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Il prossimo 16 aprile sarà celebrata al Tribunale di Bari l’udienza predibattimentale della causa di diffamazione intentata dall’on. Giorgia Meloni al prof. Luciano Canfora per alcune parole da lui pronunciate due anni fa, nel corso di un incontro con gli studenti del Liceo Scientifico “Fermi” avente per argomento la guerra in Ucraina. Poiché una di quelle parole, come si evince con tutta evidenza dal contesto, non è stata affatto dettata da un intento offensivo, è da presumere che a scatenare la reazione della leader di Fratelli d’Italia sia stata la qualifica di «neonazista nell’animo» attribuitale dal conferenziere.
Canfora è non soltanto un eminente filologo classico e un eccellente storico, ma anche una personalità intellettuale nota e apprezzata per il suo pluridecennale impegno nel dibattito pubblico a difesa dei principi e dei valori della nostra Costituzione, e della sua matrice antifascista. Il suo giudizio sulle idee e sui sentimenti dell’on. Meloni va appunto ricompreso nel legittimo esercizio della critica politica, e l’opinione da lui espressa in quella circostanza può essere discussa, non certo ritenuta del tutto infondata oppure motivata da una semplice volontà denigratoria. Tutti sanno infatti che l’on. Meloni ha fondato e dirige un partito che si pone in continuità con il MSI, come testimonia la fiamma tricolore che arde nel suo simbolo; che il MSI fu l’erede del fascismo di Salò, a sua volta costola del regime nazista; che rifiuta di dichiararsi antifascista, pur avendo – all’atto del suo insediamento come Presidente del Consiglio – giurato fedeltà alla Costituzione nata dalla Resistenza; che non ha mai condannato manifestazioni di chiara matrice neofascista (per ultimo, quella andata in scena a Roma in via Acca Larentia); che la linea da lei proclamata e attuata in materia di gestione dei fenomeni migratori ignora il dovere dell’accoglienza, della tutela della vita umana e della dignità della persona, sancito nella nostra Carta costituzionale ma anche nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, e rivela per converso più di una consonanza con la xenofobia, il suprematismo etnico e il pregiudizio razziale tipici del nazifascismo.
Alla luce di queste considerazioni, la querela sporta contro il prof. Canfora si configura come un malcelato atto d’intimidazione, del tutto coerente con l’insofferenza dell’on. Meloni verso ogni forma di dissenso: un’insofferenza comprovata dai ripetuti, astiosi attacchi rivolti contro quei giornalisti – della carta stampata e della televisione – che non si uniformano alla sua narrazione, che non si uniscono al coro di elogi da lei preteso, che non rinunciano a un’autonoma valutazione del suo operato. A margine, appare stravagante che l’on. Meloni si sia sentita diffamata dal prof. Canfora mentre assistiamo quotidianamente a un dibattito politico inquinato dalla violenza verbale, dallo scambio di accuse talora infamanti e dal frequente ricorso a definizioni ed epiteti oltraggiosi: a meno di non arguire che tali intemperanze linguistiche siano una prerogativa circoscritta alla nomenclatura.
Desideriamo manifestare la nostra piena solidarietà con Luciano Canfora non soltanto perché stimiamo profondamente la sua levatura di studioso, ammiriamo la sua indiscutibile onestà intellettuale e la sua passione civile, ma anche perché siamo consapevoli che il bersaglio ultimo dell’azione legale intrapresa dall’on. Meloni è il diritto costituzionalmente garantito alla libertà di pensiero e di opinione.
Si prega di inviare le adesioni individuali e di soggetti collettivi a:
appellosostegnocanfora@gmail.com
appello promosso da: Coordinamento Antifascista Puglia e rete di Accordo di consultazione e confronto.
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