domenica 22 dicembre 2024

... Dazi amari!! ...

DAZI VOSTRI 

"Ho detto all'Unione Europea che devono compensare il loro enorme deficit con gli Stati Uniti con l'acquisto su larga scala del nostro petrolio e del nostro gas. Altrimenti, saranno dazi a tutto spiano!!!". Lo ha scritto Donald Trump su Truth. Non ha ancora sloggiato Biden dalla Casa Bianca che già detta le condizioni a quegli spiantati delle Colonie Europee. Nel 2024, gli Stati Uniti hanno consolidato il loro ruolo di principale fornitore di gas naturale liquefatto (GNL) per l’Europa, mantenendo livelli di esportazione paragonabili a quelli registrati nel 2023. Lo scorso anno, l’Unione Europea aveva importato oltre 120 miliardi di metri cubi di GNL, con gli Stati Uniti come principale fornitore, coprendo quasi il 50% di queste importazioni.  Nel mese di novembre 2024, le esportazioni di GNL dagli Stati Uniti verso l’Europa sono addirittura aumentate, rappresentando il 68% delle esportazioni totali statunitensi.  Quanto al petrolio, nel 2024, gli Stati Uniti hanno esportato in media 1,8 milioni di barili al giorno verso l’Europa, con un picco storico di oltre 2 milioni di barili al giorno a novembre, favorito dalla competitività del greggio statunitense. Ora Trump vuole di più. Biden ha fatto il lavoro sporco, i corrotti di Bruxelles hanno fatto i compiti e a lui non gli resta che andare all’incasso. 
Magari pure con un premio Nobel per la Pace sulla mensola. 

Alfredo Facchini

... Magdeburgo ...

Venerdì un 50enne saudita ha fatto irruzione tra gli stand su un'auto: almeno 5 morti, tra cui un bimbo di 4 anni, e circa 200 feriti (41 gravi). Medico, era in Germania dal 2006: arrestato, sarebbe risultato positivo al test antidroga. Avrebbe agito da solo. "Sono il critico più aggressivo dell'Islam", aveva detto in un'intervista nel 2019. Il movente""potrebbe essere l'insoddisfazione per il modo in cui i rifugiati sauditi vengono trattati in Germania", ha detto il procuratore capo di Magdeburgo In Germania, nella grande piazza di Magdeburgo, venerdì sera un uomo saudita di 50 anni ha fatto irruzione al mercatino di Natale a bordo di un'auto falciando la folla: ha ucciso almeno cinque persone, tra cui un bimbo di 4 anni, e ne ha ferite circa duecento (tra cui 41 in modo grave). Non ci sono italiani coinvolti. Proseguono le indagini per capirne di più. L’uomo - il cui nome sarebbe Taleb Jawad Hussein Al Abdulmohsen - era arrivato in Germania nel 2006 e svolgeva da anni la professione di medico: è stato subito arrestato e sarebbe risultato positivo al test antidroga. Il 50enne non comparirebbe negli elenchi delle liste degli islamisti considerati a rischio - anche se, secondo alcune fonti, Riad avrebbe avvertito Berlino della sua pericolosità - e avrebbe agito da solo. La sicurezza nei mercatini di Natale tedeschi, comunque, è stata rafforzata (così come in altri Paesi, tra cui l'Italia). "Sono il critico più aggressivo dell'Islam", aveva detto l'uomo in un'intervista nel 2019. Scholz: "Azione terribile e folle" Olaf Scholz, stamattina sul luogo dell'attentato, ha descritto l'accaduto come "un'azione terribile e folle. Ora è importante fare chiarezza. Non lasceremo impuniti i colpevoli, agiremo con tutta la forza della legge. Per me è importante che restiamo uniti come Paese e che ci parliamo. Non è l'odio a determinare la nostra convivenza, ma il fatto che siamo una comunità che vuole conquistare un futuro comune e che non lasciamo vincere coloro che vogliono seminare l'odio", ha detto il cancelliere tedesco. In serata, dalle 19, prevista una commemorazione nella cattedrale di Magdeburgo, con Scholz e il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier. Il bilancio Il bilancio ufficiale parla di cinque morti e circa 200 feriti, di cui 41 gravi. Lo shock in Germania è grande: giovedì 19 dicembre i tedeschi avevano ricordato l'attentato del mercatino di Natale di Berlino, alla Breitscheidplatz, dove il tunisino Anis Amir aveva assalito la folla con un camion uccidendo 13 persone, fra cui l'italiana Fabrizia di Lorenzo. Il massacro di ieri, invece, è stato commesso a bordo di un'auto (una Bmw ) guidata a tutto gas contro la folla per oltre 400 metri. L’uomo è riuscito a colpire decine di persone, che passeggiavano fra gli stand col vin brulè. Le indagini La polizia di Magdeburgo ha chiesto a eventuali testimoni di farsi avanti con qualsiasi informazione sull'attacco, come foto, video o resoconti. Le autorità locali hanno subito parlato di un “attentato”. La polizia ha però precisato che "tutte le piste sono aperte". La forze dell'ordine, infatti, non hanno ancora determinato se l'attacco abbia matrice islamista. "Non conosciamo ancora i retroscena, stiamo considerando ogni ipotesi", ha dichiarato un portavoce della polizia alla stampa locale. Gli agenti delle forze speciali di polizia hanno perquisito diverse proprietà a Bernburg, città a circa 50 chilometri a sud di Magdeburgo, facendo irruzione nell'appartamento e nel seminterrato della casa del presunto attentatore Taleb Jawad Hussein Al Abdulmohsen. L'operazione si è concentrata in un condominio nella Christianstrasse. Gli investigatori continuano a presumere che l'autore dell'attacco abbia agito da solo. "Al momento non abbiamo prove di complici", hanno riferito gli agenti alla Dpa dopo le perquisizioni, senza fornire altri dettagli. Chi è l’uomo arrestato L’uomo arrestato non sarebbe nelle liste degli islamisti considerati a rischio, anche se fonti saudite hanno detto a Reuters che Riad aveva avvertito le autorità tedesche sulla sua pericolosità. L’uomo, infatti, avrebbe pubblicato e ripostato dichiarazioni estremiste sul suo account X accusando la Germania di voler islamizzare l'Europa. Secondo Spiegel, Taleb Jawad Hussein Al Abdulmohsen avrebbe dovuto comparire davanti al tribunale distrettuale di Tiergarten a Berlino giovedì 19 dicembre alle 11 di mattina, il giorno prima dell'attacco a Magdeburgo, ma non si è mai presentato. Il 50enne saudita era sotto indagine per "abuso di chiamate di emergenza": a febbraio aveva ricevuto una sanzione penale contro la quale aveva poi sporto ricorso. Non essendosi presentato in aula giovedì, il ricorso è stato respinto. Cosa sappiamo dell’uomo arrestato Ed emergono nuovi dettagli sull'identità di Taleb Jawad Hussein Al Abdulmohsen. Saudita, medico psichiatra, in Germania dal 2006, sarebbe stato attivo nell'assistenza ai rifugiati ma da ateo e con un'ideologia anti-Islam, tanto da essere un sostenitore del partito di estrema destra tedesco AfD. Di lui circola la foto di un passaporto saudita scaduto nel 2012. Sarebbe arrivato in Germania durante la formazione specialistica e avrebbe chiesto asilo molti anni dopo. Pare fosse già noto come anti-islamico che aiutava i rifugiati che volevano fuggire dal proprio Paese d'origine e lasciare l'Islam. "Sono il critico più aggressivo dell'Islam", aveva detto in un'intervista alla Faz nel 2019. L’uomo ha anche fondato e gestito un sito il cui scopo – aveva spiegato lui stesso alla Bbc sempre nel 2019 – è quello di aiutare i rifugiati a ottenere asilo, in particolare ex musulmani che temono persecuzioni nel loro Paese. In homepage ora campeggia la scritta in arabo e inglese: "Mio consiglio: non chiedere asilo in Germania". In altre interviste aveva accusato la Germania di accogliere islamisti e rifiutare l'asilo ai rifugiati anti-islamici. In un post pubblicato su X il 5 dicembre, poi, ha parlato di un presunto "progetto criminale segreto di Merkel per islamizzare l'Europa". "Siccome in Germania non esiste la pena di morte, Merkel dovrebbe trascorrere il resto della sua vita in prigione. Ma se la pena di morte venisse reintrodotta, meriterebbe di essere uccisa", ha scritto in inglese. Alcuni osservatori hanno suggerito che a Magdeburgo abbia agito per far ricadere la colpa - e quindi sollevare lo sdegno dei tedeschi prossimi alle elezioni - sui musulmani. L'uomo sarebbe inoltre ricercato in Arabia Saudita con diverse accuse tra cui terrorismo e traffico di ragazze minorenni, ma la Germania ne avrebbe rifiutato l'estradizione. Le reazioni "È una catastrofe per Magdeburgo e per la Germania in genere", ha commentato a caldo Reiner Haseloff, il presidente della regione Sassonia- Anhalt. Il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ha ringraziato i servizi di emergenza: "Non tutti i retroscena del terribile atto sono stati ancora chiariti. I miei pensieri vanno alle vittime e alle loro famiglie. Vorrei ringraziare tutti i soccorritori per il loro impegno". Gli Stati Uniti si sono detti "sconvolti e rattristati" dall'attacco e "pronti a fornire assistenza". "Non è la prima volta che accade sotto Natale. Dobbiamo essere attenti a come gestiamo le nostre politiche anche per come riusciamo a garantire la sicurezza dei nostri cittadini", ha detto Giorgia Meloni dando la sua solidarietà ai tedeschi. "Orrore" e "condanna" sono stati espressi anche dal presidente Sergio Mattarella. Il segretario generale della Nato Mark Rutte ha telefonato a Scholz: sono "scene orribili, i miei pensieri sono con le vittime e le loro famiglie. La Nato è con la Germania". "Siamo tutti devastati. I francesi rivivono il terrore degli attentati terroristici che ci hanno colpito. La nostra solidarietà è totale, questo lutto è nostro e la nostra volontà di lottare è assoluta", ha scritto su X il premier francese Francois Bayrou. Anche l'Arabia Saudita ha espresso "solidarietà" alla Germania dopo che uno dei suoi cittadini è stato arrestato per l'attacco nel mercatino di Natale. Papa Francesco ha espresso "sconcerto" e ha sottolineato la sua "partecipazione al dolore delle persone colpite". "Scholz dovrebbe dimettersi immediatamente. Incompetente idiota", ha scritto invece su X il patron di Tesla Elon Musk.

