Lorenzo Tosa.
Alla storia è passato come Patto d’Acciaio, ma Benito Mussolini avrebbe voluto tanto chiamarlo:
Patto di Sangue.
E in realtà avrebbe avuto più senso chiamarlo come il Duce voleva, perché quel patto tra Italia e Germania fu la causa del conflitto più sanguinoso della Storia dell’umanità: la stima è tra i 60 e i 70 milioni di morti.
Poco più di tutta la popolazione italiana odierna. Come dire di sangue ne è scorso davvero tanto, ma tanto tanto… di acciaio molto poco.
Il patto scellerato tra Hitler e Mussolini, oggi, visto che venne firmato il 22 maggio del 1939, andrebbe commemorato, almeno in tutte le scuole italiane, come tragico monumento alla scelleratezza e alla insensatezza del nazifascismo.
Il testo integrale del “patto” non è così lungo da leggere, ma, secondo me, senza rischiare di perdersi nei dettagli tecnici, è sufficiente leggere queste righe che i 7 articoli introducono:
«Il popolo italiano ed il popolo tedesco, strettamente legati tra loro dalla profonda affinità delle loro concezioni di vita e dalla completa solidarietà dei loro interessi, sono decisi a procedere, anche in avvenire, l'uno a fianco dell'altro e con le forze unite per la sicurezza del loro spazio vitale e per il mantenimento della pace».
“Solidarietà dei loro interessi”, “spazio vitale” e “mantenimento della pace”, sono parole che fa impressione leggere.
Non solo per la guerra di cui furono premessa e conditio sine qua non, ma anche perché, pur in altri contesti, le si sente riecheggiare anche in questo nostro tempo.
Cent’anni fa era pieno di accecati ammiratori e sostenitori del Duce: oggi, analoghi sfegatati “follower”ricoprono indegnamente incarichi
nella Repubblica antifascista.
Repubblica nella quale in troppo pochi ricorderanno il 22 maggio 1939:
giorno della memoria
della vergogna italiana;
giorno della memoria negata; giorno della colpevole odierna indifferenza
a quel che siamo stati e a quel che, per nostra patria responsabilità, è stato. William Beccaro


Nessun commento:
Posta un commento