mercoledì 27 novembre 2024

... Popolo e Politica ...

Le elezioni italiane delle ultime settimane, al di là dei risultati, certificano un dato fondamentale, liquidato con qualche parola di circostanza in ogni analisi: il popolo e la politica si sono separati. Anche in Italia, la maggioranza non vota più. Perché ritiene che la politica non possa fare nulla per migliorare le precarie (in tutti i sensi) condizioni di vita delle persone. È l’esito finale (largamente annunciato) della rinuncia delle democrazie a costruire giustizia sociale: le sinistre (da Clinton a Blair all’Ulivo italiano) hanno fatto proprio il There Is No Alternative di Margaret Thatcher. Non era la politica che decideva, ma l’economia: il mercato. Un suicidio che culmina nell’idea che un Mario Draghi sia il leader naturale dei progressisti. Un bel giorno, però, l’alternativa è arrivata: ed è stata la peggiore possibile, quella della destra xenofoba e razzista. Oggi la rabbia dei poveri (poveri di soldi e di conoscenza) viene messa a reddito dagli imprenditori della paura, rimasti i soli a parlare con loro. E quando poi appare chiaro che le vite non cambiano nemmeno con questa destra (capace di mutare destino solo agli ultimissimi e ai diversi: in peggio), l’estrema disillusione riporta gli elettori nell’astensione, il grande buco nero del rifiuto della politica. Al netto di scelte tattiche azzeccate (Proietti in Umbria) o sbagliate (Orlando in Liguria), penso sia ormai evidente che, sul piano strategico della visione, non ci sia molto da aspettarsi da Elly Schlein. Il mandato esterno al partito, che aveva lasciato sperare in una stagione di vero cambiamento, è stato totalmente vanificato dagli equilibrismi interni, e oggi è difficile dire quale sia la visione del Pd sulla guerra e la pace, sul fisco, sul lavoro, sulla salute e sulla scuola… D’altra parte, la comprensibile necessità di coalizioni elettorali sta massacrando anche l’altra forza di alternativa, il Movimento 5 Stelle: che più diventa ‘responsabile’ (cioè compromesso con la palude), più perde voti, risucchiati dall’astensione. È dunque fin troppo evidente che la politica va cercata altrove: dove è davvero. Nelle lotte, nelle vertenze, nelle solidarietà, nelle associazioni che – su scala locale ma con aspirazioni e metodi globali – cambiano poco a poco il loro mondo: silenziosamente, ogni giorno.

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