’attuale combattimento, un speciale riguardo, il quale gli comprovi sempre più il distinto gradimento che ci è risultato dei valorosi loro diportamenti, vi diremo perciò esser mente Nostra che facciate gioire gli Ufficiali, Bassi-Uffiziali e Soldati dei Battaglioni, Compagnie dei Granatieri e Picchetti dei Reggimenti, tanto Nazionali che Provinciali e Stranieri …. d’un mese di paga gratis. Ai soldati giunsero razioni di cibo aggiuntivo: un «rinfresco» che prevedeva per ogni battaglione la fornitura di due buoi, quattro montoni, nove emine di riso, ventuno brente di vino oltre a sei giorni di pane a mezza razione in più per ogni giorno “

... l'indegnità di Nordio ...

Nordio minaccia. Non la mafia, ma i magistrati. 
Più avanzano le indagini della Procura di Roma sul suo comportamento e più il ministro Nordio mostra la sua vera vocazione di “trumpiano”, per il disprezzo per la correttezza politica e i continui interventi contro la Magistratura di cui pure ha fatto parte per tanti anni. Il ministro della giustizia è indagato per omissione di atti d’ufficio nell’ambito del caso Almasri, il torturatore libico che il governo ha rilasciato e rimpatriato con volo di Stato, nonostante fosse ricercato per gravi crimini contro l’umanità dalla Corte Penale Internazionale. Ci sono forti dubbi anche sul fatto che il ministro abbia detto la verità al Parlamento; nella sua informativa, infatti, Nordio aveva sostenuto che il provvedimento di scarcerazione era stato legittimamente adottato, ma non ha menzionato l’esistenza di un’indagine a suo carico né ha chiarito che la scarcerazione di Almasri fosse avvenuta contro l’orientamento della magistratura. Questa omissione nei confronti del Parlamento è molto grave: un ministro sotto inchiesta che non informa correttamente le Camere viola il il dovere di trasparenza e lealtà istituzionale. Ci sarebbero elementi più che sufficienti per mandarlo a casa se Meloni e il centrodestra non lo volessero difendere oltre ogni ragionevole limite per non veder fallire tutto il loro progetto di riforma della giustizia. Ieri, il ministro ha minacciato direttamente il sostituto procuratore generale Raffaele Piccirillo, colpevole di aver segnalato pubblicamente gli errori nella gestione del caso Almasri. Ha detto una battuta indegna: “In qualsiasi altro Paese lo avrebbero mandato dagli infermieri”. E poi ha insinuato che Piccirillo potrebbe essere sottoposto a procedura disciplinare, lasciando intendere che certi comportamenti sono il frutto di una impunità diffusa tra i magistrati. Un avvertimento, lanciato davanti al pubblico amico di Fratelli d’Italia. Quindi, sempre ieri, si è scagliato contro la Procura di Palermo, perché ha osato impugnare l’assoluzione di Salvini nel processo Open Arms: “Nei Paesi civili non si impugnano le assoluzioni”, ha detto il ministro. La lentezza della nostra giustizia dipende anche dall’incapacità di molti magistrati di opporsi all’evidenza. Rimedieremo». Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a margine del convegno di FdI “Parlate di mafia”. Come se l’indipendenza dell’accusa fosse un capriccio da censurare, e non un principio costituzionale da difendere. Ovviamente, l’Associazione nazionale magistrati ha espresso “sdegno e viva preoccupazione” per le parole di Nordio. “Da parte del ministro si registra un uso ricorrente della minaccia disciplinare – ha scritto l’Anm – evocata come uno strumento di pressione nei confronti di decisioni sgradite o legittime critiche, il vero obiettivo della riforma sembra essere quello di indebolire e ridurre al silenzio la magistratura”. 
È proprio così. 

Enrico Rossi.

venerdì 18 luglio 2025

... i "suoi" primi 1000 giorni! ...

Frasi da baci Perugina e tante bugie sociali. Ieri, al congresso della Cisl Giorgia Meloni ha ricevuto un mazzo di fiori e tanti applausi. In cambio, ha pronunciato un insulso e autoelogiativo discorso sui presunti successi del suo governo: il potere d’acquisto sarebbe stato difeso, le tasse scenderebbero, i precari sparirebbero e l’occupazione ovviamente volerebbe, senza curarsi troppo della sua qualità e delle retribuzioni effettive. Peccato che la realtà sia diversa da quella che descrive Meloni e che la CISL applaude, confermando uno slancio filogovernativo senza precedenti che nega la storia gloriosa di quello che fu il grande sindacato dei segretari Pierre Carniti e Franco Marini. Proprio ieri, quasi a voler sciupare la festa, l’ISTAT ci dice che il carrello della spesa aumenta dell’1,7% in un solo mese. E per fare solo qualche esempio: il burro costa il 19% in più, il caffè il 25%, i formaggi e latticini +6,3%, le uova +7,2%,la frutta fresca +7,2%, gli agrumi il 16%. Una famiglia con due figli spenderà oltre 600 euro in più l’anno solo per mangiare. Ma anche le vacanze subiscono un duro colpo: i voli salgono del 38,7%, i traghetti del 19,6%, i villaggi vacanze del 3,6%. Nel frattempo, l’Inps ci ricorda che i salari contrattuali hanno perso il 9% in potere d’acquisto negli ultimi 5 anni. E l’Organizzazione internazionale del lavoro certifica che i salari reali italiani sono scesi dell’8,7% dal 2008: il peggior risultato del G20. Peggio di noi, solo la Repubblica Ceca. Mentre la Francia, la Germania, la Polonia recuperano, noi affondiamo. Eppure, a sentire la premier, è tutto sotto controllo perché il suo è il governo “del confronto”. Un confronto che avviene solo con chi non disturba il manovratore, come fa la Cisl, ma non con gli altri sindacati CGIL E UIL. Il problema è che le imprese italiane registrano da tempo profitti superiori alla media europea, ma non redistribuiscono. Campano sui salari bassi, sulle leggi che li proteggono che hanno liberalizzato il mercato (dal pacchetto Treu al Jobs act) e su bonus elettorali che nascondono il vuoto delle politiche. Anche i nuovi contratti non recuperano l’inflazione perché la contrattazione è debole, e il sindacato – quando non è d’accordo col governo - è ignorato. Quello che sa veramente fare Meloni è la rappresentazione di un Paese che non affronta i problemi, dove i sogni si riducono a slogan e la realtà resta una dura condanna per chi lavora. Ma per ora ha ragione il governo a festeggiare: sono mille giorni che si va avanti così. 

 Enrico Rossi.
Quante bugie e sciocchezze sto sentendo su questi mille giorni del Governo Meloni e il suo "milione di posti di lavoro" creati. Perché, è vero, occupazione è stata creata, ma sapete come lo è stato fatto? Le élite del Paese avevano un problema enorme: la persistenza di un reddito minimo garantito (l’Rdc) che esercitava una pressione a rialzo sui salari. Si chiama “teoria del salario di riserva”: se esistono sussidi che erogano importi equivalenti o superiori a quelli del lavoro, qualunque individuo sano di mente sceglierà i primi ai secondi. Questo porta gli imprenditori ad adeguare l’offerta salariale, aumentandola. Ciò non piaceva ai briganti prestati all’imprenditoria: lì disgustava. Giorgia Meloni a soli sette mesi dal suo insediamento ha allora accolto le loro richieste, destrutturando lo strumento e introduce l’Adi e il SFL, che creando poveri di serie A, B e C hanno preso centinaia di migliaia di soggetti socialmente fragili e a bassa specializzazione reintroducendoli in massa sul mercato, provocando così un deliberato “shock di offerta”, un aumento repentino di forza lavoro. E quando la domanda rimane invariata e l’offerta aumenta, il prezzo crolla. Gente con ISEE da 9mila euro l’anno si è ritrovata a dover scegliere tra 800 lordi part-time per 2 mesi o morire di fame. E chi è entrato nel mercato nero è diventato inattivo, facendo diminuire la disoccupazione. Parallelamente, ha destrutturato i contratti a termine, reintrodotto (e peggiorato: ce ne voleva ma ci sono riusciti) i voucher che servono a coprire il lavoro nero e trasformato la rapina dei contributi dei dipendenti in azienda come banale gestione di cassa. Ieri se ti azzardavi a non versarli lo Stato ti faceva nero, oggi puoi appropriartene per 3 mesi e non ti succede niente (e ovviamente i suddetti banditi lo fanno a ciclo continuo, garantendosi una sorta di credito revolving a tasso zero). Così Giorgia Meloni ha creato posti di lavoro: lavoro povero, precario, nero. Il resto sono bugie. 

 Leonardo Cecchi.
Ops! 

Sui primi 1000 giorni del Governo Meloni: i ministri meno apprezzati e in fondo alla classifica sono Meloni,Calderoli Lollobrigida, Santanchè e Salvini. Chissà perchè! Ma Meloni non era la Presidente del Consiglio più apprezzata dai tempi di Giulio Cesare? 

