Ciao Pierre,
innanzitutto sono felice di leggerti dopo un bel po' di silenzio...il percorso
che vuoi riprendere è fondamentale per capire chi siamo e dove stiamo andando...
lo devo riprendere anch'io e lo riprenderò, appena si sarà calmata questa
ennesima bufera...lasciandomi spero un po' di serenità, finalmente...
Per le spiegazioni che mi richiedi permettimi per una volta di essere
scaramantico e di non aggiungere altrro a quanto già scritto...sarò ricco di
particolari ad "affaire" concluso...
Buona Vita ed a Lei... sempre!!
René
giovedì 31 marzo 2011
...da Pierre L. citoyen...
Errata corrige...
Ciao Renè dopo il mio ultimo messaggio ho lasciato di nuovo la lettura di testi storici, non sono il mio pane di oggi, ho bisogno di altro nutrimento.
Sto leggendo dei libri che ho a casa, quasi per terminarli, per chiudere un capitolo, penso che non passerò in biblioteca almeno per un po', devo forse comprare dei piccoli manuali della De Agostini, che mi porto dietro contro la noia.
Sto dedicandomi ad una cosa, rendere la mia vita più sobria, anche per una maggiore facilità della gestione della casa.
Voglio in futuro riprendere il percorso del "dare un senso al mio vivere" e cercherò di dedicarmi a ciò.
Spero che con tua madre si aggiusti tutto, bisogna avere molta pazienza!!!
Non ho capito bene ciò che vuoi dire nel tuo ultimo messaggio a partire da quando scrivi "ho preso una decisione coraggiosa..."
fammi capire meglio???
nel mio prossimo post cercherò di entrare più in argomento della mia ricerca
A presto
Pierre Lenoir citoyen
Ciao Renè dopo il mio ultimo messaggio ho lasciato di nuovo la lettura di testi storici, non sono il mio pane di oggi, ho bisogno di altro nutrimento.
Sto leggendo dei libri che ho a casa, quasi per terminarli, per chiudere un capitolo, penso che non passerò in biblioteca almeno per un po', devo forse comprare dei piccoli manuali della De Agostini, che mi porto dietro contro la noia.
Sto dedicandomi ad una cosa, rendere la mia vita più sobria, anche per una maggiore facilità della gestione della casa.
Voglio in futuro riprendere il percorso del "dare un senso al mio vivere" e cercherò di dedicarmi a ciò.
Spero che con tua madre si aggiusti tutto, bisogna avere molta pazienza!!!
Non ho capito bene ciò che vuoi dire nel tuo ultimo messaggio a partire da quando scrivi "ho preso una decisione coraggiosa..."
fammi capire meglio???
nel mio prossimo post cercherò di entrare più in argomento della mia ricerca
A presto
Pierre Lenoir citoyen
...da LeG...
Noi con l'Anm
Comincia una nuova drammatica settimana per la giustizia e non si può non fare i conti con le strategie finora messe in campo per contrastare l’attacco alla magistratura da parte del governo e della sua maggioranza. Oggi bisogna che tutta la società civile si faccia carico di dar voce alla magistratura, siamo noi cittadini che dobbiamo parlare, contrastare e opporsi, contrastare e incalzare, contrastare e informare. Come, di recente, a Roma in piazza, o a Perugia, nelle scuole.
Solleviamo temi, tipo questo: se Gheddafi, fosse ricercato su mandato della Corte internazionale e si rifugiasse o transitasse in Italia lo sapevate che non potrebbe essere arrestato? Ma ci chiediamo anche, a proposito di riforma della Giustizia: chi assicura i magistrati?
Intanto, mentre nasce il circolo LeG di Foligno, si continua a discutere di parole del potere, con Gianrico Carofiglio a Roma.
C'è poi un'importante novità: il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha deciso di conferire una medaglia di bronzo per il secondo concorso video dei “Nuovi Italiani – Storie di ordinaria integrazione”, promosso dal circolo LeG di Roma con il patrocinio della Provincia, di CGIL, ARCI, ACLI, LegaCoop e molte altre associazioni.
C'è tempo, ma per dare a tutti modo di trovare il tempo, abbiamo pubblicato sul sito il programma della scuola estiva di LeG, che si terrà al Castello dei Conti Guidi di Poppi, in provincia di Arezzo, dal 16 al 18 settembre. Libertà e Uguaglianza nel pensiero moderno e contemporaneo: dateci un'occhiata.
Associazione Libertà e Giustizia
viale Col di Lana 12 - 20136 Milano MI
tel 0245491066 - fax 0245491067
info@libertaegiustizia.it - www.libertaegiustizia.it
Comincia una nuova drammatica settimana per la giustizia e non si può non fare i conti con le strategie finora messe in campo per contrastare l’attacco alla magistratura da parte del governo e della sua maggioranza. Oggi bisogna che tutta la società civile si faccia carico di dar voce alla magistratura, siamo noi cittadini che dobbiamo parlare, contrastare e opporsi, contrastare e incalzare, contrastare e informare. Come, di recente, a Roma in piazza, o a Perugia, nelle scuole.
Solleviamo temi, tipo questo: se Gheddafi, fosse ricercato su mandato della Corte internazionale e si rifugiasse o transitasse in Italia lo sapevate che non potrebbe essere arrestato? Ma ci chiediamo anche, a proposito di riforma della Giustizia: chi assicura i magistrati?
Intanto, mentre nasce il circolo LeG di Foligno, si continua a discutere di parole del potere, con Gianrico Carofiglio a Roma.
C'è poi un'importante novità: il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha deciso di conferire una medaglia di bronzo per il secondo concorso video dei “Nuovi Italiani – Storie di ordinaria integrazione”, promosso dal circolo LeG di Roma con il patrocinio della Provincia, di CGIL, ARCI, ACLI, LegaCoop e molte altre associazioni.
C'è tempo, ma per dare a tutti modo di trovare il tempo, abbiamo pubblicato sul sito il programma della scuola estiva di LeG, che si terrà al Castello dei Conti Guidi di Poppi, in provincia di Arezzo, dal 16 al 18 settembre. Libertà e Uguaglianza nel pensiero moderno e contemporaneo: dateci un'occhiata.
Associazione Libertà e Giustizia
viale Col di Lana 12 - 20136 Milano MI
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lunedì 28 marzo 2011
...DARKNESS WITHIN...
...come è capitato altre volte, prima metto il titolo e poi, il giorno dopo, trovo il tempo per comporre il testo...
...le paure che avevo prima dell' incontro con mia madre si sono sciolte, per fortuna...sembra che la nuova badante sia "abbastanza" bene accetta: ha esperienza ed è premurosa ed attenta, speriamo che fili tutto liscio...alle 13,00 circa ero libero e potevo finalmente dirigermi vero il centro per la mia passeggiata rilassante: avevo un appuntamento al quale sono arrivato un po' in anticipo...poi sono passato da FNAC ed ho acquistato il videogame che compare nel titolo...titolo che mi pare quanto mai simbolico ed adatto alla mia attuale situazione...il mio tentativo è volto a cacciare da me quel "buio" che permane "all'interno"...ho preso una decisione coraggiosa, impegnativa anche dal lato finanziario, ma che può schiudermi le porte di una nuova vita e donarmi quella serenità da tempo perduta...prego che ciò avvenga, che mi sia concessa una nuova chance, prima del buio eterno...
...le paure che avevo prima dell' incontro con mia madre si sono sciolte, per fortuna...sembra che la nuova badante sia "abbastanza" bene accetta: ha esperienza ed è premurosa ed attenta, speriamo che fili tutto liscio...alle 13,00 circa ero libero e potevo finalmente dirigermi vero il centro per la mia passeggiata rilassante: avevo un appuntamento al quale sono arrivato un po' in anticipo...poi sono passato da FNAC ed ho acquistato il videogame che compare nel titolo...titolo che mi pare quanto mai simbolico ed adatto alla mia attuale situazione...il mio tentativo è volto a cacciare da me quel "buio" che permane "all'interno"...ho preso una decisione coraggiosa, impegnativa anche dal lato finanziario, ma che può schiudermi le porte di una nuova vita e donarmi quella serenità da tempo perduta...prego che ciò avvenga, che mi sia concessa una nuova chance, prima del buio eterno...
domenica 27 marzo 2011
...un po' di relax...
...finalmente una giornata di pausa...domani visita di controllo ortopedica per "lei"... e poi via in centro per il mio "appuntamento"...mi aspetto ogni tipo di atteggiamento, ormai, e sono pronto a reagire nel giusto modo...quello che mi fa rabbia è il condizionamento emotivo che io e mio fratello siamo ancora costretti a subire...finirà, prima o poi...
mercoledì 23 marzo 2011
...finalmente ti rispondo...
...finalmente ti rispondo, Piero, e lo scriverti equivale per me a sollevarmi, anche se per pochi attimi, e dimenticare questo periodo "pesante": cerco di mantenere un linguaggio "alto" per non cadere in volgarità inopportune...le crisi isteriche di mia madre, la sua mancanza di rispetto per noi figli, nonostante il nostro impegno quotidiano, è cosa che mi disgusta profondamente...ma veniamo a noi...
sono felice che tu continui nelle tue letture di Storia, spero di riprendere anch'io, prima o poi..- e ti invito a proseguire nelle tue meditazioni...il tuo spirito ne verrà senz'altro arricchito...tienimi al corrente dei tuoi progressi e di eventuali fogli che tu contribuissi a creare...non ho intenzione di farmi abbattere dalle miserie quotidiane...il mio spirito vola sempre libero ed in un cielo azzurro ed incontaminato...
au revoir, Pierre le citoyen...
sono felice che tu continui nelle tue letture di Storia, spero di riprendere anch'io, prima o poi..- e ti invito a proseguire nelle tue meditazioni...il tuo spirito ne verrà senz'altro arricchito...tienimi al corrente dei tuoi progressi e di eventuali fogli che tu contribuissi a creare...non ho intenzione di farmi abbattere dalle miserie quotidiane...il mio spirito vola sempre libero ed in un cielo azzurro ed incontaminato...
au revoir, Pierre le citoyen...
...ci sono giorni...
...ci sono giorni da dimenticare, ed anche in fretta, se possibile... uno di questi è la giornata di ieri... rientro a casa di mia madre dall'ospedale, giorni che ti portano via in un sol colpo un po' di anni di vita, giorni in cui si è costretti ad assistere ad ignobili sceneggiate ed a crisi isteriche che annullano quel po' di rispetto che ancora provavi per lei...
...da LeG...
Berlusconi in fuga
Il terrore del confronto - giudiziario, parlamentare, elettorale - è il filo che lega le scelte di Silvio Berlusconi. Che ora, unico leader al mondo, ha fatto sapere che non si presenterà alle Camere per parlare della crisi libica. Non è semplice giustificare una guerra, tanto più se ci si arriva, come noi, nel peggiore dei modi, e carichi di un fardello di responsabilità e complicità tanto pesante da farci arrossire di vergogna.
Poteva essere l'occasione per ricompattare il Paese, Berlusconi poteva fare un gesto nei confronti dell'opposizione: impegnarsi a ritirare tutti i decreti e i disegni di legge che rompono il Paese, che dividono e umiliano una parte delle istituzioni e tanti cittadini.
