❓Giuseppe Conte, come si spiega il requiem di Beppe Grillo? È una questione personale o politica?
«Sicuramente non è una bega personale tra lui e me, come un po’ distortamente alcuni la rappresentano. La questione è politica. Ed è semplice: da un lato c’è il passato e dall’altro c’è il futuro».
❓Sta dicendo a Grillo: il morto sei tu. Capisco bene?
«Ci dobbiamo dire la verità, con grande onestà intellettuale. Quel progetto originario, cui ci si richiama polemicamente, non c’è più da tempo. I valori, quelli sì, sono vivi, a partire dalla difesa della legalità e dall’intransigenza morale. Ma le forme di applicazione sono state ampiamente superate. Mi limito a ricordare che non fui io a dire “Draghi è grillino”».
❓Grillo sarà marginale, ma rappresenta comunque il mito delle origini. All’esterno dà l’idea di un’implosione.
«Il mito si è ampiamente consumato. L’indicatore di quello che le sto dicendo è proprio il voto degli iscritti sulla sua defenestrazione. Mi ha sorpreso negli esiti anche per l’entità. E mi ha fatto capire quanto Grillo si sia staccato dalla sua comunità».
❓Però comunque tocca dei nodi politici irrisolti. Le alleanze, ad esempio. Che gli risponde?
«Ben prima che io arrivassi avevano già fatto una svolta sulle alleanze da lui benedetta. Come l’avevano fatta su simbolo, doppio mandato, mandato zero, eccetera. Domando: ma di che stiamo parlando? Mi si rinfaccia una mitologia già superata dalla realtà dei fatti. La verità è che lui, in questi tre anni, non è mai riuscito a esprimere una traiettoria alternativa».
❓È ferito da questa asprezza umana o, in fondo, sente l’ebbrezza del parricidio?
«Né l’uno né l’altro. Anche perché ha deciso la base. Pensi che io stesso, in consiglio nazionale, ho avanzato dei dubbi sul fatto di far votare il quesito che aboliva il ruolo di garante. Ma ha prevalso il rispetto della volontà degli iscritti. Nel nuovo Movimento che sta nascendo nessuno può essere Sopraelevato».
❓Il vostro è stato un rapporto altalenante. “Elevato”, poi “incapace”, poi “Mago Oz”. È lui Crono che mangia i figli o è lei che tradisce i padri?
«Non sono stato mai figlio di Grillo. Ho una storia diversa. È lui che mi ha chiesto di dare una mano. Per questo ho sempre avuto con lui un rapporto in fondo paritario. E comunque, da parte mia, sono sempre stato molto rispettoso della sua storia: non ho mai risposto a invettive e battute velenose».
❓Verso chi sente un debito di riconoscenza politico?
«Potrei segnalare singole persone che mi hanno avvicinato al Movimento, ad esempio Alfonso Bonafede. Ma la vera riconoscenza ce l’ho verso i cittadini che mi hanno riempito di calore dopo l’uscita da Palazzo Chigi e verso l’attuale comunità, che ci sostiene e incoraggia nelle battaglie per cambiare davvero il paese».
❓È vero che avevate fatto una scrittura privata? Lei si impegnava a dargli la famosa consulenza di 300mila euro, lui non doveva intromettersi sulla politica. Ci sveli il non detto.
«La verità è che Grillo non ha mai digerito che il Movimento potesse essere guidato da altri. La consulenza è stata fatta per coinvolgerlo nella comunicazione. Poi c’è la malleveria, che copre le sue spese legali. Lì c’era la controprestazione di non contestare il simbolo per come sin qui modificato o per come verrà modificato in futuro».
❓Cioè: ti copro le spese, tu non ti occupi di queste questioni. Teme una scissione?
«No, non si fa una scissione dicendo “abbiamo un grande futuro alle spalle”. Da Grillo in tre anni non ho sentito nessun progetto politico alternativo».
❓E se Grillo si porta via il simbolo? Ha preparato un nome di riserva?
«Impossibile, perché il simbolo è del Movimento 5 Stelle. Glielo dico da avvocato. Il rischio non c’è».
❓Dal Movimento di Grillo al partito di Conte. Non è che si passa da un padre padrone a un altro? Ieri grillini, oggi contiani?
«Assolutamente no. Il processo costituente sta dimostrando che c’è una comunità libera, autonoma, che non si lascia asservire da nessuno».
❓C’è spazio per il dissenso?
«Non temo di essere criticato. È il sale della democrazia».
❓Scusi, ma che significa “progressisti indipendenti”? Dice Prodi: l’M5S non è di sinistra.
«Gli do ragione. E infatti la mia comunità non si definisce di sinistra, ma progressista».
❓Nel mondo sono sinonimi.
«Andiamo alla sostanza. Quelli di “sinistra” votano la commissione Ursula, noi no. Quelli di “sinistra” mandano le armi a oltranza in Ucraina, favorendo l’escalation, noi no. Aggiungo: queste cose il Pd le ha votate assieme a Giorgia Meloni. Per questo ci definiamo “progressisti indipendenti”. Perché siamo un’altra cosa, del tutto nuova ed originale».
❓No a Ursula, no alle armi: se si votasse domani, riandrebbe da solo?
«Se il Pd non cambia idea sì. È la logica conseguenza della nostra coerenza. Questi punti per noi sono assolutamente discriminanti».
❓Sta dicendo: non farò mai il cespuglio di un nuovo Ulivo.
«Formule preistoriche. Noi vogliamo definire un percorso alternativo a questa destra, fondato sulla chiarezza: il no senza se e senza ma alle armi per costruire un nuovo ordine multipolare; politiche sull’immigrazione che rappresentino una terza via tra l’accogliamoli tutti della sinistra e gli slogan di odio e senza soluzioni del governo; la lotta alle diseguaglianze, aumentate con Giorgia Meloni».
❓Queste sono le bandiere irrinunciabili del nuovo corso, come lo sono state in passato la riduzione dei parlamentari e il reddito di cittadinanza?
«Irrinunciabili. Sarà faticoso, ma sono fiducioso. In fondo, anche su riduzione dei parlamentari, reddito di cittadinanza, salario minimo, eravamo una voce nel deserto, poi ci hanno seguiti».
❓Quindi: no ad alleanze organiche, sì a un contratto di governo a partire da questi punti?
«Esattamente, occorrerà mettere nero su bianco questi punti. Anche questo fa parte di un modo nuovo e trasparente per stabilire una discontinuità con la vecchia politica».
❓Perché andrà ad Atreju?
«Ci andai anche da presidente del Consiglio. Avendo un progetto così chiaro, così netto, così alternativo, non ho paura di spiegarlo a chi è distante da noi. Non mi sono mai sottratto al confronto con gli avversari».
❓Non è che voterà con il centrodestra sulla Rai?
«Non appoggeremo Simona Agnes né candidature di partito. Siamo pronti a confrontarci solo su figure super partes».
La Costituente è stata un momento di grande confronto per il MoVimento 5 Stelle: ci siamo riuniti, abbiamo discusso consapevoli delle nostre differenze e infine ci siamo espressi come comunità tramite il voto.
Quel voto è il risultato di un processo che dobbiamo difendere. Ci siamo sempre battuti per la partecipazione, per abbassare i quorum per i referendum, per la democrazia dal basso: invitare a non votare è la cosa più lontana che esista dai principi del Movimento.
Io non solo voterò ma invito anche tutti gli iscritti a farlo.
Dopo questa ulteriore tappa trarremo le somme e inizieremo a scrivere una pagina nuova per ridare un’identità forte al Movimento e risposte concrete ai cittadini. E come sempre lo faremo insieme.
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