
A un certo punto, ieri sera, in diretta su Rai 1, un Roberto Benigni gigantesco e commovente ha dato una straordinaria lezione storica e politica alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Una lezione su Ventotene, sugli eroi che scrissero quel Manifesto, sull'importanza dell'Europa, sulla barbarie del nazionalismo.
Da leggere da cima a fondo:
“Nel 1941, mentre la guerra infuriava nel mondo, in quest’isola sperduta di nome Ventotene, nel pieno di una tragedia senza limite, succede una cosa incredibile, come se si accendesse una luce, un lampo.
Mentre intorno c’erano solo rovine, cadaveri e morti, tre uomini – Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni – pensarono al nostro futuro con un progetto che insieme era sogno e documento politico. Sono stati eroi della nostra storia, i primi, i pionieri.
Perché Spinelli, Rossi e Colorni erano su quell’isola? Era un’isola dove i fascisti mandavano chi non la pensava come loro. Anche Pertini era stato esiliato per le sue idee. Anche a me, con questo spettacolo qua, mi avrebbero mandato a Sant’Elena.
Sanno che bisogna inventare qualcosa di nuovo, cominciano a interrogarsi, a discutere. Dal continente gli arrivano dei libri: i libri sono bombe. Glieli manda Luigi Einaudi, è antifascista ma il regime lo tollera.
Leggendo e discutendo fanno una scoperta: che quella cura miracolosa degli Stati Uniti, cioè una federazione che unisca i popoli, si può applicare anche agli Stati europei: federarsi affinché dopo la Seconda guerra mondiale non ce ne sia una terza.
Cominciano a scrivere il manifesto di Ventotene, c’è dentro l’idea di un’Europa federale. Prima era solo un sogno, ora questa idea diventa un progetto politico, un programma che si può realizzare: l'idea centrale è attualissima, basata sulla giustizia sociale, dove nessuno restasse indietro.
Il manifesto contiene anche alcune idee superate, ma non per questo viene meno la sua visionarietà, la grandezza di vedute. Pure la Bibbia dice di lapidare le adultere, e quindi buttiamo tutta la Bibbia?
Il vero punto centrale del Manifesto di Ventotene è chiaro ed attualissimo: superare i nazionalismi, che avevano distrutto un continente, per costruire un’Europa unita.
Ho appena pronunciato una parola che ha provocato milioni di morti nella storia: nazionalismo. Il nazionalismo è guerra, è stato la causa di tutte le guerre europee degli ultimi due secoli. Non è un'ideologia politica, è una fede integralista, un'ossessione: la mia Nazione. E non è sempre facile riconoscerlo eh, perché si maschera da 'patriottismo'.
Si può essere patrioti senza essere nazionalisti. Un esempio è Garibaldi. Garibaldi ha fatto l’Italia, è patriota dei patrioti. Nel 1860 scrisse una lettera: ‘Supponete che l’Europa fosse un solo Stato’, per lui era chiaro che fare l’Italia non era sufficiente.
Un patriota europeo, lui lo era già. Perché il vero patriottismo è amore. I patrioti amano il mondo, i nazionalisti ne hanno paura. Il loro motto è ‘Abbiate paura’. Paura del diverso, paura dello straniero, paura di chi non è proprio uguale a me. Hanno paura di tutto e la paura è all’origine di quasi tutte le stupidaggini umane.
Quella del Manifesto di Ventotene è la pagina più commovente della nascita dell’Unione europea scritta in Italia”.
Da applausi
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La nostra presidente del Consiglio ha oltraggiato forse senza saperlo la memoria di quanti hanno combattuto in nome dell’Europa prima dall’esilio poi dalle fila della Resistenza per restituire all’Italia la dignità che il fascismo aveva distrutto, agli italiani la loro libertà. Giorgia Meloni è diventata una specialista delle citazioni monche che chissà chi le prepara a misura delle sue piccole polemiche. C’era già stato il caso di Ernest Renan, poi quello di Tucidide sventuratamente tagliato prima del richiamo alla guerra, ieri il più scandaloso con il manifesto di Ventotene fatto a brandelli per ridurlo alla dimensione d’una polemica parlamentare ignorando l’integrità del testo, il tempo, il luogo, la condizione di prigionieri del fascismo degli autori, quali fossero allora i riferimenti politici correnti. Ignorando soprattutto che anche da quel Manifesto sarebbe poi venuta l’Italia democratica e repubblicana, lo Stato sociale di cui tutti abbiamo beneficiato. Non si può fare sfoggio di citazioni distorte per ammantare con parole altrui le proprie approssimative conoscenze.

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