sabato 21 dicembre 2024

... Torino 0 - Bologna 2 ...

𝐌𝐚𝐭𝐜𝐡𝐝𝐚𝐲: 𝐓𝐨𝐫𝐢𝐧𝐨-𝐁𝐨𝐥𝐨𝐠𝐧𝐚 Dopo il successo della scorsa settimana contro l’#Empoli, il #Torino di mister Paolo #Vanoli torna in campo oggi per affrontare il #Bologna in una sfida valida per la 17ª giornata di Serie A. Una vittoria consentirebbe ai granata di accorciare le distanze dal settimo posto, attualmente occupato dagli emiliani e distante appena sei punti.


----------------------------------------------------------------------- 


 Ennesima sconfitta per il #Torino, che, alla luce della prestazione offerta ieri, fa pensare che la vittoria di #Empoli sia stata più un episodio fortunato che il frutto di una crescita reale. A destare maggiore preoccupazione sono i dati offensivi: zero tiri in porta e pochissime azioni costruite. Anche il rendimento casalingo continua a essere un problema: in otto partite disputate tra le mura amiche, il Torino ha ottenuto solo due vittorie (#Atalanta e #Como) e, negli ultimi due mesi, ha segnato appena due gol davanti al proprio pubblico (#Masina con il #Monza e #Njie con il #Como). Il migliore in campo è stato senza dubbio Vanja Milinkovic #Savic, decisivo nel parare il rigore di #Castro a inizio primo tempo e incolpevole sui due gol subiti. Il portiere si conferma il giocatore più in forma della stagione granata. Al contrario, il peggiore è stato Antonio# Sanabria, completamente fuori dal gioco e incapace di rendersi utile alla squadra. L’unica nota positiva della sua prestazione sono alcune sponde per #Karamoh, che, pur impegnandosi e correndo molto, ha commesso un grave errore sul primo gol subito. #MondoToro #SFT #TorinoFC
❌ Torino 0 Bologna 2 

 Scusate ma non riesco più a essere sorpreso per sconfitte e prestazioni come quella di oggi. Credo che la nostra community abbia completa consapevolezza di chi siamo e di come non sia scontata la salvezza. Non avrei mai pensato che il mio unico piccolo “orgoglio” potesse essere la montagna in porta #Savic eppure è proprio così, nonostante i suoi limiti. Il resto è da non credere. Ogni gara penso quanto si debba essere incompetenti per assemblare una squadra così, ormai dovrei essere abituato, invece ogni partita rimango “sconvolto” sempre un po’ di più. Non so voi? Parlando della gara di oggi, il tutto si può riassumere così, il Bologna evidentemente non in giornata, con un minimo sforzo ha ottenuto il massimo risultato. Noi dietro siamo di uno scarso senza precedenti. Tanto scarsi che tutta La Rosa è contratta, concentrata ad aiutare quei 3 scandali a turno. ( Maripan ex calciatore sul loro rigore ha pensato bene di passarla agli avversari in fase di uscita palla) ma non è colpa sua. A lui hanno offerto un contratto, ha semplicemente firmato. Masina come faccia a fare il titolare in serie A lo sa solo lui e quella specie di società che lo paga, sul loro primo gol si è fatto la solita dormita quotidiana. Ma anche questo alla fine dei conti, non è colpa sua. Ragazzi che dire, siamo alle solite. Mi dispiace per Valsic che anche in questa stagione deve fare il mediano, mi dispiace per Ricci che dovrà ancora subire 6 mesi di questa roba. Ma soprattutto mi dispiace per tutti i tifosi del Toro che devono dopo 20 anni subirai ancora una società così indecorosa e incompetente. 

 Ps: Non ho capito bene cosa sia capitato a Walu, spero non sia nulla di grave. 

 #CairoVattene #UrbanoCairoVattene #TorinoBologna #ToroBologna
𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐯𝐢𝐞𝐧𝐞 𝐫𝐢𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚 𝐒𝐩𝐨𝐫𝐭𝐌𝐞𝐝𝐢𝐚𝐬𝐞𝐭, 𝐔𝐫𝐛𝐚𝐧𝐨 𝐂𝐚𝐢𝐫𝐨 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐬𝐭𝐫𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐚 𝐥𝐚𝐬𝐜𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐥'𝐢𝐦𝐩𝐢𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐬𝐜𝐨𝐫𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐃𝐢𝐠𝐨𝐬 𝐝𝐨𝐩𝐨 𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐨𝐧𝐟𝐢𝐭𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐢𝐥 𝐁𝐨𝐥𝐨𝐠𝐧𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝟐 𝐚 𝟎.

... Inverno ...

È il primo giorno d'Inverno.
 È il più breve. 

« _… ho scoperto, infine, che nel bel mezzo dell’inverno 
vi era in me un’invincibile estate_». 

 Albert Camus


Il 21 dicembre, esattamente alle ore 10,21 italiane, arriva il Solstizio d'inverno: il giorno più corto dell'anno per l'emisfero boreale. Il Sole è sorto alle 07,37 e tramonterà alle 16,44. Il fenomeno è dovuto all'inclinazione dell'asse di rotazione terrestre e coincide con il momento in cui il Sole, nel suo moto apparente nel cielo, si posiziona nel punto più basso. Con oggi, quindi, inizia ufficialmente l’inverno, ma le giornate non saranno più corte, bensì si allungheranno gradualmente e, nel giorno dell’equinozio di primavera (che nel 2025 sarà il 20 marzo), le ore di luce saranno tante quante quelle di buio. L’allungamento delle giornate procede fino al Solstizio d’estate: il giorno più lungo dell’anno. Perché il solstizio non è sempre lo stesso giorno Con Solstizio si intende il momento in cui il Sole è più in basso o più in alto rispetto all’orizzonte, quindi, pur avvenendo sempre attorno alla stessa data, il giorno esatto del fenomeno varia ogni anno. Rispetto alla Terra, il Sole segue un moto apparente, cioè l’eclittica, che dura circa un anno e, rispetto ai moti astronomici, il calendario presenta uno sfasamento di circa sei ore ogni anno, che poi vengono recuperate grazie agli anni bisestili. Viste le particolari caratteristiche astronomiche di questa giornata, nei secoli, nelle varie culture, il Solstizio d’Inverno è stato considerato un momento incantato e al 21 dicembre, in molti Paesi del mondo, viene collegato qualcosa di magico e straordinario, di alto valore simbolico, tipicamente legato alla luce. Ad esempio a Stonehenge - lo straordinario sito neolitico della Gran Bretagna - ancora oggi si radunano "druidi moderni" che celebrano riti a metà tra la rievocazione storica e folklore, perché lì, come in molte parti della Terra, il solstizio rappresenta la nascita delle diverse divinità e la vittoria del Sole sulle tenebre. Mitologia celtica: il dio luminoso Nella mitologia celtica, infatti, il Solstizio d’Inverno è celebrato come il ritorno della luce. Si racconta della lotta intrapresa dal dio Lugh, il luminoso, contro la lunga notte per riportare il giorno. Questo quindi è il momento in cui il potere dell’oscurità inizia a declinare, e la natura si prepara al nuovo ciclo di vita. Tradizioni Nordiche: la festa delle Luci Anche nei paesi nordici, la festa di Yule celebra la vittoria della luce sulle tenebre. Questo è il momento in cui le famiglie si riuniscono per accendere candele e lo Yule (o Juul), per gli adepti del Neopaganesimo scandinavo, era una festa dove il protagonista era un ceppo di legno che veniva bruciato tutta la notte per propiziare il ritorno della luce e del calore. Festività religiose Il Solstizio d'inverno è stato collegato, nei secoli, a festività religiose: il Sol Invictus per i pagani; il Natale dei Cristiani; i Saturnalia nell'antica Roma (quando ci si scambiavano regali e si perdonavano pene); il Kwanzaa per alcuni afroamericani. Nell'Antico Egitto si celebrava il dio Horus; nel Messico pre-colombiano veniva alla luce il dio inca Inti e gli aztechi Huitzilopochtli e Bacab; in Grecia era il tempo del dio Bacco, di Ercole e di Adone; i popoli del Nord festeggiavano il dio Freyr, figlio di Odino e di Freya; in Azerbaigian veniva festeggiato Zaratustra; in Oriente il Buddha. Storie Popolari e doni Spesso il Solstizio d’Inverno è associato all’idea di condivisione e generosità e i racconti di Babbo Natale, San Nicola o altre figure che portano doni e calore durante il periodo più freddo dell’anno, sono tradizioni nate ben prima che usi e costumi diventassero commerciali. La Magia degli astri Il cielo notturno, durante il Solstizio d’inverno, è spesso ricco di stelle luminose. In molte culture, le costellazioni sono legate a racconti mitologici che parlano di eroi, dee e creature fantastiche e, all'inizio dell’inverno, il cielo vede la sagoma di Orione attraversata dal disco della maestosa Via Lattea e ricco di stelle brillanti stelle che, con il loro chiarore diffuso, illuminano le notti. Circondate da un disordine stellare, nelle notti del periodo del Solstizio, si possono ammirare nove stelle di notevole grandezza, che si differenziano per la loro luminosità, e diverse costellazioni tra cui: Cane Maggiore e Cane Minore, Toro, Gemelli, Auriga, Andromeda e Perseo e Cassiopea.