Non solo non l'ha fatto, ma la Commissione Giustizia alla Camera ha pure dato l'ok all'ennesima norma slava-premier: la prescrizione breve.
LeG continua nella sua mobilitazione permanente: si parla di diritto e lavoro, questa sera, 23 marzo, a Poggibonsi, con Maurizio Landini; giovedì 24, si discute di mafia e politica a Brescia, con Nando dalla Chiesa; di Brutte notizie a Perugia, il 30 marzo, con Maria Luisa Busi. I Cantoni animati di Roma, domenica 27 marzo, sono tutti dedicati alla riforma della Giustizia.
Associazione Libertà e Giustizia
viale Col di Lana 12 - 20136 Milano MI
tel 0245491066 - fax 0245491067
info@libertaegiustizia.it - www.libertaegiustizia.it
Il terrore del confronto - giudiziario, parlamentare, elettorale - è il filo che lega le scelte di Silvio Berlusconi. Che ora, unico leader al mondo, ha fatto sapere che non si presenterà alle Camere per parlare della crisi libica. Non è semplice giustificare una guerra, tanto più se ci si arriva, come noi, nel peggiore dei modi, e carichi di un fardello di responsabilità e complicità tanto pesante da farci arrossire di vergogna.
Poteva essere l'occasione per ricompattare il Paese, Berlusconi poteva fare un gesto nei confronti dell'opposizione: impegnarsi a ritirare tutti i decreti e i disegni di legge che rompono il Paese, che dividono e umiliano una parte delle istituzioni e tanti cittadini.
Non solo non l'ha fatto, ma la Commissione Giustizia alla Camera ha pure dato l'ok all'ennesima norma slava-premier: la prescrizione breve.
LeG continua nella sua mobilitazione permanente: si parla di diritto e lavoro, questa sera, 23 marzo, a Poggibonsi, con Maurizio Landini; giovedì 24, si discute di mafia e politica a Brescia, con Nando dalla Chiesa; di Brutte notizie a Perugia, il 30 marzo, con Maria Luisa Busi. I Cantoni animati di Roma, domenica 27 marzo, sono tutti dedicati alla riforma della Giustizia.
Associazione Libertà e Giustizia
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sabato 19 marzo 2011
...da "affaritaliani.it"...
Gheddafi non ce la farà. E allora userà gli scudi umani. L'analisi tattica
Sabato 19.03.2011 17:34
Esattamente 12 minuti dopo che da Parigi giungeva l’autorizzazione ad agire contro la Libia, dalla base di Saint Dizier, nell’Est della Francia, decollavano le prime squadriglie di “Rafale”. Questi aerei fanno parte della “quinta generazione” dei caccia, rappresentata dall’F-22 “Raptor”, l’Eurofighter “Typhoon” e il Dassault “Rafale”. Lo standard F3 di questi aerei implementa le piene capacità multiruolo, comprese quelle per l’attacco antinave e la ricognizione. Il casco HMS consente al pilota di aprire il fuoco istintivamente e di individuare e analizzare ogni tipo di minaccia missilistica ed elettronica, gestendo le relative contromisure, è in grado di operare come un vero e proprio sensore e – agendo in triangolazione con altri “Rafale” - localizza con precisione le emittenti elettroniche del nemico.
Il sistema di navigazione e attacco, che si avvale anche di specifiche funzioni del radar per la penetrazione a quote bassissime e alta velocità, è anch’esso molto avanzato e può sfruttare tutto l’arsenale francese di armi guidate, pod elettronici, missili aria-aria e antinave, specifiche che garantiscono la predisposizione del “Rafale” per le missioni aria-suolo.
Esattamente quanto sta accadendo e si intensificherà nelle prossime ore.
Profili di missione
A tutte le squadriglie in azione nei cieli libici, e a quelle pronte a decollare, sono stati assegnati i seguenti profili di missione:
FAC ( Forward Air Control) Controllo aereo avanzato, quello in atto da parte dei “Rafale” francesi. Gli aerei che svolgono questa missione hanno il compito di fornire gli obiettivi principali da colpire agli aerei che svolgono una missione di CAS. Questi velivoli sono dotati di pod di ricerca e puntamento che gli consentono di svolgere il loro compito con estrema precisione.
BAI ( Battlefield Air Interdiction) Interdizione sul campo di battaglia. Questa missione prevede di attaccare veicoli e truppe di terra prima che questi possano entrare in contatto con le foze amiche. E’ prevista la creazione di corridoi di sicurezza ed il coordinamento con altri aerei da attacco o di supporto. Il raggio di azione si estende a circa 28 chilometri oltre il FEBA ( il margine più avanzato del campo di battaglia) per una durata della missione di circa un’ora. Può essere richiesto il rifornimento in volo.
BARCAP ( Barrier Combat Air Patrol) Pattugliamento aereo di sbarramento. Lo scopo di questa missione è quello di impedire un prestabilito spazio o corridoio aereo da parte di velivoli nemici. Questo tipo di missione viene svolta da caccia da superiorità aerea che devono costantemente pattugliare la zona ed eventualmente intervenire aprendo il fuoco.
CAP ( Combat Air Patrol) Crociera di sorveglianza. Lo scopo della missione è quello di fornire copertura aerea in uno spazio prefissato. Il pattugliamento della zona viene effettuato da squadriglie di caccia che solitamente sono in contatto con aerei radar Awacs che forniscono loro tutte le informazioni necessarie, compresa la posizione del nemico. In questo modo si assicura la superiorità aerea contro minacce aeree e forze di attacco e allo stesso tempo i velivoli amici possono agire in uno spazio sicuro.
CAS ( Close Air Support) Appoggio tattico. E’ un tipo di missione svolta da aerei da attacco al suolo o cacciabombardieri ai quali è stato richiesto di attaccare le forze di terra nemiche che minacciano quelle amiche. Il profilo della missione è interamente a bassa quota e si estende fino a circa 5,5 Km oltre il FEBA. La durata di missione è di 45 minuti.
BDA ( Battle Damage Assessment) Valutazione dei danni inflitti. In questa missione viene effettuata u na ricognizione dopo l’attacco di un obiettivo nemico, scattando foto ad alta risoluzione per verificare l’entità dei danni inflitti.
FIGHTER SWEEP. Caccia libera. E’ un pattugliamento aereo particolarmente aggressivo effettuato in territorio nemico che ha lo scopo principale di ingaggiare un combattimento con caccia nemici o mezzi nemici importanti, prima che formazioni d’attacco nemiche penetrino nello spazio aereo nemico.
Le armi di Gheddafi
Il dittatore libico può minacciare quanto vuole ma non è assolutamente in grado di far fronte ad un attacco dell’Alleanza, né di lanciare alcunché. La stima esatta dell’arsenale libico è resa difficile da almeno tre fattori. Gheddafi a questo proposito ha sempre mentito, non ha mai concesso libertà d’azione agli ispettori internazionali, si è sempre approvvigionato attingendo dal mercato parallelo.
Prima della “ rivoluzione del 14 febbraio” si presume il colonnello Muammar Gheddafi disponesse di una forza di 100 mila militari, dotati di artiglieria pesante, blindati, aerei da combattimento e una piccola marina militare. Le unità più equipaggiate rimaste fedeli al colonnello, non superebbero le 60 mila unità, ai quali si aggiunge la riserva di 40mila miliziani. Degli 800 blindati libici, molti sarebbero inutilizzabili, 120 veicoli corazzati da ricognizione sarebbero invece operativi, così come 500 tra blindati da combattimento e per trasporto truppe, oltre a 2000 pezzi di artiglieria, a 500 mila mortai e 400 missili sol-air principalmente adatti per la difesa aerea, ma dei quali non sarebbero utilizzabili per un intervento di esclusione aerea più di 100. Queste cifre sono da considerarsi teoriche perché devono essere rivalutate a seguito delle sanzioni internazionali adottate contro la Libia nel 1990, e alle quali successivamente si sono aggiunte altre risoluzioni di limitazione delle importazioni.
Un esercito demotivato ed emarginato
Gheddafi si è sempre sforzato di emarginare il proprio esercito per paura di un colpo di stato militare contro i membri della sua famiglia e delle tribù dell’ovest a lui fedeli. Le circa 140 tribù che costituiscono il tessuto libico costituiscono un magma in fermento. La Libia non è uno Stato ma una sorta di proprietà privata di Gheddafi, da qui la totale indifferenza del Rais per la sorte degli abitanti che, appunto, non sono il popolo o i concittadini di Gheddafi. Lo zoccolo duro del regime oltre al clan Gadhafa di Sirte ( che erano stati relegati ai margini da re Idris Senoussi ) è costituito dai Mugharha, dai quali provengono dai 10 ai 12mila militari considerati la sua fedelissima guardia pretoriana, come la 32esima brigata al comando del figlio Khamis. La marina militare libica, forte di 8.000 uomini, dispone di due sottomarini da pattugliamento di concezione sovietica, classe Foxtrot, tre navi, e una quindicina di vedette rapide. L’aviazione, formata sulla carta da 18.000 uomini, disporrebbe di 394 aerei, molti dei quali non sarebbero più funzionanti. Tra i velivoli considerati ancora operativi vi sono 7 bombardieri Tu-22, 180 aerei da caccia Mig-21, 23 e 25, Mirage F1 e Su-17 e 24, più un’ottantina di aerei da trasporto truppe. L’ “aviazione leggera” conterebbe invece su 35 elicotteri da combattimento di concezione russa, 11 elicotteri da ricognizione marittima e da 90 elicotteri da trasporto.
Armi chimiche ?
Sulle riserve di armi chimiche ( che la Libia ha dichiarato di aver completamente distrutto nel 2004 nel quadro di riavvicinamento con l’Occidente ) permangono forti sospetti su un arsenale di almeno dieci tonnellate di un tipo di gas letale che Gheddafi avrebbe nascosto in un sito segreto nel deserto. A proposito di arsenali libici sono proprio gli stessi componenti della grande armata occidentale i più adatti a fornire le informazioni più dettagliate e aggiornate, visto che solo nel biennio 2008-2009, l’Italia ha venduto al colonnello armamenti per oltre 205 milioni di Euro; la Francia per 143 milioni di Euro, la piccola Malta per 80 milioni di euro, la Germania per 57 milioni di Euro, il Regno Unito per 53 milioni di Euro, il Portogallo per 21 milioni di Euro. Per non parlare degli Stati Uniti, che dopo la “distensione” del 2004, considerando Gheddafi un alleato nella guerra mondiale al terrorismo, hanno generosamente contribuito.
Il potere delle 140 tribù libiche.
