domenica 10 novembre 2024

... Caro Presidente ...

Caro Presidente, le scrivo con il rispetto che si deve a chi, negli anni, ha garantito al Torino stabilità e sicurezza economica, valori che noi tifosi abbiamo imparato ad apprezzare, specie alla luce delle gestioni fallimentari del passato. Ho difeso il suo operato, perché vedevo in lei una figura seria e solida, capace di assicurare conti in ordine e un posto stabile in Serie A. Dopo anni difficili, quella stabilità ci sembrava un traguardo quasi irraggiungibile e, almeno per un certo periodo, è bastata per lenire la nostra sete di ambizione. Ma ora, a vent’anni dal suo arrivo, sono costretto a rivedere quella fiducia e ad ammettere una realtà amara. Questa squadra non sembra più avere l’identità che tanto l’ha resa amata dai suoi tifosi. Il Torino non è mai stato solo una questione di punti in classifica o di bilanci a posto; è sempre stato sinonimo di passione, grinta e di un legame profondo tra il campo e il popolo granata. Abbiamo sempre tifato per una squadra che, anche nei momenti più difficili, lottava fino all’ultimo, che incarnava il temperamento taurino di chi non si arrende mai. Oggi, purtroppo, sembra che tutto questo sia stato perso. Vedo giocatori in campo che spesso sembrano privi di orgoglio e motivazione, elementi che invece dovrebbero essere imprescindibili per chi indossa la maglia granata. L’acquisto di Zapata aveva acceso in noi una speranza, l’illusione di una svolta, ma purtroppo si è rivelato un segnale insufficiente, incapace di risollevare la squadra da una cronica mancanza di visione e ambizione. A ciò si sono aggiunte le cessioni frettolose di Bellanova e dell’amatissimo capitano Buongiorno, che hanno colpito ancora più duramente il cuore dei tifosi, già delusi e desiderosi di riscatto. Ci aspettavamo un momento di orgoglio e di rilancio; invece, ci ritroviamo con un senso di vuoto e smarrimento. Siamo diventati una squadra che galleggia a metà classifica, senza sogni, senza un progetto che miri a restituire al Torino il suo ruolo. Credo che il popolo granata non si meriti un ventennio vissuto così, in una costante attesa di qualcosa che non arriva mai. 

 Federico Quaranta.
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