martedì 9 settembre 2025

... modello francese? ...

𝐌𝐚𝐜𝐫𝐨𝐧 𝐢𝐧𝐜𝐡𝐢𝐨𝐝𝐚𝐭𝐨, 𝐠𝐨𝐯𝐞𝐫𝐧𝐢 𝐚 𝐫𝐨𝐭𝐨𝐥𝐢: 𝐞̀ 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐦𝐨𝐝𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐌𝐞𝐥𝐨𝐧𝐢? 

Il buongiorno di Giulio Cavalli 

 Lunedì 8 settembre a Parigi è caduto l’ennesimo governo: terzo in un anno, quinto in meno di due. Emmanuel Macron resta blindato nel suo ruolo di presidente, mentre i primi ministri passano come figuranti di una commedia già scritta. È questo il modello che Giorgia Meloni vorrebbe importare in Italia col suo presidenzialismo da manuale di propaganda: «garantire stabilità» e «rispettare la volontà degli elettori». Chiedetelo ai francesi. La Francia oggi è governata da un presidente che nessuno può sfiduciare e da un Parlamento che non riesce a costruire maggioranze. Il risultato è la paralisi: bilanci bloccati, leggi respinte, governi bruciati in poche settimane. Non esiste la stabilità promessa, esiste l’ingovernabilità certificata, con un presidente inchiodato al potere e ministri che cadono uno dopo l’altro. Una fotografia che dovrebbe far tremare chiunque parli di «modello francese» con leggerezza. Eppure Meloni insiste. Si aggrappa al presidenzialismo perché garantisce a chi sta a Palazzo Chigi di trasformare un mandato politico in un regno personale, scavalcando il Parlamento e sterilizzando i contrappesi. La Costituzione italiana non è un ferrovecchio da adattare agli umori della maggioranza: è un equilibrio che tiene insieme rappresentanza, fiducia e responsabilità. Oggi il governo francese dimostra che l’elezione diretta del presidente non è sinonimo di stabilità, ma di immobilismo. La «volontà popolare» si traduce in un leader che resta al suo posto mentre tutto intorno crolla. Ed è proprio questo che Meloni vuole: restare, a prescindere da tutto. 
Chiamatelo pure presidenzialismo. In realtà è l’arte di blindare il potere.

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