martedì 30 settembre 2025

... fine mese ...

... non ci resta che fare le corna, visto l'andazzo preso sia dalla nostra situazione personale che da quella in generale nel Mondo ed in Italia!!!

... il grande TEX!! ...

BUON COMPLEANNO TEX 30/9/1948-30/9/2025 


 Tex Willer, uno dei più noti fumetti italiani di sempre, compie 77 anni. In un indimenticabile 1948, durante il quale entra in vigore la Costituzione italiana, Placido Rizzotto viene ucciso a Corleone, la DC trionfa alle elezioni politiche e Togliatti è vittima di un attentato, il 30 settembre esce "Il totem misterioso". E' il primo numero di Tex, trentasei pagine nel formato striscia accompagnato dallo slogan pubblicitario 'L'albo più ricco al prezzo più povero'. 15 Lire. In questi oltre tre quarti di secolo Tex ha conquistato una posizione di rilievo nella storia del fumetto con decine di migliaia di affezionati lettori e di collezionisti che attendono ogni mese l'uscita nelle edicole dell'ultimo numero. E' un prodotto italiano da difendere come difendiamo il parmigiano reggiano, il pistacchio di Bronte o il tartufo di Alba. Un prodotto che riesce a resistere eroicamente, malgrado la crisi che da anni investe l'editoria e la micidiale e agguerrita concorrenza straniera. Un prodotto che tutti dovremmo conoscere meglio e l'anniversario può essere una buona occasione di approfondimento. Periodicamente oggetto di mostre e incontri, 'Aquila della notte' e i suoi Pards sono stati recentemente analizzati, in modo serio e argomentato, sotto il profilo filosofico, religioso, antropologico culturale, psico mitologico.

... un furto ignobile!! ...

𝐓𝐫𝐮𝐦𝐩 𝐞 𝐍𝐞𝐭𝐚𝐧𝐲𝐚𝐡𝐮: 𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐜𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐫𝐚𝐩𝐢𝐧𝐚 

 Il #buongiorno di Giulio Cavalli 

 Donald Trump lo chiama «giorno storico», Netanyahu applaude. Ma il piano appena annunciato alla Casa Bianca è un’oscenità travestita da pace. Dentro ci sono ostaggi liberati in 72 ore, una tregua a Gaza, persino la finta amnistia per chi depone le armi. Ma la vera sostanza è un’altra: togliere ai palestinesi il controllo sul loro futuro, appaltare la Striscia come fosse un cantiere miliardario, garantire a Tel Aviv l’eterna “sicurezza” dei confini e regalare a Trump il ruolo di arbitro assoluto. Si chiama «Board of Peace», e suona come una beffa. Alla guida, lo stesso Trump, pronto a spartire i contratti di ricostruzione con l’ex premier britannico Tony Blair. Non è un piano di pace: è un piano d’affari. Netanyahu lo ha subito benedetto, infilando le sue condizioni: esercito israeliano ai confini di Gaza per sempre, demilitarizzazione totale, nessun ruolo per Hamas e neppure per l’Autorità nazionale palestinese. In pratica, Gaza continuerà a essere una prigione a cielo aperto, con il secondino che decide tempi e modi della sopravvivenza. Trump urla alla «pace perenne», ma minaccia ritorsioni se Hamas rifiuterà. Netanyahu si tiene le mani libere, schiacciato da un lato dalle famiglie degli ostaggi, dall’altro dall’ultradestra che non vuole accordi. Entrambi però hanno trovato un terreno comune: il futuro dei palestinesi vale solo come merce di scambio. La liberazione promessa è una truffa semantica: ciò che consegnano è un’occupazione resa più presentabile, con un cartellino del prezzo ben visibile. Altro che pace: questa è l’ennesima colonizzazione mascherata, un patto tra due uomini che fanno della forza e dell’umiliazione il loro linguaggio. 
E il mondo dovrebbe chiamarla per ciò che è: un furto, non un accordo.

lunedì 29 settembre 2025

... Parma 2 - Torino 1 ...

Marco Baroni al Torino sembra un incidente stradale al rallentatore, uno di quelli in cui vedi la lamiera accartocciarsi ed il sangue schizzare sul parabrezza ma non puoi distogliere lo sguardo. Non puoi, perché oggi la sua immagine è drammaticamente, incredibilmente, tragicamente anche l’immagine del Toro. Pazzesco eh? Paolo Vanoli non era un genio, ma patto a lui pare un Sir Alex Ferguson in salsa Varesotta. Marco Baroni non è un allenatore, è un necroforo travestito da mister. Lo vedi in panchina con quel muso scavato da becchino di provincia, lo sguardo spento di chi aspetta solo che cali la terra sulla bara. Ha collezionato più esoneri che vittorie, più cacciate che strette di mano: il suo curriculum è un obitorio di fallimenti in fila indiana. Il Toro, per sua natura, dovrebbe essere polvere e furore, una cicatrice che pulsa, un grido che non si spegne. Baroni invece porta il gelo delle stanze mortuarie, la muffa degli scantinati, la lentezza di chi accompagna i vivi a diventare cadaveri. Dove servirebbe cuore matto, lui tira fuori silenzi, facce lunghe, scelte sbagliate. Sbaglia tutto: cambi, modulo, respiro. È la mano che affonda nella tasca sbagliata al momento sbagliato, sempre. Cinque giornate di serie A: peggior attacco, peggior difesa, maggior consumo procapite di maalox in Eurasia per i tifosi granata. La sua squadra ha segnato in totale gli stessi gol di Baschirotto della Cremonese: di professione difensore centrale. Record su record. Ogni suo gesto, ogni sua parola, ogni suo sguardo spento ti allontana dal concetto dí tremendismo e ti avvicina all’idea dell’eutanasia. Ed intorno a lui sfilano i compari degni della tragedia. Il nano Cairo, ex piazzista e ragioniere avvizzito, amministratore di un pessimo condomino, il sorriso da usuraio che riduce i sogni a cifre dopo la virgola. Vagnati, ballista da bar, cacciapalle impotente, sempre pronto a rifilarti un pacco con la faccia da finto furbo. Una triade da camera ardente: Cairo tiene il registro delle spese, Vagnati porta i fiori di plastica, Baroni regge la pala. Li guardi e capisci: non stanno allenando, stanno scavando. Scavano mentre ci scortano al Monumentale, passo dopo passo, metro dopo metro, con le mani luride ed il fiato corto. Ed il Torino, invece di correre, sprofonda. È come vedere un toro vero, fiero ed insanguinato, incatenato e trascinato al mattatoio da un branco di becchini con la cravatta storta. Baroni non è l’allenatore del Toro, non è un uomo DA TORO, come avrebbe detto l’Emiliano: è la sua antitesi, la sua ombra marcia, l’anti-materia del cuore granata. Uno che non costruisce, non distrugge: seppellisce. Lui e l’ambiente granata sono due poli che non si toccheranno mai: da una parte il cuore che batte a martellate, dall’altra la faccia da funerale eterno. Un allenatore che non allena: accompagna. Accompagna verso il basso, verso il buio, verso la lapide. Ieri sera l’apoteosi, quando tentava disperatamente di giustificare la bizzarra marcatura del nano Vlasic sul gigante Pellegrino, che ha segnato il 90% dei suoi gol in carriera ai granata. “Abbiamo fatto fatto un castello”, ha dichiarato. Già, il “castello”. Nessuno in sala stampa ha capito cosa cazzo fosse: probabilmente nemmeno lui. Sembrava quasi di sentire un muratore ubriaco spiegare a un cliente perché il muro crolla sempre. Vlasic su Pellegrino non è tattica, è disperazione travestita da geometria. “Due marcano e due stanno a zona”, come se bastasse spartire la miseria per renderla oro. Teorie balzane, giustificazioni balbettate ciancicando, approssimazione su ogni livello. La verità è che il castello è fatto di sabbia e la marcatura è fumo negli occhi. Il calcio ridotto a bricolage, alla roulette dei disperati: chiunque spera che la palla vada altrove, ma alla fine il castello crolla, sempre, ed i morti ci restano sotto. Finis miseriae mors est. Ernesto Bronzelli.
Il Torino affonda a Parma nel posticipo della quinta giornata di Serie A, contro una squadra che inseguiva la sua prima vittoria in campionato e che alla fine ha trovato anche il sorpasso in classifica. E se da una parte al Tardini si festeggia, dall'altra le nubi si fanno sempre più nere sulla panchina di Marco Baroni. Il silenzio dei dirigenti dopo la sconfitta - sottolinea in questo La Stampa -, anche nei confronti dello stesso tecnico che non ha parlato con Cairo presente allo stadio, e le voci di un sondaggio preliminare con Raffaele Palladino (l'alternativa è richiamare Paolo Vanoli) rendono ancora più profonda la crisi di un Toro che si ritrova con il peggior attacco e la peggior difesa del campionato. Saranno dunque giorni di riflessione al Filadelfia - continua il quotidiano - e già sabato pomeriggio, sempre all'Olimpico di Roma contro una Lazio che ieri si è rilanciata battendo il Genoa, il Torino e il suo tecnico si giocano tantissimo prima della sosta di campionato.

