Popolo viola in piazza No al decreto-truffa
ROMA - "Quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare". E' la frase esposta su alcuni striscioni sul palco in piazza Navona a Roma, dove si è svolta la manifestazione del Popolo viola con centinaia di partecipanti, in difesa della Costituzione e contro il dl 'salva-liste' ribattezzato dai manifestanti 'decreto-truffa'. L'iniziativa ha assunto un carattere interattivo, con oltre 1.300 internauti che hanno seguito l'evento connessi in diretta streaming, scrivendo su Facebook i loro commenti poi letti sul palco.
"Dimissioni", ha gridato a gran voce la folle, rivolgendosi al premier Berlusconi. Sul palco, dove è stata allestita una sorta di lapide-altarino con la scritta 'Qui giace lo Stato di diritto', i fiori e un candelotto rigorosamente viola si sono alternati vari giuristi per spiegare "l'incostituzionalità del decreto".
Tra la folla le bandiere di Idv, Pd e Rifondazione prevalgono su quelle viola. C'é anche chi sventola il Tricolore con un drappo nero che stringe la bandiera in segno di "lutto della Repubblica".
Iniziative analoghe sono state organizzate a Napoli, in piazza del Plebiscito; a Firenze, in piazza della Repubblica; a Ferrara, in piazza Castello; a Campobasso, davanti alla Prefettura; ad Arezzo, piazza Guido Monaco; Sassari, piazza Italia; Reggio Calabria, piazza Italia; Bari, davanti alla Prefettura; Messina, piazza Unità d'Italia; Pistoia, piazza della Repubblica; Pescara, piazza Salotto. A fianco del Popolo Viola a Roma si sono schierati anche i Verdi che giudicano "gravissimo" quanto accaduto in queste ore con un governo che per decreto ha deciso di "legalizzare l'illegalità".
Il Popolo viola sarà anche alla grande manifestazione delle opposizioni organizzata per sabato prossimo a Roma.
MONS. MOGAVERO (CEI): SCORRETTO CAMBIARE LE REGOLE DEL GIOCO - "Cambiare le regole del gioco mentre il gioco è già in atto è altamente scorretto, perchè si legittima ogni intervento arbitrario con la motivazione che ragioni più o meno intrinseche o pertinenti mettono un gioco un valore". E' quanto sottolinea Monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, e presidente per gli Affari Giuridici della Cei, in un intervento su Radio Vaticana sul rapporto tra voto elettorale e democrazia. ATTEGGIAMENTO ARROGANTE MAGGIORANZA - Un "brutto precedente", frutto di "un atteggiamento arrogante della maggioranza". Così mons. Domenico Mogavero commenta all'ANSA il varo del decreto salva-liste. "Cambiare le regole in corso d'opera è un fatto giuridicamente grave - ribadisce il vescovo raggiunto telefonicamente a Damasco -. Si tratta poi di capire se questo era effettivamente un decreto di interpretazione di norme precedenti, che si potrebbe accogliere solo con grande sforzo, o di una modifica delle regole esistenti, il che farebbe concludere che si è agito in maniera gravemente scorretta". Mons.Mogavero sostiene comunque che la maggioranza "ha preteso di aggiustare tutto senza riconoscere le proprie responsabilità ". "Si sarebbe dovuto dire - prosegue - che ci sono state delle leggerezze, delle inadempienze, ma che si è poi agito in modo da non far pagarne le spese all'elettorato". Secondo il vescovo, "doveva esserci un'assunzione di responsabilità per poi poter cercare una via d'uscita. Il torto - aggiunge - l'hanno fatto coloro che non hanno ottemperato alle regole. Si sarebbe dovuto dire questo, pur cercando poi di non privare gli elettori di un loro diritto".
Non si placano, dunque, le polemiche dopo la firma di Napolitano al cosiddetto decreto 'salva liste' varato dal governo. Non sono bastati all'opposizione i chiarimenti di ieri del Capo dello Stato secondo il quale il decreto era l'unico strumento percorribile in quanto "non era sostenibile che potessero non partecipare nella più grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista".
E mentre l'Idv con Di Pietro insiste sull'impeachment, il Pd ha convocato una manifestazione nazionale di protesta per il 13 marzo a Roma e per bocca del suo segretario, ha avvertito la maggioranza: "faremo una mobilitazione anche nelle sedi giurisdizionali, i Tar sono ancora aperti, faremo una mobilitazione mi auguro fino alla Corte Costituzionale".
