Ciao Renè sto raccogliendo informazioni di dittature che, come la Libia, fanno affari con l'occidente.
Pierre
Corriere della Sera, 8 giugno 2008
Mugabe a Roma con il figlio del mercante d'armi
Durante il vertice Fao è arrivato anche Thabani Dube. Ma non ha partecipato ai lavori
L’hanno visto in Piazza San Pietro. Lei l’ha seguito alla Fao e poi ha fatto un po’ di jogging mercoledì all’alba. Poi è rimasta in albergo tutto il tempo. Per evitare strani incontri con i cronisti non è neanche andata a fare shopping dal suo negozio di scarpe di fiducia, Ferragamo. (Chissà perché le mogli dei dittatori amano comprarne decine di paia). E’ passata invece da una piccola boutique “La dolce vita”. Se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna. E così per due giorni alla suite 515 del quinto piano sono arrivati grandi pacchi avvolti in carta regalo così da rendere invisibili marche e contenuto. Poche ora prima della partenza qualcuno della “servitù reale” è sceso alla reception e si è fatto consegnare cinque scatoloni vuoti che, una volta riempiti, sono stati caricati nelle limusine nere in attesa, la sera di giovedì, per trasferire la coppia in aeroporto. Peccato. Mugabe avrebbe potuto diventare un simbolo per l’Africa libera e indipendente. Avrebbe potuto passare alla storia come Nelson Mandela, uno degli uomini viventi più rispettati e amati. Invece sarà ricordato come un tiranno che ha affamato il suo popolo. Ma non tutta la delegazione dello Zimbabwe era nel lussuoso Hotel Ambasciatori. Qualcuno si è dileguato in alberghi meno vistosi e famosi. Come Thabani Dube, il figlio del capo della società che si occupa di rifornimenti militari (la Zimbabwe Defence Industry) il colonnello Tshinga Dube, finito in un alberghetto di via Bergamo. “Ma lui non si occupa degli affari del padre”, spiega George Charamba. Tshinga Dube, anche lui soggetto all’embargo sui viaggi in Europa e negli Stati Uniti, ha sempre respinto le accuse sul traffico d’armi sebbene il suo nome compaia su alcune ricevute bancarie della CIB Bank di Budapest, nel conto numero 0007-070227-500 intestato alla Engineering & Technical Company Ltd. società costituita il 5 marzo 1998 nel paradiso fiscale dell’Unione Europea alle Isole Vergini Britanniche, dalla Morgan & Morgan Trust Corporation.
La Engineering & Tecnical Company è diretta dai due soci bulgari Alexandar Todorov e Nadia Petkova. L’estratto conto in possesso del Corriere non è recentissimo, risale a nove anni fa, ma il contenuto è assai chiaro e rivela connessioni interessanti, tra società fittizie, prestanomi e destinatari finali: armi in tutte le zone calde dell’Africa. Per quel che riguarda lo Zimbabwe, la Zimbabwe Defence Industry effettua su questo conto due versamenti: il primo di 1.383.150 dollari, il secondo di 2.103.150. Subito dopo l’arrivo dei soldi della ZDI da quello stesso conto partono tre versamenti diretti a Tshinga Dube: le tre tranche sono di 175.815, 80 mila, 40 mila dollari. Un giro di soldi cha assomiglia molto a una tangente. Qualcun altro riceve da questo conto uno strano versamento, sebbene di ben altra portata, solo 5 mila dollari: Zodwa Dabengwa, moglie dell’allora ministro degli interni, Dumiso Dabengwa, ora alleato dell’arcirivale di Mugabe, Morgan Tswangirai. Ma che ci faceva a Roma il figlio del mercante d’armi dello Zimbabwe accreditato al vertice sulla penuria alimentare e i cambiamenti climatici? George Charamba risponde con un sorriso: “I figli sono diversi dai padri”. Comunque Dube figlio non è mai comparso alla Fao. Era in giro per Roma. A fare cosa? (Corriere della Sera, Massimo A. Alberizzi)
giovedì 3 marzo 2011
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