... A 28 -- P 33 ...

... stamane visita oculistica di controllo: pressione DX 17 -- SX 16 - niente punture per ora -- prossima visita di controllo 20/11/2025 ore 9,15!!

giovedì 17 luglio 2025

... italosionisti!! ...

Alla luce dell’attacco diffamatorio portato avanti da Maurizio Molinari nei confronti di Francesca Albanese, ripropongo un articolo scritto nei mesi scorsi sull’italo-sionismo.

ITALOSIONISTI 

Eccoli, Molinari, Mieli: i volti del giornalismo italosionista. L’uno editorialista di punta de La Repubblica, l’altro oracolo a gettone, sempre pronto a salire in cattedra su ogni media disponibile. Diversi per stile, uguali per orientamento. Entrambi incarnano quel giornalismo d’apparato, schierato, che si traveste da terzietà mentre recita il copione scritto a Tel Aviv. La Repubblica. Una volta c’era Scalfari, oggi sembra il Jerusalem Post. E non per caso. Il giornale israeliano, da quando è passato nelle mani del magnate neocon Conrad Black, è diventato megafono del Likud, dello Stato etnocentrico e del suo falco Netanyahu. Titoli a caratteri cubitali: “Israele in guerra”. Uguale qui da noi: elmetti editoriali, lacrime solo per una parte, indignazione selettiva. Maurizio Molinari, curriculum impeccabile: studi all’Università Ebraica di Gerusalemme, corrispondente per La Stampa da Israele, poi direttore di Repubblica, oggi penna guida del giornale. Mai un conflitto d’interessi? Mai un dubbio sull’equidistanza? Non sia mai: anche solo porre la questione è anatema. Poi c’è Paolo Mieli. L’uomo che fu direttore del Corriere della Sera, oggi pontifica ovunque. Mieli lo ha detto chiaramente: “Non sono ebreo secondo la legge rabbinica, ma mi sento ebreo al 110%”. Bene. È legittimo. Ma allora si abbia anche l’onestà di dire che si è di parte. Che si parteggia. Che si difende, sempre e comunque, una narrativa. Non si è osservatori: si è tifosi. Il punto è questo. Nessuno qui è antisemita. Ma contestare il sionismo – inteso come progetto coloniale, esclusivo, suprematista – non è odio razziale. È una legittima posizione politica. Così come è legittimo denunciare l’esistenza di una lobby mediatica filo-israeliana, che in Italia ha volti, nomi e potere. E che nega se stessa con lo stesso tono scandalizzato con cui rifiuta ogni critica all’operato dello Stato ebraico. Repubblica e La Stampa fanno capo a GEDI/Exor. In cima alla piramide c’è John Elkann, ebreo da parte di padre, figlio di Alain Elkann, nipote di Jean-Paul Elkann, ex rabbino capo, banchiere e dirigente del concistoro ebraico francese. Tutto perfettamente legittimo. Ma perfettamente evidente. Eppure non leggerete mai una parola vera sulla brutalità sistemica. Sulla colonizzazione. Sul muro. Sull’apartheid. Sul Genocidio in atto. E mentre qui ci si traveste da giornalismo neutrale, in Israele esiste Haaretz. Un quotidiano serio, libero, che scrive cose che da noi sarebbero censurate o derubricate. Titoli come: “Siamo un Paese traumatizzato e senza governo”. Critiche feroci a Netanyahu. Difesa dei diritti palestinesi. Una voce fuori dal coro nel mezzo dell’oscurità. E noi? Noi abbiamo Repubblica versione Jerusalem Post. Editoriali a senso unico, retorica da bunker, propaganda mascherata da analisi. Nessuno che si interroghi sulle vere radici del conflitto. Nessuno che osi chiedere come mai uno degli eserciti più potenti del pianeta sia stato colto di sorpresa come un gregge. Il giornalismo dovrebbe interrogare il potere. Ma da Molinari a Mieli, passando per tutto l’apparato GEDI, il giornalismo italosionista ha scelto: sta con il potere. Sempre. 
E a noi, non resta che cercare la verità altrove. 

Alfredo Facchini

... storytelling meloniana ...