domenica 28 settembre 2025

... che schifo!!! ...

Che schifo, Francesco Lollobrigida! 

Sta riprovando a far passare questa schifezza di legge sulla caccia, come già svelato dal Il Fatto Quotidiano. Il ddl Malan, con i suoi emendamenti firmati dal centrodestra, è un incubo: fucili in spiaggia tra bagnanti, caccia da barche in movimento, silenziatori per bracconieri, e spari tutto l'anno persino a specie protette come stambecchi e sciacalli dorati, che rischiano l'estinzione. Reti ovunque nei boschi, valichi e prati. Favori ai cacciatori a discapito di animali e ambiente. 
Questo governo è una schifezza, e quello che state facendo contro la natura è una delle vostre più grandi carognate. 

Povera Italia
L'amichettismo di Meloni, una barzelletta tragicomica che paghiamo noi! Che meraviglia la bugiarda GiorgiaMeloni! Finalmente finita l'era dell'amichettismo della sinistra, eh? Ora siamo passati al livello pro: familismo deluxe! Sorelle al partito, cognati al ministero, figli di presidenti all'ACI con stipendi da nababbi. E se floppi in TV? Nessun problema, se sei amico dei giusti, la Rai ti regala non uno, ma due programmi! Brava Giorgia, hai trasformato l'Italia in un grande family business – peccato che i soldi siano nostri, non vostri. Ma ehi, almeno i valori (e il conto in banca) sono salvi: fedeltà al clan sopra tutto. W i patrioti del portafoglio e del Merito! Merito di essere amico o parente di uno di FdI.

sabato 27 settembre 2025

... tertium non datur ...

Flotilla 

20 persone di cui 10 italiani hanno lasciato la spedizione giudicandola troppo pericolosa. Lungi da me dare giudizi morali: solo i soldati di leva sono costretti loro malgrado ad andare in trincea e magari morirci, gli uomini liberi per fortuna possono scegliere ed è umano avere paura e ripensarci. Nonostante sia una missione pacifica e umanitaria sappiamo tutti che è una missione ad altissimo rischio e che gli israeliani intercetteranno le navi entro le 12 miglia dalla costa e non le faranno mai sbarcare. Quando assaltarono la nave turca Mare Marmara spararono sugli attivisti e ci furono 10 morti, quindi non si scherza, non è un gioco, è una situazione ad altissimo rischio. L'unica cosa che mi sento di obiettare è che forse sono state coinvolte troppe persone, alcune delle quali non adeguatamente preparate psicologicamente, che forse non avevano ben compreso a cosa stavano andando incontro, perché forzare un blocco militare in mare è un'azione molto pericolosa in cui nessuno può venire ad aiutarti, tantomeno gli stati europei che non rischierebbero mai un incidente militare con Israele . Il numero delle barche non è una garanzia di sicurezza e gli stati europei non garantiranno nulla appena esci dalle acque internazionali. Anzi, non lo garantivano nemmeno prima visto gli attacchi ricevuti dai droni israeliani quando la flotta era ben lontano da Gaza. Quindi delle due l'una: o si accetta la mediazione e si fa marcia indietro per non incorrere in una possibile strage, scelta compresibilissima sul piano umano, anche perché nessuno si deve sentire forzato a fare l'eroe, ma che inevitabilmente scatenerà una polemica politica: accuse di irresponsabilità e avventurismo. Oltre alle consuete prese per i fondelli, ma nulla che non si possa superare. Oppure si va fino in fondo mettendo però in conto un assalto delle forze armate israeliane con quel che ne consegue. Sperare in un atteggiamento "soft" delle forze speciali israeliane è auspicabile ma realisticamente ben poco probabile. Di questo bisogna esserne assolutamente consapevoli, a cominciare ovviamente da coloro che intendono proseguire sulle barche. Non c’è bisogno di eroi, si può tornare indietro lasciando che i cani che stanno concedendo a Netanyahu di fare lo sterminio latrino dietro alla carovana, loro certo non possono dare lezioni a nessuno. Ma se invece si decide di proseguire bisogna andare fino in fondo: chi di noi è a casa farà di tutto per bloccare il paese se sarete colpiti e per esercitare la massima pressione su Israele per riportarvi a casa sani e salvi. 

Tertium non datur.

Paolo Soglia.

venerdì 26 settembre 2025

... indegna Meloni 2!!! ...

Ogni giorno Meloni si alza e sa che dovrà fare la vittima o evocare complotti per coprire il nulla del suo Governo di Ministri che fermano treni, accusano chiodi, si fanno scudare dal Parlamento sulle accuse di truffa sui fondi Covid. Che altro dovrebbe fare? Tre anni fa esatti vinceva le elezioni e ora si ritrova a non aver fatto nulla: aumentano la pressione fiscale, il carovita e i lavoratori poveri, la povertà assoluta ha toccato il record storico, cresce il numero dei cittadini che rinunciano alle cure, non riesce a spendere i fondi del Pnrr, ha collezionato 30 mesi di crollo della produzione industriale, ha fallito la trattativa sui dazi, ha firmato accordi disastrosi con 13 miliardi di tagli l'anno per i cittadini e 445 miliardi in più da spendere in armi in 10 anni per la Nato, ha gli sbarchi di migranti che aumentano nel 2025 alla faccia del "blocco navale subito!" dei palchi elettorali. Ha piazzato una macchia indelebile sulla storia del nostro Paese sul genocidio di Gaza: con 20mila bambini trucidati zero sanzioni, zero embargo delle armi, zero stop agli accordi militari con Israele. Ha dato vita solo a un pericoloso assistenzialismo di Stato verso i potenti: 0 euro di tasse in 3 anni sugli extraprofitti bancari, tappeto rosso per l'industria militare, i giganti del web, i colossi energetici. E poi, diciamolo, il ruolo della vittima viene malissimo a chi mi dava del criminale in pandemia, in un periodo di grandi difficoltà e scelte difficili in cui incassavo minacce ogni giorno. 
Presidente Meloni, basta vittimismi. Non è a Colle Oppio, è a Palazzo Chigi. 

 Giuseppe Conte.

... indegna Meloni!! ...

𝐀𝐥𝐥’𝐎𝐧𝐮 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚 𝐓𝐫𝐮𝐦𝐩, 𝐦𝐚 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐚 𝐯𝐨𝐜𝐞 𝐝𝐢 𝐌𝐞𝐥𝐨𝐧𝐢.