Il più grande clan della Libia occidentale, i potenti Warfalla, che conta 1 milione di affiliati, in passato vicini a Gheddafi, nei giorni scorsi ha dato il suo appoggio agli insorti. Il clan degli Harabi, cui apparteneva l’ex monarca, è riemerso alle spalle del Consiglio Nazionale di Bengasi, costituito dagli insorti. Se si gratta la superficie troviamo molte nuove figure politiche che fanno parte delle tribù un tempo fedeli a re Idris. Seguendo l’esempio dei Warfalla molti clan si stanno spostando dalla parte dei ribelli. Gli zawiya, basati nell’est, hanno minacciato di sabotare gli oleodotti, i Bani Walid hanno ritirato i loro uomini dalle forze di sicurezza del regime, mentre gli Zintan, un tempo alleati di Gheddafi, hanno ufficializzato il loro appoggio ai ribelli. Ma con l’evolversi continuo della situazione nessuna alleanza tribale è certa. I giochi veri inizieranno dopo la definitiva cacciata di Gheddafi.
Scudi umani
Il vero pericolo attuale è quello degli scudi umani. Il Rais non ha fatto mistero di essere disposto a “farsi proteggere” dalla “sua” popolazione in caso di attacco. Come già abbiamo visto più volte, nei territori palestinesi sotto il controllo di Israele, in Iraq, in Bosnia, in Libano, tutti i dittatori non esitano a far ricorso a questo ignobile mezzo, ben sapendo che è l’unico vero deterrente all’azione dei cacciabombardieri. Nulla di peggio di un’azione di guerra, mossa dalla volontà di proteggere popolazioni inermi, che si macchiasse del sangue di innocenti. L’unico vero deterrente in questo caso sarà la velocità di intervento mirato delle forze aeree occidentali. L’ultima esortazione di Sarkozy a Gheddafi è significativa: “ Sa benissimo cosa deve fare subito se vuole evitare il peggio”.
Commando e forze speciali.
La risoluzione d’intervento vieta che sul suolo libico sbarchino contingenti militari, il che non significa che non possano intervenire piccoli nuclei dei reparti d’èlite inglesi, francesi, americani. Si tratta di uomini altamente specializzati e particolarmente addestrati proprio per questo genere di missione “ dietro le linee”. Gli “addetti ai lavori” fanno intendere che già da diverse ore team di specialisti hanno preso posizione in Cirenaica.
Guglielmo Sasinini
Sabato 19.03.2011 17:34
Esattamente 12 minuti dopo che da Parigi giungeva l’autorizzazione ad agire contro la Libia, dalla base di Saint Dizier, nell’Est della Francia, decollavano le prime squadriglie di “Rafale”. Questi aerei fanno parte della “quinta generazione” dei caccia, rappresentata dall’F-22 “Raptor”, l’Eurofighter “Typhoon” e il Dassault “Rafale”. Lo standard F3 di questi aerei implementa le piene capacità multiruolo, comprese quelle per l’attacco antinave e la ricognizione. Il casco HMS consente al pilota di aprire il fuoco istintivamente e di individuare e analizzare ogni tipo di minaccia missilistica ed elettronica, gestendo le relative contromisure, è in grado di operare come un vero e proprio sensore e – agendo in triangolazione con altri “Rafale” - localizza con precisione le emittenti elettroniche del nemico.
Il sistema di navigazione e attacco, che si avvale anche di specifiche funzioni del radar per la penetrazione a quote bassissime e alta velocità, è anch’esso molto avanzato e può sfruttare tutto l’arsenale francese di armi guidate, pod elettronici, missili aria-aria e antinave, specifiche che garantiscono la predisposizione del “Rafale” per le missioni aria-suolo.
Esattamente quanto sta accadendo e si intensificherà nelle prossime ore.
Profili di missione
A tutte le squadriglie in azione nei cieli libici, e a quelle pronte a decollare, sono stati assegnati i seguenti profili di missione:
FAC ( Forward Air Control) Controllo aereo avanzato, quello in atto da parte dei “Rafale” francesi. Gli aerei che svolgono questa missione hanno il compito di fornire gli obiettivi principali da colpire agli aerei che svolgono una missione di CAS. Questi velivoli sono dotati di pod di ricerca e puntamento che gli consentono di svolgere il loro compito con estrema precisione.
BAI ( Battlefield Air Interdiction) Interdizione sul campo di battaglia. Questa missione prevede di attaccare veicoli e truppe di terra prima che questi possano entrare in contatto con le foze amiche. E’ prevista la creazione di corridoi di sicurezza ed il coordinamento con altri aerei da attacco o di supporto. Il raggio di azione si estende a circa 28 chilometri oltre il FEBA ( il margine più avanzato del campo di battaglia) per una durata della missione di circa un’ora. Può essere richiesto il rifornimento in volo.
BARCAP ( Barrier Combat Air Patrol) Pattugliamento aereo di sbarramento. Lo scopo di questa missione è quello di impedire un prestabilito spazio o corridoio aereo da parte di velivoli nemici. Questo tipo di missione viene svolta da caccia da superiorità aerea che devono costantemente pattugliare la zona ed eventualmente intervenire aprendo il fuoco.
CAP ( Combat Air Patrol) Crociera di sorveglianza. Lo scopo della missione è quello di fornire copertura aerea in uno spazio prefissato. Il pattugliamento della zona viene effettuato da squadriglie di caccia che solitamente sono in contatto con aerei radar Awacs che forniscono loro tutte le informazioni necessarie, compresa la posizione del nemico. In questo modo si assicura la superiorità aerea contro minacce aeree e forze di attacco e allo stesso tempo i velivoli amici possono agire in uno spazio sicuro.
CAS ( Close Air Support) Appoggio tattico. E’ un tipo di missione svolta da aerei da attacco al suolo o cacciabombardieri ai quali è stato richiesto di attaccare le forze di terra nemiche che minacciano quelle amiche. Il profilo della missione è interamente a bassa quota e si estende fino a circa 5,5 Km oltre il FEBA. La durata di missione è di 45 minuti.
BDA ( Battle Damage Assessment) Valutazione dei danni inflitti. In questa missione viene effettuata u na ricognizione dopo l’attacco di un obiettivo nemico, scattando foto ad alta risoluzione per verificare l’entità dei danni inflitti.
FIGHTER SWEEP. Caccia libera. E’ un pattugliamento aereo particolarmente aggressivo effettuato in territorio nemico che ha lo scopo principale di ingaggiare un combattimento con caccia nemici o mezzi nemici importanti, prima che formazioni d’attacco nemiche penetrino nello spazio aereo nemico.
Le armi di Gheddafi
Il dittatore libico può minacciare quanto vuole ma non è assolutamente in grado di far fronte ad un attacco dell’Alleanza, né di lanciare alcunché. La stima esatta dell’arsenale libico è resa difficile da almeno tre fattori. Gheddafi a questo proposito ha sempre mentito, non ha mai concesso libertà d’azione agli ispettori internazionali, si è sempre approvvigionato attingendo dal mercato parallelo.
Prima della “ rivoluzione del 14 febbraio” si presume il colonnello Muammar Gheddafi disponesse di una forza di 100 mila militari, dotati di artiglieria pesante, blindati, aerei da combattimento e una piccola marina militare. Le unità più equipaggiate rimaste fedeli al colonnello, non superebbero le 60 mila unità, ai quali si aggiunge la riserva di 40mila miliziani. Degli 800 blindati libici, molti sarebbero inutilizzabili, 120 veicoli corazzati da ricognizione sarebbero invece operativi, così come 500 tra blindati da combattimento e per trasporto truppe, oltre a 2000 pezzi di artiglieria, a 500 mila mortai e 400 missili sol-air principalmente adatti per la difesa aerea, ma dei quali non sarebbero utilizzabili per un intervento di esclusione aerea più di 100. Queste cifre sono da considerarsi teoriche perché devono essere rivalutate a seguito delle sanzioni internazionali adottate contro la Libia nel 1990, e alle quali successivamente si sono aggiunte altre risoluzioni di limitazione delle importazioni.
Un esercito demotivato ed emarginato
Gheddafi si è sempre sforzato di emarginare il proprio esercito per paura di un colpo di stato militare contro i membri della sua famiglia e delle tribù dell’ovest a lui fedeli. Le circa 140 tribù che costituiscono il tessuto libico costituiscono un magma in fermento. La Libia non è uno Stato ma una sorta di proprietà privata di Gheddafi, da qui la totale indifferenza del Rais per la sorte degli abitanti che, appunto, non sono il popolo o i concittadini di Gheddafi. Lo zoccolo duro del regime oltre al clan Gadhafa di Sirte ( che erano stati relegati ai margini da re Idris Senoussi ) è costituito dai Mugharha, dai quali provengono dai 10 ai 12mila militari considerati la sua fedelissima guardia pretoriana, come la 32esima brigata al comando del figlio Khamis. La marina militare libica, forte di 8.000 uomini, dispone di due sottomarini da pattugliamento di concezione sovietica, classe Foxtrot, tre navi, e una quindicina di vedette rapide. L’aviazione, formata sulla carta da 18.000 uomini, disporrebbe di 394 aerei, molti dei quali non sarebbero più funzionanti. Tra i velivoli considerati ancora operativi vi sono 7 bombardieri Tu-22, 180 aerei da caccia Mig-21, 23 e 25, Mirage F1 e Su-17 e 24, più un’ottantina di aerei da trasporto truppe. L’ “aviazione leggera” conterebbe invece su 35 elicotteri da combattimento di concezione russa, 11 elicotteri da ricognizione marittima e da 90 elicotteri da trasporto.
Armi chimiche ?
Sulle riserve di armi chimiche ( che la Libia ha dichiarato di aver completamente distrutto nel 2004 nel quadro di riavvicinamento con l’Occidente ) permangono forti sospetti su un arsenale di almeno dieci tonnellate di un tipo di gas letale che Gheddafi avrebbe nascosto in un sito segreto nel deserto. A proposito di arsenali libici sono proprio gli stessi componenti della grande armata occidentale i più adatti a fornire le informazioni più dettagliate e aggiornate, visto che solo nel biennio 2008-2009, l’Italia ha venduto al colonnello armamenti per oltre 205 milioni di Euro; la Francia per 143 milioni di Euro, la piccola Malta per 80 milioni di euro, la Germania per 57 milioni di Euro, il Regno Unito per 53 milioni di Euro, il Portogallo per 21 milioni di Euro. Per non parlare degli Stati Uniti, che dopo la “distensione” del 2004, considerando Gheddafi un alleato nella guerra mondiale al terrorismo, hanno generosamente contribuito.
Il potere delle 140 tribù libiche.
Il più grande clan della Libia occidentale, i potenti Warfalla, che conta 1 milione di affiliati, in passato vicini a Gheddafi, nei giorni scorsi ha dato il suo appoggio agli insorti. Il clan degli Harabi, cui apparteneva l’ex monarca, è riemerso alle spalle del Consiglio Nazionale di Bengasi, costituito dagli insorti. Se si gratta la superficie troviamo molte nuove figure politiche che fanno parte delle tribù un tempo fedeli a re Idris. Seguendo l’esempio dei Warfalla molti clan si stanno spostando dalla parte dei ribelli. Gli zawiya, basati nell’est, hanno minacciato di sabotare gli oleodotti, i Bani Walid hanno ritirato i loro uomini dalle forze di sicurezza del regime, mentre gli Zintan, un tempo alleati di Gheddafi, hanno ufficializzato il loro appoggio ai ribelli. Ma con l’evolversi continuo della situazione nessuna alleanza tribale è certa. I giochi veri inizieranno dopo la definitiva cacciata di Gheddafi.
