Il Europa hanno votato, il pluri pregiudicato è passato, insieme a una maggioranza Ursula già in coma.
Alla fine nel PD, tranne due distinguo è passata la linea nazionalista, dettata anche da interessi trasversali transnazionali, per buona pace della giorgia, che aveva, in questi ultimi mesi, paventato la concreta ipotesi di una eventuale bocciatura di Fitto per mano di connazionali progressisti.
Invece,guarda guarda, alla fine chi ha votato contro, è stata la banda di italianissimi, almeno di passaporto, della lega, su ordine di Salvini che a seconda delle circostanze, in maniera interscambiabile diventano: padani, ungheresi, meridionali, patrioti, ma che pur. sempre feccia rimangono.
Un distinguo prevedibilmente indolore quello di Salvini, ma pur sempre di un distinguo si tratta
Questa maggioranza europea sarà destinata a implodere, vittima della sua anoressia e di un innaturale connubio di estremi e della loro lotta a rincorrersi. Da oggi in poi, sarà proprio la meloni la prima a mettersi di traverso, incurante di tutto e tutti, tanto l'asettico quanto inutile trofeo di un commissario commissariato (il portafoglio delle sue deleghe è in mano a Dombronskys), da brandire in ogni occasione lo ha portato a casa, poco conta che a farle mancare l'appoggio elemosinato fino alla nausea, sia stato il suo "fido", scudiero ridotto a guidare uno sparuto manipolo di scarti delle destre, nella cui testa frulla con sempre più insistenza: "Papeete".
La Cgil lo chiama addirittura “il vero codice appalti di Salvini”. Esagerato o no, le modifiche al codice partorite in ottobre dal ministero delle Infrastrutture stanno mettendo in allarme il sindacato.
In sostanza, è l’accusa, riesce a peggiorare la situazione dal punto di vista della sicurezza e del lavoro e pure della trasparenza di chi lavora nei cantieri e dei meccanismi di assegnazione degli appalti pubblici.
Le modifiche sono tante e chirurgiche, ma si capisce il disegno complessivo: aprire appalti e subappalti a imprese meno strutturate.
"L’operazione è chiara: far entrare le piccole e piccolissime imprese e far risparmiare su costi e sicurezza" dice Alessandro Genovesi, responsabile appalti della Cgil.
Altre modifiche, invece, riducono la concorrenza e la trasparenza. Il decreto, per esempio, permette alle imprese di partecipare alle gare in consorzio usando i titoli di aziende “non esecutrici”, cioè che poi non lavoreranno all’appalto.
Più subdola la modifica al project financing, il meccanismo con cui lo Stato affida la realizzazione di un’opera al privato che si ripaga con le tariffe in concessione.
Di fatto il decreto apre il meccanismo anche alle opere non inserite nella programmazione ministeriale per lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Quando, a metà mattina, si presenta all’hotel di Monte Mario per chiudere i Med Dialogues, Giorgia Meloni è scura in volto. Con il ministro degli Esteri Antonio Tajani quasi non rivolge lo sguardo. Stretta di mano e via. Il vicepremier e titolare della Farnesina è sorpreso: non si aspettava che la premier potesse essere così tanto infuriata. Davanti alle telecamere ostenta ottimismo: “Sono schermaglie, abbiamo trovato una tregua in Libano, la troveremo anche sul canone”. Sembra scherzare.
In realtà è furibonda. Soprattutto con il suo vicepremier di Forza Italia che si è impuntato fino all’ultimo per far saltare la maggioranza in Senato. Così, quando finisce l’evento, i due si chiudono pochi minuti in un salottino privato. Meloni vuole far rientrare il caso. E chiede a Tajani di abbassare i toni e di smetterla con le rivendicazioni. Lo fa in maniera durissima.
giovedì 28 novembre 2024
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