venerdì 20 dicembre 2024

... l'uomo medio ...

Risposta a una lettera sull'uomo medio. 

* Il non aver saputo prendere con spirito la frase, "nello squallido e torbido ambiente degli uomini medi maturano eccetera", e anzi, aver ritorto contro di me la frase contro cui io polemizzavo, perché razzistica, dimostra che lei è un uomo medio proprio nella sua accezione peggiore, fondato cioè su quell’ideologia per definizione avversa sia alla religione sia alla ragione, che è il "buon senso". Perché non va a leggersi quelle pagine contro il "buon senso" che ha scritto Kant, uomo su cui lei non può avere i degradanti sospetti che ha su di me? 
Nota: coloro che usano l’espressione "squallido o torbido ambiente dove maturano eccetera", (espressione contro cui io ho fatto della dolorosa ironia nella mia pagina sull’uomo medio) si macchiano di una infinità di colpe, che in pieno neocapitalismo è poco definire tribali. Ne faccio un nudo e incompleto elenco. 

1) Sono razzisti. Infatti essi si distinguono, direi, teologicamente, o meglio, antropologicamente, dai soggetti di cui si abbassano, costretti dalla necessità, a parlare: prostitute, omosessuali, ladri, truffatori eccetera. Costoro vengono distaccati, "separati" dalla coscienza e chiusi nel ghetto, appunto "dello squallido e torbido ambiente". 

2) Sono ricattatori. Infatti essi tappano la bocca a presunti appartenenti a quel ghetto, mettendoli a tacere attraverso l’allusione alle loro colpe che l’uomo medio condanna, e per cui essi non hanno diritto di cittadinanza nella società. Fanno, al livello borghese dell’indignazione morale (anche sincera!) ciò che un piccolo ricattatore può fare a una prostituta che ha un figlio, a un omosessuale che ha una madre o un impiego eccetera. 

3) Sono ignoranti. Infatti essi ignorano tutto ciò che di scientifico (mettiamo sul piano più elementare, Freud) è stato scritto su coloro che essi relegano nello squallido ghetto, senz’altra spiegazione che una cieca ripugnanza fisica, un panico, un principio irremovibile: tutte cose perfettamente stupide appunto perché irrazionali e prive di ogni motivazione scientifica. 

4) Sono primitivi. Infatti essi negli abitanti coatti dei loro ghetti vedono arcaicamente dei "capri espiatori", sulle cui spalle riversare le colpe di tutta la società. Nelle giornate più drammatiche del caso di Viareggio, per esempio, pareva che le colpe dei lager, della diga di Longarone o della guerra del Vietnam cadessero tutte sulle spalle di quattro poveri invertiti – ricattati e martirizzati – privi di ogni potere, e impossibilitati, da ricatto, privato e pubblico, ad avere una normale vita e a fare una normale carriera. 

5) Sono dei sanguinari. Infatti i "capri espiatori" si ammazzano. Ed essi, additando ai loro pari e alle autorità, direttamente o indirettamente, gli "squallidi e torbidi individui" così come essi li definiscono e li vogliono, ne fanno implicitamente (e talvolta esplicitamente) dei soggetti da linciaggio. 

Ho calcato un po' le tinte. Ma le cose stanno sostanzialmente così.

giovedì 19 dicembre 2024

... corsi e ricorsi ...

IL GOVERNO DI ESTREMA DESTRA E IL SUO NAZIONALISMO INFAME: LA LIBERTÀ E I DIRITTI COSTITUZIONALI SOTTO ATTACCO 

 "Sbraitano “non si può più dire niente” e tentano in ogni modo di silenziare le voci dissonanti; se la prendono con i/le più deboli mentre frignano lamentando inesistenti persecuzioni in una storia repubblicana che ha concesso loro un’inaudita agibilità politica; vaneggiano di egemonia culturale occupando scranni e poltrone nella più spudorata tradizione familista e settaria; recitano la parte degli esclusi mentre iniettano veleno nel discorso pubblico con il loro nazionalismo infame d’accatto; prendono di mira gli/le intellettuali più in vista e additano costantemente nemici/che messi/e alla pubblica gogna per lasciare un messaggio chiaro: con il potere, con il loro potere postfascista, non si scherza - non è ammessa la satira, non è ammessa la critica, non è ammessa opposizione. Il progetto di orbanizzazione dell’Italia è più vivo che mai, e non dimenticheremo il ruolo svolto dal ministro Valditara. 
 Solidarietà a Nicola Lagioia, a Giulio Cavalli e - ancora - a Christian Raimo. E ai/alle prossimi/e della lista." 
Carlo Greppi, storico torinese



----------------------------------------------------------------------------



La strage di Torino fu una serie di omicidi commessi tra il 18 e il 20 dicembre 1922 a Torino dai fascisti capeggiati da Piero Brandimarte. 