Scudi umani
Il vero pericolo attuale è quello degli scudi umani. Il Rais non ha fatto mistero di essere disposto a “farsi proteggere” dalla “sua” popolazione in caso di attacco. Come già abbiamo visto più volte, nei territori palestinesi sotto il controllo di Israele, in Iraq, in Bosnia, in Libano, tutti i dittatori non esitano a far ricorso a questo ignobile mezzo, ben sapendo che è l’unico vero deterrente all’azione dei cacciabombardieri. Nulla di peggio di un’azione di guerra, mossa dalla volontà di proteggere popolazioni inermi, che si macchiasse del sangue di innocenti. L’unico vero deterrente in questo caso sarà la velocità di intervento mirato delle forze aeree occidentali. L’ultima esortazione di Sarkozy a Gheddafi è significativa: “ Sa benissimo cosa deve fare subito se vuole evitare il peggio”.
Commando e forze speciali.
La risoluzione d’intervento vieta che sul suolo libico sbarchino contingenti militari, il che non significa che non possano intervenire piccoli nuclei dei reparti d’èlite inglesi, francesi, americani. Si tratta di uomini altamente specializzati e particolarmente addestrati proprio per questo genere di missione “ dietro le linee”. Gli “addetti ai lavori” fanno intendere che già da diverse ore team di specialisti hanno preso posizione in Cirenaica.
Guglielmo Sasinini
venerdì 18 marzo 2011
...un post del 17/3... il giorno dopo...
...è passata da un po' la mezzanotte, è troppo tardi ormai per riaccendere il mio PC... poco fa mi sono affacciato al balcone della sala ed ho visto una grande nuvola bianca, livida, sopra di me come un'immensa astronave, livida la nuvola e livide di neve le cime di fronte a me, con i confini a confondersi gli uni negli altri... una visione che mi è parsa per un attimo di un altro mondo... un perdersi in quelle forme, dimenticando me stesso, i miei pensieri...
giovedì 17 marzo 2011
....pavesini e succhi di frutta...
...sono stati il mio pranzo oggi, in questo giorno di festa, bandiere al vento ai balconi e musica all'esterno della chiesa di S. Alfonso, di fronte all'ospedale dove mia madre è ancora ricoverata, ancora per poco, in settimana si torna a casa, finalmente...
...da Pierre L. citoyen...
Mentre si festeggia il 150° sto leggendo, invece la storia degli indiani d'America all'incontro con i "civilizzati" occidentali ( Uomini bianchi contro uomini rossi di Gualtiero Stefanon - Mursia editori ) e ( Il secolo dell'Asia di Jan Romein - Giulio Einaudi editore). In questi tempi ho ripreso le mie riflessioni sul senso dell'esistere ed ho lasciato, di nuovo, le riflessioni massime della politica, forse continuerò a livello locale magari con un giornalino di riflessione???
Sento molto la noia esistenziale, faccio anche fatica a leggere, ma riesco ancora a leggere della Storia, vorrei conoscere di più della storia di popoli e nazioni, riprenderò anche la storia della Francia.
Ho fatto delle riflessioni sul buddismo, riconoscendo la positività dei precetti delle Quattro nobili verità e dell'Ottuplice sentiero, ma non essendo d'accordo sulla teoria della reincarnazione, per via scientifica, accolgo questi precetti e continuo per la mia strada di riflessione.
Sto pensando che percorrerò una via di maggiore azione e prove...
Fammi sapere cosa ne pensi, sul tuo blog, anche della storia.
A presto
Pierre L. citoyen
Sento molto la noia esistenziale, faccio anche fatica a leggere, ma riesco ancora a leggere della Storia, vorrei conoscere di più della storia di popoli e nazioni, riprenderò anche la storia della Francia.
Ho fatto delle riflessioni sul buddismo, riconoscendo la positività dei precetti delle Quattro nobili verità e dell'Ottuplice sentiero, ma non essendo d'accordo sulla teoria della reincarnazione, per via scientifica, accolgo questi precetti e continuo per la mia strada di riflessione.
Sto pensando che percorrerò una via di maggiore azione e prove...
Fammi sapere cosa ne pensi, sul tuo blog, anche della storia.
A presto
Pierre L. citoyen
mercoledì 16 marzo 2011
...da LeG...
Buon compleanno Italia
Un tempo i Grandi parlavano così: “L’Italia non sarà mai libera e prospera con i Preti”.
Firmato: Giuseppe Garibaldi.
Salvatore Veca per festeggiare l'Unità d'Italia ci scrive: "Un Paese che non sa custodire il suo Passato, imparando dal meglio che ne fa parte, e facendone piuttosto macerie, rischia di prevedere macerie nel suo futuro".
LeG ha difeso la Costituzione, il 12 marzo, in tutte le piazze italiane oltre che a Roma. Si è indignata per la riforma della Giustizia presentata dal governo. Ha chiesto conto all'opposizione. E adesso discute di nucleare, anche alla luce del disastro giapponese.
Lavoro, diritti, mafie e democrazia sono i temi in cantiere in questi giorni di marzo. Intanto, per questo giovedì 17, appeso il tricolore alle finestre, buona festa dell'unità d'Italia!
Associazione Libertà e Giustizia
viale Col di Lana 12 - 20136 Milano MI
tel 0245491066 - fax 0245491067
info@libertaegiustizia.it - www.libertaegiustizia.it
Un tempo i Grandi parlavano così: “L’Italia non sarà mai libera e prospera con i Preti”.
Firmato: Giuseppe Garibaldi.
Salvatore Veca per festeggiare l'Unità d'Italia ci scrive: "Un Paese che non sa custodire il suo Passato, imparando dal meglio che ne fa parte, e facendone piuttosto macerie, rischia di prevedere macerie nel suo futuro".
LeG ha difeso la Costituzione, il 12 marzo, in tutte le piazze italiane oltre che a Roma. Si è indignata per la riforma della Giustizia presentata dal governo. Ha chiesto conto all'opposizione. E adesso discute di nucleare, anche alla luce del disastro giapponese.
Lavoro, diritti, mafie e democrazia sono i temi in cantiere in questi giorni di marzo. Intanto, per questo giovedì 17, appeso il tricolore alle finestre, buona festa dell'unità d'Italia!
Associazione Libertà e Giustizia
viale Col di Lana 12 - 20136 Milano MI
tel 0245491066 - fax 0245491067
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domenica 13 marzo 2011
...cercando qualcosa...
...una giornata di relax, finalmente, e la mente corre ad immaginare un possibile futuro, esaminando ipotesi su ipotesi ed una marea di situazioni diverse... e provando a disegnare con il pensiero il profilo di una possibile compagna... qualche attimo di tregua dai pressanti impegni quotidiani, mentre Tommy e Kitty sono beatamente appisolati...
sabato 12 marzo 2011
...oye como va...Carlos Santana
...e sono di nuovo a casa dopo un ennesima visita a mia madre in ospedale, in corpo un solo succo di frutta...per ora, ma è il momento di rifarsi, e poi, due giorni di tregua
per cercare di riordinare le idee...intanto un po' di musica per tenersi su...
venerdì 11 marzo 2011
...la Natura si scatena... da Affaritaliani.it
Terremoto in Giappone: 8,9 Richter. Tsunami di 10 metri sulla spiaggia
Venerdí 11.03.2011 19:10
Le testimonianze da Tokyo: "Tutto tremava. Sembrava di essere su una barca". Il tam tam corre su Facebook
Il sisma ha spostato l'asse di rotazione della Terra di 10 cm
E' stato il peggiore nella storia nazionale, e il settimo più grave di sempre a livello mondiale, il possente terremoto che venerdì pomeriggio dell'ora locale, quando in Italia non erano ancora le 7 del mattino, ha investito le coste nord-orientali del Giappone, Tokyo compresa. Il sisma ha raggiunto un'intensità di ben 8,9 gradi sulla scala aperta Richter e, oltre a generare uno 'tsunami' che nel porto di Sendai è arrivato a un'altezza di addirittura 10 metri, ha anche fatto risorgere l'incubo di un disastro nucleare. Altre scosse si sono susseguite per tutta la giornata.
Il movimento tellurico, e le onde anomale che si è trascinato dietro, hanno travolto tutto quanto incontravano lungo il loro incedere: undici centrali atomiche più prossime alle aree disastrate sono allora state chiuse, la metà delle quali grazie al blocco automatico controllato. L'Aiea, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, ha assicurato che le operazioni di spegnimento sono state completate correttamente e senza rischi, e che nell'impianto di Onagawaè' stato estinto un incendio divampato in una turbina. Intorno a un'altra centrale, quella di Fukushima nella prefettura omonima, le autorità hanno però ordinato l'evacuazione di circa duemila persone residenti nel raggio di 2 chilometri dalla centrale; e l'agenzia Onu ha reso noto di essere stata informata dal governo di Tokyo del fatto che il livello di allerta nella zona è stato ulteriormente innalzato.
LE VITTIME - Il bilancio ufficiale delle vittime è aggiornato minuto dopo minuto e parla di almeno mille morti. Una parte delle vittime è rimasta sepolta sotto i crolli, come le cinque persone decedute dalla caduta del tetto di una casa di riposo nella prefettura nordorientale di Fulushima. Molti cadaveri, circa trecento, sono stati ritrovati proprio su una spiaggia di Sendai, nell'isola di Honshu, quando l'onda dello tsunami si è ritirata. Una nave con 100 persone a bordo è stata travolta e la polizia nipponica parla anche di un treno con 100 persone, in servizio sull'area costiera, letteralmente disperso. Stessa sorte anche per 48, tra le quali 23 studenti, date per disperse dopo l'arrivo dello tsunami nel porto di Ofunato.
STATO DI EMERGENZA NUCLEARE - L'incubo nucleare in Giappone ha un nome: Fukushima. E' questa la centrale nucleare, tra le numerose nell'isola colpita dal sisma, dalla quale potrebbero arrivare guai gravi. Nel reattore numero 1 dell'impianto, vecchio di 40 anni, il sistema di raffreddamento del nocciolo del reattore non ha funzionato e all'interno dell'impianto si e' registrato un innalzamento del livello di radioattivita'. Le centrali interessate nell'area del sisma, il nord-est, sono quattro. I reattori che, al momento della scosse, si sono automaticamente chiusi sono stati undici, localizzati nelle centrali di Oganawa, Tokai, Fukushima Daini e Fukushima Daiichi. Tre di quest'ultima si sono chiusi automaticamente; altri tre non erano operativi. E' stato il guasto al sistema di raffreddamento all'ultimo reattore che ha spinto il governo a dichiarare "l'emergenza nucleare, come previsto nelle procedure per situazioni del genere. I reattori in questioni sono ad acqua, i piu' comuni in Giappone: il calore e' prodotto da una reazione nel nucleo, che porta l'acqua all'ebollizione e dunque al vapore. Quest'ultimo serve a far funzionare una turbina, dopo di che viene raffreddato in un condensatore e riconvertito in acqua, che viene poi pompata nel nucleo del reattore, completando il ciclo. Anche quando il reattore e' chiuso e la fissione nucleare fermata, resta un intenso livello di vapore. Il sistema di raffreddamento serve proprio a dissipare questo vapore. A Fukushima, dove la situazione sembra stia peggiorando, si sta cercando di allentare la pressione sul reattore facendo fuoriuscire parte del vapore radioattivo accumulato. Gli ingegneri stanno cercando di fissare il sistema di raffreddamento al reattore principale. Le autorita' giapponesi si aspettano possibili fughe radioattive di ridotta entita'. In un raggio di due chilometri attorno alla centrale vivono circa 2.800 abitanti. A tutti e' stato ordinato di evacuare.
