lunedì 18 agosto 2025

... RAI Storia Kaputt!! ...

sechi al posto di Barbero, la Rai che piega la cultura al regime. La nomina di mario sechi alla direzione di Rai Storia al posto di Alessandro Barbero non è un semplice avvicendamento. È un atto politico, una dichiarazione di guerra al pensiero libero. Da una parte c’era un professore emerito, uno storico che ha fatto conoscere il Medioevo a milioni di italiani, che ha scritto decine di libri, insegnato a generazioni di studenti, riempito piazze e teatri con la sua capacità di raccontare la storia senza tradirne la complessità. Barbero è diventato un bene comune, una voce di autorevolezza riconosciuta. Dall’altra parte arriva un giornalista mediocre, privo di qualsiasi competenza storica, senza un curriculum culturale, senza opere, senza ricerca. L’unico merito? La fedeltà. Mai un pensiero originale, mai un dissenso, mai un rischio. Un uomo abituato a ricevere e rilanciare la velina, a tacere finché il potere non decide cosa può dire. Questa sostituzione non è casuale, non è neutra. È una epurazione. È la prova - l'ennesima - che la Rai non è più un servizio pubblico ma un feudo di partito. L’intellettuale libero e critico viene cacciato, il funzionario ossequioso viene premiato. Tutto questo avviene mentre in Europa si discute di European Media Freedom Act, pensato per evitare il controllo politico sui media pubblici. L’Italia fa l’opposto. Ignora le raccomandazioni, accumula sanzioni, calpesta il pluralismo. La televisione di Stato si trasforma in uno strumento di propaganda, senza pudore e senza più finzioni. Il messaggio è inequivocabile: la cultura è un fastidio, la libertà intellettuale un pericolo, il pensiero critico un nemico. Ciò che serve al governo non è la competenza ma l’obbedienza, non l’autorevolezza ma la mediocrità. E così da oggi Rai Storia sarà diretta da chi la storia non l’ha mai studiata, da chi guarda sempre storto, non per un difetto fisico ma per un vizio intellettuale: vedere il mondo con un occhio solo, quello rivolto al potere, fingendo che l’altro non esista. Una metafora perfetta della nuova Rai, che ha deciso di amputarsi lo sguardo pur di non vedere la realtà. La Rai è ormai una macchina di regime.
CAMBIO IN RAI SECHI AL POSTO DI BARBERO - LA CULTURA PIEGATA AL POTERE FASCISTA Non è un normale cambio di direzione: è un segnale preciso. L’uscita di scena di Alessandro Barbero da Rai Storia e l’arrivo di Mario Sechi non riguardano solo una poltrona, ma il destino stesso della cultura pubblica in Italia. Barbero non è mai stato soltanto un professore universitario. Era diventato un punto di riferimento nazionale, capace di trasformare la storia in un bene condiviso. Con i suoi libri, le sue lezioni e la sua voce limpida aveva portato il Medioevo nelle case, nelle piazze, persino nei social network. Un intellettuale che non aveva bisogno di autorizzazioni politiche per farsi ascoltare: la sua autorevolezza era radicata nel sapere e nel rigore. Ora, al suo posto, siede un giornalista che non ha alcuna opera storica da esibire. Nessun testo accademico, nessuna ricerca, nessun contributo al dibattito culturale. L’unica credenziale che sembra contare è la fedeltà al potere. Non lo spirito critico, non la capacità di costruire conoscenza, ma l’attitudine a replicare ciò che altri decidono. Questa sostituzione non è un incidente. È un’operazione politica. È il segnale che la televisione pubblica italiana ha smesso di essere un servizio dei cittadini e si è trasformata in un’agenzia di propaganda. Lì dove c’era spazio per il pensiero libero ora si premia la disciplina, l’allineamento, il silenzio. In Europa si discute di leggi per difendere l’indipendenza dei media dal controllo dei governi. L’Italia imbocca la strada contraria: occupa, epura, commissaria. La Rai diventa un feudo spartito tra i partiti, con la cultura trattata come un ostacolo da rimuovere. Il messaggio è brutale nella sua semplicità: un intellettuale che parla al popolo è pericoloso, meglio un funzionario che non metta mai in discussione la linea. E così un canale dedicato alla memoria collettiva sarà guidato da chi la memoria non l’ha mai costruita, da chi piega lo sguardo sempre nella stessa direzione: verso il potere. La Rai non sta solo cambiando volto. Sta amputando la propria funzione civile. Non più luogo di pluralismo, ma macchina di regime. Paolo Consiglio - Fonti principali: European Media Freedom Act (2022/2065 - proposta UE): linee guida sulla protezione dei media pubblici dall’ingerenza politica. - Politico.eu (2023-2024): articoli sulla libertà di stampa in Europa e le critiche all’Italia per la gestione della Rai. - The Guardian / Reuters: analisi sui rischi di controllo politico dei media pubblici in diversi Paesi UE. - ANSA / Il Fatto Quotidiano: cronaca delle nomine Rai e delle polemiche legate all’esclusione di Alessandro Barbero. Nota editoriale: Il testo esprime un’analisi critica basata su fatti documentati da fonti giornalistiche autorevoli e su riferimenti normativi europei. Non contiene attacchi personali, ma riflessioni politiche e culturali sul ruolo del servizio pubblico. Le valutazioni rientrano pienamente nel diritto di cronaca e di critica garantito dalla Costituzione italiana e dalle normative UE sulla libertà di stampa.

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