venerdì 12 settembre 2025

... impreparati!! ...

Di Marco Setaccioli 

 (Per la serie "i bimbi di Putin per cui la Russia non è un pericolo") 

L’incursione di droni russi in territorio polacco, checché ne dica Rutte, ha messo in luce tutta la nostra impreparazione rispetto alle modalità con le quali la guerra si svolge oggi. Contro 20 droni da 10.000 euro l’uno abbiamo speso milioni per far levare in volo aerei che costano miliardi, i quali ne hanno comunque abbattuti solo una piccola parte. Cosa faremmo se nei nostri cieli entrassero 800 shahed e geran, come avvenuto sere fa in Ucraina? O anche solo 400 come lì succede a giorni alterni? Ci siamo dotati di super aerei americani, super carri armati tedeschi e tanti altri costosi giocattoli, sicuramente utili ad affrontare un’invasione, che è tuttavia la parte novecentesca di un eventuale conflitto, ma che sarebbero per questo i primi bersagli di un eventuale attacco combinato di missili e droni che la Russia può produrre ed accumulare in una sola settimana. Le nostre città (così come ad esempio anche le nostre industrie del comparto bellico) non sono protette, non abbiamo contraerea, siamo privi di strumenti di reazione, e soprattutto non abbiamo al momento né la capacità produttiva né il know how dal punto di vista tecnologico per dotarci di quegli strumenti. Ci illudiamo che per salvarci basti avere un esercito, sebbene i nostri soldati la guerra l’abbiano fatta solo con i simulatori e nelle esercitazioni e nessuno sa se sarebbero in grado di sopportare psicologicamente le atrocità di un vero scontro con bombe, granate, colpi di artiglieria, una volta sul campo. Continuo a dire che la strategia di tenere l’Ucraina fuori dalla NATO, invece di supplicarla di condividere oggi stesso con noi esperienza e tecnologie che da soli svilupperemmo forse in vent’anni, sia così miope da risultare dolosa. Così come lo è scendere in piazza contro il riarmo, nonostante la minaccia russa cresca di giorno in giorno e le sue aggressioni si facciano ogni volta più audaci, quando dovremmo semmai investire adesso nella stessa Ucraina per produrre attrezzature al passo coi tempi, sistemi meccanizzati per la protezione dei cieli, per attrezzature dotate di intelligenza artificiale che salvino vite umane, ed altro ancora a costi infinitamente più bassi e tempi assai più rapidi rispetto agli standard europei. La guerra ibrida per instillare paure e divisioni nelle opinioni pubbliche, oltre che per assoldare politici cui si offre quell’elettorato con tanto di supporto della propaganda, sta funzionando. Perché tanto è bastato finora a rendere i nostri governi titubanti e incerti. La verità è che siamo impreparati innanzitutto politicamente ad un confronto diretto con la massa di autocrazie che minacciano il nostro modello di vita. Perché continuiamo ad essere rappresentati da parolai che - quando non sono collusi - si lanciano in roboanti dichiarazioni in difesa dei valori democratici, ma che all’atto pratico preferiscono tenersi quei quattro voti, piuttosto che pronunciare la parola “guerra”. Per non dover dire agli elettori che quella sul piano militare è dietro l’angolo, visto che puntualmente segue quella cognitiva e psicologica. 
Che in un paese come il nostro in cui le tv pullulano già di Travaglio, Orsini, Di Cesare e Cacciari, mentre nelle piazze per Gaza le bandiere ucraine non vengono nemmeno ammesse, si può dire ormai praticamente conclusa con successo.

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