SENDAI - Le immagini e le notizie più impressionanti arrivano dal porto di Sendai, città capoluogo della prefettura di Miyagi, nel nordest del Giappone. Qui si è abbattuto uno «tsunami» alto una decina di metri: esattamente come avevano preavvertito le autorità. Lo tsunami si è spinto fino a 5 chilometri all'interno della prefettura di Fukushima. Quando si è ritirato sono rimasti sulla spiaggia da 200 a 300 corpi. Le agenzie nipponiche Kyodo News e Jiji Press hanno specificato che i corpi sono stati trovati nella zona di Wakabayashi a Sendai. Nell'area quasi tutte le 1.200 case sono state in qualche modo colpite. L'esercito ha provveduto ad evacuare i 60.000-70.000 residenti di Sendai spostandoli in rifugi di fortuna. Sendai, capoluogo della prefettura di Miyagi, ha una popolazione di circa un milione di persone ma solo quelle che vivono lungo la costa sono state direttamente colpite dall'onda anomala. Non solo il Giappone ha comunque dovuto fare i conti con le conseguenze del terremoto: gli allerta 'tsunami' si sono susseguiti da una sponda all'altra dell'Oceano Pacifico, dalla Siberia e dalle isole Curili in Russia, alle Hawaii e all'Alaska negli Stati Uniti; da Taiwan, dalle Filippine e dall'Indonesia fino all'Australia e alla remota Nuova Zelanda, reduce da un recente cataclisma analogo. L'allarme e' scattato in tutte le micro-nazioni dell'Oceania, e si e' esteso all'America Latina, dal Messico al Cile. Stato di emergenza in Ecuador. Evacuata la California.
FARNESINA AVVIATO LO STATO DI CRISI: PERSI I CONTATTI CON 28 ITALIANI- Presso l'ambasciata italiano a Tokyo è stata istituita una unità di crisi con un numero telefonico per le emergenze operativo 24 ore su 24 per le emergenze. Inizialmente persi i contatti con 28 italiani, dieci dei quali sono stati poi contattati. "I connazionali nelle irreperibili nelle quattro prefetture sono impegnati, a vario titolo, dalla ristorazione alle attività commerciali", ha aggiunto Petrone. Attraverso la propria Unità di Crisi, la Farnesina sta verificando l'eventuale coinvolgimento e le condizioni dei cittadini italiani in seguito alle devastazioni provocate nel Giappone nord-orientale, Il ministero degli Esteri consiglia in ogni caso di consultare la pagina dell'Unita' di Crisi su FaceBook.
INTERROTTO TRAFFICO AEREO - E' stato interrotto il traffico aereo all'aeroporto Nerita di Tokyo, in seguito al violento terremoto vche ha colpito il nord-est del Giappone e ha provocato un'allerta tsunami.
PALAZZI IN FIAMME - Numerosi i grattacieli che hanno oscillato e hanno obbligato la popolazione a scendere in strada dandosi alla fuga in cerca di riparo. Le autorità hanno immediatamente lanciato l'allarme tsunami, avvertendo che il movimento tellurico potrebbe generare un'onda anomala alta ben 6 metri. Analoghi allerta sono stati diramati nella Siberia russa e alle isole Marianne. Pochi minuti dopo il sisma il premier giapponese ha convocato una riunione di emergenza. Interrotto il traffico aereo all'aeroporto Nerita di Tokyo.
LE SCOSSE - Tra le scosse più forti ci sono state numerose scosse di assestamento perfettamente percepibili anche a Tokyo, distante circa 500 chilometri dall'epicentro individuato nelle acque del Pacifico, a 10 km di profondità e a 130 km dalla prefettura settentrionale di Miyagi. La tv pubblica Nhk ha riferito di incendi a Odaiba, sulla baia di Tokyo.
PIEGATA L'ANTENNA DELLA TOKYO TOWER- L'antenna in cima alla Tokyo Tower, il simbolo della capitale nipponica e della ricostruzione post-bellica, si è piegata a causa delle scosse di terremoto.
CAOS IN CALIFORNIA - Lo tsunami generato dal sisma di magnitudo 8,9 che ha colpito il Giappone sta arrivando in California. Si va verso l'evacuazione della la costa dove è attesa una onda tra poche
decine di centimetri e 2 metri. L'area più colpita potrebbe essere quella del Nord dello Stato a Crescente. Lo riferiscono le autorità locali.
I RACCONTI - Fumo nero si alza anche da un'area industriale nella zona di Isogo, a Yokohama. Immagini televisive mostrano imbarcazioni, automobili e camion trascinate dall'acqua dopo che uno tsunami di piccole dimensioni ha colpito la cittadina di Kamaichi nel nord del Paese. L'agenzia stampa Kyodo riferisce di incendi nella città di Sendai, nel nordest. "L'edificio ha tremato per un tempo che è sembrato lungo e molte persone nella redazione hanno indossato i caschi e alcune si sono infilate sotto le scrivanie", ha detto la corrispondente Reuters Linda Sieg. "E' stato probabilmente il peggiore che ho sentito da quando sono arrivata in Giappone più di 20 anni fa". I passeggeri di un treno della metropolitana a Tokyo hanno urlato e stretto la mano dei vicini. La scossa è stata così forte che è stato difficile restare in piedi, ha detto la giornalista Reuters Mariko Katsumara.
INCENDIO IN RAFFINERIA- Una raffineria è in fiamme nella città di Iichihara, nella regione di Tokyo, dopo il violento sisma che ha colpito oggi il nord-est del Paese. Lo riferisce la televisione di stato mostrando le immagini.
BLOCCATI IMPIANTI NUCLEARI E TRENI- Due impianti nucleari nella prefettura di Fukushima sulla costa del Pacifico hanno bloccato in automatico le attività a seguito delle scosse registrate nelle acque dell'oceano. Stesso discorso per metropolitana, treni e i superveloci shinkansen. Stop precauzionali per gli aeroporti, Narita e Haneda, per la verifica dello stato delle piste.
TRENO SPARISCE NEL NULLA- Tra i disastri provocati dal terremoto di magnitudo 8,9 in Giappone, c'è anche un treno passeggeri che sembra essere scomparso nel nulla mentre era in viaggio lungo la costa nord-orientale dell'isola di Honshu, la piu' grande dell'arcipelago nipponico. A bordo si trovavano all'incirca un centinaio di persone.
Venerdí 11.03.2011 19:10
Le testimonianze da Tokyo: "Tutto tremava. Sembrava di essere su una barca". Il tam tam corre su Facebook
Il sisma ha spostato l'asse di rotazione della Terra di 10 cm
E' stato il peggiore nella storia nazionale, e il settimo più grave di sempre a livello mondiale, il possente terremoto che venerdì pomeriggio dell'ora locale, quando in Italia non erano ancora le 7 del mattino, ha investito le coste nord-orientali del Giappone, Tokyo compresa. Il sisma ha raggiunto un'intensità di ben 8,9 gradi sulla scala aperta Richter e, oltre a generare uno 'tsunami' che nel porto di Sendai è arrivato a un'altezza di addirittura 10 metri, ha anche fatto risorgere l'incubo di un disastro nucleare. Altre scosse si sono susseguite per tutta la giornata.
Il movimento tellurico, e le onde anomale che si è trascinato dietro, hanno travolto tutto quanto incontravano lungo il loro incedere: undici centrali atomiche più prossime alle aree disastrate sono allora state chiuse, la metà delle quali grazie al blocco automatico controllato. L'Aiea, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, ha assicurato che le operazioni di spegnimento sono state completate correttamente e senza rischi, e che nell'impianto di Onagawaè' stato estinto un incendio divampato in una turbina. Intorno a un'altra centrale, quella di Fukushima nella prefettura omonima, le autorità hanno però ordinato l'evacuazione di circa duemila persone residenti nel raggio di 2 chilometri dalla centrale; e l'agenzia Onu ha reso noto di essere stata informata dal governo di Tokyo del fatto che il livello di allerta nella zona è stato ulteriormente innalzato.
LE VITTIME - Il bilancio ufficiale delle vittime è aggiornato minuto dopo minuto e parla di almeno mille morti. Una parte delle vittime è rimasta sepolta sotto i crolli, come le cinque persone decedute dalla caduta del tetto di una casa di riposo nella prefettura nordorientale di Fulushima. Molti cadaveri, circa trecento, sono stati ritrovati proprio su una spiaggia di Sendai, nell'isola di Honshu, quando l'onda dello tsunami si è ritirata. Una nave con 100 persone a bordo è stata travolta e la polizia nipponica parla anche di un treno con 100 persone, in servizio sull'area costiera, letteralmente disperso. Stessa sorte anche per 48, tra le quali 23 studenti, date per disperse dopo l'arrivo dello tsunami nel porto di Ofunato.
STATO DI EMERGENZA NUCLEARE - L'incubo nucleare in Giappone ha un nome: Fukushima. E' questa la centrale nucleare, tra le numerose nell'isola colpita dal sisma, dalla quale potrebbero arrivare guai gravi. Nel reattore numero 1 dell'impianto, vecchio di 40 anni, il sistema di raffreddamento del nocciolo del reattore non ha funzionato e all'interno dell'impianto si e' registrato un innalzamento del livello di radioattivita'. Le centrali interessate nell'area del sisma, il nord-est, sono quattro. I reattori che, al momento della scosse, si sono automaticamente chiusi sono stati undici, localizzati nelle centrali di Oganawa, Tokai, Fukushima Daini e Fukushima Daiichi. Tre di quest'ultima si sono chiusi automaticamente; altri tre non erano operativi. E' stato il guasto al sistema di raffreddamento all'ultimo reattore che ha spinto il governo a dichiarare "l'emergenza nucleare, come previsto nelle procedure per situazioni del genere. I reattori in questioni sono ad acqua, i piu' comuni in Giappone: il calore e' prodotto da una reazione nel nucleo, che porta l'acqua all'ebollizione e dunque al vapore. Quest'ultimo serve a far funzionare una turbina, dopo di che viene raffreddato in un condensatore e riconvertito in acqua, che viene poi pompata nel nucleo del reattore, completando il ciclo. Anche quando il reattore e' chiuso e la fissione nucleare fermata, resta un intenso livello di vapore. Il sistema di raffreddamento serve proprio a dissipare questo vapore. A Fukushima, dove la situazione sembra stia peggiorando, si sta cercando di allentare la pressione sul reattore facendo fuoriuscire parte del vapore radioattivo accumulato. Gli ingegneri stanno cercando di fissare il sistema di raffreddamento al reattore principale. Le autorita' giapponesi si aspettano possibili fughe radioattive di ridotta entita'. In un raggio di due chilometri attorno alla centrale vivono circa 2.800 abitanti. A tutti e' stato ordinato di evacuare.