 Il #buongiorno di Giulio Cavalli 

 All’Assemblea generale dell’Onu Giorgia Meloni ha recitato un copione già scritto: quello di Donald Trump. Sedici minuti di discorso in italiano, davanti a una platea semivuota, per ripetere le litanie del trumpismo tradotte in salsa tricolore. Sul genocidio a Gaza, la formula è la più comoda per Tel Aviv: Israele avrebbe «superato il limite del principio di proporzionalità». Non un crimine di guerra, ma un eccesso di difesa, così si diluisce la strage di decine di migliaia di civili in un inciampo tecnico. Dalla guerra all’ambiente: qui Meloni diventa perfetta ventriloqua. L’“ecologismo insostenibile” colpevole di aver distrutto l’industria automobilistica europea, l’Onu inadeguata, le convenzioni sui migranti “anacronistiche” da riscrivere perché ostacolate da giudici politicizzati. Ogni concetto riprende parola per parola il lessico della Casa Bianca trumpiana. Con una costante: mai citare i diritti, sempre invocare i confini, la forza, la sovranità. Il paradosso è che mentre invoca «pace, dialogo e diplomazia», in patria governa con l’economia di guerra e firma forniture di armi. Meloni si fa chiamare “madre cristiana” sul palco dell’Onu, ma scambia la fede con l’ideologia dei crociati contemporanei: l’Occidente assediato, i migranti come minaccia, i palestinesi ridotti a pedine sacrificabili. Resta l’immagine: una premier che usa l’arena internazionale non per costruire ponti, ma per inseguire il suo padrino politico d’Oltreoceano. 
Un ventriloquo ha bisogno di un pupazzo: qui il pupazzo è l’Italia.

giovedì 25 settembre 2025

... Coppa Italia ...

✅ Torino 1 Pisa 0 ✅ 


❌ Nonostante la vittoria e il passaggio del turno, possiamo affermare che la situazione è preoccupante. Nonostante 30 minuti in superiorità numerica, non siamo riusciti ad aggredire la gara. Ci sono evidenti problemi di gioco in tutte le fasi. Abbiamo vinto solo perché il Pisa non aveva nessuna primaria intenzione di passare il turno. 
 C’è poco da dire, solo tanto lavoro da fare. I problemi sono molti. Anche Evidenti. Oggi abbiamo capito che i problemi non dipendono dalla qualità avversaria. 

 #torinopisa
Il Torino ha vinto, ed ha pure faticato. Contro chi? Contro il Pisa. Che poi il Pisa, in realtà, non c’era nemmeno: rimasti con la testa in Toscana fino al 95 esimo quando il tremebondo Paleari ha salvato la Cairese (chiamiamo le cose con il loro nome) dall’ennesima onta. Una vittoria di cartone, come quelle partite alla PlayStation vinte perché l’avversario si è addormentato strafatto di birra e canne mentre giocavate a PES. Il momento più alto? L’espulsione di Cuadrado. Non perché conti qualcosa, ma perché almeno per un istante ci si è ricordati che il calcio dovrebbe avere un briciolo di sangue e veleno. Una vittoria annunciata ma non scontata, perchè se sei del Toro ti aspetti sempre il peggio, e perché in panchina c’è Baroni, il necroforo. Anche stasera ha la faccia di uno che è appena tornato da un rosario per un morto che non conosceva nemmeno. Tre righe sui giornali domani, tre pagine almeno sulla Gazzetta del Cairo. Un brodino caldo dopo una serie di risotti cucinati con la merda del gatto. Un sorso che non sazia, non riscalda, non cambia nulla: la bocca resta amara, lo stomaco vuoto, l’anima spenta. Sciopero del tifo nel primo tempo: qualche demente accenna comunque il solito coro sulla birra in mano ed il cazzo nel culo. Poverini loro, poverini tutti noi. Una tifoseria che beve cicuta e la chiama fede e che oramai al veleno è assuefatta. Finisce la partita e la gente quasi esulta, non pensa che in campo ha visto come al solito undici disperati correre dietro ad un pallone . Qualcuno osa dire “almeno è qualcosa”: Sulla sinistra per esempio si è visto un moru che patto alla salma di Biraghi pare Roberto Carlos… Casadei ha dato timidi segnali di vita…. La cera di Cairo non è parsa delle migliori… “Almeno è qualcosa”… Già, qualcosa. Come quando il tossico trova cinquanta centesimi per strada e ci compra un gratta e vinci: non vince, ma intanto ha grattato. Come ci grattiamo da vent’anni. Vent’anni al guinzaglio di quel piazzista col sorriso da bancarella, il re delle occasioni perse, un fallimento sportivo travestito da presidente. Vende sogni taroccati e noi ci caschiamo sempre. Ed allora eccoci qui: a brindare con l’acqua del cesso ed una scorzetta di anitra wc, a sorridere in modo forzato per un ottavo di Coppa al quale le migliori squadre Italiane si qualificano di diritto, mentre a noi ed agli altri poverelli della chiesa toccano 180 minuti di sofferenza. Il Torino FC ha vinto, ed intanto continua a morire, ma questo già lo sappiamo. 

Cairo merda. 

 Ernesto Bronzelli.

... le prossime regionali ...

RIFLESSIONI SULLE REGIONALI 

Domenica e lunedì si voterà nelle Marche. Poi, a stretto giro, sarà la volta di Toscana, Calabria, Puglia, Campania e Veneto. 
Ho già detto come la penso in merito, ma in questo post cercherò di riassumere tutto. 

RICADUTE NAZIONALI - 

Non ve ne saranno. Meloni governerà con agio fino a tutta la legislatura. Non ne uscirà più debole (anzi), a meno che non perda nelle Marche (difficilissimo). Il voto confermerà che a votare non ci va più nessuno, ma quei pochi che ancora ci vanno sono in maggioranza (o giù di lì) soddisfatti della Meloni. 

 LA REGIONE CHIAVE - 

Le Marche, perché è l'unica (un po') regione incerta e Meloni (che pensa già di avere vinto) ci resterebbe male parecchio se il "suo" Acquaroli perdesse. Il governo non cadrebbe di sicuro, ma qualche contraccolpo ci sarebbe. 

MARCHE 

Chi vince: Centrodestra, anche se non è sicuro (ma molto probabile). Oggi siamo su una roba tipo 53/55 Acquaroli, ma se sbagliassi non piangerei. Chi voterei: centrosinistra. Cosa succederà lunedì. Che Bocchino festeggerà dalla Gruber, Donzelli farà i cortei nudo a Vitiano e che tanti sognatori che in questi mesi mi hanno scritto piccati "sulle Marche ti sbagli!", non mi chiederanno scusa. (Qualora accadesse il contrario, non solo chiederei scusa, ma canterei pure Stairway to heaven con Bersani alla chitarra, Boccia al basso e Conte alla batteria). 

CALABRIA 

Chi vince: Occhiuto Chi voterei: Tridico, brava persona e per distacco il candidato migliore tra tutti quelli che ha il centrosinistra. Se perderà, e temo perderà, sarà colpa di una regione bellissima che però non si vuole bene per nulla. Se nel 2025, nelle condizioni in cui versi, voti ancora Occhiuto e Forza Italia, vuol dire che purtroppo te le cerchi e che non puoi avere salvezza. Con buona pace delle tantissime persone straordinarie che ancora lottano affinché la Calabria trovi quella bellezza e giustizia che merita e meriterebbe. Dice: ma non sei troppo pessimista? No. Nelle Marche Ricci ha qualche chance, in Calabria Tridico (pur se in rimonta) ne ha pochissime. Ovviamente, con questo post, intendo dare anche indurre gli eventuali astenuti a ricredersi e votare Tridico. Ciò detto, non posso neanche scrivervi caxxate per farvi felici. A oggi la situazione è questa. Se miracolo vi sarà, festeggeremo come non mai. 

TOSCANA 

Chi vince: Giani in ciabatte Chi voterò: centrosinistra (o progressisti o come cavolo volete chiamarli) Qui non c'è altro da dire. No contest. Se però vincerà la destra, sarà apocalisse autentica. 

 PUGLIA 

Chi vince: Decaro fischiettando La Vie en Rose. Chi voterei: centrosinistra (o progressisti o come cavolo volete chiamarli) Match aperto come quello tra Sinner e Parenzo. Dai su. 

