venerdì 4 aprile 2025

... 2500 miliardi! ...

Hanno bruciato 2500 miliardi di dollari in Borsa. 

Nella borsa di Wall Street e in quelle europee, in un solo giorno è andato in fumo un valore colossale, superiore al PIL che si produce in Italia in un anno. Alla follia dei dazi di Trump, il mercato ha risposto a modo suo: con un gigantesco segnale di sfiducia. Cosa è successo? Trump ha annunciato nuovi dazi sulle importazioni: colpi durissimi contro Cina, Europa, India e altri paesi. Gli investitori hanno capito subito che: • le grandi aziende USA pagheranno di più per acquistare componenti e materiali dall’estero; • ci saranno ritorsioni da parte delle altre nazioni; • l’economia globale potrà avere un forte rallentamento, se non una recessione. Panico. Vendite. Prezzi che crollano. Anche se è stata venduta effettivamente solo una parte delle azioni, il loro prezzo di vendita più basso vale per tutte le altre. E così, in un lampo, il valore di migliaia di aziende è stato ridimensionato. La perdita di 2500 miliardi è un crollo di capitalizzazione. Anche chi non ha venduto ha comunque visto diminuire il valore dei propri titoli “sulla carta”, perché il prezzo di mercato è sceso. Chi invece ha venduto, ha spostato i propri soldi verso asset ritenuti più sicuri: titoli di Stato, oro, fondi in crescita come quelli degli armamenti, contanti. Trump, come un apprendista stregone, ha finito per dare fuoco alla casa, colpendo proprio le grandi aziende americane che ora valgono meno. Se l’Europa reagirà in modo forte e unito -introducendo nuovi dazi e sanzioni contro le Big Tech e gli istituti finanziari americani — potrebbe esservi davvero una crisi definitiva della politica economica di Trump. I suoi stessi grandi sostenitori, i gigacapitalisti americani, potrebbero voltargli le spalle, pesantemente danneggiati nei loro interessi. L’uomo che voleva mettere politicamente il mondo ai suoi piedi, giocando proprio sui dazi, rischia di esserne travolto, vittima delle sue stesse brutali macchinazioni. La questione assume infatti un connotato allo stesso tempo economico e politico. Si vede bene dal comportamento del governo italiano che mostra la sua subalternità alle politiche trumpiane e il suo stato confusionale. Salvini attende il vicepresidente Vance per trattare non si sa bene cosa. Meloni, che fino a ieri sperava in un trattamento di favore, ora riunisce in fretta una task force, ma non sa che pesci prendere, minimizza oscillando tra incertezza e sudditanza. Il governo italiano, in questo modo, indebolisce anche la reazione e le iniziative europee, tradendo gli interessi economici nazionali e quelli della UE. I cosiddetti patriotti si piegano ossequiosi all’internazionale nera, guidata da un pazzo che ha dato fuoco alla sua stessa economia.

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