sabato 19 marzo 2011

...da "affaritaliani.it"...

Gheddafi non ce la farà. E allora userà gli scudi umani. L'analisi tattica
Sabato 19.03.2011 17:34

Esattamente 12 minuti dopo che da Parigi giungeva l’autorizzazione ad agire contro la Libia, dalla base di Saint Dizier, nell’Est della Francia, decollavano le prime squadriglie di “Rafale”. Questi aerei fanno parte della “quinta generazione” dei caccia, rappresentata dall’F-22 “Raptor”, l’Eurofighter “Typhoon” e il Dassault “Rafale”. Lo standard F3 di questi aerei implementa le piene capacità multiruolo, comprese quelle per l’attacco antinave e la ricognizione. Il casco HMS consente al pilota di aprire il fuoco istintivamente e di individuare e analizzare ogni tipo di minaccia missilistica ed elettronica, gestendo le relative contromisure, è in grado di operare come un vero e proprio sensore e – agendo in triangolazione con altri “Rafale” - localizza con precisione le emittenti elettroniche del nemico.
Il sistema di navigazione e attacco, che si avvale anche di specifiche funzioni del radar per la penetrazione a quote bassissime e alta velocità, è anch’esso molto avanzato e può sfruttare tutto l’arsenale francese di armi guidate, pod elettronici, missili aria-aria e antinave, specifiche che garantiscono la predisposizione del “Rafale” per le missioni aria-suolo.
Esattamente quanto sta accadendo e si intensificherà nelle prossime ore.

Profili di missione

A tutte le squadriglie in azione nei cieli libici, e a quelle pronte a decollare, sono stati assegnati i seguenti profili di missione:
FAC ( Forward Air Control) Controllo aereo avanzato, quello in atto da parte dei “Rafale” francesi. Gli aerei che svolgono questa missione hanno il compito di fornire gli obiettivi principali da colpire agli aerei che svolgono una missione di CAS. Questi velivoli sono dotati di pod di ricerca e puntamento che gli consentono di svolgere il loro compito con estrema precisione.
BAI ( Battlefield Air Interdiction) Interdizione sul campo di battaglia. Questa missione prevede di attaccare veicoli e truppe di terra prima che questi possano entrare in contatto con le foze amiche. E’ prevista la creazione di corridoi di sicurezza ed il coordinamento con altri aerei da attacco o di supporto. Il raggio di azione si estende a circa 28 chilometri oltre il FEBA ( il margine più avanzato del campo di battaglia) per una durata della missione di circa un’ora. Può essere richiesto il rifornimento in volo.
BARCAP ( Barrier Combat Air Patrol) Pattugliamento aereo di sbarramento. Lo scopo di questa missione è quello di impedire un prestabilito spazio o corridoio aereo da parte di velivoli nemici. Questo tipo di missione viene svolta da caccia da superiorità aerea che devono costantemente pattugliare la zona ed eventualmente intervenire aprendo il fuoco.
CAP ( Combat Air Patrol) Crociera di sorveglianza. Lo scopo della missione è quello di fornire copertura aerea in uno spazio prefissato. Il pattugliamento della zona viene effettuato da squadriglie di caccia che solitamente sono in contatto con aerei radar Awacs che forniscono loro tutte le informazioni necessarie, compresa la posizione del nemico. In questo modo si assicura la superiorità aerea contro minacce aeree e forze di attacco e allo stesso tempo i velivoli amici possono agire in uno spazio sicuro.
CAS ( Close Air Support) Appoggio tattico. E’ un tipo di missione svolta da aerei da attacco al suolo o cacciabombardieri ai quali è stato richiesto di attaccare le forze di terra nemiche che minacciano quelle amiche. Il profilo della missione è interamente a bassa quota e si estende fino a circa 5,5 Km oltre il FEBA. La durata di missione è di 45 minuti.
BDA ( Battle Damage Assessment) Valutazione dei danni inflitti. In questa missione viene effettuata u na ricognizione dopo l’attacco di un obiettivo nemico, scattando foto ad alta risoluzione per verificare l’entità dei danni inflitti.
FIGHTER SWEEP. Caccia libera. E’ un pattugliamento aereo particolarmente aggressivo effettuato in territorio nemico che ha lo scopo principale di ingaggiare un combattimento con caccia nemici o mezzi nemici importanti, prima che formazioni d’attacco nemiche penetrino nello spazio aereo nemico.

Le armi di Gheddafi

Il dittatore libico può minacciare quanto vuole ma non è assolutamente in grado di far fronte ad un attacco dell’Alleanza, né di lanciare alcunché. La stima esatta dell’arsenale libico è resa difficile da almeno tre fattori. Gheddafi a questo proposito ha sempre mentito, non ha mai concesso libertà d’azione agli ispettori internazionali, si è sempre approvvigionato attingendo dal mercato parallelo.
Prima della “ rivoluzione del 14 febbraio” si presume il colonnello Muammar Gheddafi disponesse di una forza di 100 mila militari, dotati di artiglieria pesante, blindati, aerei da combattimento e una piccola marina militare. Le unità più equipaggiate rimaste fedeli al colonnello, non superebbero le 60 mila unità, ai quali si aggiunge la riserva di 40mila miliziani. Degli 800 blindati libici, molti sarebbero inutilizzabili, 120 veicoli corazzati da ricognizione sarebbero invece operativi, così come 500 tra blindati da combattimento e per trasporto truppe, oltre a 2000 pezzi di artiglieria, a 500 mila mortai e 400 missili sol-air principalmente adatti per la difesa aerea, ma dei quali non sarebbero utilizzabili per un intervento di esclusione aerea più di 100. Queste cifre sono da considerarsi teoriche perché devono essere rivalutate a seguito delle sanzioni internazionali adottate contro la Libia nel 1990, e alle quali successivamente si sono aggiunte altre risoluzioni di limitazione delle importazioni.

