venerdì 6 aprile 2012

...da LeG...

Lo scandalo
Lega ladrona…
4 aprile 2012 - 7 Commenti »
Arturo Meli


E’ stata una svolta improvvisa e traumatica. Che fa cadere anche l’ultimo velo, quello della “diversità” della Lega di Umberto Bossi, aspro censore del malcostume degli altri, oggi nel pieno di una tempesta giudiziaria dalla quale il partito potrebbe uscire disintegrato. E’ una sorta di nemesi per un Movimento che aveva lucrato consensi al grido di “Roma ladrona” e che si era proposto come la sola alternativa credibile al sistema dei partiti franato assieme alla Prima Repubblica. In realtà, anche allora la Lega aveva qualche scheletro nell’armadio, avendo incassato, nel 1993, la sua quota nella maxi-tangente Enimont. Poi, ci furono altri eventi quanto meno oscuri, come la crisi della Banca padana (la Credieuronord) e i rapporti con Giampiero Fiorani, il banchiere della Popolare di Lodi. Ultimamente i fantasiosi investimenti esteri a Cipro e in Tanzania. Bazzecole, verrebbe da dire, rispetto alla situazione che emerge ora dall’inchiesta congiunta delle Procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria. Un’inchiesta dalla quale dovrebbe risultare chiaro come, fin dal 2004, la gestione dei fondi pubblici arrivati alla Lega sia stata irregolare. E sia servita a coprire, come scrivono i magistrati, anche “esigenze personali” di familiari del capo del Carroccio.

Bossi si difende affermando che “colpiscono lui per colpire il partito”. L’ argomento non è diverso da quello usato da tanti personaggi della Prima Repubblica finiti nelle indagini della magistratura. Tuttavia, molti, anche tra quanti non simpatizzano con la Lega, sono convinti che il “senatur” sia estraneo al marciume portato alla luce dalle inchieste. Da anni, colpito dalla malattia, il leader leghista avrebbe perso, infatti, il ferreo controllo che esercitava sul partito. Ma, a ben guardare, il problema è più ampio, e trascende la stessa sorte di Bossi. Investe tutto l’assetto di potere che è stato edificato negli ultimi anni. Investe una struttura che ha finto di non vedere e di non sapere: anche quelli che ora si appellano all’esigenza di “fare pulizia”, ma non si sono preoccupati di accertare e di verificare a tempo debito, pur avendone i mezzi.

Oggi, siamo al colpo di grazia. Che non risparmia nessuno. Il caso dello spregiudicato tesoriere leghista, Francesco Belsito, finito sotto inchiesta, chiude l’ultima pagina di una sporca vicenda. Si aggiunge a quello, non meno clamoroso, di Luigi Lusi, il tesoriere della Margherita. Ad altri scandali, alle disavventure giudiziarie di tanti amministratori locali, dal Nord al Sud. E’ su questo che bisogna riflettere perché nessuno ha di che menare vanto. Sono tutte vicende che denunciano una crescente situazione di degrado. Portano, al centro dell’attenzione, la mancanza di regole e di garanzie. Alla quale ha dato alimento anche l’indecente normativa sul finanziamento dei partiti. Fu nel 1993 che un referendum popolare abrogò il finanziamento pubblico. Ma i partiti, con l’eccezione dei radicali, ne ignorarono i risultati, e finirono per capovolgerne l’esito attraverso un nuovo sistema basato sui rimborsi elettorali. Un sistema perverso, senza alcuna trasparenza, senza correttezza, che ha permesso di elargire “liberamente” milioni e milioni di euro. A vantaggio di ristrette oligarchie che si sottraggono a ogni verifica.

Siamo giunti, così, all’ultimo capitolo. In cui non sono più concesse vie di fuga. Non può un’opinione pubblica, colpita ogni giorno dalla sciagura della disoccupazione e della recessione, accettare ancora che risorse della comunità siano sperperate, o addirittura rubate, per fini privati. La cancellazione di questo indegno sistema lo chiedono i cittadini. Ma dovrebbero volerlo anche i partiti, se davvero contano di recuperare la credibilità perduta, di uscire dall’abisso in cui sono precipitati. Francamente, non si può indulgere all’ottimismo. “Moralizzare”, è stato finora uno slogan al quale non sono seguiti fatti concreti. Tuttavia, è un’esigenza alla quale nessuno governo, anche se fatto di “tecnici”, può restare estraneo. Abbiamo seguito con attenzione le riunione di vertice, tra Monti e la sua “strana” maggioranza, per trovare un’intesa sulla riforma del mercato del lavoro. Vorremmo avere notizia anche di un vertice, altrettanto fruttuoso, per assicurare regole, garanzie, trasparenza. In una parola, per fare finalmente pulizia. O è chiedere troppo?