SENDAI - Le immagini e le notizie più impressionanti arrivano dal porto di Sendai, città capoluogo della prefettura di Miyagi, nel nordest del Giappone. Qui si è abbattuto uno «tsunami» alto una decina di metri: esattamente come avevano preavvertito le autorità. Lo tsunami si è spinto fino a 5 chilometri all'interno della prefettura di Fukushima. Quando si è ritirato sono rimasti sulla spiaggia da 200 a 300 corpi. Le agenzie nipponiche Kyodo News e Jiji Press hanno specificato che i corpi sono stati trovati nella zona di Wakabayashi a Sendai. Nell'area quasi tutte le 1.200 case sono state in qualche modo colpite. L'esercito ha provveduto ad evacuare i 60.000-70.000 residenti di Sendai spostandoli in rifugi di fortuna. Sendai, capoluogo della prefettura di Miyagi, ha una popolazione di circa un milione di persone ma solo quelle che vivono lungo la costa sono state direttamente colpite dall'onda anomala. Non solo il Giappone ha comunque dovuto fare i conti con le conseguenze del terremoto: gli allerta 'tsunami' si sono susseguiti da una sponda all'altra dell'Oceano Pacifico, dalla Siberia e dalle isole Curili in Russia, alle Hawaii e all'Alaska negli Stati Uniti; da Taiwan, dalle Filippine e dall'Indonesia fino all'Australia e alla remota Nuova Zelanda, reduce da un recente cataclisma analogo. L'allarme e' scattato in tutte le micro-nazioni dell'Oceania, e si e' esteso all'America Latina, dal Messico al Cile. Stato di emergenza in Ecuador. Evacuata la California.
FARNESINA AVVIATO LO STATO DI CRISI: PERSI I CONTATTI CON 28 ITALIANI- Presso l'ambasciata italiano a Tokyo è stata istituita una unità di crisi con un numero telefonico per le emergenze operativo 24 ore su 24 per le emergenze. Inizialmente persi i contatti con 28 italiani, dieci dei quali sono stati poi contattati. "I connazionali nelle irreperibili nelle quattro prefetture sono impegnati, a vario titolo, dalla ristorazione alle attività commerciali", ha aggiunto Petrone. Attraverso la propria Unità di Crisi, la Farnesina sta verificando l'eventuale coinvolgimento e le condizioni dei cittadini italiani in seguito alle devastazioni provocate nel Giappone nord-orientale, Il ministero degli Esteri consiglia in ogni caso di consultare la pagina dell'Unita' di Crisi su FaceBook.
INTERROTTO TRAFFICO AEREO - E' stato interrotto il traffico aereo all'aeroporto Nerita di Tokyo, in seguito al violento terremoto vche ha colpito il nord-est del Giappone e ha provocato un'allerta tsunami.
PALAZZI IN FIAMME - Numerosi i grattacieli che hanno oscillato e hanno obbligato la popolazione a scendere in strada dandosi alla fuga in cerca di riparo. Le autorità hanno immediatamente lanciato l'allarme tsunami, avvertendo che il movimento tellurico potrebbe generare un'onda anomala alta ben 6 metri. Analoghi allerta sono stati diramati nella Siberia russa e alle isole Marianne. Pochi minuti dopo il sisma il premier giapponese ha convocato una riunione di emergenza. Interrotto il traffico aereo all'aeroporto Nerita di Tokyo.
LE SCOSSE - Tra le scosse più forti ci sono state numerose scosse di assestamento perfettamente percepibili anche a Tokyo, distante circa 500 chilometri dall'epicentro individuato nelle acque del Pacifico, a 10 km di profondità e a 130 km dalla prefettura settentrionale di Miyagi. La tv pubblica Nhk ha riferito di incendi a Odaiba, sulla baia di Tokyo.
PIEGATA L'ANTENNA DELLA TOKYO TOWER- L'antenna in cima alla Tokyo Tower, il simbolo della capitale nipponica e della ricostruzione post-bellica, si è piegata a causa delle scosse di terremoto.
CAOS IN CALIFORNIA - Lo tsunami generato dal sisma di magnitudo 8,9 che ha colpito il Giappone sta arrivando in California. Si va verso l'evacuazione della la costa dove è attesa una onda tra poche
decine di centimetri e 2 metri. L'area più colpita potrebbe essere quella del Nord dello Stato a Crescente. Lo riferiscono le autorità locali.
I RACCONTI - Fumo nero si alza anche da un'area industriale nella zona di Isogo, a Yokohama. Immagini televisive mostrano imbarcazioni, automobili e camion trascinate dall'acqua dopo che uno tsunami di piccole dimensioni ha colpito la cittadina di Kamaichi nel nord del Paese. L'agenzia stampa Kyodo riferisce di incendi nella città di Sendai, nel nordest. "L'edificio ha tremato per un tempo che è sembrato lungo e molte persone nella redazione hanno indossato i caschi e alcune si sono infilate sotto le scrivanie", ha detto la corrispondente Reuters Linda Sieg. "E' stato probabilmente il peggiore che ho sentito da quando sono arrivata in Giappone più di 20 anni fa". I passeggeri di un treno della metropolitana a Tokyo hanno urlato e stretto la mano dei vicini. La scossa è stata così forte che è stato difficile restare in piedi, ha detto la giornalista Reuters Mariko Katsumara.
INCENDIO IN RAFFINERIA- Una raffineria è in fiamme nella città di Iichihara, nella regione di Tokyo, dopo il violento sisma che ha colpito oggi il nord-est del Paese. Lo riferisce la televisione di stato mostrando le immagini.
BLOCCATI IMPIANTI NUCLEARI E TRENI- Due impianti nucleari nella prefettura di Fukushima sulla costa del Pacifico hanno bloccato in automatico le attività a seguito delle scosse registrate nelle acque dell'oceano. Stesso discorso per metropolitana, treni e i superveloci shinkansen. Stop precauzionali per gli aeroporti, Narita e Haneda, per la verifica dello stato delle piste.
TRENO SPARISCE NEL NULLA- Tra i disastri provocati dal terremoto di magnitudo 8,9 in Giappone, c'è anche un treno passeggeri che sembra essere scomparso nel nulla mentre era in viaggio lungo la costa nord-orientale dell'isola di Honshu, la piu' grande dell'arcipelago nipponico. A bordo si trovavano all'incirca un centinaio di persone.
...da LeG...
La riforma contro la Giustizia - Tutti in piazza il 12 marzo
Il governo Berlusconi vara la riforma contro la Giustizia un papocchio che riscrive 13 articoli della Costituzione. Un motivo in più, dopo gli attacchi alla scuola pubblica e i colpi continui ai principi fondanti dell'Italia repubblicana, per scendere in piazza sabato 12 marzo a difendere la nostra Carta. Noi ci saremo, non solo a Roma, e sfileremo per le piazze italiane con il Tricolore e la Costituzione. In allegato, c'è il volantino, preparato da LeG Milano.
Ci pare di vivere in uno strano Paese, per la verità. Un paese dove sembra che non siamo più liberi nemmeno di dissentire. A Brescia due soci di LeG sono finiti al centro di uno strano caso, che sa di intimidazione. La Digos che interviene per togliere gli striscioni della campagna Dimettiti. È reato appendere uno striscione al balcone? E da quando? In attesa di saperne di più, dopo un esposto e molti articoli sui giornali, abbiamo capito che Brescia da un po' di tempo è diventata la città dei divieti.
Abbiamo anche sentito Anna Finocchiaro, presidente dei senatori pd, chiede “un’alleanza democratica contro l’attacco alle istituzioni” , torna dunque sulla proposta di alleanza costituzionale pr un governo a termine con cinque obiettivi: riforma elettorale, riforma fiscale, attenzione al Mezzogiorno, nuova politica per la scuola e per la cultura, e soprattutto un piano per le politiche giovanili e l'occupazione.
Associazione Libertà e Giustizia
viale Col di Lana 12 - 20136 Milano MI
tel 0245491066 - fax 0245491067
info@libertaegiustizia.it - www.libertaegiustizia.it
Il governo Berlusconi vara la riforma contro la Giustizia un papocchio che riscrive 13 articoli della Costituzione. Un motivo in più, dopo gli attacchi alla scuola pubblica e i colpi continui ai principi fondanti dell'Italia repubblicana, per scendere in piazza sabato 12 marzo a difendere la nostra Carta. Noi ci saremo, non solo a Roma, e sfileremo per le piazze italiane con il Tricolore e la Costituzione. In allegato, c'è il volantino, preparato da LeG Milano.
Ci pare di vivere in uno strano Paese, per la verità. Un paese dove sembra che non siamo più liberi nemmeno di dissentire. A Brescia due soci di LeG sono finiti al centro di uno strano caso, che sa di intimidazione. La Digos che interviene per togliere gli striscioni della campagna Dimettiti. È reato appendere uno striscione al balcone? E da quando? In attesa di saperne di più, dopo un esposto e molti articoli sui giornali, abbiamo capito che Brescia da un po' di tempo è diventata la città dei divieti.
Abbiamo anche sentito Anna Finocchiaro, presidente dei senatori pd, chiede “un’alleanza democratica contro l’attacco alle istituzioni” , torna dunque sulla proposta di alleanza costituzionale pr un governo a termine con cinque obiettivi: riforma elettorale, riforma fiscale, attenzione al Mezzogiorno, nuova politica per la scuola e per la cultura, e soprattutto un piano per le politiche giovanili e l'occupazione.
Associazione Libertà e Giustizia
viale Col di Lana 12 - 20136 Milano MI
tel 0245491066 - fax 0245491067
info@libertaegiustizia.it - www.libertaegiustizia.it
martedì 8 marzo 2011
...giornate piene...
...continuo a fare la spola tra casa mia, ufficio, casa di mia madre ed ospedale... del mio lavoro me ne occupo ad intermittenza, un giorno si e uno no, senza sapere quando avrà fine tutto questo...lo stress sale a mille, non mangio, sbocconcello... speriamo bene...
venerdì 4 marzo 2011
...da LeG...
Tricolora il tuo balcone
Appendiamo il tricolore ai nostri balconi. Per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, esponiamo la bandiera per ricordare la mobilitazione del 12 marzo a difesa della Costituzione.
(In allegato, il volantino per diffondere l'iniziativa)
Fervono intanto i preparativi per il giorno del corteo che attraverserà Roma da piazza della Repubblica a piazza del Popolo. LeG mobilita i circoli che organizzano pullman per la manifestazione romana o partecipano con le altre organizzazioni ai presidi organizzati nelle principali città. Qui, l'elenco completo.
E per non dimenticare l'appuntamento per la nostra Carta costituzionale invitiamo tutti a mettere il post-it come avatar di siti, blog, profili e pagine su Facebook. Da sovrapporre alla propria identità virtuale per rendere visibile impegno e voglia di mobilitazione.