Piero Brandimarte, capo dello squadrismo torinese. La notte di domenica 17 dicembre 1922 alla barriera di Nizza, tra corso Spezia e via Nizza, avvenne uno scontro a fuoco nel quale restarono ferite quattro persone, due delle quali morirono nel giro di poche ore. Le vittime furono Giuseppe Dresda, ferroviere ventisettenne, e Lucio Bazzani, studente di ingegneria di 22 anni, entrambi militanti fascisti, che avevano aggredito un militante comunista, il quale, difendendosi, aveva colpito a morte i due.[1] L'uccisore, riconosciuto nel tranviere ventiduenne Francesco Prato, riuscì a fuggire, benché ferito a una gamba. Aiutato dai suoi compagni, si rifugiò in un'abitazione non distante da corso Spezia e, in seguito, venne fatto espatriare in Unione Sovietica,[2] dove si ipotizza sia scomparso nel periodo delle purghe staliniane.[3][4] I due omicidi, oltre alle indagini della polizia, furono il pretesto per la reazione violenta, e non nuova, delle squadre d'azione, capeggiate da Piero Brandimarte, organizzata dai quadrumviri del fascismo torinese: Scarampi, Voltolini, Monferrino e Orsi; Prato venne ricercato nell'intera città di Torino presso gli esponenti più conosciuti della fazione politica opposta, senza successo. Inoltre, dopo una riunione in prefettura, a cui presero parte gli industriali della città, il prefetto promise di astenersi dal fare intervenire la forza pubblica, dietro insistenti richieste della ricca e potente borghesia industriale torinese, cosicché la strage poté cominciare. «I nostri morti non si piangono, si vendicano. (...) Noi possediamo l'elenco di oltre 3 000 nomi di sovversivi. Tra questi ne abbiamo scelti 24 e i loro nomi li abbiamo affidati alle nostre migliori squadre, perché facessero giustizia. E giustizia è stata fatta. (...) (I cadaveri mancanti) saranno restituiti dal Po, seppure li restituirà, oppure si troveranno nei fossi, nei burroni o nelle macchie delle colline circostanti Torino» (Piero Brandimarte[5]) Interno della Camera del Lavoro dopo l'attacco squadrista. Gli scontri portarono alla morte di 14 uomini e al ferimento di 26,[6] mentre vennero date alle fiamme l'edificio della Camera del Lavoro, il circolo anarchico dei ferrovieri, il Circolo Carlo Marx e devastata la sede de L'Ordine Nuovo. «È l'ultimo delitto, la conclusione di una "strage calcolata". I fascisti hanno voluto colpire gli avversari politici, eliminarli fisicamente; hanno voluto intimorire, terrorizzare quanti non hanno ancora l'abitudine di tacere. Il gioco riesce. Ma riesce, in primo luogo, perché l'apparato dello Stato non si oppose a questo disegno; perché il fascismo sta diventando, ogni giorno di più, padrone dello Stato.» (Walter Tobagi, Gli anni del manganello, p. 20) Benito Mussolini, telefonando al prefetto di Torino, subito dopo la strage disse: «Come capo del fascismo mi dolgo che non ne abbiano ammazzato di più; come capo del governo debbo ordinare il rilascio dei comunisti arrestati!» (Walter Tobagi, Gli anni del manganello, p. 20) Le vittime Pietro Ferrero, segretario della sezione torinese della FIOM, assassinato dai fascisti nella strage. 18 dicembre Carlo Berruti, ferroviere e consigliere comunale del Partito Comunista d'Italia, ucciso nelle campagne di Nichelino. Matteo Chiolero, tranviere e militante socialista, ucciso nella sua casa in via Abegg 7. Erminio Andreone, fuochista delle ferrovie, ucciso davanti alla sua casa (poi bruciata) in via Alassio 25. Pietro Ferrero, anarchico e segretario torinese della Federazione degli operai metallurgici (FIOM), trovato irriconoscibile con la testa fracassata sotto il monumento a Vittorio Emanuele, dopo essere stato legato per i piedi a un camion e trascinato per tutto corso Vittorio Emanuele. Andrea Ghiomo e Matteo Tarizzo, due antifascisti: vennero ritrovati il primo nel prato di via Pinelli con il cranio spezzato e sanguinante, centinaia di ferite sulla testa e su tutto il resto del corpo; il secondo in fondo a via Canova, in un lago di sangue, ucciso da un colpo di clava che gli aveva fracassato il cranio. Leone Mazzola, proprietario di un'osteria e militante socialista, ucciso a colpi di arma da fuoco nel proprio letto nel retrobottega, dove aveva la sua abitazione. Giovanni Massaro, ex ferroviere e anarchico, ucciso a colpi di moschetto vicino alla cascina Maletto di via San Paolo. 19 dicembre Cesare Pochettino, artigiano non impegnato in politica. Venne prelevato assieme al cognato Stefano Zurletti ed entrambi furono portati in collina e fucilati sull'orlo di un precipizio: Pochettino morì sul colpo, mentre Zurletti si finse morto e, soccorso da un anziano signore che aveva assistito alla scena dall'alto con la figlia, venne portato in ospedale. Qui subì le angherie degli squadristi che scorrazzavano liberamente fra letti e corridoi, riempiendolo di insulti e minacce, ma riuscì a sopravvivere. Morì poi il 10 dicembre 1951, e pertanto il suo nome non figura tra le vittime. Angelo Quintagliè, usciere dell'ufficio ferroviario "Controllo prodotti", non impegnato in politica, per aver deplorato pubblicamente l'omicidio di Carlo Berruti. 20 dicembre Evasio Becchio, operaio e comunista di 25 anni, prelevato da un'osteria e condotto in fondo a corso Bramante dove venne ucciso a colpi di pistola e moschetto. Azioni giudiziarie Periodo fascista Il 24 dicembre 1922 venne pubblicato un decreto di amnistia firmato dal guardasigilli Oviglio. L'amnistia fu concessa a chi aveva perseguito delinquenze "...per un fine, seppure indirettamente, nazionale" ovvero in difesa "dell’ordine politico-sociale". La magistratura non intraprese procedimenti giudiziari, nemmeno per delitti motivati da moventi personali quali erano stati identificati dalle indagini tra i numerosi omicidi[7]. Il partito fascista torinese era diviso. Il quadrumviro Cesare Maria De Vecchi, che dominava il partito a Torino, pronunciò un discorso il 31 dicembre 1922 in cui si assunse la responsabilità politica e morale degli avvenimenti, che giudicò dolorosi ma necessari per reprimere i comunisti[8]. Altri esponenti, tra cui Massimo Rocca e Mario Gioda, condannarono gli eventi come reazioni eccessive[9]. Nel gennaio 1923 il governo incaricò il prefetto Gasti e il dirigente fascista Francesco Giunta di effettuare un'inchiesta a Torino. Essa portò alla luce i conflitti interni al partito fascista torinese, dominato da De Vecchi, circondatosi di uomini fedeli.[9] Il loro rapporto parlava di "sconfinamento da ogni criterio di commisurazione e di responsabilità"[10].[11] La premeditazione o la incoscienza del Direttorio del Fascio torinese e del Comando della legione incute raccapriccio e sgomento.[11] In seguito al rapporto, il Gran Consiglio del Fascismo sciolse il fascio di Torino e incaricò lo stesso De Vecchi di ricostituirlo. De Vecchi delegò la ricostituzione, tramite l'ispettore generale di zona Cesare Forni, al console Piero Brandimarte, comandante della legione[12]. Il decreto di amnistia del 1922 impedì il prosieguo di azioni giudiziarie, quali quelle promosse nel 1923 da Giovanni Roveda, segretario della Camera del Lavoro di Torino; nel 1924 dai deputati socialisti Giuseppe Romita e Filippo Amedeo; e dalla stessa magistratura inquirente nel 1924[13]. Periodo post-fascista Cesare Maria De Vecchi venne processato nel 1947 per vari reati tra cui l'attività di squadrista. Venne condannato a 5 anni di reclusione, interamente condonati, solo per l'insurrezione armata del 28 ottobre 1922. Venne prosciolto per amnistia dal reato di attività squadrista[14]. Piero Brandimarte venne arrestato nel 1945 e la magistratura promosse azione giudiziaria per la strage del 1922. L'istruttoria si protrasse per molto tempo. Il processo era molto atteso a Torino. Il sindaco di Torino, Giovanni Roveda, dichiarò nel 1945: I fatti di Torino comprendono in sé tutta la nefasta azione che permise al governo fascista di rovinare e distruggere il Paese fino a farlo diventare servo del nazismo. Il processo per i fatti di Torino, a mio modo di vedere, va inteso come il processo contro il fascismo, non solo di sua espressione squadrista, ma soprattutto nella responsabilità di chi, spesso stando nascosto, ha finanziato e ispirato tanta barbarica strage.[15] Nel 1950, Brandimarte fu rinviato a giudizio per dieci omicidi commessi durante la strage. In seguito a una campagna di stampa che lo attaccava, il processo venne trasferito a Firenze dalla Suprema Corte di Cassazione, su istanza della difesa. Il trasferimento del processo suscitò reazioni di stampa e manifestazioni a Torino[7]. Il processo ebbe luogo nel luglio 1950. Brandimarte fu accusato, insieme con Maurizio Vinardi, Giacomo Lorenzini, Carlo Natoli, Nino Macellari e Ferdinando Sartini. La sentenza del 4 agosto 1950[7] così dispose: Piero Brandimarte: colpevole di tutti i concorsi in omicidio e mancato omicidio, condannato a 26 anni e 3 mesi, condono di due terzi della pena. Nino Giulio Macellari, condannato per l'uccisione di Cesare Pochettino e il tentato omicidio di Stefano Zurletti: 24 anni e 6 mesi con condono di due terzi della pena. Maurizio Vinardi, colpevole dell'omicidio di Pietro Longo: 21 anni, condono di due terzi della pena. Carlo Natoli, assolto per insufficienza di prove dal concorso in omicidio di Ghiomo e Pochettno e tentato omicidio di Zurletti. Ferdinando Sartini, assolto per insufficienza di prove per l'uccisione di Cesare Pochettino e il tentato omicidio di Stefano Zurletti. Giacomo Lorenzini, assolto per non aver commesso il fatto. Nel 1952 la Corte di assise di Bologna pronunciò la sentenza di appello[7]: Brandimarte: assolto per insufficienza di prove. Natoli: assolto per non aver commesso il fatto. Vinardi: 12 anni, pena ridotta a 9 anni per attenuanti generiche. Il processo a Macellari era stato stralciato da questo.

mercoledì 18 dicembre 2024

... ricordare sempre! ...

I ragazzi delle scuole imparano chi fu Muzio Scevola o Orazio Coclite, ma non sanno chi furono i fratelli Cervi. Non sanno chi fu quel giovanetto della Lunigiana che, crocifisso ad una pianta i nomi dei compagni, rispose: «Li conoscerete quando verranno a vendicarmi», e altro non disse. Non sanno chi fu quel vecchio contadino che, vedendo dal suo campo i tedeschi che si preparavano a fucilare un gruppo di giovani partigiani trovati nascosti in un fienile, lasciò la sua vanga tra le zolle e si fece avanti dicendo: «Sono io che li ho nascosti (e non era vero), fucilate me che sono vecchio e lasciate la vita a questi ragazzi». Non sanno come si chiama colui che, imprigionato, temendo di non resistere alle torture, si tagliò con una lametta da rasoio le corde vocali per non parlare. E non parlò. Non sanno come si chiama quell'adolescente che, condannato alla fucilazione, si rivolse all'improvviso verso uno dei soldati tedeschi che stavano per fucilarlo, lo baciò sorridente dicendogli: «Muoio anche per te… viva la Germania libera!». Tutto questo i ragazzi non lo sanno: o forse imparano, su ignobili testi di storia messi in giro da vecchi arnesi tornati in cattedra, esaltazione del fascismo ed oltraggi alla Resistenza''.