VENETO 

Chi vince: centrodestra Chi voterei: centrosinistra (o progressisti eccetera) Qui credo che, a oggi, il centrodestra vincerebbe anche se candidasse lo Scrondo del Missouri. 

CAMPANIA 

Chi vince: Fico Chi voterei: nessuno Cosa spero: E' ovvio che Fico (contro cui non ho nulla) sia migliore di quegli altri, ma mai nella vita potrei votare De Luca & Renzi. Peggio ancora insieme. 
MAI NELLA VITA. Se fossi campano, starei a casa. Non essendo campano, sono felice di non dover essere costretto ad astenermi. E beninteso questa è solo la mia posizione: non vi sto certo esortando ad astenervi (io non vi esorto a far nulla, se non a pensare). 

GRAN FINALE 

L'ho già detto in tutte le salse: alle prossime elezioni nazionali, voglio un'alleanza (o come cavolo volete chiamarla) Schlein-Conte-Fratoianni. Fine. Se i tre si metteranno in casa Renzi e Calenda, ma anche solo uno dei due, non li voterò mai. E sceglierò altro (col cavolo che mi astengo nel 2027!), ovvero chi non sarà di destra e al tempo stesso si chiamerà fuori da quell'accozzaglia. Posso accettare (a fatica) se in un comune o in una regione ci sia qualche renziano nascosto nelle liste civiche (tanto non li eleggono mai). Mi dà fastidio, ma lo accetto. De Luca però è una cosa che non posso neanche concepire di votare (neanche di rimbalzo). E' tutto ciò che detesto della politica. E Renzi e Calenda, se in comune o regione non contano nulla, su scala nazionale sarebbero mortali. Zavorrerebbero l'alleanza. Paralizzerebbero e rovinerebbero tutto. Ricreerebbero un Conticidio o uno Schleinicidio. 
MAI NELLA VITA (reprise). E chi davvero ci sta pensando o è scemo o parecchio in malafede. Renzi e Calenda non hanno voti, stanno bene con Forza Italia e se ve li mettete in casa, la casa viene giù. E basta, su. 

CONCLUDENDO 

Csx-Cdx 4-2, ma su scala nazionale non cambierà nulla (col 5-1 qualcosina, col 6-0... va be', non è tempo di LSD). 

 Andrea Scanzi.

... prudenza vergognosa!! ...

𝐆𝐥𝐨𝐛𝐚𝐥 𝐒𝐮𝐦𝐮𝐝 𝐅𝐥𝐨𝐭𝐢𝐥𝐥𝐚. 𝐋𝐚 𝐩𝐫𝐮𝐝𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐟𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐨𝐝𝐨 𝐚 𝐈𝐬𝐫𝐚𝐞𝐥𝐞 


 Il #buongiorno di Giulio Cavalli 

 L’Italia sceglie ancora la linea della prudenza, che in diplomazia spesso è solo un altro nome per subalternità. A Parigi e Londra si è deciso di riconoscere la Palestina, assumendosi il rischio di incrinare i rapporti con Israele. Roma, invece, ha scelto la via condizionata: lo farà solo se Hamas scomparirà dalla scena. Una formula che ripete parola per parola l’impostazione di Washington, molto più che quella di Bruxelles. La fregata inviata a sud di Creta per “soccorrere” la Flotilla sembra più un gesto simbolico che un atto politico. Un avvertimento a Gerusalemme, certo, ma calibrato con la cura di chi non vuole mai davvero rompere. Il messaggio è chiaro: l’Italia non intende seguire fino in fondo la scelta francese, né assumere il peso politico di un riconoscimento unilaterale. Preferisce muoversi sotto l’ombrello americano, anche a costo di apparire isolata nel Mediterraneo che pure la riguarda più di altri. L’argomento usato da Giorgia Meloni — «prima la liberazione degli ostaggi» — suona come la clausola perfetta per rimandare sine die qualsiasi decisione. Una prudenza che non è neutrale: di fatto rafforza la linea di chi vuole congelare ogni ipotesi di Stato palestinese. Così Roma si ritrova a metà del guado, costretta a gestire piazze sempre più infuocate e la pressione di capitali europee che hanno già rotto gli indugi. Il governo italiano rivendica autonomia. In realtà la sua bussola resta a Washington. E mentre il Mediterraneo brucia, l’Italia continua a guardare oltreoceano in attesa che qualcuno le dica da che parte stare.

mercoledì 24 settembre 2025

... addio Claudia!...

... Addio Divina Claudia, ora ballerai per sempre con Tancredi!! 


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 C'era una volta il West, 8 e mezzo, Il gattopardo, La pantera rosa, Fitzcarraldo. Su Claudia Cardinale è stato già detto tutto, ma avverto il bisogno di salutarla e ringraziarla anch’io. Claudia Cardinale è stata bellezza pura e talento assoluto. Basta anche "solo" un suo primo piano nel capolavoro di Sergio Leone per eternarla e inserirla con pieno merito tra le più grandi (anti)dive di sempre. Un altro pezzo di Novecento che se ne va. E che non tornerà. Io la voglio ricordare anche per la sua carriera musicale, e non parlo della sua discografia vera e propria, che parte con una manciata di singoli a partire dei Sessanta per poi toccare la disco e perfino una lettura di poesie di Woityla. Mi riferisco a due vere e proprie perle, che ha ricordato meritoriamente anche Rock It. “Claudia Cardinale è entrata in contatto con alcuni dei più grandi musicisti di sempre. Se avete in casa una copia in vinile di Blonde on Blonde, capolavoro di Bob Dylan, osservate bene le foto all'interno del disco: nel caso troviate la foto dell'attrice che si morde un labbro, be', sappiate che avete per le mani una piccola rarità, visto che venne eliminata dalle successive ristampe dopo le minacce degli avvocati della stessa (lo scatto era stato usato senza permesso). Ma, ancora più incredibile, è il servizio fotografico realizzato nel 1967 in California da Richard Avedon: qui Cardinale è ritratta al fianco di quello che il settimanale Epoca, dove vengono pubblicate le foto, definisce un "irsuto chitarrista hippie”. Chi era quel chitarrista? L'immenso Frank Zappa. E la foto è proprio questa qua sotto. Claudia Cardinale ha avuto una vita incredibile. Soprattutto nei Sessanta e Settanta, è stata luce pura. Era intrisa di un incanto, di una meraviglia e di una perfezione destabilizzanti. 

 Andrea Scanzi.

... Tajani, un ministro??? ...