Noi ci dobbiamo ribellare
Associazione Libertà e Giustizia
viale Col di Lana 12 - 20136 Milano MI
tel 0245491066 - fax 0245491067
info@libertaegiustizia.it - www.libertaegiustizia.it
Appendiamo il tricolore ai nostri balconi. Per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, esponiamo la bandiera per ricordare la mobilitazione del 12 marzo a difesa della Costituzione.
(In allegato, il volantino per diffondere l'iniziativa)
Fervono intanto i preparativi per il giorno del corteo che attraverserà Roma da piazza della Repubblica a piazza del Popolo. LeG mobilita i circoli che organizzano pullman per la manifestazione romana o partecipano con le altre organizzazioni ai presidi organizzati nelle principali città. Qui, l'elenco completo.
E per non dimenticare l'appuntamento per la nostra Carta costituzionale invitiamo tutti a mettere il post-it come avatar di siti, blog, profili e pagine su Facebook. Da sovrapporre alla propria identità virtuale per rendere visibile impegno e voglia di mobilitazione.
Noi ci dobbiamo ribellare
Associazione Libertà e Giustizia
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...da LeG...
Pronti? Si torna in piazza.
Tricolore e Carta alla mano, si manifesta per difendere la nostra Legge con la elle maiuscola. Non c'è da stare tranquilli. Dopo i continui attacchi di questo governo, anche l'ultimo colpo assestato dal presidente del Consiglio contro la scuola pubblica indigna e muove i volontari della democrazia alla mobilitazione, per le strade delle città.
La manifestazione principale è a Roma, dove il corteo partirà da piazza della Repubblica per arrivare a piazza del Popolo.
Per evitare di sovrapporre gli eventi, Libertà e Giustizia rinvia a data da stabilirsi l'appuntamento in cantiere a Brescia, e inizialmente previsto proprio per il 12 marzo, con Gustavo Zagrebelsky. Vi faremo sapere i dettagli appena possibile.
La strategia
Del resto, la strategia del Cavaliere è fin troppo chiara; inutile contare su sussulti di dignità ispirati al modello tedesco...
Gli incontri
In attesa della manifestazione del 12 marzo, prosegue il calendario degli appuntamenti di LeG. Si parla di libri, donne, globalizzazione, ecologia e antica Grecia.
Associazione Libertà e Giustizia
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Tricolore e Carta alla mano, si manifesta per difendere la nostra Legge con la elle maiuscola. Non c'è da stare tranquilli. Dopo i continui attacchi di questo governo, anche l'ultimo colpo assestato dal presidente del Consiglio contro la scuola pubblica indigna e muove i volontari della democrazia alla mobilitazione, per le strade delle città.
La manifestazione principale è a Roma, dove il corteo partirà da piazza della Repubblica per arrivare a piazza del Popolo.
Per evitare di sovrapporre gli eventi, Libertà e Giustizia rinvia a data da stabilirsi l'appuntamento in cantiere a Brescia, e inizialmente previsto proprio per il 12 marzo, con Gustavo Zagrebelsky. Vi faremo sapere i dettagli appena possibile.
La strategia
Del resto, la strategia del Cavaliere è fin troppo chiara; inutile contare su sussulti di dignità ispirati al modello tedesco...
Gli incontri
In attesa della manifestazione del 12 marzo, prosegue il calendario degli appuntamenti di LeG. Si parla di libri, donne, globalizzazione, ecologia e antica Grecia.
Associazione Libertà e Giustizia
viale Col di Lana 12 - 20136 Milano MI
tel 0245491066 - fax 0245491067
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giovedì 3 marzo 2011
...da Pierre L. citoyen...
2a parte
Poco importa se il deficit ha iniziato a divorare le casse dello stato. Nel 1998 Mugabe ha inviato un terzo del suo esercito (12mila uomini) a combattere nella Repubblica democratica del Congo, in difesa del governo Kabila. Un'operazione infausta che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha interpretato come "un tentativo di arricchimento personale degli ufficiali governativi dopo il declinante tasso di scambio dello Zimbabwe, la fallimentare industria mineraria e la situazione critica degli approvvigionamenti energetici". La smania di protagonismo ha indotto il vecchio Dinosauro a voltare le spalle all'occidente e cacciare le ong dal paese per gestire autonomamente gli aiuti, fino a dare rifugio all'ex presidente dell'Etiopia, Menghistu Hailé Mariam, responsabile di gravi violazioni dei diritti umani tra il 1974 e il 1991. Con un misto di sfida, spacconeria e disprezzo Mugabe ha accettato le sanzioni economiche di Usa, Gran Bretagna e Unione Europea rilanciando gli slogan triti e ritriti in salsa panafricana: "Abbiamo lottato per la terra, la sovranità, l'indipendenza, siamo pronti a dare il nostro sangue per difenderla".
da "Il Foglio" del 5 marzo 2005
Poco importa se il deficit ha iniziato a divorare le casse dello stato. Nel 1998 Mugabe ha inviato un terzo del suo esercito (12mila uomini) a combattere nella Repubblica democratica del Congo, in difesa del governo Kabila. Un'operazione infausta che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha interpretato come "un tentativo di arricchimento personale degli ufficiali governativi dopo il declinante tasso di scambio dello Zimbabwe, la fallimentare industria mineraria e la situazione critica degli approvvigionamenti energetici". La smania di protagonismo ha indotto il vecchio Dinosauro a voltare le spalle all'occidente e cacciare le ong dal paese per gestire autonomamente gli aiuti, fino a dare rifugio all'ex presidente dell'Etiopia, Menghistu Hailé Mariam, responsabile di gravi violazioni dei diritti umani tra il 1974 e il 1991. Con un misto di sfida, spacconeria e disprezzo Mugabe ha accettato le sanzioni economiche di Usa, Gran Bretagna e Unione Europea rilanciando gli slogan triti e ritriti in salsa panafricana: "Abbiamo lottato per la terra, la sovranità, l'indipendenza, siamo pronti a dare il nostro sangue per difenderla".
da "Il Foglio" del 5 marzo 2005
...da Pierre L. citoyen...
Fonte: Il Foglio di Pamela Barbaglia
Per scongiurare la minaccia neocolonialista degli occidentali "guerrafondai" Robert Mugabe ce l'ha messa tutta: la confisca delle terre (rimaste inutilizzate), il riarmo dei veterani, l'isolamento a livello internazionale. Dal 1980 l'ex colonia britannica, nonché ex "granaio d'Africa", è paralizzata dalla sua leadership totalitaria.
Con sei mandati presidenziali consecutivi - puntualmente accompagnati dalle accuse di brogli elettorali - Mugabe ha ridotto sul lastrico il paese, esasperando una politica liberticida devota al nazionalismo estremo.
Neppure la sospensione dal Commonwealth e il congelamento degli aiuti finanziari da parte del Fondo monetario internazionale sono riusciti ad allentarne la linea dura. In 25 anni di governo l'ex guerrigliero di razza "shona" ha messo a tacere l'opposizione, perseguitando i suoi rappresentanti e accentrando su di sé la duplice funzione di presidente e capo dell'esecutivo. Cinico e tracotante, il "compagno Bob" si difende giustificando l'inflazione galoppante (pari al 300%) e la catastrofe umanitaria come gli effetti collaterali del "nostro legittimo diritto all'autodeterminazione".
Chi lo definisce il padre-padrone dell'Africa nera sa perfettamente che, varcata la linea dell'equatore, Mugabe rischia l'arresto e la persecuzione internazionale per violazione dei diritti umani. Un'eventualità che l'ottantenne despota intende vanificare con il prossimo appuntamento alle urne, fissato a fine marzo, per il rinnovo del Parlamento. Dicesi democrazia, anche se tutto si svolgerà lontano dagli sguardi indiscreti degli osservatori internazionali, che Mugabe ha bandito dal paese. Dopo le consultazioni in Arabia Saudita, anche quella pianificata dal governo di Harare sarebbe una messa in scena ben congegnata che, oltre a confermare lo status quo, darebbe a Mugabe la maggioranza per emendare la Costituzione. Niente più che un'aggiustatina qua e là per spianare la strada a una rielezione, oppure delegare il potere a qualche suo delfino.
L'ars politica del tiranno è infarcita di demagogia. Proprio l'esasperata crociata al "nemico bianco" ai tempi di Ian Smith, ex governatore della Rhodesia del sud fino alla fine degli anni Settanta, ha favorito la rapida ascesa dell'Unione nazionale africana dello Zimbabwe (Zanu), capeggiata da Mugabe. In realtà, la bagarre contro gli agricoltori europei è stata montata a parole. Soltanto in tempi recenti sono arrivati i fatti con l'invasione violenta delle fattorie, seguita a una prima tornata di espropri a favore dei militanti del partito. Il pugno di ferro ha costretto i bianchi zimbabwani a fare le valige. Ecco che la retorica populista di Mugabe ha dato i suoi "buoni" frutti con la progressiva perdita delle risorse monetarie e del know how sulla gestione moderna delle imprese agricole.
Per scongiurare la minaccia neocolonialista degli occidentali "guerrafondai" Robert Mugabe ce l'ha messa tutta: la confisca delle terre (rimaste inutilizzate), il riarmo dei veterani, l'isolamento a livello internazionale. Dal 1980 l'ex colonia britannica, nonché ex "granaio d'Africa", è paralizzata dalla sua leadership totalitaria.
Con sei mandati presidenziali consecutivi - puntualmente accompagnati dalle accuse di brogli elettorali - Mugabe ha ridotto sul lastrico il paese, esasperando una politica liberticida devota al nazionalismo estremo.
Neppure la sospensione dal Commonwealth e il congelamento degli aiuti finanziari da parte del Fondo monetario internazionale sono riusciti ad allentarne la linea dura. In 25 anni di governo l'ex guerrigliero di razza "shona" ha messo a tacere l'opposizione, perseguitando i suoi rappresentanti e accentrando su di sé la duplice funzione di presidente e capo dell'esecutivo. Cinico e tracotante, il "compagno Bob" si difende giustificando l'inflazione galoppante (pari al 300%) e la catastrofe umanitaria come gli effetti collaterali del "nostro legittimo diritto all'autodeterminazione".
Chi lo definisce il padre-padrone dell'Africa nera sa perfettamente che, varcata la linea dell'equatore, Mugabe rischia l'arresto e la persecuzione internazionale per violazione dei diritti umani. Un'eventualità che l'ottantenne despota intende vanificare con il prossimo appuntamento alle urne, fissato a fine marzo, per il rinnovo del Parlamento. Dicesi democrazia, anche se tutto si svolgerà lontano dagli sguardi indiscreti degli osservatori internazionali, che Mugabe ha bandito dal paese. Dopo le consultazioni in Arabia Saudita, anche quella pianificata dal governo di Harare sarebbe una messa in scena ben congegnata che, oltre a confermare lo status quo, darebbe a Mugabe la maggioranza per emendare la Costituzione. Niente più che un'aggiustatina qua e là per spianare la strada a una rielezione, oppure delegare il potere a qualche suo delfino.
