
Oggi ricordiamo Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.
A 33 anni dalla strage di Capaci, il loro sacrificio è ancora una ferita aperta.
Falcone ha insegnato che la mafia e i suoi complici nascosti nelle istituzioni si possono combattere con coraggio, rigore e determinazione.
Oggi tutti lo commemorano ma intanto si demonizzano i giudici, si depotenziano gli strumenti contro il crimine nelle mani dei magistrati, si chiudono entrambi gli occhi sulle commistioni tra mafie e politica.
È un dovere scavare tra bugie e depistaggi per scoprire le verità nascoste che dopo 33 anni ancora non conosciamo. Gli elementi per cercare quelle verità ci sono, ci sono magistrati che continuano a lavorarci senza mollare, noi siamo impegnati in prima linea e come noi alcuni giornalisti coraggiosi. Ma c'è chi rema contro, dentro e fuori dalle istituzioni.
Ricordare non basta. Se non si dice la verità, si fa solo finta. A ricordarlo davvero sono le azioni. Quelle che stanno dalla parte della Costituzione, della legge e dei cittadini onesti.


Parlare di mafia seriamente è prerogativa per pochi che la studiano da anni. Tutti ad affannarsi a smentire l'inchiesta di Report sulla presenza di Stefano Delle Chiaie a Capaci nei giorni precedenti alla strage. Tutti che citano un'archiviazione della pista nera senza ricordate che è del 2024. Mentre Report ha portato elementi nuovi. Ricordo agli smemorati di Collegno, che cercano di sbianchettare il ruolo di personaggi legati all'estrema destra, che per la strage di Capaci sono stati condannati definitivamente Tullio Troia detto o 'Mussolini e Pietro Rampulla, l'artificiere di Capaci appartenente all'estrema destra. E altri elementi ne porteremo prossimamente, anche sui registi dei depistaggi. Nel rispetto del lavoro dei magistrati svolgeremo come sempre con rigore il nostro lavoro di giornalisti liberi. LIBERA INFORMAZIONE Antimafia Duemila Libera Contro le Mafie. Domani, per chi l ha persa, la replica dell'inchiesta sulle stragi di Mafia, alle 17.10 su Rai3
Sigfrido Ranucci.


"D'ora in poi a Palermo scendiamo separati".
"Non ci provare Giovanni, scendiamo insieme".
"È pericoloso e non posso garantire la tua sicurezza, come non posso più garantire la mia, mi faranno saltare in aria"
"Mi garantisci che mi ami?"
"Si".
"Questo mi basta, sabato a Palermo scendiamo insieme, io non ti lascio".
È il giorno di Capaci.
Non li avete uccisi, li avete resi immortali.
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