 (Piero Calamandrei
‼️9 DICEMBRE 1926. APPROVATA LA LEGGE CHE TOLSE ALLE DONNE L’INSEGNAMENTO 

Ricordiamo in questo buio periodo storico cosa ha significato il fascismo per le donne. 
A partire dal 1926 l’emanazione di una serie di leggi penalizzò il lavoro e l’istruzione delle donne riducendo il loro ruolo nella società a un’unica dimensione: quella della madre, moglie, angelo del focolare. 

🔴 Con il decreto del 9 dicembre 1926 Mussolini escluse le donne dall’insegnamento di lettere, latino, greco, storia e filosofia nei licei classici e scientifici, e da quello di italiano e storia negli istituti tecnici. Inoltre vietò alle donne la direzione delle scuole medie e secondarie. A questi limiti si aggiunse l’aumento delle tasse universitarie per le studentesse, raddoppiate rispetto a quelle degli uomini. 

🔴 Già con la riforma Gentile, il regime aveva confinato le donne in licei femminili, che non davano accesso all’Università, e la scuola professionale femminile avente “lo scopo di preparare le giovinette all’esercizio delle professioni proprie della donna e al buon governo della casa”. 

 🔴 Funzioni ben elencate nel “Decalogo della Piccola” italiana del 1935 che così termina: “Il Duce ha ricostruito la vera famiglia italiana: ricca di figli, parca nei bisogni, tenace nella fatica, ardente nella fede fascista e cristiana. La donna italiana è mobilitata dal Duce al servizio della Patria.” 

🔴 L’economista Loffredo, nella sua “Politica della famiglia” del 1938, scriveva: “La indiscutibile minor intelligenza della donna ha impedito di comprendere che la maggiore soddisfazione può essere da essa provata solo nella famiglia.» “Il lavoro femminile crea nel contempo due danni: la mascolinizzazione della donna e l’aumento della disoccupazione maschile. La donna che lavora si avvia alla sterilità e perde la fiducia nell’uomo». 

In sintesi: il regime fascista ha attuato una segregazione sistematica delle donne cercando di ostacolarne l’emancipazione. Un ritardo nello sviluppo civile rispetto alle altre nazioni occidentali che il nostro Paese ancora fatica a colmare. 

 Fonte: Istorica.it

... Elly Schlein ...

Oggi, alla Camera, in un nuovo faccia a faccia, Elly Schlein ha affrontato ancora la Presidente Giorgia Meloni. E senza urlare, ha messo in fila una dopo l'altra le bugie della Presidente del Consiglio, affondandola: "Presidente Meloni, una premessa: scenda dal ring, perché questo è un luogo serio. Capisco la necessità di cercare un nemico al giorno per coprire i fallimenti del Governo, ma le ricordo che lei è la Presidente del Consiglio di tutti gli italiani e che se avesse messo un euro sulla sanità pubblica per ogni volta che attacca qualcuno a quest'ora avrebbe già dimezzato le liste d'attesa. Voglio salutare poi il ritorno dei colleghi della Lega che questa mattina non sono venuti ad ascoltarla. Alcuni hanno detto che è stata colpa del ritardo dei treni. Beh, sanno con chi prendersela: col peggior Ministro dei Trasporti della storia repubblicana. Presidente, da una parte c'è il favoloso mondo di Ameloni, quello della propaganda, messo in scena ad Atreju. Ma dall'altra parte c'è la realtà, quella testarda dei numeri. Lei ha detto che i centri in Albania funzioneranno: finalmente, ha ammesso quindi che non funzionano. Sono il clamoroso fallimento della sua propaganda. Lei prima ha detto che la Corte di Giustizia europea non segue i giudici italiani. Forse ha capito male: sono i giudici italiani che hanno seguito la Corte di Giustizia europea, che ha stabilito che non può essere considerato sicuro un Paese che applica la tortura. Ed è una vergogna che il governo italiano abbia deciso per decreto che l'Egitto è un Paese sicuro quando un ricercatore italiano, Giulio Regeni, è stato torturato e ucciso come migliaia di egiziani. Presidente, ora i centri in Albania sono vuoti. C'è solo il personale. Personale che potrebbe essere impegnato in Italia, dove c'è carenza di organico ovunque, a proposito della sicurezza di cui vi riempite la bocca. Avete buttato 800 milioni di euro per costruire una prigione vuota. 800 milioni di euro che avreste potuto utilizzare per 50.000 nuovi posti di asili nido o per pagare per 5 anni 6.000 nuovi infermieri o 7.000 nuovi insegnanti. Insegnanti che invece avete tagliato in legge di bilancio. Nel suo favoloso mondo, chissà se racconterà agli altri Paesi che in Italia tutto va a gonfie vele, mentre l'Istat taglia le previsioni di crescita del Governo. Racconterà di aver fatto il 'più grande investimento sulla sanità' in valori assoluti quando in percentuale, in realtà, li avete ridotti? E nel frattempo, 4 milioni e mezzo di persone non riescono più a curarsi. Racconterà di aver aumentato le pensioni minime, quando in realtà le avete alzate di appena 1,80 euro, prendendo in giro gli anziani? Racconterà che siamo primi nel PNRR in Europa o dirà che in realtà siamo indietro in percentuale negli obiettivi raggiunti? Racconterà agli altri Paesi che in Italia si sta meglio mentre vi occupate dei rimborsi spese dei ministri ma negate il salario minimo? O mentre cancellate il fondo affitti e c'è chi muore di freddo in un garage? O mentre la produzione industriale è in calo da 20 mesi consecutivamente? O mentre in Italia c'è il costo dell'energia più alto d'Europa? La verità, Presidente, è che lei le persone le vede solo dai palchi o dai balconi. Non ascolta più chi non riesce a curarsi. Chi non arriva a fine mese con stipendi da fame. Chi vede i propri figli costretti a partire. Chi non ha i soldi per la baby sitter mentre lei pontifica che le donne non devono rinunciare al lavoro se fanno figli. Il suo problema, Presidente, è che lei si è rinchiusa nel suo favoloso mondo e non ascolta più". 
Un intervento perfetto.

martedì 17 dicembre 2024

... somiglianze? ...

𝐏𝐀𝐑𝐄𝐑𝐆𝐀 & 𝐏𝐀𝐑𝐀𝐋𝐈𝐏𝐎𝐌𝐄𝐍𝐀: 

𝐆𝐮𝐚𝐫𝐝𝐚𝐭𝐞 𝐢𝐥 𝐯𝐢𝐬𝐨, 𝐥𝐞 𝐦𝐚𝐧𝐢… 𝐝𝐞𝐢 𝐝𝐮𝐞. 𝐒𝐢, 𝐆𝐥𝐢 𝐨𝐜𝐜𝐡𝐢 𝐞 𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐧𝐨 𝐬𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚. 𝐈 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐨𝐫𝐬𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐟𝐚𝐜𝐞𝐯𝐚 𝐥'𝐞𝐱 𝐜𝐚𝐩𝐨𝐫𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐁𝐫𝐚𝐮𝐧𝐚𝐮 (𝐀𝐝𝐨𝐥𝐟 𝐇𝐢𝐭𝐥𝐞𝐫) 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐊𝐧𝐞𝐢𝐩𝐞-𝐁ü𝐫𝐠𝐞𝐫𝐛𝐫ä𝐮𝐤𝐞𝐥𝐥𝐞𝐫- 𝐌ü𝐧𝐜𝐡𝐞𝐧 𝐞… 𝐃𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐭𝐚𝐧𝐢𝐜𝐚 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐚𝐯𝐨𝐥𝐚𝐭𝐚 𝐌𝐞𝐥𝐨𝐧𝐢 𝐚 𝐀𝐭𝐫𝐞𝐣𝐮. 𝐆𝐮𝐚𝐫𝐝𝐚𝐭𝐞 𝐥'𝐨𝐝𝐢𝐨 𝐧𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐨𝐜𝐜𝐡𝐢. 𝐋'𝐨𝐝𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐇𝐢𝐭𝐥𝐞𝐫 𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨 𝐥'𝐚𝐥𝐥𝐨𝐫𝐚 𝐝𝐢𝐜𝐢𝐚𝐦𝐨… 𝐬𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚, 𝐞… 𝐥'𝐨𝐝𝐢𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐡𝐚 𝐥𝐚 𝐌𝐞𝐥𝐨𝐧𝐢 𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨 𝐥𝐚 𝐬𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚. 𝐃𝐮𝐞 𝐝𝐢𝐚𝐯𝐨𝐥𝐢, 𝐝𝐮𝐞 𝐦𝐚𝐥𝐯𝐚𝐠𝐢𝐭à. 𝐈𝐨, 𝐧𝐞𝐥 𝐦𝐢𝐨 𝐩𝐢𝐜𝐜𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐢𝐜𝐨… 𝐝𝐢 𝐟𝐚𝐫𝐞 𝐀𝐭𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞. 𝐋𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 è 𝐋ì 𝐝𝐢𝐞𝐭𝐫𝐨 𝐥'𝐚𝐧𝐠𝐨𝐥𝐨. 𝐐𝐮𝐚𝐬𝐢 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐆𝐥𝐢 𝐨𝐫𝐫𝐨𝐫𝐢 𝐬𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐫𝐢𝐩𝐞𝐭𝐮𝐭𝐢… 𝐬𝐭𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐭𝐢.


