sabato 12 dicembre 2009

...si vis pacem, para bellum...

2009-12-11 09:11
Il Nobel per la Pace, Oslo festeggia Obama

(dell'inviato Cristiano Del Riccio)
OSLO - Ha affrontato nel modo più diretto possibile Barack Obama, nella grande sala del Municipio di Oslo colma di sovrani, diplomatici, leader politici e stelle di Hollywood, l'evidente contraddizione del capo di una nazione impegnata in due guerre che riceve il Nobel per la Pace. Esistono 'guerre giuste' che vanno combattute (come quella in Afghanistan) proprio per difendere la causa della pace e della sicurezza del mondo, ha affermato Obama dal podio del City Hall dove era entrato accompagnato dallo squillo di quattro trombettieri schierati sotto i grandi murali che adornano la sala che ospitava mille spettatori.

Nel suo discorso Obama ha analizzato con onesta brutalità il problema delle nuove minacce contro l'umanità - dall'estremismo religioso alla proliferazione nucleare - cercando di definire cosa può essere considerata 'guerra giusta'. Ma anche quando un conflitto è inevitabile, ha sottolineato il presidente Usa nel suo discorso di accettazione del premio, vi sono standard morali che vanno rispettati se non si vogliono compromettere "proprio quegli ideali che si cerca di difendere combattendò, una evidente allusione al suo predecessore George W. Bush. "Proprio per questo ho proibito la tortura, ho ordinato la chiusura di Guantanamo ed ho riaffermato l'impegno dell' America nel rispettare le Convenzioni di Ginevra", ha detto il presidente americano. Obama ha dedicato il Premio Nobel alla madre, morta molti anni fa. "Senza di lei, senza l'esempio del suo cuore generoso, non sarei qui", ha detto alcune ore dopo nel brindisi del gala che ha chiuso la giornata. Un altro momento emotivo si era avuto durante il discorso di accettazione di Obama quando la first lady Michelle, in uno splendente vestito giallo, e la sorellastra Maya Soetoro-Ng, che apparivano emozionatissime, ad un certo punto si sono asciugate gli occhi. Anche Valerie Jarrett, la sua imperturbabile consigliera, è stata vista ad un certo punto asciugarsi gli occhi.

Nel suo discorso Obama ha affrontato direttamente un altro motivo di polemica, quello di un riconoscimento prematuro: "accetto questo premio con profonda gratitudine e grande umiltà: sono solo all'inizio, non alla fine, del mio impegno sulla scena mondiale. Paragonato ad altri giganti della storia che hanno ricevuto questo premio - da Martin Luther King a Nelson Mandela - i miei successi sono limitati, ha ammesso il presidente Usa - E vi sono sicuramente altre persone che meritavano più di me questo premio". All'esterno del municipio vi sono sparuti gruppi di dimostranti. Un ambientalista esibisce lo striscione: 'Obama, l'hai vinto, adesso cerca di meritartelo". Le proteste sono continuate anche in serata, dopo la fiaccolata di migliaia di cittadini norvegesi per la vie di Oslo per rendere omaggio al Obama. Un gruppetto di pacifisti ed ambientalisti ha esortato il presidente Usa a ritirare subito le truppe dall'Afghanistan e a combattere il problema del clima con più determinazione. Obama, che ha dedicato gran parte del suo discorso alla definizione di 'guerra giusta' e 'guerra umanitaria', ha detto che in un mondo "dove le minacce sono sempre più diffuse e le missioni sempre più complesse l'America non può agire da sola" e questo è vero in casi come l'Afghanistan. "La pace richiede responsabilità e sacrifici - ha detto - questo è perché la Nato continua ad essere indispensabile, questo è perché bisogna rafforzare le operazioni di pace delle Nazioni Unite". E rende omaggio alla forze di pace che "da Oslo a Roma, da Ottawa a Sydney" sostengono la causa della sicurezza nel mondo. Il discorso di Obam, durato 36 minuti, ed è stato interrotto più volte dagli applausi. Tra i più entusiasti in sala è apparso il divo di Hollywood Will Smith che era accompagnato dalla moglie Jada Pinkett e dalla figlia. Il presidente Usa ha affermato che i regimi che violano le regole "devono pagare un prezzo concreto". Obama ha citato l'Iran e la Corea del Nord e il genocidio nel Darfur, gli stupri sistematici in Congo e la repressione in Birmania. "L'America non ha mai combattuto una guerra contro una democrazia - ha ricordato - e i nostri amici più stretti sono tutti paesi che proteggono i diritti dei loro cittadini". Il capo della Casa Bianca ha detto che l'America sarà sempre al fianco di chi si batte per valori universali, come la leader della opposizione birmana Aung Sang Suu Kyi come "le centinaia di migliaia di persone che hanno marciato in silenzio nelle strade dell'Iran".

Al contempo Obama ha difeso la sua politica di dialogo con i regimi oppressivi: "nessuno di loro seguirà nuove strade se non avrà la scelta di una porta aperta", ha detto il presidente Usa. "Il dialogo di Papa Giovanni Paolo II con la Polonia ha creato spazio non solo per la Chiesa cattolica ma anche per leader sindacali come Lech Walesa", ha ricordato. Ma una pace giusta e durevole oltre a rispettare i diritti civili ed umani delle persone deve anche offrire speranze di sicurezza economica. Una minaccia è rappresentata dal clima: il mondo deve unirsi se vuole evitare conseguenze catastrofiche. Obama ha chiuso il suo discorso condannando l'estremismo religioso di ogni tipo - "che porta ad uccidere nel nome di Dio" - ed esaltando l'opera di leader della non-violenza come Gandhi e Martin Luther King: una strada, la loro, non sempre praticabile. "Ma la loro fede nel progresso umano deve restare la nostra bussola morale - ha detto - perché se perdiamo quella fede, definendola sciocca o naive, allora perderemo ciò che c'é di più bello nell'umanità: il nostro senso di possibilità e di speranza in un mondo migliore". Il presidente Usa ha ricevuto ad Oslo una medaglia d'oro, un diploma ed un assegno da 1,4 milioni di dollari che consegnerà, ha fatto sapere la Casa Bianca, ad organizzazioni benefiche.

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