Nel pomeriggio a Roma, intanto, annunciata una nuova manifestazione del popolo viola contro il decreto legge 'salva liste'.
RIAMMESSA LISTA FORMIGONI, DOMANI SI DECIDE PER IL PDL LAZIO - Ieri, il Tar della Lombardia ha accordato la sospensiva, riammettendo la lista del governatore uscente, Roberto Formigoni, che era stata esclusa per presunte irregolarità. Bisognerà invece attendere domani per conoscere il pronunciamento dei giudici amministrati sul ricorso contro l'esclusione della lista del Pdl nel Lazio.
FORMIGONI: MOVIOLA HA SMENTITO ARBITRO - All'indomani della pronuncia del Tar che ha riammesso nella competizione per le Regionali la lista 'Per la Lombardia' di Roberto Formigoni, il governatore lombardo usa una metafora calcistica per spiegare quanto avvenuto e esprimere la sua soddisfazione. "Sono sempre stato in corsa - ha spiegato a un incontro di Federfarma Lombardia -. Hanno cercato di espellerci, anzi l'arbitro aveva già alzato il cartellino rosso ma la moviola ha stabilito, inderogabilmente, che il fallo lo aveva commesso l'avversario". A giudizio di Formigoni, "gli avvenimenti di questi giorni sono stati dolorosi ma - ha aggiunto - sono soddisfatto soprattutto di una cosa: la correttezza dei nostri comportamenti dal primo giorno all'ultimo. Il Tar ha riconosciuto il nostro diritto originario - ha proseguito - e le firme sono state raccolte tutte nel pieno rispetto della legge". Il presidente della Lombardia, riferendosi al decreto legge interpretativo controfirmato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha poi sottolineato che "siamo in gara senza aiutini ma non saremo vittoriosi senza un aiutone da parte degli elettori" alle elezioni. Non preoccupato di un eventuale calo di preferenze a causa del caos liste - "sono convinto di no, abbiamo tre settimane di campagna elettorale per spiegare quello che è successo e andare a crescere" - Formigoni non mostra nemmeno preoccupazione per eventuali ricorsi verso la pronuncia del Tar anche se, conclude, "in Italia c'é sempre qualcosa che può succedere ma speriamo non ci siano levate di ingegno".
PENATI,DOPO DECRETO SALVA-PDL NON ESCLUDO RICORSO - Filippo Penati, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Lombardia, sta valutando con i propri legali l'ipotesi di impugnare davanti al Consiglio di Stato l'ordinanza del Tar che ieri ha riammesso lo sfidante Roberto Formigoni alla competizione elettorale. "Dopo il decreto salva Formigoni - ha affermato Penati, a margine di un convegno sulla sicurezza nel lavoro - che ha sancito che la politica può godere dei privilegi mentre il rispetto delle regole è doveroso solo per i cittadini comuni, non escludo di fare ricorso". Secondo Penati, infatti, il pronunciamento del Tar, pur recependo le indicazioni del decreto interpretativo varato venerdì sera dal governo, non ha cassato la tesi dell' insufficienza del numero di firme necessarie alla candidatura di Formigoni. "Il Tar ha raccolto le indicazioni di carattere procedurale contenute nel decreto - ha spiegato Penati - senza intervenire sul numero delle firme e quindi non smentendo il fatto che mancasse un numero considerevole di firme a sostegno della candidatura di Formigoni".
BONINO, MIO RITIRO? CI STO PENSANDO - "Io ci sto veramente pensando se valga la pena di giocare con i bari". Lo ha ribadito la candidata del centrosnistra alla presidenza della regione Lazio Emma Bonino rispondendo ad un giornalista che le chiedeva se in caso di ammissione della lista del Pdl a Roma fosse pronta a ritirarsi. "In tutta Italia se si arriva a tali atti di arroganza stiamo attenti. Io dico dell'angoscia vera che mi attanaglia di fondo - ha proseguito - so bene che mi si dirà é il male minore, che così fan tutti, che è sempre stato, ma io mi chiedo se a volte non sia il momento in cui uno dice: con i bari io non gioco, non lo so!". Intervenendo a Sora e poi a Cassino (Frosinone) ad incontri con i cittadini, Bonino ha ribadito di avere l'impressione che "chi ha avuto il coraggio di fare questo Dl non so cosa possa riservarci". A proposito di un suo eventuale ritiro dalla competizione elettorale la candidata ha aggiunto che "non è una decisione che prendo da sola, abbiamo convocato una grande assemblea martedì però - ha detto - vorrei che tutti i cittadini si ponesse questo problema. Io mi aspetto di tutto, certamente prima delle elezioni mi pare difficile che il Dl venga convertito, resta quindi aperta come arma successiva ed è bene saperlo, le trappole bisogna conoscerle prima". Bonino ha anche ricordato che lei "ha senso di responsabilità e della realtà ma bisogna prevenire e prevedere possibili trappole".