Un esercito demotivato ed emarginato

Gheddafi si è sempre sforzato di emarginare il proprio esercito per paura di un colpo di stato militare contro i membri della sua famiglia e delle tribù dell’ovest a lui fedeli. Le circa 140 tribù che costituiscono il tessuto libico costituiscono un magma in fermento. La Libia non è uno Stato ma una sorta di proprietà privata di Gheddafi, da qui la totale indifferenza del Rais per la sorte degli abitanti che, appunto, non sono il popolo o i concittadini di Gheddafi. Lo zoccolo duro del regime oltre al clan Gadhafa di Sirte ( che erano stati relegati ai margini da re Idris Senoussi ) è costituito dai Mugharha, dai quali provengono dai 10 ai 12mila militari considerati la sua fedelissima guardia pretoriana, come la 32esima brigata al comando del figlio Khamis. La marina militare libica, forte di 8.000 uomini, dispone di due sottomarini da pattugliamento di concezione sovietica, classe Foxtrot, tre navi, e una quindicina di vedette rapide. L’aviazione, formata sulla carta da 18.000 uomini, disporrebbe di 394 aerei, molti dei quali non sarebbero più funzionanti. Tra i velivoli considerati ancora operativi vi sono 7 bombardieri Tu-22, 180 aerei da caccia Mig-21, 23 e 25, Mirage F1 e Su-17 e 24, più un’ottantina di aerei da trasporto truppe. L’ “aviazione leggera” conterebbe invece su 35 elicotteri da combattimento di concezione russa, 11 elicotteri da ricognizione marittima e da 90 elicotteri da trasporto.

Armi chimiche ?

Sulle riserve di armi chimiche ( che la Libia ha dichiarato di aver completamente distrutto nel 2004 nel quadro di riavvicinamento con l’Occidente ) permangono forti sospetti su un arsenale di almeno dieci tonnellate di un tipo di gas letale che Gheddafi avrebbe nascosto in un sito segreto nel deserto. A proposito di arsenali libici sono proprio gli stessi componenti della grande armata occidentale i più adatti a fornire le informazioni più dettagliate e aggiornate, visto che solo nel biennio 2008-2009, l’Italia ha venduto al colonnello armamenti per oltre 205 milioni di Euro; la Francia per 143 milioni di Euro, la piccola Malta per 80 milioni di euro, la Germania per 57 milioni di Euro, il Regno Unito per 53 milioni di Euro, il Portogallo per 21 milioni di Euro. Per non parlare degli Stati Uniti, che dopo la “distensione” del 2004, considerando Gheddafi un alleato nella guerra mondiale al terrorismo, hanno generosamente contribuito.

Il potere delle 140 tribù libiche.

Il più grande clan della Libia occidentale, i potenti Warfalla, che conta 1 milione di affiliati, in passato vicini a Gheddafi, nei giorni scorsi ha dato il suo appoggio agli insorti. Il clan degli Harabi, cui apparteneva l’ex monarca, è riemerso alle spalle del Consiglio Nazionale di Bengasi, costituito dagli insorti. Se si gratta la superficie troviamo molte nuove figure politiche che fanno parte delle tribù un tempo fedeli a re Idris. Seguendo l’esempio dei Warfalla molti clan si stanno spostando dalla parte dei ribelli. Gli zawiya, basati nell’est, hanno minacciato di sabotare gli oleodotti, i Bani Walid hanno ritirato i loro uomini dalle forze di sicurezza del regime, mentre gli Zintan, un tempo alleati di Gheddafi, hanno ufficializzato il loro appoggio ai ribelli. Ma con l’evolversi continuo della situazione nessuna alleanza tribale è certa. I giochi veri inizieranno dopo la definitiva cacciata di Gheddafi.

Scudi umani

Il vero pericolo attuale è quello degli scudi umani. Il Rais non ha fatto mistero di essere disposto a “farsi proteggere” dalla “sua” popolazione in caso di attacco. Come già abbiamo visto più volte, nei territori palestinesi sotto il controllo di Israele, in Iraq, in Bosnia, in Libano, tutti i dittatori non esitano a far ricorso a questo ignobile mezzo, ben sapendo che è l’unico vero deterrente all’azione dei cacciabombardieri. Nulla di peggio di un’azione di guerra, mossa dalla volontà di proteggere popolazioni inermi, che si macchiasse del sangue di innocenti. L’unico vero deterrente in questo caso sarà la velocità di intervento mirato delle forze aeree occidentali. L’ultima esortazione di Sarkozy a Gheddafi è significativa: “ Sa benissimo cosa deve fare subito se vuole evitare il peggio”.

Commando e forze speciali.

La risoluzione d’intervento vieta che sul suolo libico sbarchino contingenti militari, il che non significa che non possano intervenire piccoli nuclei dei reparti d’èlite inglesi, francesi, americani. Si tratta di uomini altamente specializzati e particolarmente addestrati proprio per questo genere di missione “ dietro le linee”. Gli “addetti ai lavori” fanno intendere che già da diverse ore team di specialisti hanno preso posizione in Cirenaica.

Guglielmo Sasinini

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