venerdì 23 maggio 2025

... un "nuovo" fascismo ...

Ieri a Otto e mezzo Lilli Gruber ha chiesto al prof. Tomaso Montanari un giudizio politico su Giorgia Meloni. Lui non si è fatto pregare. Ed è diventata una lezione sul rischio subdolo e sottile di nuovi e vecchi fascismi al potere. “Il partito della Meloni è un punto di riferimento del vecchio fascismo storico in questo Paese. Il presidente della Regione Marche e il sindaco di Ascoli, che sono di Fratelli d’Italia, hanno organizzato una cena di celebrazione per l’anniversario della marcia su Roma. Ora accanto a questo, che non può essere derubricato a goliardia, ci sono i nuovi fascismi, l’odio per il diverso, l’omofobia. Ci sono i fascismi al governo in molti paesi d’Europa come l’Ungheria, con cui la Meloni è in contatto. Il problema non è se la Meloni sia fascista o no… ma esiste un problema. Esiste un giornalista di “Repubblica” sotto scorta perché minacciato dai fascisti. Francamente avere al governo Meloni e Salvini non mi lascerebbe tranquillo. Ricordo che dopo aver detto qui in trasmissione che ho dei dubbi sulla compatibilità del programma della Lega e la Costituzione (che è un mio giudizio politico e può essere giusto o sbagliato), la Lega ha chiesto alla mia Università di prendere provvedimenti disciplinari verso di me. Io non so se si vuol tornare a un giuramento di fedeltà dei professori. Dico che delle forze che hanno queste visioni della democrazia hanno dei problemi seri e io non le vorrei vedere alla guida del Paese.” Ogni tanto qualcuno ha il coraggio di andare in tv a dirlo ad alta voce. Non sempre (e non su tutto) ho condiviso Montanari in passato. Ma qui è stato semplicemente perfetto. 

 Lorenzo Tosa.
Alla storia è passato come Patto d’Acciaio, ma Benito Mussolini avrebbe voluto tanto chiamarlo: Patto di Sangue. E in realtà avrebbe avuto più senso chiamarlo come il Duce voleva, perché quel patto tra Italia e Germania fu la causa del conflitto più sanguinoso della Storia dell’umanità: la stima è tra i 60 e i 70 milioni di morti. Poco più di tutta la popolazione italiana odierna. Come dire di sangue ne è scorso davvero tanto, ma tanto tanto… di acciaio molto poco. Il patto scellerato tra Hitler e Mussolini, oggi, visto che venne firmato il 22 maggio del 1939, andrebbe commemorato, almeno in tutte le scuole italiane, come tragico monumento alla scelleratezza e alla insensatezza del nazifascismo. Il testo integrale del “patto” non è così lungo da leggere, ma, secondo me, senza rischiare di perdersi nei dettagli tecnici, è sufficiente leggere queste righe che i 7 articoli introducono: «Il popolo italiano ed il popolo tedesco, strettamente legati tra loro dalla profonda affinità delle loro concezioni di vita e dalla completa solidarietà dei loro interessi, sono decisi a procedere, anche in avvenire, l'uno a fianco dell'altro e con le forze unite per la sicurezza del loro spazio vitale e per il mantenimento della pace». “Solidarietà dei loro interessi”, “spazio vitale” e “mantenimento della pace”, sono parole che fa impressione leggere. Non solo per la guerra di cui furono premessa e conditio sine qua non, ma anche perché, pur in altri contesti, le si sente riecheggiare anche in questo nostro tempo. Cent’anni fa era pieno di accecati ammiratori e sostenitori del Duce: oggi, analoghi sfegatati “follower”ricoprono indegnamente incarichi nella Repubblica antifascista. Repubblica nella quale in troppo pochi ricorderanno il 22 maggio 1939: giorno della memoria della vergogna italiana; giorno della memoria negata; giorno della colpevole odierna indifferenza a quel che siamo stati e a quel che, per nostra patria responsabilità, è stato. 

William Beccaro

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