Le destre dell'Unione Europea, sotto la leadership della Commissione di Ursula von der Leyen, ha aumentato significativamente le spese militari.
Su 669 votanti ci sono stati 419 voti guerrafondai favorevoli, 204 Voti Contrari e 46 astensioni.
I parlamentari portavoce del Grande MoVimento 5 Stelle e Sinistra Italiana, che fanno parte del gruppo della Sinistra, hanno votato "contro la risoluzione guerrafondaia", così come quelli di Europa Verde, che aderiscono invece al gruppo europeo dei Verdi. Siamo gli stessi partiti che "non abbiamo appoggiato" a novembre la formazione della Commissione #Ue, mentre il Partito Democratico, che fa parte dei Socialisti, sì.
I 21 parlamentari europei del #PD si sono divisi sul voto per il #ReArmEurope: dieci hanno votato a favore della risoluzione, mentre i restanti undici si sono astenuti. I parlamentari che hanno votato a favore sono: Stefano Bonaccini, Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Irene Tinagli, Pina Picierno e Raffaele Topo. I parlamentari che si sono astenuti sono: Brando Benifei, Nicola Zingaretti, Annalisa Corrado, Alessandro Zan, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Camilla Laureti, Marco Tarquinio e Lucia Annunziata. Il PD di Elly #Schlein non ha proprio le idee chiare.
I parlamentari europei guerrafondai di Fratelli d’Italia, che fanno parte del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (ECR), hanno votato a favore, così come quelli di Forza Italia, che fanno parte invece del Partito Popolare Europeo (PPE). Quest’ultimo è il partito europeo di cui fa parte la presidente della Commissione Ue von der Leyen. I parlamentari europei della Lega, che fanno parte del gruppo euroscettico dei Patrioti per l’Europa (PfE), hanno invece votato contro la risoluzione.
Il governo di destra politica a trazione meloniana ordina di convertire le industrie delle auto in industria della guerra.
Questo avviene in un contesto di crescente tensione geopolitica, una propaganda della paura dove la #NATO e gli Stati membri europei rafforzano le loro capacità belliche mangiandosi miliardi di soldi pubblici.
Questo mostruoso orientamento capitalista solleva interrogativi sulla legittimità democratica delle decisioni e sulle alternative pacifiste.
L' #EconomiadiGuerra e l’Industria Bellica nell'UE
L'investimento di 800 miliardi di euro nelle armi rappresenta una svolta bellicista per l'Unione Europea, che storicamente si è presentata come un progetto di pace. In un’ottica marxista, questo aumento della spesa militare può essere visto come un’espressione del capitalismo avanzato, in cui le élite economiche sfruttano le tensioni internazionali per giustificare investimenti nel settore bellico, generando profitti per le industrie della difesa: l' #IndustriadelleArmi come Motore del Capitalismo.
Per quanto mi riguarda, da sempre, l’industria militare è un pilastro del capitalismo moderno, poiché garantisce accumulazione di capitale e crescita economica attraverso la produzione di strumenti di morte. In questo senso, l'UE sta abbandonando il modello di welfare state (agenda 2030) in favore di un’economia di guerra, con una redistribuzione della ricchezza dalle classi lavoratrici ai grandi gruppi industriali.
Diversi studi mostrano come le lobby dell’industria bellica influenzino le politiche europee. Il gruppo Airbus, Leonardo e Rheinmetall beneficiano direttamente di questi investimenti, mentre i governi giustificano la spesa con il concetto di "sicurezza", spesso senza consultare la popolazione che dovranno poi soffrire e morire per l'inflazione e i debiti.
Che pena.
Perché non dobbiamo investire in #SicurezzaSociale? Perché non dobbiamo investire nel #Welfare anziché nelle #Armi?
Secondo dati dell’#OMS e della Commissione Europea, gli investimenti in #sanità e #istruzione hanno un ritorno economico e sociale superiore rispetto a quelli militari. Un'Unione Europea pacifista dovrebbe reindirizzare i fondi verso sanità, istruzione e lotta alla povertà. La parola d'ordine politica dovrebbe essere progressista: Conversione Ecologica e #Disarmo.
L'Europa dovrebbe pensare all'agenda 2030 e al suo Sviluppo economico Sostenibile, sottoscritta il 25 settembre del 2015 da governi dei 193 paesi membri delle #NazioniUnite, e approvato dall'Assemblea generale dell'#ONU.
Ma, diversamente, persegue l'obiettivo di morte: l'industria bellica che è una delle più inquinanti.
Concludo dicendo che , ancora volta, c'è un Deficit Democratico e la Mancanza di Mandato Popolare.
Il principio democratico prevede che decisioni di tale portata siano discusse apertamente e non imposte dalle élite.
La Commissione non è eletta direttamente dai cittadini, ma è frutto di accordi tra governi e partiti. Se la spesa militare non era presente nei programmi elettorali, vi è un problema di rappresentanza democratica.
Movimenti pacifisti e sociali, associazioni e partiti politici come il MoVimento 5 Stelle, come quelli ispirati al pensiero di Gramsci, sostengono che il popolo debba avere strumenti per influenzare realmente le scelte politiche. Proposte come referendum sulle spese militari potrebbero essere una risposta.
Invitiamo i politici guerrafondai a un cambiamento radicale, proponendo un’Europa fondata su #pace, giustizia sociale ed ecologia. Per realizzarlo, servono:
🧠 Disinvestimento dalle armi e riallocazione dei fondi a settori sociali ed ecologici.
🧠 Controllo democratico sulle decisioni economiche e militari.
🧠 Smantellamento delle lobby belliche e trasparenza nelle politiche di difesa.
🧠 Modelli economici alternativi, come il socialismo ecologico, che promuovano la pace e il benessere collettivo.
💸L’UE deve decidere se essere un progetto di pace o diventare una superpotenza militare al servizio del capitalismo globale. #NoRearmEu #BastaSoldiperleArmi
Nello Mocerino.
Nessun commento:
Posta un commento