" Il PD di Elly Schlein ha aperto una giusta battaglia contro i rischi di "democratura". Vanno equilibrate le esigenze di governabilità e di rappresentanza "
𝗜𝗹 𝗖𝗼𝗺𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗗𝗮𝗻𝗶𝗹𝗼 𝗗𝗶 𝗠𝗮𝘁𝘁𝗲𝗼 - STRISCIAROSSA.IT
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Il Testo
Mi è capitato già di sostenere su questo blog la proposta del Cancellierato. Occorrerebbe ora replicare con decisione alla vulgata di Giorgia Meloni e delle destre, secondo la quale una riforma in tal senso “istituzionalizzerebbe” le “larghe intese” e i “governi di Palazzo”. Nulla di più falso.
Come è noto, la Groẞe Koalition tedesca (1966-1969) fece scuola e pose le basi per affermare in quel Paese la democrazia dell’alternanza. Riuscire a coniugare “governabilità” e rappresentanza, ecco la sfida. Altro che esecutivi formati sopra la testa dei cittadini: si tratta di adeguare il principio della democrazia rappresentativa alle istanze e ai ritmi dei giorni nostri, proprio come avviene in Germania.
Più volte ho sottolineato come, ormai, il confronto si svolga fra minoranze, più o meno grandi. E ciò rende ancor più importante e decisivo il sistema di pesi e contrappesi che da sempre caratterizza le democrazie liberali: si guardi, a mo’ di esempi particolarmente eloquenti, alle esperienze di “coabitazione”, in Francia, fra un Presidente (dotato di parte del potere esecutivo) e un Primo ministro, con la squadra dei ministri, di differente segno politico, oppure, negli Usa, al fenomeno dell’“anatra zoppa” (quando addirittura entrambi i rami del Parlamento presentano maggioranze di orientamento opposto a quello del Presidente).
La segretaria dem Elly Schlein ha reso con molta efficacia, per contro, la deriva verso la quale le destre stanno facendo scivolare l’Italia: l’elezione di un Capo ogni cinque anni. So bene che l’Italia non è la Russia e neppure la Turchia o magari l’Ungheria, ma la concezione della democrazia di queste destre spinge proprio nel verso delle democrature, delle democrazie illiberali.
La pretesa è quella di “blindare” le maggioranze parlamentari e di “sterilizzare” il ruolo del Quirinale; il tutto cucito su misura di un Premier-Capo-Despota. Il risultato, ahinoi, sarebbe non troppo dissimile da una sorta di “dittatura di una (più o meno grande) minoranza”.
Non occorre essere giuristi per comprenderlo, anzi: sarebbe ora che tutte e tutti, in nome della comune cittadinanza democratica, ci occupassimo di una questione tanto delicata, consapevoli della fragilità delle democrazie.
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