Mettetevi comodi, preparate i popcorn, disattivate ogni notifica. Perché raramente vi capiterà di assistere a un’umiliazione così clamorosa e imbarazzante. Ieri sera, a ‘È sempre Cartabianca’, Bianca Berlinguer ha letteralmente triturato, domanda per domanda, il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Un confronto da manuale, dove le contraddizioni, le bugie e le ipocrisie del governo sono state smontate una a una. Tajani parte subito male, malissimo: se la prende con un comico, Enzo Iacchetti: “Il signor Iacchetti ha detto qualche bugia, parla senza conoscere le cose”. Berlinguer non lo lascia subito respirare: “Non ha detto nessuna bugia”. Ma lui insiste, stizzito: “Ha detto che non abbiamo fatto niente e che la Flotilla si è sostituita al Governo. Noi abbiamo mandato decine di tonnellate di beni alla popolazione palestinese, abbiamo lanciato aiuti con aerei italiani ed emiratini. Iacchetti, che non conosce niente, fa il comico… poi se vuole si candida e si fa eleggere.” È qui che Berlinguer lo inchioda con il primo sdeng: “Ma non lo ha detto Iacchetti, lo hanno detto le Nazioni Unite. A Gaza c’è una carestia provocata dall’uomo. Perché l’esercito israeliano non fa passare i convogli. Ogni settimana facciamo vedere bambini che raccolgono briciole da terra perché non hanno da mangiare”. Tajani prova la carta dell’orgoglio nazionale: “No, il cibo italiano è arrivato”. E Berlinguer: “È arrivato solo quello italiano? Il cibo degli inglesi non è arrivato, quello di tutti gli altri non è arrivato, ma quello italiano è arrivato? Scusi, me lo deve spiegare”. Il ministro, goffo, risponde: “Sì, è arrivato. Questa è la verità”. Berlinguer lo inchioda con ironia: “Quello italiano è raccomandato? Ci hanno scritto sopra ‘Italia’ e gli israeliani hanno detto: lui può entrare?” E Tajani, fuori tempo massimo: “Assolutamente sì! Iacchetti è un bugiardo”. A quel punto Berlinguer lo incalza: “Ministro, lei sa qual è la situazione a Gaza”. Tajani prova a correggere il tiro: “È una situazione inaccettabile, l’ho sempre detto”. Berlinguer, senza sconti: “Ok, ma per far capire a Netanyahu che non può permettersi di compiere quello che alcuni considerano genocidio, quali iniziative sta prendendo il nostro Paese per passare dalle parole ai fatti?”. Tajani prova a metterla in farsa: “Noi abbiamo già sanzionato i coloni insieme all’Unione Europea. Siamo pronti a riconoscere lo Stato di Palestina, ma a patto che Ham*s vada fuori”. Berlinguer lo riporta alla realtà: “Ministro, ma lei sa che a Gaza adesso c’è Ham*s. Chi ha già riconosciuto lo Stato di Palestina, ossia la maggioranza dei Paesi delle Nazioni Unite, non è che intende che sarà Ham*s a guidarlo, si parla sempre dell’Autorità Nazionale Palestinese. Riconoscere lo Stato di Palestina ha un significato simbolico ma anche politico e va fatto subito. Non si può aspettare, come ha detto Giorgia Meloni, che l’Italia lo farà solo se vengono liberati gli ostaggi e se Ham*s se ne va. Perché questo è come dire: lasciamo la situazione così com’è. Non c’è ipocrisia nel fare una dichiarazione così?”. Tajani, in difficoltà, tira fuori la domanda più stonata possibile: “Domando: voi siete a favore di Ham*s?” Berlinguer lo stende con il terzo sdeng: “Quindi secondo lei Francia, Gran Bretagna, Canada, Australia… tutti quelli che hanno riconosciuto la Palestina sono a favore di Ham*s? Me lo dica: la Francia è a favore di Ham*s? La Gran Bretagna lo è? Mi dica”. Il ministro, in affanno: “Non otterranno alcun risultato”. E Berlinguer, implacabile: “Ma mi dica: sono a favore di Ham*s?”. Tajani, in confusione: “Ci sarà una risoluzione della maggioranza in cui ci diciamo pronti a riconoscere lo Stato palestinese purché se ne vada Ham*s”. Replica secca: “Quindi non riconoscete lo Stato di Palestina, è meglio dirlo chiaramente.” Tajani balbetta ancora: “Ma anche gli altri Stati hanno detto le stesse cose, cioè che riconoscono la Palestina ma Ham*s se ne deve andare.” Berlinguer lo corregge: “Ma loro hanno già riconosciuto la Palestina, invece voi state mettendo condizioni che significano non riconoscerla”. Il ministro cerca un appiglio: “Noi chiediamo ai partiti di opposizione di scegliere un’azione contro Ham*s per liberare gli ostaggi e far andare via Ham*s”. Berlinguer lo liquida con sarcasmo: “Certo, è una cosa immediata…”. Poi l’affondo finale. Berlinguer: “Secondo lei ha ragione chi dice che non ci sono due eserciti che si stanno contrapponendo ma uno solo che sta colpendo la popolazione civile? Non crede sia gravissimo?”. Tajani prova a resistere: “Certo. Ma Ham*s è presente e combatte a Gaza. Ci sono reparti combattenti. Stanno combattendo”. Berlinguer non gli dà scampo: “E questo giustifica l’uccisione di cento palestinesi al giorno?”. Tajani, spaesato: “Ehm… io… voglio ripetere ed essere molto chiaro. Ham*s deve dire: noi ci ritiriamo perché non vogliamo che muoiano civili. Israele sta compiendo una carneficina, abbiamo condannato con parole durissime, lo abbiamo detto”. Berlinguer, glaciale: “Lo avete detto, ma non avete fatto niente. Non avete preso alcuna iniziativa. Durante il vertice della Commissione Europea, quando si discuteva di sanzioni, Raffele Fitto nemmeno c’era, se n’è andato”. Tajani tenta il colpo di coda: “Noi siamo pronti a votare a favore delle sanzioni dei coloni e dei ministri. In più siamo pronti a discutere delle sanzioni economiche a Israele”. E l’ultima stoccata: “Quindi voterete a favore della sospensione delle agevolazioni fiscali per Israele?”. Il ministro si arrampica: “Su questo vogliamo discuterne. Vogliamo evitare ricadute sulla popolazione civile”. Berlinguer lo inchioda: “Ma scusi, ministro: quando si mettono le sanzioni, che sia a Israele o che sia alla Russia, è chiaro che avranno delle ricadute sulla popolazione civile”. Fine della partita. Ecco cosa succede quando un ministro degli Esteri a sua insaputa incontra una giornalista. Che figuraccia epocale.

martedì 23 settembre 2025

... burina e pesciarola!!! ...

Quei buontemponi del Secolo d’Italia, noti maestri di democrazia e navigati sfollatori di lettori, per raccattare qualche clic fanno in media dai 700 ai 7000 articoli al giorno su di me. Tutti affettuosi, lucidi, corretti e garbati. 
 Li ringrazio. 
Nell’ultimo loro florilegio d’affetto, mi danno pure del cafone, misogino e seminatore d’oro. Mancano solo le accuse di razzista (ah no: per loro sarebbe un pregio), mangiatore di bambini, colpevole della strage di Ustica e fan di Bonolis. 

 Nel caso specifico: - 
“cafone”. Proprio mai. Casomai stronzo, vernacolare, sboccato e vendicativo, ma solo con chi se lo merita. L’ultima volta che ho porto l’altra guancia, c’era ancora il governo Rumor. - 

“misogino”. Per niente. Anzi la mia vita dice il contrario. Casomai misantropo, perché detesto larga parte della specie umana (con eccezioni mirabili) e preferisco tutta la vita i cani, i cavalli, i capibara, gli elefanti e in generale qualsivoglia specie animale. Misogino proprio mai. Ammetto però che, se tutte le donne fossero come Meloni o Santanchè, correrei il rischio di perdere tutta la fiducia e il fascino smisurato che ho sempre avuto, e sempre avrò, per le donne. - 

“odiatore”, Macché. Sono persino benevolo nelle critiche. Mica è colpa mia se, per lavoro, mi tocca parlare troppo spesso di incapaci e manigoldi. 

Sulla Meloni: -
 “pesciarola”. Lo è eccome, metaforicamente, nel senso che urla sempre, è sguaiata, inelegante e scomposta come (appunto) una “venditrice di triglie”. Sembra la donnina che urla al mercato di Genova nelle prime due tracce dell’album Creuza de mà di De André. Però, ahinoi, senza la stessa poesia. - 

“frignona”. Eccome! Piange SEMPRE. Ed è persino eufemistico definirla solo così. Una maestra della frignata e del chiagnefottismo. Noiosissima. - 

“burina”. Lo è spessissimo. Non parla quasi mai italiano ma romanesco, e lo trovo INSOPPORTABILE in un personaggio pubblico. Come trovavo insopportabile “l’eccesso di fiorentino” in Renzi. Comici a parte (e spero che Meloni non lo sia), i personaggi pubblici devono parlare italiano. Sono un purista della lingua. Meloni parla bene inglese, spagnolo e francese (brava!), ma il suo italiano - soprattutto nei comizi - è insopportabilmente sguaiato e burino. Ascoltarla è semplicemente terrificante. 
Un mix venuto male tra una Sora Lella minore e una figurante poco talentuosa dei Cesaroni. 

