lunedì 22 aprile 2024

... "ducetta mia" ...

NELL’ANIMO 

 La ducetta, non è un mistero, nel suo pantheon ideologico conserva al primo posto un rastrellatore di ebrei e fucilatore di partigiani, nonché teorico della razza ariana. Ma querela se le si dà della <>. Ecco cosa scrive Giorgia Meloni su Giorgio Almirante: <>. È il 14 luglio 1938 su "Il Giornale d’Italia" viene pubblicato il "Manifesto della razza", documento ufficiale che si propone come base scientifica per certificare la purezza della razza italiana. Documento che anticipa uno dei prodotti più osceni fabbricati fal Fascismo: la promulgazione della legislazione razziale. (settembre-ottobre 1938). <>. Un delirio. Tra l'estate del 1940 e quella del 1943 circa 400 ebrei italiani antifascisti e 6.000 ebrei stranieri vengono internati in campi di concentramento o confinati. Con lo scopo di lavare il cervello degli italiani nel 1938 viene data alle stampe la rivista quindicinale “La difesa della razza”, che vede come capo redattore, Giorgio Almirante, che scrive schifezze di questo tenore: <>. È il 1946. Dicembre. Almirante fonda il Movimento sociale italiano e ne prende la guida. Sono quelli della Repubblica di Salo’. Fascistissimi. Pochi mesi prima entra in vigore l’amnistia firmata da Palmiro Togliatti: migliaia di assassini fascisti sono a piede libero. Era questo il partito di La Russa, Meloni, Rampelli e compagnia cantante. Lei dirà che non era ancora nata, ma tanto non glielo ricorderà nessuno. Anzi le sarà consentito di fare l’apologia di un partito nato da una costola di reduci collaborazionisti di Salò. Un partito che salutò con gioia nel novembre 1969 il rientro di Ordine Nuovo nelle fila missine. Un partito che ospitò gente come, Carlo Maria Maggi (condannato per la strage di Piazza della Loggia del 1974), Paolo Signorelli (membro del comitato centrale del Msi, condannato per banda armata), Stefano Delle Chiaie e Franco Freda. Come dimenticare quella Tribuna Politica del 1970, in cui Giorgio Almirante auspicò per l’Italia un colpo di Stato sul modello della Grecia dei colonnelli contro il comunismo. Gli stessi anni in cui, nel novembre 1971, il procuratore generale di Milano, Luigi Bianchi D’Espinosa aprì un’inchiesta contro Almirante ed il Msi per ricostituzione del partito fascista a seguito delle continue violenze squadriste e degli attentati che videro protagonisti militanti ed esponenti del partito. Il 24 maggio 1973 la Camera dei deputati concedeva l’autorizzazione a procedere contro Almirante, mentre il 6 giugno 1973 prese avvio il processo contro Ordine Nuovo che ne determinò poi lo scioglimento. Un partito impresentabile. Un partito fuorilegge, che ha fatto dello squadrismo la sua “ragione sociale”. In tempi così carichi di smemoratezza e trasformismo, non sarà poi così male tornare a sfogliare qualche pagina di Storia. Ora può succedere di ascoltare la seconda carica dello Stato e il presidente del consiglio dei ministri in carica celebrare la figura di Giorgio Almirante come uno dei colossi della “Prima Repubblica”. Peccato per loro, perché Almirante fu sempre chiarissimo: <>. (Mixer) 

Alfredo Facchini

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