venerdì 27 dicembre 2024

... Flaiano / Hugo ...

*** Se guardo a quello che ho fatto è povera cosa, un continuo rimestare le prove di un'inqualificabile crisi di volontà, il rinviare, il compromettere, il soprassedere, tutto ha il senso di una finzione assurda, la futilità di aver vissuto ai margini fuori di ogni corrente decisiva e costruttiva, contro me stesso, gli altri, le donne soprattutto, uno sbaglio volutamente barocco che si pasce delle sue stesse evoluzioni. (…) eppure alcuni segni ci avvisano continuamente che la strada da percorrere è già tracciata nelle sue linee essenziali. Sono ammesse deviazioni volubili per sentirsi padroni del destino, che invece è già segnato nel carattere cioè nella capacità di vedere quei segni e di sentirne il particolare significato. Sono anche ammesse interpolazioni nel testo, per la necessità di continuare lo spettacolo, ma nel clamore della risata può succedere come in certi banchetti della Bibbia di scoprire controluce la filigrana del segno. (…) Ma ora si tratta di considerare il punto della nostra morte, e questo ci trova sempre curiosamente impreparati, persino scettici, non sembrandoci possibile che un giorno le stesse cose che oggi ci annoiano non debbano continuare ad annoiarci, che tutto finisca come nel nero volo del sonno, quando ci cadiamo. (…) Non so ancora vedere la stagione di quell’anno ma penso al tardo autunno, la salita dell’inverno. 

[Ennio Flaiano, Autobiografia del blu di Prussia, Rizzoli, 1972] 

*** 𝙇𝙖 𝙨𝙥𝙞𝙧𝙖𝙡𝙚 𝙩𝙚𝙣𝙩𝙖𝙩𝙞𝙫𝙚𝙡𝙮 Un poemetto bellissimo in dodici lasse scritto da Ennio Flaiano per la figlia malata. Una riflessione sincera su malattia, morte, vita, senso di colpa, verità e finzione, amore e tenerezza. Un Flaiano poeta, che guarda alle radici la sua pena di uomo e la racconta, come a sé stesso. "Poeta-profeta, Flaiano aveva individuato nella carenza di amore la prima ragione del dilagante disagio all’interno di una società che egli vedeva perdersi dietro una miriade di interessi, di tornaconti, di furberie." (Giuseppe Rosato)
Ma perché il popolo è ignorante? Perché deve esserlo. L’ignoranza è custode delle virtù. Dove non ci sono prospettive, non ci sono ambizioni; l’ignorante è in una botte benefica che, sopprimendo lo sguardo, sopprime le brame. Di qui l’innocenza. Chi legge pensa, chi pensa ragiona. Non ragionare è un dovere; è anche una fortuna. Queste sono verità incontestabili, su cui si regge la società. 

~Victor Hugo - L’uomo che ride

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