Ahò! Daje! ‘Nnamo! Famose du’ spaghi e du’ pastarelle (cit). TREMENDA. 

Cari saluti, eia eia alalà! 

 Andrea Scanzi.

... lo sporco accordo!! ...

L’ACCORDO 

 TRUMP RIMARRÀ A GUARDARE FINCHÉ PUTIN PRENDERA 8 OBLAST A KIEV 


 Alessandro Orsini FQ 16.09.25 

 Per ora, ciò che sappiamo su Trump è confermato. Trump non vuole entrare in guerra con la Russia e non vuole porre l’Ucraina nella condizione di combattere in eterno. I fatti che inducono a questa conclusione sono numerosi. Il primo è la reazione di Trump ai droni russi in Polonia. Trump ha detto che lo sconfinamento non è stato intenzionale. Bruxelles ha reagito con un’esercitazione militare, cadendo nella trappola di Putin. Osservando l’esercitazione, i russi potranno acquisire informazioni preziose sulle capacità militari dell’Europa. E poi ci sono le dichiarazioni che Trump utilizza per assolvere la sua inazione. Trump ha dichiarato che la guerra prosegue perché Putin e Zelensky si odiano eccessivamente. È falso. La guerra prosegue perché l’Europa non accetta la demilitarizzazione dell’Ucraina e il trasferimento delle sue regioni più ricche e strategiche alla Russia. L’Europa non accetta queste condizioni perché certificano la sua sconfitta con un timbro. Trump dice che questa è la guerra di Biden contro Putin, ma è falso: questa è la guerra della Nato contro la Russia, come Jens Stoltenberg spiegò nella sua relazione alla Commissione Affari esteri del Parlamento europeo, il 7 settembre 2023 e in altre occasioni. Trump dice che non regalerà altre armi all’Ucraina; ripete tutti i giorni che Zelensky avrà soltanto le armi che l’Unione europea potrà comprargli. E se i soldi non ci sono? Allora gli ucraini possono morire. La mia tesi è che Trump rimarrà a guardare fino a quando Putin strapperà territori in otto Oblast: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson, Mykolayiv, Sumy, Kharkiv e Dnipropetrovsk. Ovviamente, questa è una previsione a condizioni immutate. Possono sempre intervenire eventi inaspettati che spingano Trump a investire nella guerra. Il problema è immaginare quale forma assumerebbe tale investimento. Quali sono le armi che Trump potrebbe dare a Zelensky per vincere la guerra? Risposta: nessuna. Gli Stati Uniti non dispongono di nessun mezzo militare che, consegnato agli ucraini, capovolgerebbe il corso del conflitto. La Russia ha ancora moltissime armi e soldati da gettare nella mischia. Chi crede che la Russia abbia espresso il massimo della sua potenza convenzionale sbaglia. E adesso giochiamo con un’ipotesi assurda e immaginiamo che Trump dia a Zelensky cinquecento F-16 e mille carri armati. Che cosa accadrebbe? Putin passerebbe alle armi nucleari. All’inizio della guerra, dissi da Formigli: “Meglio trattare subito: la Nato non può fare niente per sottrarre l’Ucraina alla morsa della Russia”. Oggi Crosetto dice che l’Italia non è preparata a un attacco della Russia né di nessun altro. Lo dico da tre anni. Era considerata “propaganda putiniana”, “guerra ibrida”, “disinformazione”. Era soltanto la verità. Come insegna Pareto, la sociologia non è né di destra, né di sinistra. È una disciplina che si fonda sull’osservazione emotivamente distaccata della realtà. Trump sta a guardare perché non c’è più niente da fare. L’Ucraina perderà tutto ciò per cui ha combattuto: non entrerà nella Nato, perderà i suoi territori migliori e – se Putin non marcerà su Kiev – sarà sottoposta alla doppia sferza padronale degli Stati Uniti e della Russia. In un Paese libero, ci sarebbe un dibattito sul disastro combinato dalla Nato in Ucraina. Ma l’Italia è uno Stato satellite, la cui politica estera e di sicurezza è controllata interamente da una potenza straniera. L’informazione sulla politica internazionale svolge la funzione di assecondare il moto rotatorio dell’Italia intorno alla Casa Bianca. Ecco perché non abbiamo questo tipo di dibattito. 

Il Fatto Quotidiano

... nebbia sporca!! ...

𝐍𝐞𝐛𝐛𝐢𝐚 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐨 𝐒𝐭𝐫𝐞𝐭𝐭𝐨: 𝐒𝐚𝐥𝐯𝐢𝐧𝐢 𝐦𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐢 𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐢𝐧𝐠 𝐦𝐚 𝐧𝐚𝐬𝐜𝐨𝐧𝐝𝐞 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐭𝐭𝐢 


 Il #buongiorno di @giuliocavalli 

 Sul Ponte sullo Stretto cala la nebbia. Non quella del mare, ma quella che serve a nascondere. La Società Stretto di Messina, guidata da Pietro Ciucci, ha risposto al deputato Angelo Bonelli che la sua carica non basta per ottenere i documenti sul contratto con Eurolink. È il paradosso: un parlamentare escluso da un’opera da oltre 13,5 miliardi, come se la democrazia fosse un orpello da archiviare. Dentro quel contratto ci sono penali feroci: un milione di euro per ogni giorno di ritardo, 650 milioni di cauzione, clausole che trasformano lo Stato in debitore perpetuo. Eppure la firma è arrivata in fretta, prima della pubblicazione in Gazzetta e senza il parere della Corte dei conti. Una scorciatoia che rivela la fretta di blindare interessi e vincoli, prima che qualcuno potesse alzare la mano. Non è solo un affare interno. Bruxelles ha già bussato due volte, chiedendo chiarimenti su appalti e impatto ambientale. Ma qui la nebbia conviene: oscura i numeri, copre i rischi, spegne le domande. È la stessa nebbia che alimenta il mito del “grande cantiere” mentre si tagliano scuole e ospedali. Il Ponte viene venduto come sogno d’acciaio e cemento, ma cresce come un debito opaco, custodito in una cassaforte di segreti. La nebbia lo protegge, certo. Ma ogni nebbia si alza: e allora resterà solo un viadotto di menzogne appoggiato sul nulla.

lunedì 22 settembre 2025

... oggi in Italia per GAZA ...

... la gente scende in piazza e fa ciò che il "governo" non fa per schifosa vigliaccheria e sottomissione a Trump & C.!!! 


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 L'Italia non è mai stata bravissima a indignarsi. Lo dice la sua storia e lo diceva anche Fabrizio De André alla fine de La domenica delle salme: "Mentre il cuore d'Italia/ Da Palermo ad Aosta/ Si gonfiava in un coro/ Di vibrante protesta...". E quella protesta coincideva col nulla cacofonico delle cicale che friniscono. Oggi, per una volta, anche l'Italia ha battuto un colpo. Immagino i soliti noti e la solita - orgogliosa e sognatrice - minoranza partecipe. Ma se già qualcosa. E foto come questa fanno bene al cuore e all'anima. Decine di migliaia di persone a Roma Termini, 50mila secondo gli organizzatori a Bologna dove i manifestanti hanno bloccato l'autostrada A14 e la tangenziale. 20mila a Venezia e Palermo, 15 mila a Cagliari e Napoli, 10 mila a Torino, 5mila a Catania. In migliaia anche a Milano e Genova, malgrado il maltempo. Già in mattinata gli attivisti e i lavoratori pro Palestina hanno bloccato il porto di Livorno: neanche la pioggia li ha fermati. E' l'Italia che reagisce, che se ne frega delle pastarelle della Meloni, che non crede alle boiate di regime. Che non ha ancora il cuore atrofizzato. Che sa benissimo cosa rispondere a chi osa chiedere "Definisci bambino". Che sa piangere, che sa sorridere, che sa sognare. Siamo pochi, ma neanche tanto. Siamo una minoranza, ma ci siamo ancora. Ed è già qualcosa. 

