2a parte
Poco importa se il deficit ha iniziato a divorare le casse dello stato. Nel 1998 Mugabe ha inviato un terzo del suo esercito (12mila uomini) a combattere nella Repubblica democratica del Congo, in difesa del governo Kabila. Un'operazione infausta che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha interpretato come "un tentativo di arricchimento personale degli ufficiali governativi dopo il declinante tasso di scambio dello Zimbabwe, la fallimentare industria mineraria e la situazione critica degli approvvigionamenti energetici". La smania di protagonismo ha indotto il vecchio Dinosauro a voltare le spalle all'occidente e cacciare le ong dal paese per gestire autonomamente gli aiuti, fino a dare rifugio all'ex presidente dell'Etiopia, Menghistu Hailé Mariam, responsabile di gravi violazioni dei diritti umani tra il 1974 e il 1991. Con un misto di sfida, spacconeria e disprezzo Mugabe ha accettato le sanzioni economiche di Usa, Gran Bretagna e Unione Europea rilanciando gli slogan triti e ritriti in salsa panafricana: "Abbiamo lottato per la terra, la sovranità, l'indipendenza, siamo pronti a dare il nostro sangue per difenderla".
da "Il Foglio" del 5 marzo 2005
giovedì 3 marzo 2011
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento