giovedì 6 marzo 2025

... distopia!! ...

Si è presentato nel luogo del delitto, lo stesso che appena cinque anni fa i suoi ultrà nazionalisti avevano provato a rovesciare armati di corna di bisonte. E, per novanta minuti, ha raccontato agli Stati Uniti e al mondo un libro dei sogni in cui “l’America è tornata” (ma quando mai se n’era andata?), in quello che è già il discorso sullo Stato dell’Unione più lungo di sempre, accompagnato dagli ululati belluini dei suoi: “U-S-A! U-S-A!” Ha rivendicato i dazi che stanno impoverendo le economie mondiali e la sciagurata uscita dai Trattati di Parigi sul clima. Ha delirato di un’America “invasa dagli immigrati” e di aver “messo fine al woke e alla dittatura del politicamente scorretto” Ha promesso una “nuova eta' dell'oro come mai si era vista prima". Ha strizzato l’occhio all’amico Putin parlando di "forti segnali che i russi vogliono la pace". (Un sincero pacifista, insomma). Viviamo in una tale distopia che il mandante morale della presa di Capitol Hill è lo stesso che a Capitol Hill oggi parla da liberatore e uomo della provvidenza. Ed è solo l’inizio. 

 Lorenzo Tosa
Europa cerca autonomia sulla crisi ucraina mentre si allarga la frattura con gli USA Mentre i leader di una decina di paesi europei, Ucraina e Canada si riunivano a Londra per discutere la crisi ucraina e la difesa continentale, un silenzio imbarazzante avvolgeva l’assenza americana. L’incontro, organizzato dopo il fallito dialogo tra Trump e Zelensky, ha sancito quattro passi concreti per sostenere Kiev. Ma dietro l’apparente unità, si nasconde una crescente rivalità transatlantica. Analisti evidenziano come l’Europa, di fronte al disimpegno statunitense, stia cercando di ritagliarsi un ruolo autonomo per proteggere i propri interessi strategici. "Gli USA ci trattano come bambini al tavolino secondario", denuncia un diplomatico europeo sotto anonimato, riferendosi ai negoziati diretti Washington-Mosca che marginalizzano Bruxelles. Il sostegno a Zelensky da parte di Francia e Regno Unito, con piani di mediazione "made in Europe", sembra una risposta a questa emarginazione. Il rapporto conflittuale tra Washington e Kiev raggiunge il punto più basso dall’inizio della crisi ucraina. Gli USA criticano la proposta ucraina di scambiare risorse minerarie per garanzie di sicurezza, preferendo accordi più vantaggiosi. "È un approccio da gangster", attacca The Economist, descrivendo un sistema internazionale ridisegnato dove gli alleati sono considerati "attori subordinati". Il cinismo degli interessi nazionali emerge chiaramente. L’ex ministro della Difesa britannico Ben Wallace rivela: "Tutti, USA ed Europa, usano gli aiuti a Kiev per modernizzare i propri arsenali e creare posti di lavoro". Intanto cittadini ucraini come Pavlo Kovalenko si sentono traditi: "Per Washington siamo merce di scambio, l’Europa pensa solo a sé". Un rapporto del CSIS conferma la deriva "transazionale" della politica estera americana, con l’ossessione per risorse minerarie dalla Groenlandia alla Siberia. Linas Kojala, esperto lituano, avverte: "L’Europa deve imparare a difendersi da sola". Un monito che risuona sempre più forte nei palazzi di Bruxelles, mentre l’ombra di Trump rievoca il fantasma di un’America sempre più isolazionista.

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