L'ars politica del tiranno è infarcita di demagogia. Proprio l'esasperata crociata al "nemico bianco" ai tempi di Ian Smith, ex governatore della Rhodesia del sud fino alla fine degli anni Settanta, ha favorito la rapida ascesa dell'Unione nazionale africana dello Zimbabwe (Zanu), capeggiata da Mugabe. In realtà, la bagarre contro gli agricoltori europei è stata montata a parole. Soltanto in tempi recenti sono arrivati i fatti con l'invasione violenta delle fattorie, seguita a una prima tornata di espropri a favore dei militanti del partito. Il pugno di ferro ha costretto i bianchi zimbabwani a fare le valige. Ecco che la retorica populista di Mugabe ha dato i suoi "buoni" frutti con la progressiva perdita delle risorse monetarie e del know how sulla gestione moderna delle imprese agricole.
...da Pierre L. citoyen...
Ciao Renè sto raccogliendo informazioni di dittature che, come la Libia, fanno affari con l'occidente.
Pierre
Corriere della Sera, 8 giugno 2008
Mugabe a Roma con il figlio del mercante d'armi
Durante il vertice Fao è arrivato anche Thabani Dube. Ma non ha partecipato ai lavori
L’hanno visto in Piazza San Pietro. Lei l’ha seguito alla Fao e poi ha fatto un po’ di jogging mercoledì all’alba. Poi è rimasta in albergo tutto il tempo. Per evitare strani incontri con i cronisti non è neanche andata a fare shopping dal suo negozio di scarpe di fiducia, Ferragamo. (Chissà perché le mogli dei dittatori amano comprarne decine di paia). E’ passata invece da una piccola boutique “La dolce vita”. Se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna. E così per due giorni alla suite 515 del quinto piano sono arrivati grandi pacchi avvolti in carta regalo così da rendere invisibili marche e contenuto. Poche ora prima della partenza qualcuno della “servitù reale” è sceso alla reception e si è fatto consegnare cinque scatoloni vuoti che, una volta riempiti, sono stati caricati nelle limusine nere in attesa, la sera di giovedì, per trasferire la coppia in aeroporto. Peccato. Mugabe avrebbe potuto diventare un simbolo per l’Africa libera e indipendente. Avrebbe potuto passare alla storia come Nelson Mandela, uno degli uomini viventi più rispettati e amati. Invece sarà ricordato come un tiranno che ha affamato il suo popolo. Ma non tutta la delegazione dello Zimbabwe era nel lussuoso Hotel Ambasciatori. Qualcuno si è dileguato in alberghi meno vistosi e famosi. Come Thabani Dube, il figlio del capo della società che si occupa di rifornimenti militari (la Zimbabwe Defence Industry) il colonnello Tshinga Dube, finito in un alberghetto di via Bergamo. “Ma lui non si occupa degli affari del padre”, spiega George Charamba. Tshinga Dube, anche lui soggetto all’embargo sui viaggi in Europa e negli Stati Uniti, ha sempre respinto le accuse sul traffico d’armi sebbene il suo nome compaia su alcune ricevute bancarie della CIB Bank di Budapest, nel conto numero 0007-070227-500 intestato alla Engineering & Technical Company Ltd. società costituita il 5 marzo 1998 nel paradiso fiscale dell’Unione Europea alle Isole Vergini Britanniche, dalla Morgan & Morgan Trust Corporation.
La Engineering & Tecnical Company è diretta dai due soci bulgari Alexandar Todorov e Nadia Petkova. L’estratto conto in possesso del Corriere non è recentissimo, risale a nove anni fa, ma il contenuto è assai chiaro e rivela connessioni interessanti, tra società fittizie, prestanomi e destinatari finali: armi in tutte le zone calde dell’Africa. Per quel che riguarda lo Zimbabwe, la Zimbabwe Defence Industry effettua su questo conto due versamenti: il primo di 1.383.150 dollari, il secondo di 2.103.150. Subito dopo l’arrivo dei soldi della ZDI da quello stesso conto partono tre versamenti diretti a Tshinga Dube: le tre tranche sono di 175.815, 80 mila, 40 mila dollari. Un giro di soldi cha assomiglia molto a una tangente. Qualcun altro riceve da questo conto uno strano versamento, sebbene di ben altra portata, solo 5 mila dollari: Zodwa Dabengwa, moglie dell’allora ministro degli interni, Dumiso Dabengwa, ora alleato dell’arcirivale di Mugabe, Morgan Tswangirai. Ma che ci faceva a Roma il figlio del mercante d’armi dello Zimbabwe accreditato al vertice sulla penuria alimentare e i cambiamenti climatici? George Charamba risponde con un sorriso: “I figli sono diversi dai padri”. Comunque Dube figlio non è mai comparso alla Fao. Era in giro per Roma. A fare cosa? (Corriere della Sera, Massimo A. Alberizzi)
Pierre
Corriere della Sera, 8 giugno 2008
Mugabe a Roma con il figlio del mercante d'armi
Durante il vertice Fao è arrivato anche Thabani Dube. Ma non ha partecipato ai lavori
L’hanno visto in Piazza San Pietro. Lei l’ha seguito alla Fao e poi ha fatto un po’ di jogging mercoledì all’alba. Poi è rimasta in albergo tutto il tempo. Per evitare strani incontri con i cronisti non è neanche andata a fare shopping dal suo negozio di scarpe di fiducia, Ferragamo. (Chissà perché le mogli dei dittatori amano comprarne decine di paia). E’ passata invece da una piccola boutique “La dolce vita”. Se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna. E così per due giorni alla suite 515 del quinto piano sono arrivati grandi pacchi avvolti in carta regalo così da rendere invisibili marche e contenuto. Poche ora prima della partenza qualcuno della “servitù reale” è sceso alla reception e si è fatto consegnare cinque scatoloni vuoti che, una volta riempiti, sono stati caricati nelle limusine nere in attesa, la sera di giovedì, per trasferire la coppia in aeroporto. Peccato. Mugabe avrebbe potuto diventare un simbolo per l’Africa libera e indipendente. Avrebbe potuto passare alla storia come Nelson Mandela, uno degli uomini viventi più rispettati e amati. Invece sarà ricordato come un tiranno che ha affamato il suo popolo. Ma non tutta la delegazione dello Zimbabwe era nel lussuoso Hotel Ambasciatori. Qualcuno si è dileguato in alberghi meno vistosi e famosi. Come Thabani Dube, il figlio del capo della società che si occupa di rifornimenti militari (la Zimbabwe Defence Industry) il colonnello Tshinga Dube, finito in un alberghetto di via Bergamo. “Ma lui non si occupa degli affari del padre”, spiega George Charamba. Tshinga Dube, anche lui soggetto all’embargo sui viaggi in Europa e negli Stati Uniti, ha sempre respinto le accuse sul traffico d’armi sebbene il suo nome compaia su alcune ricevute bancarie della CIB Bank di Budapest, nel conto numero 0007-070227-500 intestato alla Engineering & Technical Company Ltd. società costituita il 5 marzo 1998 nel paradiso fiscale dell’Unione Europea alle Isole Vergini Britanniche, dalla Morgan & Morgan Trust Corporation.
La Engineering & Tecnical Company è diretta dai due soci bulgari Alexandar Todorov e Nadia Petkova. L’estratto conto in possesso del Corriere non è recentissimo, risale a nove anni fa, ma il contenuto è assai chiaro e rivela connessioni interessanti, tra società fittizie, prestanomi e destinatari finali: armi in tutte le zone calde dell’Africa. Per quel che riguarda lo Zimbabwe, la Zimbabwe Defence Industry effettua su questo conto due versamenti: il primo di 1.383.150 dollari, il secondo di 2.103.150. Subito dopo l’arrivo dei soldi della ZDI da quello stesso conto partono tre versamenti diretti a Tshinga Dube: le tre tranche sono di 175.815, 80 mila, 40 mila dollari. Un giro di soldi cha assomiglia molto a una tangente. Qualcun altro riceve da questo conto uno strano versamento, sebbene di ben altra portata, solo 5 mila dollari: Zodwa Dabengwa, moglie dell’allora ministro degli interni, Dumiso Dabengwa, ora alleato dell’arcirivale di Mugabe, Morgan Tswangirai. Ma che ci faceva a Roma il figlio del mercante d’armi dello Zimbabwe accreditato al vertice sulla penuria alimentare e i cambiamenti climatici? George Charamba risponde con un sorriso: “I figli sono diversi dai padri”. Comunque Dube figlio non è mai comparso alla Fao. Era in giro per Roma. A fare cosa? (Corriere della Sera, Massimo A. Alberizzi)
martedì 1 marzo 2011
...da Pierre L. citoyen...
Eccomi di nuovo qui,
per una piccola riflessione su ciò che sta avvenendo in nord-Africa e medio oriente.
Prima di tutto vi è la storia del gatto che si morde la coda; se non avessimo appoggiato, anche col silenzio, quelle dittature, forse avremmo contribuito ad una transazione democratica, perciò non ci troveremo a questo punto, anche perchè sarebbe stato più semplice sapere di eventuali movimenti di cambiamento sociale.
Seconda cosa, v'è l'incapacità e la disattenzione della stampa, della politica, degli organi istituzionali, tra cui l'UE e l'ONU di conoscere e comprendere ciò che stava avvenendo sotto la cenere.
Guardando sempre le cose da un punto di vista politico globale avremmo potuto capire anzitempo ciò che sarebbe accaduto
Per un maggiore approfondimento sto leggendo il libro " Storia del medio oriente" di Peter Mansfield - edizioni SEI
au revoir les amis
Pierre L. citoyen
p.s. mi piacerebbe se incollassi queste discussioni su FB per un maggior dibattito. Grazie
per una piccola riflessione su ciò che sta avvenendo in nord-Africa e medio oriente.
Prima di tutto vi è la storia del gatto che si morde la coda; se non avessimo appoggiato, anche col silenzio, quelle dittature, forse avremmo contribuito ad una transazione democratica, perciò non ci troveremo a questo punto, anche perchè sarebbe stato più semplice sapere di eventuali movimenti di cambiamento sociale.
Seconda cosa, v'è l'incapacità e la disattenzione della stampa, della politica, degli organi istituzionali, tra cui l'UE e l'ONU di conoscere e comprendere ciò che stava avvenendo sotto la cenere.
Guardando sempre le cose da un punto di vista politico globale avremmo potuto capire anzitempo ciò che sarebbe accaduto
Per un maggiore approfondimento sto leggendo il libro " Storia del medio oriente" di Peter Mansfield - edizioni SEI
au revoir les amis
Pierre L. citoyen
p.s. mi piacerebbe se incollassi queste discussioni su FB per un maggior dibattito. Grazie
...da Pierre L. citoyen...
Ciao Renè,
nei miei progetti sto analizzando il Trattato di Maastricht e di Lisbona, la finanziaria e la legge di bilancio 2011, la finanziaria alternativa di PBC come una parte del se...
Pierre L. citoyen
nei miei progetti sto analizzando il Trattato di Maastricht e di Lisbona, la finanziaria e la legge di bilancio 2011, la finanziaria alternativa di PBC come una parte del se...
Pierre L. citoyen
...Marzo...
...un pezzo musicale per iniziare un nuovo mese, una musica che accompagna uno dei miei giri in auto di questi giorni, ancora una volta su e giù per ospedali, questa volta per mia madre... la serie negativa continua...
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