lunedì 9 settembre 2024

... il "devoto Giuli" ...

Alla corte di Meloni, dopo il familismo col ‘cognatismo’, continua la saga del ‘devotismo’: mentre la destra-destra demonizza la signora Boccia, consigliera dell’ex ministro oggi tardivamente dimissionario Sangiuliano, ha inizio la nuova era del ‘devoto Giuli’. Un passato da attivista fascista nel movimento politico di estrema destra di matrice neofascista “Meridiano Zero”, poi stemperato- come dire, trattasi di intemperanze giovanili- Giuli è autore di saggi, giornalista di professione con l'esordio nei giornali di area -i denigratori stigmatizzano che non sia laureato- veste da dandy e ha l’aria mite e vanta un segno particolare: come il fu Sangiuliano, è un devoto meloniano. Proprio Meloni lo volle a presiedere la Fondazione MAXXI (museo nazionale d’Arte contemporanea di Roma) su nomina di Sangiuliano, allora ministro della Cultura. Come si dice in Sicilia: “Più scuro di mezzanotte non può fare”. Almeno si spera. 

(In foto, i devoti Sangiuliano e Giuli). 

 Patrizia Zangla.
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 ... e l'altro "devoto"!!!
𝗟𝗲 𝗱𝗶𝗺𝗶𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗰𝗼𝗻 𝗿𝗲𝗴𝗮𝗹𝗶 𝗲 𝗽𝗼𝘀𝘁𝗶 𝗮𝗴𝗴𝗶𝘂𝗻𝘁𝗶. 𝗜𝗹 𝘀𝗲𝗴𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗮 𝗰𝗹𝗮𝘀𝘀𝗲 𝗱𝗶𝗿𝗶𝗴𝗲𝗻𝘁𝗲 𝘃𝗲𝗿𝗴𝗼𝗴𝗻𝗼𝘀𝗮 Ho evitato di spendere troppe parole per il caso Sangiuliano, perché rappresentava semplicemente l'ennesimo esempio di un uomo piccolo, inebriato dall'essere poco più che l'amministratore di condominio di politiche scelte altrove (Bruxelles e Washington). L'ennesimo esempio di una cultura patriarcale di cui la destra si fa paladina e vanto. Ma con le 18 nomine fatte dal ministro dimissionario appena prima di dimettersi, assegnando 15 mila euro ad ogni membro di una commissione che si occupa di politiche cinematografiche, si è raggiunto il fondo. Il governo Meloni che alla fine ha costretto Sangiuliano alle dimissioni, data l'ingiustificabile boria dell'ex ministro, non ha fatto nulla per impedirlo. Il segno di una classe dirigente (tutti, nessuno escluso, e se oggi il caso riguarda il centrodestra è solo perché vi sono loro al governo) vergognosa, che dimostra di non saper governare e di saper solo spartirsi mance e mancette. Una classe dirigente che va allontanata - ripeto, tutta - da qualsiasi posto in cui si possa prendere una decisione sulla collettività. 

Marta Collot.

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