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7 interventi a “Lega ladrona…”
FAUSTO PALADINI scrive:
6 aprile 2012 alle 07:57
Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. L’Italia rischia di crollare sotto il peso della corruzione. Fatti fuori i vecchi mastodonti che hanno portato a questo sfacelo, non è detto che nuovi politici, allevati dai vecchi, siano poi migliori di loro. C’è da essere davvero profondamente demoralizzati

enrico morganti scrive:
5 aprile 2012 alle 19:55
La caduta di Bossi fa invecchiare tutto di un colpo anche gli altri leaders – chi non rinnova in fretta i vertici, rischia l’archeologia partitica, con la relativa rapida perdita di voti
enrico morganti – bologna

Antonio scrive:
5 aprile 2012 alle 17:24
Le dimissioni di Bossi, dopo quelle di Berlusconi a novembre, potrebbero dare davvero l’idea di un’epoca – da dimenticare o, meglio, da ricordare perché non ritorni più – che si chiude. Si fa tremendamente fatica, però, a intravederne una nuova, con una politica diversa. I vecchi interessi cercano di sopravvivere trasformisticamente, mentre aleggia un senso di impunità trasversale. E intanto il paese vero continua a pagare il conto e ad avere sempre meno fiducia in un cambiamento. Per uscire dalle macerie di questa disatrosa stagione, occorre qualcosa di nuovo e credibile, al più presto.

giacomo scrive:
5 aprile 2012 alle 16:39
la mia opinione è che non è solo la politica ad essere infetta, ma anche una buona parte del paese. E’ per questo che ci vorrà, e speriamo di farcela, moltissima fatica a venirne fuori.

silvana scrive:
5 aprile 2012 alle 11:11
Questa squallida vicenda e tutto il corollario di operazioni assai fantasiose stanno perfettamente nelle premesse e negli umori della parabola della lega.
Quel fanatismo che dà ragione a se stesso e si costruisce un’aura mistica dimostrano la volontà di costruire una realtà parallela, che ha proprie regole anche in dispregio delle regole da tutti condivise.
E’ tuttavia vero che l’insofferenza per il sistema di potere centrale è diventato patrimonio di tutti, ma mentre si diffondeva anche tra chi non era della lega, quelli della lega hanno cominciato a entrarci dentro e – incredibile – a starci benissimo, troppo troppo bene. Tronfi e appagati.
Gran parlare, gran vociare, ma ben assestati nel cuore dei poteri più arroganti, con altrettanta arroganza.
E questo finale era evidente fin dal principio.
Silvana

Davide Muratori scrive:
4 aprile 2012 alle 19:54
La richiesta finale è fuor di dubbio legittima.Il dubbio espresso da molti è quello che un parlamento con tanti inquisiti, personaggi con amicizie piene di ombre,e con molti conflitti d’interesse mai risolti, possa anche solo pensare a leggi utili per tentare di risolvere questioni così gravi. L’idea di dare vita ad un nuovo soggetto politico che presenti volti di cittadini nuovi, senza alcun legame con la classe dirigente attuale,e lontana da ambiguità ,soprattutto non indagata di alcunchè,che faccia sue le istanze di correttezza,trasparenza ,intransigenza nelle gestione della cosa pubblica è da prendere molto in considerazione.

CHI PIU' NE HA PIU' NE METTA - BLOG scrive:
4 aprile 2012 alle 14:27
«La lega avanzerà, baionette in canna, paese per paese, villaggio per villaggio, per sfidare la partitocrazia», sbraitava un Sentur urlante dal palco di Pontida nel lontano 1995, quando la Lega nord era un partito di lotta, imbevuto di antipolitica. Poche le parole d’ordine, riconoscibili e convincenti quanto velleitarie e demagogiche: populismo, autonomismo ed etnoregionalismo. Il tutto condito con una buona dose di intolleranza sociale.

Proprio sulla crisi dei partiti che il “Carroccio prima maniera” costruiva le sue fortune: onesti contro corrotti, lavoratori contro fannulloni della politica e delle istituzioni, gente del nord contro “terùn”, denunciando i privilegi della Casta. Prima di decidere di goderne.

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