𝐈𝐧𝐟𝐥𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐭𝐞𝐥𝐥𝐞, 𝐬𝐚𝐥𝐚𝐫𝐢 𝐚 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐚: 𝐦𝐚 𝐥’𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐞̀ 𝐥𝐨 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐲𝐭𝐞𝐥𝐥𝐢𝐧𝐠 

Il #buongiorno di Giulio Cavalli 

Nel Paese del “Meno male che Giorgia c’è”, le cattive notizie non esistono. Se esistono, si ignorano. Se insidiano il racconto del governo-fenomeno, si trasforma la realtà in folclore da social. E così mentre l’Istat certifica che il carrello della spesa si è mangiato i salari e l’Inps conferma che in cinque anni i lavoratori hanno perso nove punti di potere d’acquisto, il governo preferisce parlare d’altro. I rincari non si fermano: +24,8% il caffè, +7,2% le uova, +15,8% gli agrumi. In estate, quando il Paese prova a respirare, scatta l’assalto finale al portafoglio. Voli a +38,7%, traghetti +19,6%. Intanto, in Parlamento, il governo tace. Gli stipendi più bassi d’Europa sono diventati silenziosamente il nuovo standard. Ma si promettono bonus e “tagli del cuneo” come palliativi elettorali. Mentre si prepara la tempesta dei dazi trumpiani, che rischia di colpire duramente l’export italiano e aumentare la cassa integrazione, Meloni si appende al paracadute retorico della Nazione. Nessuna proposta concreta, solo fede nel marketing. Il salario reale resta fuori dall’agenda, i sindacati europei chiedono un nuovo “Sure” per difendere l’occupazione, ma l’Europa sociale non abita più qui. È tutto perfettamente coerente. Chi vive con mille euro al mese non fa rumore, non turba i talk show, non contribuisce ai sondaggi. La propaganda vola, mentre gli italiani restano a terra, senza fiato. La realtà è inflazionata quanto i prezzi: pesa, ma non conta. E il governo, a ogni dato scomodo, gira canale. 
"I raid isr@eliani su G@za colpiscono anche la chiesa della Sacra Famiglia. Sono inaccettabili gli attacchi contro la popolazione civile che Isr@ele sta portando avanti da mesi. Nessuna azione militare può giustificare un tale atteggiamento". Scrive spazientita la Premier sui social. Deve aver avuto un bacio dal principe azzurro e si è svegliata. Perché finora i 70mila morti a G@za, secondo le stime più prudenti, non mi pareva fossero terroristi. E mi pare assai diffcile lo fossero gli oltre 20mila bambini morti finora, sempre secondo le stime più prudenti. Però cara Premier se ha tanto tardivamente quanto ipocritamente maturato questa convinzione come mai solo pochi giorni fa ha rinnovato in sede europea gli accordi con Isr@ele che fra le altre cose forniscono mezzi materiali e militari per portare avanti questa mattanza? Perchè non ha invece seguito la posizione della Spagna che era per rompere quegli accordi che violano palesemente il diritto umanitario internazionale come all'articolo 2 degli stessi? Lacrime di coccodrillo. E senza vergogna alcuna!!!

mercoledì 16 luglio 2025

... l'Unione, e l'Italia ... VILI!!! ...

𝐋’𝐔𝐧𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞𝐮𝐫𝐨𝐩𝐞𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐯𝐢𝐥𝐢 

Il #buongiorno di Giulio Cavalli 


 La decisione dell’Unione europea di non sospendere l’accordo di associazione con Israele, nonostante le evidenze di violazioni sistematiche dei diritti umani e del diritto internazionale, segna un punto di non ritorno morale. Il 15 luglio 2025, i ministri degli Esteri europei si sono riuniti a Bruxelles con dieci opzioni sul tavolo: dall’embargo sulle armi al blocco del commercio con gli insediamenti illegali. Non ne è passata nemmeno una. È la fotografia plastica di un’Europa che si genuflette davanti ai propri interessi economici, incapace persino di fingersi indignata con coerenza. Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, ha parlato di “tradimento crudele e illegale” e di “uno dei momenti più vergognosi nella storia dell’Unione europea”. Ma i governi hanno preferito premiare il genocidio piuttosto che perdere un partner commerciale. La codardia istituzionalizzata dell’Unione diventa oggi materia da tribunale: i giuristi di JURDI hanno depositato un ricorso alla Corte di giustizia Ue contro Commissione e Consiglio, accusandoli di complicità nello sterminio a Gaza e di violazione del trattato dell’Unione. Siamo oltre la diplomazia del silenzio: si tenta di istituire un principio giuridico che imponga di scegliere da che parte stare quando il diritto internazionale viene calpestato. E l’Italia? Fa parte del coro. Aderisce a una linea di vigliaccheria europea che, mentre proclama la sua fedeltà ai diritti umani, nei fatti diventa complice dell’apartheid israeliano e della distruzione di Gaza. 
I leader dell’Unione, invece di rispondere ai tribunali della storia, potrebbero dover rispondere a quelli veri. E sarebbe persino tardi.
𝐒𝐚𝐯𝐢𝐚𝐧𝐨, 𝐜𝐚𝐫𝐧𝐞 𝐝𝐚 𝐛𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐜𝐢𝐫𝐜𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐨𝐝𝐢𝐨 𝐭𝐫𝐢𝐜𝐨𝐥𝐨𝐫𝐞 