... ma i rimedi ci sono! ... 




 Poco fa il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita agli ambasciatori alla Farnesina, ha dato una straordinaria lezione di stile e di democrazia alla Presidente del Consiglio Meloni e al suo amico Elon Musk. Prima il monito a Meloni e Salvini, ai Trump e ai nazionalisti di ogni latitudine. "La società attraversa una fase in cui si affacciano nuovamente, con ricette stantie, le sirene del settarismo nazionalistico, etnico, quando non arbitrariamente religioso.” Perfetto. Poi la difesa, lucida e chiarissima, del diritto Ue, dei magistrati italiani da un attacco senza precedenti subito dal governo (e non solo). Assistiamo ad “atteggiamenti e a forze - anche di natura non statuale (con palese riferimento a Musk) - che si propongono di intaccare la cornice di norme e principi statuiti per assicurare ai membri della comunità internazionale interazioni stabili e ordinate secondo regole riconosciute e valide per tutti.” Infine lo schiaffo a Musk, per la seconda volta in poche settimane. Siamo di fronte a “operatori internazionali svincolati da ogni patria, la cui potenza finanziaria supera oggi quella di Stati di media dimensione, e la cui gestione di servizi essenziali sfiora, sovente, una condizione monopolistica.” Ancora una volta, Sergio Mattarella, con garbo, lucidità, il giusto rispetto istituzionale, gliel’ha dette veramente, ma veramente tutte. Siamo fortunati ad averlo lì.
Appena dichiarato da Roberto Saviano : “Gli intellettuali hanno un ruolo politico ma un politico non può relazionarsi a un intellettuale come un suo rivale o avversario tramite il suo potere. Un primo ministro ha leve di potere. Questo governo non sta facendo alcuna battaglia antimafia perché ci sono degli uomini dei partiti di maggioranza coinvolti con la mafia, come a Brescia.” “L’intellettuale diventa un nemico quando smonta la propaganda “.

lunedì 16 dicembre 2024

... ancora su Atreju ...

una PAZZA livorosa e pericolosa con un codazzo sempre più accondiscendente di nostalgici di "Benitiana" memoria con bagni di folla e ovazioni annessi. Si RIALZI la maggioranza assopita o SARÀ I'inevitabile e irreversibile DECLINO.
Quello della Presidente del Consiglio Meloni andato in scena domenica pomeriggio ad Atreju è stato un discorso semplicemente sconcertante per contenuti, toni, numeri sparati a casaccio, contorsioni dei fatti, attacchi violentissimi verso giudici, opposizioni, sindacati e chiunque democraticamente le si opponga. Un’ora lunghissima, asserragliata in un’aula blindata, davanti alla propria claque, durante la quale ha sbandierato numeri e successi di cui nel Paese reale nessuno si è accorto. 

 Nell’ordine: 

Uno. 
"Chi spera che qualcuno metta il nostro destino prima della nazione, resterà deluso. Noi siamo per deludere la sinistra, è il nostro sport preferito". 
No, caro Presidente del Consiglio, il suo sport dovrebbe essere governare il Paese con disciplina e onore. 

Due. 
“L'Italia torna a essere un modello". 
 Sì, un modello per gente come Trump, Milei, Orban, gente che ha un’idea distorta e spaventosa della democrazia, dei diritti, delle istituzioni. Su questo siamo (anzi, siete) modello. 

Tre. 
 Ha attaccato di nuovo frontalmente i giudici e negato contro ogni evidenza il fallimento Albania. "Mi chiedo se quei giudici si siano interrogati davvero sulle conseguenze delle loro decisioni. I centri in Albania funzioneranno, fun-zio-ne-ra-nno, perché io voglio combattere la mafia. È un punto centrale e fa scuola”. 
L’unica cosa che ha fatto scuola è il dilettantismo di un governo che non sa neanche scrivere le leggi e brucia 800 milioni di euro dietro un progetto economicamente, giuridicamente e umanamente disastroso. 

E ancora, il lavoro: 
 “Il governo ha contribuito a creare il milione di posti di lavoro, che era una bandiera di Berlusconi, lo ha fatto in due anni". 
 In quale Paese esattamente? In quale libro dei sogni? 

 Infine la sanità, al collasso, presentata da Meloni come un’eccellenza su cui è stato destinato - testuale - “il Fondo più alto mai fatto per la Sanità”. 
E ancora una volta si dimentica di dire che in rapporto al Pil e al costo della vita è in realtà costantemente sceso rispetto ai governi precedenti. 

Presidente Meloni, fuori da Atreju, fuori da quella platea di accoliti plaudenti, c’è un Paese reale che vive sulla propria pelle quelle bugie, che aspetta due anni per una Tac e vede i suoi soldi sperperati per una Waterloo albanese, gente perbene che ha fatto il suo dovere e vede le multe ai no-va* condonate con un colpo di spugna. 
Presidente Meloni, esca dal suo fortino, affronti il Paese reale, rispetti le istituzioni, il ruolo che riveste, l’intelligenza degli italiani. 
Almeno questo.
Occhi all’infuori. Vene gonfie. Mai un sorriso. Giorgia Meloni sale sul palco di Atreju alle 12.30, vestita tutta di grigio. Come il suo umore. Urla. Obiettivo: additare i nemici del governo, nascondere le scivolate dei primi due anni. Compresa l’ultima, cioè una legge di Bilancio che arriverà solo domani in aula con tre giorni di tempo per essere votata. Nessun riferimento alle misure economiche, tanto meno all’aumento degli stipendi per i ministri non parlamentari. In prima fila ci sono tutti: la sorella Arianna, i ministri, i dirigenti di partito. In un’ora di comizio la premier non riesce a cambiare registro rispetto al solito vittimismo. Fa quadrato intorno ai suoi, attacca gli avversari. Quindi prima la difesa del “clan Meloni” e di Gioventù Nazionale. Poi gli attacchi a Schlein per Stellantis.
La nostra cara Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, chiudendo i lavori di Atreju, ci tiene a farci sapere che passerà notti insonni a cercare il modo di far funzionare i centri di detenzione per migranti in Albania. In pratica sta annunciando che ingaggerà una battaglia senza quartiere contro la magistratura e contro il diritto nel tentativo di riuscire a deportare esseri umani in un lager disumano. Come se i problemi in Italia fossero pochi. Ma io mi domando cosa muova un essere umano a spendere inutilmente tanti soldi per deportare (se andasse a pieno regime il progetto al massimo l'1%, si avete letto bene l'1%) altri esseri umani meno fortunati che arrivano in Italia scappando da fame e guerra. Ma la Meloni vede come sono ridotte la Sanità, la Scuola, le Pensioni, le condizioni economiche concrete delle famiglie italiane alle quali ha decurtato, e molto spesso barbaramente eliminato, anche quel che era il Reddito di cittadinanza? Cara Meloni dovresti passare notti insonni a cercare soluzioni per questi problemi provando a garantire diritti ai tuoi concittadini e non calpestare diritti di altri uomini "passando notti insonni" a pensare a come calpestare anche quell'istituzione che quei diritti deve garantire per tutti: la magistratura appunto. Ma aspettarsi da una donna con la tua cultura politica che riesca ad occuparsi del bene di tutti e non di pochi sarebbe come aspettarsi da Jack lo squartatore un'operazione che salvi la vita!!!

domenica 15 dicembre 2024

... questa è la Destra! ...

Dal palco della Festa di Atreju Giorgia Meloni ha così salutato Javier Milei Presidente dell’Argentina: 

 «sta portando una vera e propria rivoluzione culturale in una nazione che è sorella dell’Italia, e che come noi condivide l’idea che la politica fatta solo di sussidi porta i Paesi verso il baratro. Chiedo alla platea un grande applauso per il presidente dell’Argentina». 

Questi alcuni dei principi della rivoluzione culturale tanta cara alla destra nazionale:

 1. «Tra la mafia e lo Stato, preferisco la mafia. La mafia ha dei codici, mantiene le promesse, non mente, è competitiva» 

 2. «Se un’azienda inquina un fiume, che problema c’è?» 

3. «La vendita di organi è un mercato come un altro» 

4. «Lo Stato è un pedofilo in un asilo con bambini incatenati e ricoperti di vaselina». 

