venerdì 8 agosto 2025

... profeta di sciagure!! ...

𝐈𝐥 𝐩𝐨𝐧𝐭𝐞, 𝐥𝐚 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚̀ 𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐢𝐚𝐠𝐮𝐫𝐚 𝐚𝐧𝐧𝐮𝐧𝐜𝐢𝐚𝐭𝐚

 Il #buongiorno di Giulio Cavalli 

 Matteo Salvini ha detto che in caso di un grande terremoto, «le città crollerebbero ma il Ponte sullo Stretto resterebbe in piedi». È la dichiarazione perfetta per raccontare la sua politica: un’opera faraonica, isolata nel nulla, che resiste mentre attorno si muore. Lui ci mette l’orgoglio ingegneristico, come se bastasse progettare un ponte antisismico per meritarsi applausi. Ma non gli viene un dubbio, neanche per sbaglio: se siamo certi che le città crollerebbero, non sarebbe il caso di occuparsi delle città? Di renderle sicure, abitabili, vive? O il piano è davvero che in caso di catastrofe tutti si rifugino sulla carreggiata panoramica di un’opera che costa oltre 13 miliardi? Il paradosso è che ha ragione: il Ponte, almeno sulla carta, resisterebbe. È pensato per sostenere sismi di magnitudo 7,1, più forte del disastro del 1908. Ma mentre Salvini si commuove davanti ai rendering, la Protezione civile italiana continua a segnalare migliaia di edifici pubblici a rischio. Scuole, ospedali, case. Quelli sì che cadrebbero. E allora sì, lo ha detto lui: le città crollerebbero. È una confessione. È l’ammissione che i fondi ci sono, ma vanno altrove. Verso il cemento che fa notizia, verso l’arroganza che fa propaganda, mai verso la vita delle persone. Salvini costruisce ponti nel vuoto, mentre la terra trema sotto chi ci vive davvero. E se il Ponte serve solo a resistere in un deserto di macerie, è esattamente questo che racconta: l’idea di uno Stato che preferisce salvarsi la faccia piuttosto che salvare i corpi. Un’opera antisismica in un Paese che non lo è. Un monumento alla propria insipienza.
Mentre Salvini gioca coi Lego e coi disegni, Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, prende posizione sul Ponte sullo Stretto. Fra un leghista che vuole approfittare del Sud per far fare soldi alle aziende del Nord ed un siciliano che ama e racconta la Sicilia da sempre faremmo bene a fidarci del secondo e dubitare fortemente del primo. "Il Ponte sullo Stretto? Nient’altro che una mera, ma costosissima, operazione d’immagine, ha detto a la Stampa. "Un monumento all’ego di Salvini, l’ipoteca che ha messo sulla sua carriera politica. Probabilmente pensa che realizzando il Ponte si assicurerà una vita politica. È un monumento a se stesso. Altrimenti non si spiega perché abbia cambiato idea. Fino a qualche tempo fa Salvini sosteneva che il problema non fosse attraversare lo Stretto ma arrivare allo Stretto. Me lo ricordo bene perché è stata la prima volta, e probabilmente l’unica, in cui mi sono trovato d’accordo con lui. Poi ha cambiato idea pure sul Meridione: prima gli faceva schifo, adesso si è eretto a patriota del Sud. Non si tratta di essere di destra o di sinistra. È fattuale che il progetto non è assolutamente una priorità politica, con tutti i disastri che abbiamo nella nostra isola. Quei 13,5 miliardi sono una bella cifra che non spenderei per collegarci alla Calabria. Li investirei per far sì che la Sicilia diventi una regione di un Paese europeo e non dell’Africa centrale. Per esempio si potrebbe cominciare dagli ospedali siciliani che sono a livello del Terzo Mondo. I medici e gli infermieri vivono e lavorano in condizioni indegne, ma purtroppo ancora una volta la politica gioca sulla vita dei cittadini per un proprio vantaggio. Mi concentrerei sulla viabilità interna. Nella vita quotidiana dei siciliani i problemi pratici sono gli spostamenti: per arrivare da Trapani a Messina ci metti dalle sei alle otto ore in treno. Fai prima ad andare a New York (e non è una battuta). Ora tra l’altro stanno facendo i lavori e non ci sono manco i treni. Ormai in Sicilia si circola solo in pullman: è tutto pullman, come in Messico, e guarda caso alcuni politici sono titolari dei trasporti siciliani. A chi ci governa dico: prima risolvete l’infrastruttura interna alla Sicilia, liberatela dai pullman, fate una metro efficiente, sostituite i treni a gasolio, e poi, se volete, una volta fatto tutto questo riparliamo pure del Ponte senza problemi... Non sono contrario in linea di principio al progetto. Ammesso che si riesca a fare, e che non crolli, impiegheremo cinque minuti per attraversare il mare e ore e ore per arrivare a Menfi. Per dirla alla siciliana, questa storia del Ponte è una minchi@t@ pazzesca". Una minchi@ta pazzesca. Pazzesca. Grande Pif!!! 

 Mario Imbimbo.

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