il buongiorno di Giulio Cavalli 

 Ci sono voluti quasi 17 anni perché un tribunale sancisse che l’ex capo del clan dei Casalesi, Francesco Bidognetti, e il suo avvocato hanno pubblicamente minacciato lo scrittore Roberto Saviano e la giornalista Rosaria Capacchione. La lunghezza del processo afferisce alla condizione della giustizia italiana, ma ciò che è accaduto in questi diciassette anni fuori parla chiaramente di noi. Sono diciassette anni che politici, leader di partito e perfino ministri giocano sulla carne avanzata di Roberto Saviano una sporca partita di propaganda. Sono diciassette anni che giornalisti, scrittori, “intellettuali” pasteggiano su Saviano trasformando la sua protezione in un onore da meritarsi, alla stregua dei fascisti con la cittadinanza. Sono diciassette anni che si usano le minacce inflitte a Roberto Saviano come nervo scoperto da trasformare in cappio. Accade ogni volta che non si è d’accordo con una sua opinione, ogni volta che si vuole debilitare un suo atto d’accusa, ogni volta che si esulta per un suo insuccesso. Diciassette anni dopo, come un film girato fuori tempo massimo, si ritorna alle minacce a Roberto Saviano e diventano tangibili le proporzioni dell’erosione che gli è stata inflitta. Lui si è lasciato andare a un pianto liberatorio, ma non c’è liberazione. La delegittimazione ha funzionato benissimo e per quella non c’è possibilità di processo riparatore. Roberto Saviano è stato appiattito sulle minacce che ha subito: onere e onore, in un gioco che piace moltissimo alla mafia. 
Lui come carta velina schiacciato sul fondo. 

 In foto @robertosaviano_official ospite di Tintoria in occasione della presentazione del suo libro L’amore mio non muore (Einaudi) 

martedì 15 luglio 2025

... Forza Toro (sigh!) ...

CAIRO-RAMSES, UN REGNO ETERNO DESTINATO A NON FINIRE!!! 

Il Faraone Ramses II ha regnato sull' Egitto per circa 60 anni, un regno eterno costellato da conquiste militari, grandi costruzioni di templi, sfingi e statue e un' esplosione culturale senza precedenti. Il grande faraone morì all'età di 90 anni, dando stabilità al proprio regno come nessun altro 

 Urbano Roberto Agostino Cairo sta avendo un regno lunghissimo, paragonabile a quello del faraone. 20 anni di presidenza al Toro, con i vari Ferruccio Novo e Pianelli ormai stracciati a livello di longevità. Cairo ha solo 68 anni, è molto giovane, mangia bene ed è allenato. Oggettivamente può rimanere sul trono granata per altri 10-15 anni per poi passare il testimone ai propri figli, altri Cairo, per un regno eterno. 

Solo una cosa non quadra. Ramses II ha conquistato, ha fatto, ha costruito, ha coltivato e innovato. Cairo invece è una specie diversa. Tipo Attila. Ha sradicato, bruciato, estirpato la nostra identità sostituendola con dei semi diversi. I duemila del Filadelfia dell' altro giorno (che fanno cori, applaudono a prescindere, chiedono autografi a gente che non ha ancora dimostrato un cavolo) sono i primi frutti raccolti dal faraone alessandrino e hanno una caratteristica inconfondibile. Sono colorati di granata, ma puzzano di sfiga.
Il momento di mostrare che siamo quelli di sempre è adesso stringiamoci intorno alla nostra passione “”INSIEME SI PUÒ””
TORO, A FINE MERCATO NIENTE CILIEGINA, MA CAIRO HA TRA LE MANI LA GIUSTA ALTERNATIVA. Quasi 2000 tifosi hanno sostenuto la squadra al Filadelfia, cori, applausi, autografi per tutti a prescindere. Mercato promosso quindi. Manca solo la ciliegina finale, solo che per i tifosi presenti al Fila serve altro. Cairo ha già pronta l'alternativa.