L’amaca di Michele Serra su Repubblica
La sfida si gioca fino all’ultimo voto negli swing states, e i sondaggi danno un testa a testa tra Kamala Harris e Donald Trump. A sorpresa, però, arriva la rilevazione di Pbs News, Npr e Marist, secondo il quale la vicepresidente ha il 51% dei consensi contro il 47% di Trump. Quattro punti che segnano un vantaggio maggiore del margine di errore di 3,5 punti percentuali.
Un sorpasso che però non viene condiviso dal capo analista politico del New York Times che, al contrario, avverte che i sondaggi potrebbero sottostimare di nuovo Donald Trump. Nate Cohn, pur sottolineando su X di “non avere idea se i nostri sondaggi (o qualsiasi sondaggio) siano giusti”, ha spiegato che i risultati potrebbero sballare perché tra i bianchi i democratici superano di gran lunga i repubblicani quando si tratta di rispondere ai sondaggisti. “In queste proiezioni finali, i democratici bianchi avevano il 16% di probabilità in più di rispondere rispetto ai repubblicani bianchi – ha aggiunto -. Ciò solleva la possibilità che i sondaggi possano sottostimare ancora una volta Trump”.
martedì 5 novembre 2024
... Election Day ...
Negli Usa il giorno elettorale più lungo, un referendum mondiale (in un paese solo) sulla post-democrazia di Donald Trump. Ma non finirà presto: il piano per contestare il voto è già partito
#ilmanifesto #primapagina #5novembre #ElezioniUSA2024
Trump è il capo patologico di un elettorato per metà incapace di accorgersene, per metà entusiasta di votarlo perché è patologico a sua volta. Se ai fiumi di parole spese negli ultimi anni per analizzare la mediocrità della sinistra, la sua crisi, la sua debolezza, la sua incoerenza, avesse corrisposto uno sforzo almeno pari per capire la mostruosa (aggettivo scelto con cura) metamorfosi delle destre occidentali, forse potremmo capire un po’ meglio come sia possibile che un figuro siffatto minacci di diventare, per la seconda volta, presidente degli Stati Uniti.
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