Atreju applaude, mostra il suo volto. 
E ci ricorda che destra e sinistra esistono ancora.
Quello che è accaduto ad Atreju al giornalista di Fanpage.it, Saverio Tommasi, è gravissimo e ci dice esattamente cosa sono i Fratellini d'Italia. Il giornalista, reo di fare solo il suo mestiere, è stato prima spintonato, strattonato, poi trattenuto fino a che la seconda carica dello Stato, Ignazio Benito La Russa, ha chiesto alla sua scorta di allontanarlo e cacciarlo. Poi lo stesso Ignazio Benito La Russa si è avvicinato al giornalista e gli ha abbassato la telecamera per non essere ripreso, mentre lui stesso si intratteneva, volendo comprensibilmente non esser ripreso, a ridere e scherzare, con un energumeno con tatuaggi di Benito Mussol*ni sul braccio. "Uno dei nostri, mi ricordo" dirà del tatuato colui il quale del Duce non ha un tatuaggio ma un busto esposto in casa in bella vista. F@scisti che impediscono il libero svolgimento della professione a giornalisti in barba ai più elementari principi della nostra Costituzione. Noi riteniamo la misura sia colma e che sia sempre troppo tardi quando il tanto atteso e auspicato intervento del Garante della nostra Costituzione, il Presidente Mattarella, cominci col mettere qualche sacrosanto puntino sulle i. Anche basta. Anche basta!!!
Così nascono i regimi autocratici. 
Tagliando progressivamente spazi di libertà costituzionalmente garantiti per la dialettica e la democratica battaglia politica anche fuori dal Parlamento. Per questo serve, al governo delle destre e dei conservatori subalterni, l'Autonomia Differenziata e il Premierato. In questo Paese si è superato anche con questo DL i livello democratico di salvaguardia. Le scelte economiche e sociali urgenti a cui rispondere a partire dai salari e dalla sanità sono schiacciate dalla scelta del finanziamento alle guerre e vengono dirottate inutilmente verso il Ponte sullo Stretto. Il rientro di cassa lo stanno facendo con le privatizzazioni di importanti e strategici reti di asset pubblici: dalle FS alle Poste Italiane, porti, trasporto aereo e telecomunicazioni (domani messe al servizio di Elon Musk!?). E mentre accade tutto questo, soltanto per dare una parvenza logica al loro razzismo schifoso ed omicida, continuano a sprecare risorse preziose in Albania. In questo quadro, a soccombere è il mondo del lavoro con delocalizzazioni, Cig, licenziamenti, con l'assenza di una politica industriale che ha portato "anche" il comparto auto al fallimento. Mentre intere regioni sono stravolte dagli effetti della crisi climatica e aspettano seri interventi di recupero, mentre a salari fermi, i ceti poveri e medi, pagano con l'aumento indiscriminato dei beni di consumo ed energetici, questo governo favorisce i colletti bianchi, i No Vax, gli evasori e i miliardari, banche e compagnie energetiche e petrolifere. E inoltre, ovviamente, nel loro agire politico, pretendono l'impunitá, cercando di mettere la mordacchia ai giudici che fanno il loro lavoro, e che rigettano leggi scritte con i piedi contro gli immigrati e velleitarie precettazioni antisciopero. Occupano, controllano e manipolano l'informazione a tutti i livelli. Diffondono a reti unificate, con l'aiuto di altre cariche istituzionali dello Stato e dei giornalai di coalizione nei talk-show, con i nostri soldi pubblici, un costante revisionismo storico contro la Resistenza partigiana antifascista e allo stesso tempo, consentono sfilate e raduni di fascisti e neonazisti nelle città, anche dove sono stati compiute efferate stragi nere. Ed intanto le proteste studentesche e ambientaliste devono essere tacitate con la violenza indotta dai manganellatori di Piantedosi. Dichiarano di godere delle sofferenze dei detenuti e fanno leggi a favore dei corrotti, mentre mettono in galera i poveracci, i giovani che fanno i Rave party o coloro che utilizzano la cannabis light ad uso terapeutico. E domani con questa legge arresteranno tutti e tutte coloro che protesteranno a difesa dei loro diritti. Il cerchio sta per chiudersi. La loro idea di democrazia è pari alla loro idea di giustizia sociale. Allungano l'età pensionabile e lanciano elemosine ai pensionati di 3€ scarsi. Riportano le dimissioni in bianco, fornendo ulteriori strumenti di ricatto alle imprese, contro il mondo del lavoro a partire dalle donne in stato di gravidanza. Gli ideologi del merito, attuano torsioni burocratiche e repressive contro il corpo docente per imporre un pensiero unico liberista e di mercato anche nella libertà didattica, ma sono i primi a sistemare amici di partito e parenti di ogni grado in ogni settore. Gli ideologi della famiglia tradizionale, tagliano le risorse per gli asili nido e riducono le conquiste di libertà delle donne e nei diritti civili, mentre sono campioni di scarsa dirittura morale in famiglia e fuori famiglia. A fronte di questo scenario, dove sono i cosiddetti liberaldemocratici sempre pronti a dare lezioni di libertà a tutt*? Perchè non vedono dentro quale deriva oppressiva e manipolatrice ci stanno infilando? C'è chi dice No. E siamo noi. Ma speriamo e sollecitiamo tutte le altre forze sindacali, sociali, culturali, progressiste e democratiche a sgombrare il campo da ambiguità e tatticismi! Il pericolo è costante ed imminente e gli avversari sono a destra nel Paese e, "per chi non se ne fosse accorto" anche in Europa. Certamente la piattaforma di una unità alternativa alle destre è tutta da costruire, e a differenza del passato, sopra pilastri non negoziabili, ma è ormai anche un ineludibile dovere costituzionale.

sabato 14 dicembre 2024

... "Pace in Siria" ...

“Pace in Siria.” Queste sono le parole che temevamo di non pronunciare mai. “Pace in Siria.” Dopo 14 anni di guerra e 600 mila morti pareva impossibile. “Pace in Siria.” E invece ora è reale. E noi saremo in prima linea nello sforzo di ricostruzione. Quella in Siria è la nostra Scuola più vecchia. La più navigata. La più amata, direbbero alcuni. Presto compirà cinque anni di vita, cinque anni sotto le bombe, cinque anni a dare speranza laddove, di speranza, ce n’era ben poca. È stata dapprima una sorpresa - non avevamo previsto una Scuola lì, è successa, come tutto ciò che di più bello la vita ha da offrire - e poi una grande gioia - la nostra prima Scuola a totalizzare un tasso del 100% nella riabilitazione degli studenti. Ma il nostro legame con la Siria precede la nostra Scuola. Precede persino Still I Rise. Ebbene sì, perché se io, ormai sette anni fa, mi sono recato a Samos, in Grecia, dopo quattro anni e una laurea in India, anziché inseguire una carriera a New York, e proprio per via della Siria. Lo stesso vale per Giulia, e per Sarah, le nostre co-fondatrici. Allora la crisi migratoria siriana aveva raggiunto il picco, si abbatteva sulle isole greche senza posa e c’era bisogno di una mano: una mano volontaria. Noi. Ci siamo trovati lì. Un anno prima avevo visto il video di un bimbo coperto di polvere e sangue, traumatizzato sul retro di un’ambulanza, e il suo sguardo vuoto mi era rimasto impresso a fuoco nell’anima. E così, quando ho potuto, sono partito. Per i siriani. Hammudi, il bambino che mi ha stravolto la vita e che ha funto da catalizzatore per la creazione di Still I Rise, era siriano. E la scelta di dirigerci in Turchia, il nostro grande fallimento, è stata motivata dalla crisi migratoria siriana. È stato proprio lì, in Turchia, fallendo, che ci si è aperta la porta per la Siria. E siamo entrati. Abbiamo aperto una Scuola. Ci dà gioia da 5 lunghi anni. E ora, finalmente, ha trovato la pace. “Pace in Siria,” gridano i prigionieri, a migliaia, attraversando i cancelli spalancati di Sednaya, il cosiddetto “mattatoio umano”, la prigione peggiore del mondo, dopo 14 anni di orrori. “Pace in Siria,” esultano i 6 milioni di profughi siriani nel mondo e i 7 milioni di sfollati interni. Finalmente potranno tornare tutti quanti a casa. “Pace in Siria,” fa eco Abdulkafi, il Manager della nostra Scuola, che per la prima volta dopo 11 anni ha potuto riabbracciare i suoi famigliari. Ecco, tu prova a immedesimarti per un istante. Anziché pensare ai siriani come a dei numeri di geopolitica, immaginateli esseri umani, simili ai tuoi figli, ai tuoi genitori, ai tuoi amici. Prova a immaginare lo sconfinato e travolgente senso di felicità e sollievo che proveresti tu nel riabbracciare quei cari che pensavi persi per sempre. “Pace in Siria,” sussurro io, che quasi stento a crederci. Lo dico con pudore, con timore quasi, come se prendendone atto l’incanto potesse spezzarsi. “Pace in Siria, pace in Siria, pace in Siria…” È arrivata la pace in Siria, per la prima volta dopo 14 anni di atrocità inenarrabili. Ho un solo desiderio oggi: speriamo che sia pace definitiva. Nel nostro settore, quello del no-profit, dell’aiuto umanitario e della cooperazione internazionale succede spesso una cosa strana: tutti dicono di volerla, la pace, seppur in realtà non la vogliano davvero. Perché? Perché la guerra fa donazioni. La pace no. Esistono libri che narrano di come alcune organizzazioni importanti si augurino i conflitti e i disastri naturali per fare soldi. Non ti sei mai chiesto perché le notizie negative vengano amplificate e quelle positive affatto? Noi non siamo così. Il nostro primo pensiero non è continuare a lavorare in un determinato luogo. Il nostro primo pensiero è che la gente stia bene. Molto semplicemente. Vogliamo la pace, anche se questo significasse chiudere la nostra Scuola. Non sarà così. La Siria impiegherà decenni, purtroppo, a rimettersi in piedi. Ma ci auguriamo che questo sia l’inizio della ripresa. Ci auguriamo che i ribelli possano raggiungere un accordo tra loro, indire le elezioni e formare un governo che rispecchi veramente i desideri del popolo. Se questo accade, ci impegniamo, qui e ora, a recarci a Damasco e contribuire come Still I Rise al grande sforzo di ricostruzione del Paese.