Viva l'Italia: questa, però. 

 Andrea Scanzi.

... l'impotente Tajani! ...

𝐓𝐚𝐣𝐚𝐧𝐢, 𝐢𝐥 𝐦𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐢𝐦𝐩𝐨𝐭𝐞𝐧𝐳𝐚 

Il buongiorno di Giulio Cavalli 

 Le dichiarazioni di Antonio Tajani al Festival di Open hanno il sapore della resa. Davanti alla possibilità che la Flotilla diretta a Gaza venga intercettata da Israele, il ministro degli Esteri ha parlato di «impotenza». È una scelta politica, un calcolo: rinunciare al diritto internazionale per non incrinare i rapporti con Tel Aviv. È una resa secca. Punto. Lo ricorda il comunicato del Global Movement to Gaza: il blocco navale imposto da Israele dal 2007 è illegale. Se le navi pacifiste venissero fermate, sarebbe un atto di pirateria e sequestro di persona. La portavoce Maria Elena Delia è chiara: «Non chiediamo protezione militare, chiediamo l’applicazione delle regole». Una richiesta elementare che il ministro capovolge difendendo anche l’inerzia dello Stato. La domanda è: fino a che punto un Paese democratico può sacrificare la legalità internazionale sull’altare delle convenienze diplomatiche ed economiche? Per questo l’organizzazione, insieme al senatore Marco Croatti e all’europarlamentare Benedetta Scuderi, chiede una Commissione parlamentare d’inchiesta sui rapporti istituzionali ed economici tra Italia e Israele: trasparenza e responsabilità. Il punto è qui. Ammettere «impotenza» mentre civili vengono schiacciati da un assedio illegale equivale ad abdicare; prudenza qui è un alibi. La tutela dei cittadini italiani imbarcati e il rispetto del diritto internazionale non sono favori da contrattare, sono obblighi. Se il governo non li esercita, è giusto che il Parlamento e l’opinione pubblica pretendano memoria dei fatti, controllo degli atti e un cambio di rotta. 

 In foto Greta Tumberg alla presentazione dell’iniziativa della Global Sumud Flottilla

... AUTUNNO ...

... arriva l'autunno e proseguiamo il nostro percorso tra mille difficoltà, sempre sperando in un briciolo di fortuna!!

domenica 21 settembre 2025

... FENIX, la festa?? ...

Intervenendo a "Fenix" (?), la festa (??) di Gioventù Nazionale (???), la Meloni ha buttato giù la solita messa cantata di vittimismo, caciarume, vendita di triglia e propaganda un tanto al chilo. 'Na poracciata infinita, però furba e perfetta per chi la vota e le crede pure. I passaggi salienti (?). “Le minacce si moltiplicano man mano che dimostriamo di saper governare questa nazione, ma non abbiamo paura“. Frase priva di senso: nessuna minaccia, solo chiagnefottismo. “Non ne possiamo più dei disastri del ’68, il 6 politico, una meritocrazia fondata su una distorta idea di uguaglianza. Scuola e università devono essere liberate dalla gabbia oppressiva in cui la sinistra le ha tenute per troppo tempo”. Pora donna. Un centrifugato a caso di storia d’Italia desunto dal temino di Lollobrigida in quarta elementare. “Non abbiamo avuto paura ai tempi in cui potevi essere ammazzato a colpi di chiave inglese per aver scritto un tema sulle Brigate rosse e non abbiamo paura oggi. Non abbiamo paura oggi. Non avremo paura domani perché tutto questo ci ha sempre e solo reso più consapevoli e più coraggiosi”. Mamma mia che retorica. Che falsità. E che NOIA. “Qualche giorno fa nessuno dei moralizzatori che hanno riempito le pagine di commenti su di voi ha ritenuto di dover dire mezza parola sull’ignobile post pubblicato da sedicenti antifascisti che esibiva l’immagine di Kirk a testa in giù, con la scritta -1 e a buon intenditor poche parole. Tutti zitti, non ci facciamo fare la morale da questa gente. Sono altri che sono stati cresciuti con l’idea che chi è diverso da te andava abbattuto, noi non siamo mai stati così. Era così anche Charlie Kirk, per questo la sua morte ha creato indignazione in tutto il mondo e ha fatto riflettere“. Qui la Meloni sembra perfino Salvini: butta là una serie di cose che non c'entrano nulla tra loro, le shakera e alla fine chiude a effetto per indurre al pianto. Terrificante. Una retorica da seconda media ripetente. “Kirk è stato fermato perché smontava la narrazione mainstream con la sua logica”. Ehhhhhhh??? Ma sei seria? Kirk è stato (purtroppo e tragicamente) fermato perché ha trovato lungo la sua strada un pazzo scatenato, proveniente da una famiglia persino più a destra di Kirk, che verosimilmente lo ha ammazzato vigliaccamente per “difendere” e “vendicare” il compagno/compagna transessuale dagli attacchi omofobi di Kirk. La “logica” e il “mainstream” non c’entrano proprio una fava, eh. “L’odio non è finito con la morte di Charlie Kirk. Abbiamo avuto un fior fiore di commenti di questi sedicenti intellettuali che ci spiegavano che ‘non riescono ad accodarsi al coro morale di chi dice qualsiasi vita umana va rispettata’. In fondo vuol dire che la loro vita vale più della nostra, che la vita di chi la pensa come loro vale più di quella di chi la pensa come noi. Qui abbiamo una semplice diapositiva, non della sinistra italiana, proprio della sinistra mondiale. Non saremo mai come loro”. Ancora ‘sto chiagnefottismo peloso e furbino. Yeowwwwwwnnnn. 
Livelli non dico bassi, ma proprio rasoterra. 

 Andrea Scanzi.

... Torino 0 - Atalanta 3 ...

Dispiace dirlo ma anche Zapata con il suo ingresso non ha sortito l'effetto sperato...oggi probabilmente era la sua giornata NO
Prima il corteo nel pre-partita, poi l’ennesima sventolata di contestazione sugli spalti. Insieme all’ennesima sconfitta, stavolta per mano dell’Atalanta, è arrivata l’ennesima protesta dei tifosi del Torino. Se nella vita avessimo la metà della costanza dei tifosi del Toro nella loro “guerra” contro Cairo, forse oggi non saremmo al terzo anno fuoricorso.
... se non fosse abbastanza chiaro!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

... Giornata della Pace? ...

Dicono che oggi sia la Giornata Internazionale per la Pace. Non chiamatela pace se è un nome senza volto, un'invocazione vuota su un mondo che si spezza. Di che pace stiamo parlando oggi? Non di quella retorica e consolatoria, quella da concorso di bellezza, che invoca genericamente "la pace nel mondo" senza mai nominare l'aggressore. Quella che mette sullo stesso piano chi invade e chi si difende. Quella che è solo un balsamo per la nostra coscienza, non è né cura né placebo, ma un modo per nascondersi dietro il comodo muro dell'equidistanza. Ieri, l'UE ha votato il diciannovesimo pacchetto di sanzioni per la Russia, che è un paese aggressore che sta combattendo contro l'esercito Ucraino armato fino ai denti dall'Occidente. Ieri, non è stato votato alcun pacchetto di sanzioni contro Israele che è l'esercito più potente al mondo e sta combattendo contro intere famiglie che stanno scappando terrorizzate, contro bambini scalzi che portano in spalla i fratellini mentre piangono disperati. Oggi dovremmo spiegare ai nostri bambini cosa significhi "fare la Pace". Io dirò loro che Pace è soprattutto prendere posizione. Scegliere da che parte stare e difenderla con ostinazione. Significa avere la forza di guardare in faccia la realtà e riconoscere chi attacca e chi viene attaccato. Significa abbandonare la narrazione tossica che equipara le responsabilità, perché non c'è simmetria tra un'invasione e la resistenza a essa, tra un esercito tra i più potenti al mondo e le famiglie che fuggono. Ma soprattutto che Pace non significa stare a guardare, che laddove non si possa agire allora si deve parlare, denunciare, far parte di un'opinione che può armare le coscienze. Che Pace, figli miei, significa lotta, che nessuno ve la regala e che non esiste distanza che vi divida da chi non ha Pace, perché lottare per la libertà degli altri significa proteggere la Pace di tutti. 

