mercoledì 24 settembre 2025
... Tajani, un ministro??? ...
Mettetevi comodi, preparate i popcorn, disattivate ogni notifica. Perché raramente vi capiterà di assistere a un’umiliazione così clamorosa e imbarazzante.
Ieri sera, a ‘È sempre Cartabianca’, Bianca Berlinguer ha letteralmente triturato, domanda per domanda, il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Un confronto da manuale, dove le contraddizioni, le bugie e le ipocrisie del governo sono state smontate una a una.
Tajani parte subito male, malissimo: se la prende con un comico, Enzo Iacchetti: “Il signor Iacchetti ha detto qualche bugia, parla senza conoscere le cose”.
Berlinguer non lo lascia subito respirare: “Non ha detto nessuna bugia”.
Ma lui insiste, stizzito: “Ha detto che non abbiamo fatto niente e che la Flotilla si è sostituita al Governo. Noi abbiamo mandato decine di tonnellate di beni alla popolazione palestinese, abbiamo lanciato aiuti con aerei italiani ed emiratini. Iacchetti, che non conosce niente, fa il comico… poi se vuole si candida e si fa eleggere.”
È qui che Berlinguer lo inchioda con il primo sdeng: “Ma non lo ha detto Iacchetti, lo hanno detto le Nazioni Unite. A Gaza c’è una carestia provocata dall’uomo. Perché l’esercito israeliano non fa passare i convogli. Ogni settimana facciamo vedere bambini che raccolgono briciole da terra perché non hanno da mangiare”.
Tajani prova la carta dell’orgoglio nazionale: “No, il cibo italiano è arrivato”.
E Berlinguer: “È arrivato solo quello italiano? Il cibo degli inglesi non è arrivato, quello di tutti gli altri non è arrivato, ma quello italiano è arrivato? Scusi, me lo deve spiegare”.
Il ministro, goffo, risponde: “Sì, è arrivato. Questa è la verità”.
Berlinguer lo inchioda con ironia: “Quello italiano è raccomandato? Ci hanno scritto sopra ‘Italia’ e gli israeliani hanno detto: lui può entrare?”
E Tajani, fuori tempo massimo: “Assolutamente sì! Iacchetti è un bugiardo”.
A quel punto Berlinguer lo incalza: “Ministro, lei sa qual è la situazione a Gaza”.
Tajani prova a correggere il tiro: “È una situazione inaccettabile, l’ho sempre detto”.
Berlinguer, senza sconti: “Ok, ma per far capire a Netanyahu che non può permettersi di compiere quello che alcuni considerano genocidio, quali iniziative sta prendendo il nostro Paese per passare dalle parole ai fatti?”.
Tajani prova a metterla in farsa: “Noi abbiamo già sanzionato i coloni insieme all’Unione Europea. Siamo pronti a riconoscere lo Stato di Palestina, ma a patto che Ham*s vada fuori”.
Berlinguer lo riporta alla realtà: “Ministro, ma lei sa che a Gaza adesso c’è Ham*s. Chi ha già riconosciuto lo Stato di Palestina, ossia la maggioranza dei Paesi delle Nazioni Unite, non è che intende che sarà Ham*s a guidarlo, si parla sempre dell’Autorità Nazionale Palestinese. Riconoscere lo Stato di Palestina ha un significato simbolico ma anche politico e va fatto subito. Non si può aspettare, come ha detto Giorgia Meloni, che l’Italia lo farà solo se vengono liberati gli ostaggi e se Ham*s se ne va. Perché questo è come dire: lasciamo la situazione così com’è. Non c’è ipocrisia nel fare una dichiarazione così?”.
Tajani, in difficoltà, tira fuori la domanda più stonata possibile: “Domando: voi siete a favore di Ham*s?”
Berlinguer lo stende con il terzo sdeng: “Quindi secondo lei Francia, Gran Bretagna, Canada, Australia… tutti quelli che hanno riconosciuto la Palestina sono a favore di Ham*s? Me lo dica: la Francia è a favore di Ham*s? La Gran Bretagna lo è? Mi dica”.
Il ministro, in affanno: “Non otterranno alcun risultato”.
E Berlinguer, implacabile: “Ma mi dica: sono a favore di Ham*s?”.
Tajani, in confusione: “Ci sarà una risoluzione della maggioranza in cui ci diciamo pronti a riconoscere lo Stato palestinese purché se ne vada Ham*s”.
Replica secca: “Quindi non riconoscete lo Stato di Palestina, è meglio dirlo chiaramente.”
Tajani balbetta ancora: “Ma anche gli altri Stati hanno detto le stesse cose, cioè che riconoscono la Palestina ma Ham*s se ne deve andare.”
Berlinguer lo corregge: “Ma loro hanno già riconosciuto la Palestina, invece voi state mettendo condizioni che significano non riconoscerla”.
Il ministro cerca un appiglio: “Noi chiediamo ai partiti di opposizione di scegliere un’azione contro Ham*s per liberare gli ostaggi e far andare via Ham*s”.
Berlinguer lo liquida con sarcasmo: “Certo, è una cosa immediata…”.
Poi l’affondo finale.
Berlinguer: “Secondo lei ha ragione chi dice che non ci sono due eserciti che si stanno contrapponendo ma uno solo che sta colpendo la popolazione civile? Non crede sia gravissimo?”.
Tajani prova a resistere: “Certo. Ma Ham*s è presente e combatte a Gaza. Ci sono reparti combattenti. Stanno combattendo”.
Berlinguer non gli dà scampo: “E questo giustifica l’uccisione di cento palestinesi al giorno?”.
Tajani, spaesato: “Ehm… io… voglio ripetere ed essere molto chiaro. Ham*s deve dire: noi ci ritiriamo perché non vogliamo che muoiano civili. Israele sta compiendo una carneficina, abbiamo condannato con parole durissime, lo abbiamo detto”.
Berlinguer, glaciale: “Lo avete detto, ma non avete fatto niente. Non avete preso alcuna iniziativa. Durante il vertice della Commissione Europea, quando si discuteva di sanzioni, Raffele Fitto nemmeno c’era, se n’è andato”.
Tajani tenta il colpo di coda: “Noi siamo pronti a votare a favore delle sanzioni dei coloni e dei ministri. In più siamo pronti a discutere delle sanzioni economiche a Israele”.
E l’ultima stoccata: “Quindi voterete a favore della sospensione delle agevolazioni fiscali per Israele?”.
Il ministro si arrampica: “Su questo vogliamo discuterne. Vogliamo evitare ricadute sulla popolazione civile”.
Berlinguer lo inchioda: “Ma scusi, ministro: quando si mettono le sanzioni, che sia a Israele o che sia alla Russia, è chiaro che avranno delle ricadute sulla popolazione civile”.
Fine della partita.
Ecco cosa succede quando un ministro degli Esteri a sua insaputa incontra una giornalista.
Che figuraccia epocale.
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