 Pace in Siria. Pace in Siria. PACE IN SIRIA! 

 Nicola Govoni.

venerdì 13 dicembre 2024

... Empoli 0 - Torino 1 ...

IL TORO ESCE DALLA MELMA E ABBATTE L'EMPOLI! TRIONFO CAIRO! Il Toro sfata il tabù Castellani e torna a Torino con i tre punti grazie al gol da cineteca di Adams. I ragazzi di Vanoli hanno inizialmente subito la pressione dei toscani, squadra che solitamente segna nel corso del primo tempo, ma poi i ragazzi di Cairo hanno tirato fuori l'orgoglio mettendo alle corde i giovani leoncini empolesi. Il Toro esce finalmente dalla melma dopo avere incornato il leone. Un sorso di Acqua Ragna e testa alla prossima partita.
Una vittoria che il Torino Football Club ha cercato, voluto, ottenuto soffrendo, giocando un ottimo primo tempo e un secondo di lotta a governo. Bravo Vanoli a cercare nuove soluzioni la davanti e grande Adams a trovare quella perla che vale tre punti e tanto altro. Finalmente si può tornare a parlare di calcio con il sorriso 

 Gli anziani come me forse ricordano che un goal analogo a quello di Adams lo fece Puliciclone il 5 Novembre 1972 ai gobbi.

... A18 - A20 - P62 ...

... dalle 8 all'una per una nuova stramaledetta F.A.G. ... e sono 2 -due! in un solo anno, ma si sa, questo è un anno "speciale"!!!

giovedì 12 dicembre 2024

... W il lupo!! ...

Abbattere i lupi: una cura peggiore del ‘male’ 

Lucio Biancatelli 6/9/2016 

L’abbattimento di predatori comporta nella metà dei casi un aumento dei danni a scapito degli animali domestici: lo dimostra una ricerca pubblicata giovedì scorso nella rivista specialistica “Frontiers in Ecology and the Environment”. I risultati in caso di utilizzo di metodi non letali, come la protezione delle greggi, invece mostrano la loro efficacia : nell’80 % dei casi gli attacchi alle greggi sono diminuiti. Purtroppo in molte parti del mondo è diffusa tra le autorità, i cacciatori e gli allevatori di animali domestici come soluzione istintiva per evitare danni al bestiame quella più semplice, ovvero, abbattere i predatori, come orsi, lupi e grandi felini. I risultati dello studio dimostrano e confermano però che l’abbattimento è la cosiddetta ‘cura peggiore del male’. Il gruppo di ricerca internazionale ha analizzato sistematicamente i risultati e la validità di vari studi condotti sia in America che in Europa. I risultati rilevati in Africa e Asia confermano questi esiti. Le considerazioni generali della ricerca non sono nuove, ma più evidenti che mai grazie all’ampio database internazionale. I metodi letali (come caccia, esche avvelenate o trappole) non risolvono i problemi degli allevatori ma al contrario aggravano i problemi esistenti. Solo nel 29% dei casi esaminati si ottiene una diminuzione temporanea degli attacchi al bestiame mentre nel 43% si nota invece un aumento dei danni in confronto degli animali domestici dopo l’abbattimento di un predatore. Nel caso si utilizzino metodi non letali (come l’uso di cani da guardia per le greggi, recinzioni elettriche o dissuasori come il nastro segnaletico) questi si sono rivelati invece efficaci e nell’80% dei casi esaminati i danni al bestiame sono diminuiti. Per questo, sulla base dell’attuale stato delle conoscenze, gli scienziati consigliano alle autorità e alle persone competenti di non prendere più in considerazione l’abbattimenti dei predatori per proteggere gli animali domestici. In Italia e in Svizzera sono in corso revisioni delle norme nazionali per concedere la possibilità di abbattere alcuni esemplari di lupo. Gabor von Bethlenfalvy, esperto di grandi carnivori per il WWF Svizzero dice: «È preoccupante quanto la politica si faccia guidare dalle pressioni degli interessi dei singoli e quanta poca considerazione dedichi alle esperienze pratiche e agli studi. Si accettano i metodi cruenti dei diretti interessati ed addirittura si incoraggiano». Il WWF ricorda anche che tutti i predatori che vivono nel territorio alpino, a cavallo tra i vari paesi, sono specie la cui popolazione è drasticamente minacciata e per questo qualunque soluzione sperimentale è da scoraggiare, specialmente per il lupo. Ancora oggi la decimazione della popolazione tramite abbattimenti casuali è una prassi ed il grande pericolo di questi metodi è che vengano uccisi individui importanti per la struttura del branco o l’approvvigionamento di cibo. Il rischio di peggiorare la situazione invece di migliorarla è troppo grande. Gabor von Bethlenfalvy dice a riguardo: «La migliore protezione del bestiame in una regione in cui sono presenti i lupi consiste nella protezione del gregge e nell’assicurare la struttura familiare stabile del branco» Anche in Italia è in corso di revisione la politica di gestione del lupo. Il primo Piano di Azione nazionale è stato redatto nel 2002, ormai scaduto da tempo e sostanzialmente scarsamente applicato sul territorio. Il Ministero dell’Ambiente ha dato incarico all’Unione Zoologica Italiana di redigere una nuova versione del piano che prevede tra l’altro le modalità e le condizioni per concedere le deroghe al divieto di abbattimento. Il lupo in Italia è oggi una specie protetta dalla direttive comunitarie e dalla Legge nazionale sulla caccia. (WWF ITALIA)

mercoledì 11 dicembre 2024

... fumata nera - fascio ...

Ennesima fumata NERA (nero-fascio/ndr) e...se ne riparla a gennaio 2025... Ma solo perchè la Meloni si ostina a volere fare eleggere in Corte Costituzionale il "suo" Marini, autore del DDL sul premierato...e perciò in palese e manifesto conflitto di interesse. Rimangono comunque in carica dal primo gennaio 11 giudici, sui quindici previsti: in grado certamente di deliberare sulla ammissibilità o meno del referendum abrogativo della (ex) legge n.86/2024 di Calderoli.

... il ridicolo impera!! ...

Ridicolo! Vedete questa bellissima donna? È Anna Netrebko, una delle soprano più famose al mondo. Eppure qualche giorno fa, durante la Prima al Teatro della Scala, è stata umiliata e derisa! Perché? Perché è russa! «Di Netrebko ce n’è una sola, siamo felici di averla con noi», ha commentato in sua difesa il direttore della Scala. Ma non è bastato a spegnere le polemiche! Ecco, lasciatamelo dire in tutta sincerità, prendersela con Anna perché è russa è semplicemente ridicolo. E no, non mi importa se oggi non è conveniente dirlo, a me tutta questa situazione suscita un senso di nausea. Annullare nelle università le lezioni su Dostoevskij, promuovere roghi virtuali della cultura russa, costringere atleti e artisti a rinnegare la loro nazionalità è sbagliato. Io amo la Russia, ne amo l’arte, la cultura, la letteratura. Chi non ha almeno una volta nella vita ascoltato un brano del lago dei Cigni o dello Schiaccianoci di Cajkowskij? E che dire di Puškin e di Tolstoj? O Dostoevskij? C’è un motivo se in ogni parte del mondo, in ogni biblioteca le opere di Dostoevskij, a distanza di due secoli, continuano ad essere lette e amate. Incominciai a leggere i russi da giovane e da allora non li ho più abbandonati. Ogni volta che li leggo, provo un brivido tra le scapole. È molto più facile dimenticare il numero del telefono del primo amore, che la prima lettura di Delitto e castigo. Tanti mi hanno chiesto nel corso degli anni: ma perché ci parli sempre dei russi? Cos’hanno di tanto speciale? Ecco. Dostoevskij vi parlerà dell’amore e della passione, dove si crea, perché si crea, perché porta dolore, gioia e tormento. Tolstoj vi descriverà la vita in tutta la sua larghezza, in tutta la sua profondità, in tutta la sua immensità e di ogni uomo, di ogni sentimento vi spiegherà le caratteristiche, i dettagli, le particolarità, le origini, le sfumature. Perché è questo che è la letteratura russa: un viaggio dell’anima. Un viaggio nell’anima! Certo, pretendono tanto, chiedono attenzione, concentrazione, ma sono la più grande esperienza che possa capitarvi, a patto di avere il coraggio di compierla. 

Guendalina Middei, -- Professor X

 #dostoyevski #dostoevskij #tolstoj #letteratura #letteraturarussa #libri