 Lucia Coluccia.

sabato 20 settembre 2025

... Navi Pillay ...

Ci sono momenti in cui la Storia si ferma, prende fiato e ci costringe a guardarci allo specchio, 

Oggi è uno di quei momenti, 

Navanethem Pillay, per tutti Navi, non è soltanto una giurista sudafricana di 83 anni, di origini tamil, è una donna che ha attraversato l’apartheid, che ha visto l’ingiustizia farsi legge e il razzismo trasformarsi in sistema politico, ha dedicato la vita a smontare quelle impalcature di odio e a costruire un diritto internazionale che non fosse solo parole ma protezione concreta, E oggi, con la stessa voce ferma che la rese scomoda in Sudafrica, ha pronunciato la parola che tanti hanno paura anche solo di pensare, genocidio, Lo ha fatto così, “Per arrivare a condannare Israele abbiamo raccolto prove, la nostra commissione ha condotto la propria indagine per due anni, abbiamo verificato tutti i fatti utilizzando le risorse delle Nazioni Unite, immagini satellitari, prove digitali, abbiamo ascoltato testimoni, medici, abbiamo ascoltato le dichiarazioni dei leader politici israeliani, tra cui il premier, con un’intenzione genocida, abbiamo combinato le prove con i criteri stabiliti nella Convenzione per la prevenzione dei genocidi e possiamo ragionevolmente determinare che c’è stato e continua ad esserci un genocidio nell’enclave palestinese”, E ancora, “Il presidente israeliano ha chiamato i palestinesi ‘animali’, ha chiesto la distruzione di Gaza, se Israele sostiene di aver agito in difesa dagli attacchi di Hamas, ovviamente ha l’opportunità di difendersi davanti a un tribunale, abbiamo chiesto al procuratore della Corte penale internazionale di condurre un’indagine su questi fatti di genocidio contro il primo ministro Netanyahu, il presidente Herzog e l’ex ministro della Difesa Gallant”, Il coraggio di Navi Pillay non è solo nelle sue dichiarazioni, è nella sua biografia, è nella memoria di chi ha già vissuto il silenzio complice della comunità internazionale di fronte a crimini disumani, è nella sua certezza che la verità prima o poi si apre la strada anche attraverso muri altissimi, Per questo oggi non è solo una questione di geopolitica, è una questione di coscienza, la sua voce diventa uno specchio per ciascuno di noi, stiamo dalla parte di chi chiama le cose con il loro nome o da quella di chi gira la testa, Un giorno i responsabili compariranno davanti a un tribunale, e quel giorno sarà anche il giudizio della memoria collettiva, quando accadrà, perché accadrà, dovremo dire grazie a Navi Pillay, Non solo per ciò che ha detto, ma per averci ricordato che verità e giustizia hanno bisogno di coraggio e determinazione. 


 Soumaila Diawara.

... soltanto parole!! ...

PAROLE, PAROLE, PAROLE, SOLTANTO PAROLE 

Leggete queste dichiarazioni: 

“Penso che l’occupazione di Gaza e alcuni atti gravi in Cisgiordania segnino un salto di qualità di fronte al quale vanno prese delle decisioni che obblighino Netanyahu a ragionare. E non sarebbe una mossa contro Israele, ma un modo per salvare quel popolo da un governo che ha perso ragione e umanità”. GUIDO CROSETTO, ministro della Difesa. 

“L’Italia condanna inoltre la decisione israeliana di autorizzare nuovi insediamenti in Cisgiordania. Tale decisione è contraria al diritto internazionale e rischia di compromettere definitivamente la soluzione dei due Stati e, in generale, una prospettiva politica per giungere a una pace giusta e duratura”. GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. 

“Abbiamo sempre detto di essere contrari all’offensiva su Gaza”. 
ANTONIO TAJANI, ministro degli Esteri. 

Dunque per i nostri illustri esponenti governativi Israele viola il diritto internazionale, Israele ha perso ragione e umanità, Israele compie offensive contro la popolazione civile. Tutto chiaro. Ma di concreto cosa ha fatto il governo italiano per provare a fermare queste bestie di Satana? NULLA! 

 Mi rivolgo ai sostenitori della Meloni e del governo in generale. Vi prendono per il culo! A parole condannano, nei fatti sostengono i terroristi israeliani, i peggiori del pianeta. L'Italia ha appena approvato il 19esimo pacchetto di sanzioni alla Russia e non ha proposto neppure una sanzione che sia una allo Stato genocida di Israele. 
 Il governo italiano è politicamente corresponsabile dell'olocausto palestinese. 

 Alessandro Di Battista.
Fratelli d'Italia, vergogna d'Italia. 

Beata Giorgia Meloni che ha una scorta di 24 milioni e mezzo di carabinieri. Io, invece, la campagna d'odio contro di me di Fratelli d'Italia, il partito che appoggia Netanyahu nel genocidio del popolo palestinese, me la devo gestire da solo per le strade da tre anni e mezzo. Il link qui sotto è per Donzelli che ha sempre difeso Netanyahu nei suoi interventi in televisione. Il 28 ottobre 2023 Giorgia Meloni si è rifiutata di votare in favore di una tregua umanitaria all’Onu per interrompere lo sterminio dei palestinesi a Gaza. In quell’occasione, Meloni ha dichiarato, per bocca dell’ambasciatore italiano all’Onu: “Sempre solidali con Israele, la sua sicurezza non è negoziabile”. Il 12 dicembre 2023 Giorgia Meloni si è rifiutata, per la seconda volta in meno di due mesi, di votare una risoluzione per il cessate il fuoco umanitario immediato a Gaza all’Assemblea generale dell’Onu a New York in solidarietà con Netanyahu. Il 26 gennaio 2024, quando la Corte internazionale di giustizia dell’Onu ha avviato il processo per genocidio contro Israele, Meloni si è schierata dalla parte di Netanyahu contro i palestinesi. Il 19 maggio 2024, quando il procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Khan, ha chiesto un mandato d’arresto contro Netanyahu, Meloni, per bocca di Tajani, ha definito la richiesta “del tutto inaccettabile”. Il 19 settembre 2024, Giorgia Meloni si è rifiutata di votare in favore di una risoluzione Onu che chiede a Israele di porre fine all’occupazione dei territori palestinesi in solidarietà con Netanyahu che, in quei luoghi, uccide i palestinesi tutti i giorni. L’11 ottobre 2024 Giorgia Meloni, nell’ultimo MeD9 a Cipro, ha impedito l’inserimento di un brano contro la vendita di armi a Israele, richiesto da Macron e dal premier spagnolo Sanchez, nella nota con cui Francia, Italia e Spagna hanno condannato l’attacco israeliano contro Unifil in Libano. Il 12 gennaio 2025 Antonio Tajani, quando i morti a Gaza erano 40.000, ha dichiarato a Rai Tre: “Israele non ha commesso alcun crimine di guerra”. Il 6 maggio 2025, gli eurodeputati di Meloni hanno votato contro la richiesta di discutere nel Parlamento europeo la situazione dei palestinesi a Gaza dopo l’annuncio di Netanyahu di occupare la città permanentemente e dopo il blocco del governo israeliano di tutti gli aiuti umanitari, inclusi cibo, acqua e medicinali. Sabato sarò ad Accordi e Disaccordi. La cultura come strumento di liberazione da ogni forma di oppressione. 

Alessandro Orsini.

 https://www.amazon.it/Meloni.../dp/B0F85VQ88K/ref=sr_1_1...