lunedì 29 settembre 2025
... Parma 2 - Torino 1 ...
Marco Baroni al Torino sembra un incidente stradale al rallentatore, uno di quelli in cui vedi la lamiera accartocciarsi ed il sangue schizzare sul parabrezza ma non puoi distogliere lo sguardo.
Non puoi, perché oggi la sua immagine è drammaticamente, incredibilmente, tragicamente anche l’immagine del Toro.
Pazzesco eh?
Paolo Vanoli non era un genio, ma patto a lui pare un Sir Alex Ferguson in salsa Varesotta.
Marco Baroni non è un allenatore, è un necroforo travestito da mister.
Lo vedi in panchina con quel muso scavato da becchino di provincia, lo sguardo spento di chi aspetta solo che cali la terra sulla bara.
Ha collezionato più esoneri che vittorie, più cacciate che strette di mano: il suo curriculum è un obitorio di fallimenti in fila indiana.
Il Toro, per sua natura, dovrebbe essere polvere e furore, una cicatrice che pulsa, un grido che non si spegne.
Baroni invece porta il gelo delle stanze mortuarie, la muffa degli scantinati, la lentezza di chi accompagna i vivi a diventare cadaveri.
Dove servirebbe cuore matto, lui tira fuori silenzi, facce lunghe, scelte sbagliate. Sbaglia tutto: cambi, modulo, respiro.
È la mano che affonda nella tasca sbagliata al momento sbagliato, sempre.
Cinque giornate di serie A: peggior attacco, peggior difesa, maggior consumo procapite di maalox in Eurasia per i tifosi granata.
La sua squadra ha segnato in totale gli stessi gol di Baschirotto della Cremonese: di professione difensore centrale.
Record su record.
Ogni suo gesto, ogni sua parola, ogni suo sguardo spento ti allontana dal concetto dí tremendismo e ti avvicina all’idea dell’eutanasia.
Ed intorno a lui sfilano i compari degni della tragedia.
Il nano Cairo, ex piazzista e ragioniere avvizzito, amministratore di un pessimo condomino, il sorriso da usuraio che riduce i sogni a cifre dopo la virgola.
Vagnati, ballista da bar, cacciapalle impotente, sempre pronto a rifilarti un pacco con la faccia da finto furbo.
Una triade da camera ardente: Cairo tiene il registro delle spese, Vagnati porta i fiori di plastica, Baroni regge la pala.
Li guardi e capisci: non stanno allenando, stanno scavando.
Scavano mentre ci scortano al Monumentale, passo dopo passo, metro dopo metro, con le mani luride ed il fiato corto.
Ed il Torino, invece di correre, sprofonda.
È come vedere un toro vero, fiero ed insanguinato, incatenato e trascinato al mattatoio da un branco di becchini con la cravatta storta.
Baroni non è l’allenatore del Toro, non è un uomo DA TORO, come avrebbe detto l’Emiliano: è la sua antitesi, la sua ombra marcia, l’anti-materia del cuore granata.
Uno che non costruisce, non distrugge: seppellisce.
Lui e l’ambiente granata sono due poli che non si toccheranno mai: da una parte il cuore che batte a martellate, dall’altra la faccia da funerale eterno.
Un allenatore che non allena: accompagna.
Accompagna verso il basso, verso il buio, verso la lapide.
Ieri sera l’apoteosi, quando tentava disperatamente di giustificare la bizzarra marcatura del nano Vlasic sul gigante Pellegrino, che ha segnato il 90% dei suoi gol in carriera ai granata.
“Abbiamo fatto fatto un castello”, ha dichiarato.
Già, il “castello”.
Nessuno in sala stampa ha capito cosa cazzo fosse: probabilmente nemmeno lui.
Sembrava quasi di sentire un muratore ubriaco spiegare a un cliente perché il muro crolla sempre.
Vlasic su Pellegrino non è tattica, è disperazione travestita da geometria. “Due marcano e due stanno a zona”, come se bastasse spartire la miseria per renderla oro.
Teorie balzane, giustificazioni balbettate ciancicando, approssimazione su ogni livello.
La verità è che il castello è fatto di sabbia e la marcatura è fumo negli occhi.
Il calcio ridotto a bricolage, alla roulette dei disperati: chiunque spera che la palla vada altrove, ma alla fine il castello crolla, sempre, ed i morti ci restano sotto.
Finis miseriae mors est.
Ernesto Bronzelli.
Il Torino affonda a Parma nel posticipo della quinta giornata di Serie A, contro una squadra che inseguiva la sua prima vittoria in campionato e che alla fine ha trovato anche il sorpasso in classifica. E se da una parte al Tardini si festeggia, dall'altra le nubi si fanno sempre più nere sulla panchina di Marco Baroni.
Il silenzio dei dirigenti dopo la sconfitta - sottolinea in questo La Stampa -, anche nei confronti dello stesso tecnico che non ha parlato con Cairo presente allo stadio, e le voci di un sondaggio preliminare con Raffaele Palladino (l'alternativa è richiamare Paolo Vanoli) rendono ancora più profonda la crisi di un Toro che si ritrova con il peggior attacco e la peggior difesa del campionato. Saranno dunque giorni di riflessione al Filadelfia - continua il quotidiano - e già sabato pomeriggio, sempre all'Olimpico di Roma contro una Lazio che ieri si è rilanciata battendo il Genoa, il Torino e il suo tecnico si giocano tantissimo prima della sosta di campionato.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)



Nessun commento:
Posta un commento