Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista
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Bologna, 2 agosto 1980. Quel giorno nella sala d'attesa della stazione ci sono tante persone che partono per le vacanze. Tra loro Maria Fresu e sua figlia Angela. Maria è un’operaia, lavora in una ditta di confezioni e può riprendere fiato, dopo un anno di fatiche, solo nelle prime due settimane di agosto.
Ma in quella sala d’aspetto non c’è solo gente comune. C’è anche una valigia nera piena di esplosivo. È piazzata proprio vicino a Maria ed Angela, nei pressi della porta d’ingresso, su un tavolino a cinquanta centimetri di altezza.
Alle ore 10:25 la bomba scoppia. La sala, gli uffici al piano di sopra, il ristorante e il bar si sollevano e poi ricadono. Muri portanti distrutti, schegge e detriti che investono i binari e il parcheggio dei taxi, fumo e polvere che si alzano al cielo. La stazione non c’è più. Dove c'erano muri restano solo macerie, dove c’erano persone innocenti ci sono cadaveri. Saranno 85.
Tra gli altri la bomba uccide la piccola Angela, cancellando così un’esistenza ancora tutta da vivere. Uccide una delle due donne in vacanza con sua madre, e ovviamente uccide Maria Fresu. Ma il corpo di Maria non si trova.
Per anni si crederà di aver trovato dei resti di Maria sotto un treno. Ma negli ultimi anni, dopo la loro riesumazione, si è stabilito che quei resti non sono compatibili. Che fine ha fatto quindi il cadavere di Maria Fresu?
Forse si tratta di uno dei tanti depistaggi di questa strage operati dagli apparati dello Stato. Prima l’invenzione dell’esplosione di una caldaia, poi le false rivendicazioni e piste partorite dagli uffici SISMI ( il servizio segreto militare) e del SISDE (servizio segreto “civile”). Infine il ritrovamento, sul treno Taranto-Milano, di una valigia contenente passamontagna, armi ed una miscela esplosiva identica a quella di Bologna. Alcuni anni dopo si accertò che un sottufficiale dell’arma dei carabinieri aveva piazzato il borsone con annesse prove false. Ad organizzare il depistaggio l’ufficio del SISMI, nelle persone di Giuseppe Belmonte e Pietro Musumeci, entrambi appartenenti alla P2.
Nel 1995 verranno condannati definitivamente come esecutori materiali della strage Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, a cui nel corso degli anni si aggiungeranno Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini, tutti appartenenti al gruppo terroristico di estrema destra dei NAR. Nel 2020 nuovi filoni giudiziari hanno stabilito che Paolo Bellini (ex Avanguardia Nazionale), esecutore insieme agli ex NAR, agì in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D'Amato e Mario Tedeschi, che furono mandanti e finanziatori della strage. Cronache Ribelli


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