DI PIETRO, CHI MI ATTACCA E' PAVIDO E IPOCRITA, VIOLATA LA COSTITUZIONE - Dopo aver ipotizzato l'impeachment del capo dello Stato, oggi Antonio Di Pietro replica a chi lo critica su questo punto: "Ho letto i giornali - afferma - e ho assistito all'ipocrisia e alla pavidità tipiche di una certa cultura di questo Paese". "Tutti - aggiunge - hanno detto che questo provvedimento (il decreto salva-liste, ndr) è assurdo, abnorme, costituzionalmente senza senso, e ha ridotto la credibilità della funzione governativa e di quella di controllo". Secondo il presidente dell' Italia dei Valori, si tratta di un provvedimento "oltre che dannoso, inutile, perché non c'era bisogno di un decreto per riammettere le liste Polverini e Formigoni. Si doveva avere l' umiltà e l'accortezza di aspettare l'esito del lavoro dei giudici, cioé di rispettare le regole". "Insisto nel sostenere che il comportamento del Capo dello Stato nell'avallare questo decreto golpista è stato inutile e dannoso", dice ancora Antonio Di Pietro, durante un'iniziativa elettorale a Lodi. "Inutile - aggiunge - perché questo decreto non serviva e non serve a risolvere la situazione che già era stata risolta dai giudici, tanto è vero che la lista Polverini e la lista Formigoni sono state riammesse senza bisogno del decreto". "E allora la violazione alla Costituzione - incalza il leader dell'IdV - è servita solo per riammettere le liste del Pdl nella circoscrizione provinciale di Roma. Quante altre liste non sono state ammesse nelle circoscrizioni italiane negli ultimi 50 anni? Ritengo che, per ottenere un piccolo vantaggio scorretto, oggi si è fatto un decreto che viola le leggi, viola il rispetto fondamentale di un gioco democratico e, in questa situazione, anche il Capo dello Stato ha avallato un atto di cui non c'era bisogno". "Quel che fa più male oggi - ha aggiunto Di Pietro - è constatare come il cosiddetto mondo intellettuale si sia riempito di ipocrisia sostenendo che il Capo dello Stato non avrebbe potuto fare diversamente. Certo che avrebbe potuto fare diversamente. Avrebbe potuto evitare questo sfregio alla legalità e questo strappo alla Costituzione per ottenere un non risultato, giacché quello che chiedevano i diretti interessati l'avevano già ottenuto attraverso le sentenze della magistratura".
ART.21, IN PIAZZA PER LA COSTITUZIONE - "Saremo tutti in piazza il giorno 13 per contrastare il tentativo di oscurare la Costituzione, la legalità, la libertà dell'informazione": è l'impegno di Articolo 21, nelle parole del presidente Federico Orlando e del portavoce Giuseppe Giulietti. "Chiediamo a tutte le associazioni del settore di partecipare - sottolineano i vertici di Articolo 21 in una nota - denunciando quanto sta accadendo e utilizzando ogni spazio disponibile, dai siti ai media sino ai palcoscenici. Al buio e al silenzio di questi giorni vanno contrapposte luce e parole". "Siamo sicuri che l'appello del Pd saré accolto da chiunque abbia a cuore lo stato di diritto e la Costituzione. Articolo 21 - conclude la nota - da subito inizierà a raccogliere e a promuovere le adesioni dei singoli, dei movimenti e di tutte le associazioni che si occupano della libertà, della cultura e dell'informazione".
POLVERINI: RICORSO CONSULTA? VOGLIONO ESPELLERCI - "Mi meraviglia che la battaglia non sia sui temi elettorali ma semplicemente sulla volontà di provare a vincere espellendo una forza politica, la più importante della città di Roma", afferma la candidata del centrodestra alla regione Lazio, Renata Polverini in merito all'ipotesi di sollevare davanti alla Corte Costituzionale un conflitto di competenza contro il dl salvaliste.
domenica 7 marzo 2010
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